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Non sembra vero, eppure non sono passati ancora cento anni dall'arrivo a
Serramanna dell'illuminazione pubblica nelle strade. L'illuminazione pubblica
mancava totalmente, e nelle case sino ad almeno 80 anni fa si usavano di notte i
lumi a petrolio e le steariche; quindi non esisteva nessuna delle comodità che
abbiamo oggi: niente frigoriferi, radio, televisori, stufe, lavatrici, computer,
ecc.
L'illuminazione pubblica delle strade avvenne solo dopo il 1905, ma non ancora con le
lampade elettriche. In una relazione del Commissario Regio rag. Alfredo Maraldi,
letta al Consiglio Comunale nell'adunanza del 20 settembre 1905 si legge quanto
segue a proposito dell'illuminazione pubblica: "Per lo impianto dei fanali,
che si rendono necessari specialmente nei principali crocevia, ove continuamente
di notte passano carriaggi, ho già provveduto preventivando in bilancio lire
800, quale spesa occorrente per lo acquisto dei venti fanali da distribuirsi nel
paese. L'accensione dovrà farsi nelle notti senza luna e limitatamente fino
alle ore 2 o 3 antimeridiane. Il sig. Tiberio Matiaudia ha compilato un
progettino, da cui si deduce la spesa annua del carburo che ascenderebbe
a lire 600 circa per 20 fanali da 30 candele, con una media d'accensione di ore
7 ½
circa per notte, dall'ultimo al primo quarto di luna, sulla media di giorni 183
e per ore totali 1372.".
La foto a lato, purtroppo non molto chiara, riproduce il progetto: il braccio
fissato al muro con il fanale, la caldaia e la nicchia ove quest'ultima veniva
riposta . Il carburo di calcio, messo nella caldaia a chiusura stagna, a
contatto dell'acqua produceva il gas acetilene che veniva usato come gas
illuminante.
Anche pensando che i tempi d'esecuzione di un'opera,
molto importante per quei tempi, fossero allora più brevi
di quelli attuali, è da ritenersi che dal 1906 i fanali venissero accesi, nell'ora fissata dal Comune, dalla persona preposta a questo servizio,
munita di uno stoppino acceso all'estremità di una canna che permetteva di
raggiungere il fanale. Le tracce di alcuni di questi impianti erano ancora
visibili sino a pochi anni fa: ricordiamo quello nella Via Rimembranze
(di fronte alla via Trento), quello nella via Giulio Cesare (nell'angolo con la
via Beatrice) e quello eliminato nel 2000 con la demolizione e ricostruzione
della casa in Via Serra 191 (angolo via Dante). In quest'ultimo esisteva ancora
il telaio di ferro della nicchia, e nel muro di mattoni crudi non intonacato si
notava chiaramente la traccia del percorso del tubo che portava il gas al
fanale. Nella casa Caboni in Via Vittorio Emanuele n. 21 è invece ancora ben visibile il
bordo della nicchia (ora murata) costruito con mattoni laterizi
sporgenti di qualche centimetro rispetto all'altra muratura.
Nel 1920 arrivò finalmente
anche a Serramana l'energia elettrica che già dal 1883 rischiarava le notti di
Milano, prima città in Europa con un servizio di illuminazione pubblica. In
quel 1920 ci fu dunque da noi un gran lavoro per sistemare pali e mensole e stendere i fili lungo le strade. L'inaugurazione degli
impianti fu salutata con gioia e spari di guetus (razzi o mortaretti). Anche
all'interno delle abitazioni delle famiglie più facoltose furono fatti, da
quel anno, i primi impianti, con i caratteristici fili a cordoncino ancorati ai numerosi
isolatori di porcellana infissi con un chiodo al muro, e con i deviatori e gli
interruttori anch'essi in porcellana., La luce elettrica entrò così nelle
nostre case, ma ancora per anni i guasti alle linee erano molto frequenti, e nelle case si
continuarono a
tenere per molto tempo a portata di mano le lampade a petrolio e le bugie con le steariche.
Negli anni successivi
si videro i primi apparecchi radio ma solo a partire dagli inizi degli anni
sessanta, con l’arrivo del boom economico, arrivarono in massa prima
i frigoriferi, poi i televisori, le stufette elettriche, i congelatori, gli
stereo, i computer e tutte le altre numerose apparecchiature in continua
evoluzione che ci troviamo oggi in casa.
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