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Novità

L'Unione Sarda

venerdì 18 gennaio 2002,pagina 12

Gli speleologi del gruppo “Spano” alla scoperta di una cavità dietro la Galleria d’arte
Nel pozzo di San Vincenzo
Profondo sessantadue metri, è il terzo in città

Un respiro lungo: gli occhi si fermano veloci sulle corde fissate ai ganci di un fuoristrada, la mano scivola sul petto e sfiora le funi che lo avvolgono, il microfono è acceso, sì, funziona, la videocamera è pronta per il collegamento. Un boccolo biondo, unica vanità in un corpo nascosto da una tuta pesante, spunta dal casco, illuminato dalla fiamma della lampada ad acetilene. Un sorriso, un imbocca al lupo sussurrato a mezza voce, e Lavinia Congiu, speleologa, è pronta a scendere. Giù, per sessantadue metri, in un pozzo largo quanto un tombino, buio come la notte, sotto il costone di tufo di viale San Vincenzo.
Un pozzo scoperto per caso, in uno spiazzo sul retro della Galleria dei Giardini Pubblici, nascosto dalla strada, protetto da un concello. Qui Maria Grazia Mulleri, architetto, sta realizzando per il Comune il progetto di un parcheggio: verde e cemento, posti per le macchine e panchine, pochi metri dal nuovo assessorato comunale alla Cultura che sorgerà in viale San Vincenzo. Scava e studia il terreno, ecco che sotto una lastra l’architetto scopre un pozzo. Una telefonata alla Soprintendenza e al gruppo speleo-archeologico Spano, e ieri pomeriggio Lavinia Congiu e Alessandro Mandis hanno esplorato per la prima volta il pozzo. Sotto lo sguardo attento di Donatella Mureddu, archeologa della Soprintendenza, Roberto Sanna, responsabile della sezione di speleologia urbana del gruppo Spano, Ada Lai, dirigente dell’assessorato alla Cultura.
E quello che Cagliari nasconde nel suo ventre ancora una volta è sorpresa e magia. Che tiene con il fiato sospeso, parole sussurrate per non interrompere la concentrazione degli speleologi, e la discesa la si segue su un piccolo monitor che rimanda in bianco e nero ciò che riprende l’occhio della videocamera.
Se a una prima misurazione, eseguita con la sagola, il pozzo è risultato profondo settanta metri, la discesa degli speleologi ha rilevato che il tunnel ha una profondità di sessantadue metri, è ricoperto da detriti e immondezza, ma lungo una parete sono visibili tre gradoni, utilizzati probabilmente durante lo scavo dello stesso pozzo. Dopo una prima analisi, una certezza: è un pozzo per l’acqua, senza cunicoli e stanze laterali, il terzo ritrovato a Cagliari dopo i pozzi di San Pancrazio e di Santa Lucia, in piazza Indipendenza, che servivano il bacino di Castello. L’epoca? «San Pancrazio e Santa Lucia sono medievali», spiega Donatella Mureddu: «per valutare con esattezza il periodo storico in cui è stato scavato, occorre ora studiare con attenzione la forma, la tipologia, le caratteristiche».
L’archeologa e gli speleologi sono già al lavoro. L’architetto modifica il suo progetto: «I lavori andranno certamente avanti: ma la nostra idea è quella di ricoprire il pozzo con una lastra di cristallo, perché sia ben visibile ma protetto, e realizzare intorno un’area verde». Visto che poco più in là di mezzo metro un cancello di ferro nasconde un grottone: è una cavità naturale, utilizzata in tempo di guerra come rifugio anti-bombe. L’assessorato alla Cultura lo inaugurerà il 4 maggio: quel grottone di tufo grande come un teatro ospiterà le collezioni d’arte moderna che Cagliari possiede. Il pozzo di San Vincenzo sarà arte nell’arte.

Francesca Figus