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La chiesa di S.
Sebastiano, come in parte anche quella quella di Sant'Angelo, di chiesa ha ormai solo il nome
, in ricordo del suo passato. Ed è stato un passato di intensa vita
religiosa. Ricordiamo che, eretta intorno al 1500 per un voto dopo una pestilenza, venne
successivamente donata ai padri Domenicani, venuti a Serramanna nel 1631 e
rimastivi sino al 1854, con un intervallo dal 1652 al 1656 quando si assentarono
in seguito allo sviluppo di una malattia contagiosa. I domenicani costruirono in
quegli anni a fianco della chiesa il loro convento, con lavori che, tra molte
difficoltà non solo economiche o conseguenti alla peste, si protrassero sino al
1841.
Nel Dizionario geografico, storico,
statistico, commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, pubblicata a
fascicoli tra il 1833 ed il 1856 e dovuto all'abate torinese Goffredo Casalis e,
per la parte riguardante la Sardegna, allo scolopio cagliaritano padre Vittorio
Angius, si legge; "Questa chiesetta fu poi data ai frati domenicani che vi
fabbricarono un conventino,
governato da un padre priore. La famiglia religiosa consta di esso priore, di
tre sacerdoti e di due laici". Ma l'Angius non è tenero con questi
religiosi e continua:" Certamente questa fondazione fu fatta con la
intenzione che quei religiosi potessero giovare alle anime con la istruzione
religiosa e con ajutare il parroco; ma si si venne meno a questo pio intento e
quei frati invece di edificare col buon esempio distruggono...!! Possiede questo
conventino un vistoso patrimonio, ma non si sa amministrare, perché anche
queste cure di proprio interesse sono poco gradite a' buontemponi".
É utile ricordare che, quando i Domenicani lasciarono Serramanna per la peste,
i loro beni vennero ceduti ai frati di Iglesias che, al rientro dei loro
confratelli nel 1656, si opposero alla restituzione. Solo l'intervento del Papa
e la minaccia di scomunica li fece recedere.
Andati via come già detto, nel 1854, i domenicani cedettero nel 1858 al
Comune il convento che divenne così la sede
del municipio (quello vecchio, sulla attuale piazza Gramsci). Si deve all'esistenza
di questa chiesa se il rione venne comunemente
chiamato Guventu (convento). Ancora oggi molte persone anziane chiamano la chiesa Su Guventu.
In questa chiesetta veniva una volta festeggiato san'Avendrace, un santo che alcuni
affermano abbia avuto i natali a Serramanna nel rione Funtanedda (Via
Torino).
Un altro periodo di intensa vita religiosa è stato per il Convento
quello degli anni dal 1932 al 1937 quando, essendosi verificate delle gravi
lesioni, la chiesa di San Leonardo restò chiusa sino all'ultimazione dei lavori
di restauro e San Sebastiano funse allora da chiesa parrocchiale. Con grave
disagio per i fedeli che, data l'angustia dei locali, si accalcavano nelle due
piccole navate per sentire la messa e, quando non riuscivano a trovarvi posto, anche
nei retrostanti sacrestia ed oratorio, da dove l'officiante non si sentiva per
niente,ma arrivava solo il suono delle campanelle e la
partecipazione dei fedeli, limitata in quei tempi solo agli "amen" ed a poche
altre parole latine, per tanti di oscuro significato.
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SAN SEBASTIANO - Si hanno poche
notizie storiche sul santo, martire cristiano romano del III secolo,
sepolto a Roma nelle catacombe che hanno preso il suo nome.
Amico dell'imperatore Diocleziano, capeggiò una coorte pretoriana ma nello
stesso tempo fece opera di conversione al cristianesimo tra i
soldati e i prigionieri e rese conforto e soccorso ai cristiani carcerati
e condotti al supplizio. Tutto questo non passò inosservato a
Diocleziano che, dopo inascoltati avvertimenti e minacce, ne ordinò
l'eliminazione. Legato al tronco di un albero, in aperta campagna, venne
trafitto dalle frecce di alcuni commilitoni.
E' celebre l' opera San Sebastiano del Mantegna che ricorda il
martirio del Santo (foto a sinistra) conservata presso il
Kunsthistorisches Museum di Vienna.
La Chiesa festeggia san Sebastiano il 20 gennaio.
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L'oratorio di san Sebastiano era la sede della
Confraternita della Beata Vergine del Rosario, i cui confratelli venivano
chiamati is cunfraras biancasa per il loro abito bianco con mantellina
nera e per distinguerli da Is cunfraras arrubias, quelle delle
Anime del Purgatorio con la veste rossa (nella foto sotto, la partecipazione
delle due confraternite ad una processione nel 1947). I primi avevano il loro oratorio
proprio nella chiesa di San Sebastiano, mentre gli altri, quando dovettero
abbandonare l'oratorio della chiesetta delle Anime a fianco di San Leonardo, che
venne demolito nel 1935 per allargare Su Stradoni, si trasferirono
nell'oratorio annesso alla chiesa di Sant'Angelo.
Queste associazioni laiche di fedeli pare siano esistite
sin dal 1600. La
confraternita dei bianchi, che assurse a nuova vita dopo l'avvento dei domenicani, era
legata al culto della Madonna del Rosario e curava le festività mariane, come
l'Annunciazione, la Candelora ed il Rosario. La confraternita dei rossi era
legata al culto delle anime dei defunti, con la celebrazione di messe in
suffragio dei morti e per la salvezza dei vivi. Entrambe avevano un certo
patrimonio terriero, proveniente da donazioni, che permetteva
alle confraternite di fare celebrare messe per i benefattori e di svolgere le loro mansioni. Erano sempre presenti alle
processioni ed ai seppellimenti, con una certa rivalità tra di loro, ma la loro
festa importante, forse un po' teatrale, era "l'incontro" del giorno di
Pasqua. I rossi provenienti in processione da sant'Angelo con il simulacro del
Cristo Risorto, ed i bianchi dal Convento con la Madonna, si incontravano nella
piazza Martiri affollata di gente, con inchini dei simulacri ed asportazione del
velo nero dal capo della Madonna un centinaio di metri prima dell'arrivo. Ed
all'incontro, dopo l'ultimo inchino ed il procedere affiancato dei due simulacri, era tutta una festa con
lo sciogliersi delle campane che con i loro intensi squilli accompagnavano i fedeli che raggiungevano la
chiesa per la Messa.
Le confraternite sono andate avanti almeno sino agli anni '60, e di loro ci sono
rimaste solo delle immagini fotografiche e poche opere superstiti degli oratori,
conservate ora nel Museo delle Memorie e delle Tradizioni Religiose di
Serramanna, ospitato proprio nella chiesa e nell'oratorio delle Anime a
Sant'Angelo; ma molte delle numerose statue in legno che costituivano un
cospicuo patrimonio, anche di ricordi, sono sparite senza che se ne sappia più
niente.
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Queste quattro foto ricordano la cerimonia
dell'incontro della Pasqua 1955 - I sacerdoti sono il
parroco dott. Pasquale Sollai ed il vice parroco don Antonino
Orrù, divenuto in seguito vescovo di Ales |
Attualmente della antica chiesa di San Sebastiano
resta poco, in pratica solo la caratteristica e semplice facciata. La sua
struttura venne minata dalla incauta demolizione ad opera del Comune dei due muri di sostegno posti
lungo la strada (simili a quello ancora esistente di fronte, sul lato opposto), che ne determinarono l' instabilità sino a provocarne i
primi cedimenti e crolli. Nel 1974 il Comune, insensibile alle richieste di chi
voleva salvaguardare questo monumento, aveva già dato mano alla demolizione
per far posto alla costruzione del nuovo municipio. Intervenne la Sovrintendenza alle Belle Arti che fece sospendere i lavori ed affidò
allo stesso Comune il compito di conservare e di restaurare la chiesa. Il progetto del
nuovo municipio venne di conseguenza modificato. Ma della chiesa si è salvato ben poco se
escludiamo la facciata, una parte delle due navate (dove si tengono
ogni tanto mostre ed
incontri) e, separato da un piazzale, il locale del vecchio oratorio attuale sede della banda
musicale. Chiesa e oratorio erano prima uniti, con in mezzo un altro locale
adibito a sagrestia. Una scaletta esterna in muratura portava ad un modesto
alloggio del custode al primo piano.
I fabbricati, dopo un lungo contenzioso tra
Parrocchia e Comune, sono ora di proprietà di quest'ultimo che, per chiudere la
controversia, versò alla Curia negli anni '70 la somma, di 4 milioni di lire,
utilizzata per la costruzione del primo nucleo della chiesa della nuova parrocchia di
Sant'Ignazio da Laconi.
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