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La Nuova Sardegna

domenica 10 febbraio 2002

CAGLIARI CRONACA

SPELEOLOGIA CITTADINA
I misteri dell'underground
Pozzi, cavità, cisterne e persino ospedali sotterranei
Ma non esiste ancora un progetto per organizzare visite turistiche

Marcello Polastri

CAGLIARI. Una ragnatela di cunicoli e gallerie vecchie di secoli, talvolta invisibili allo sguardo del viaggiatore frettoloso, talaltra a quello del cittadino. Il sottosuolo della città nasconde meraviglie tutte da esplorare e se nascesse il turismo underground, sarebbe un gran successo sotto molti punti di vista. Non sono tante le associazioni culturali e gli speleologi urbani che accompagnano nel ventre di Cagliari gli appassionati. Eppure il sottosuolo è ricco di caverne e l'interesse verso il mondo speleologico esiste da sempre. A Napoli ad esempio, città antesignana nelle visite guidate agli ipogei urbani, sono oltre 50 mila le persone che ogni anno girovagano nei sotterranei di tufo giallo del centro storico.
Come sottolinea Enzo Albertini, ideatore del consorzio Italia Underground, l'associazione 'Napoli Sotterranea' organizza tour che «appagano un'esigenza culturale oltre a far provare quel brivido d'avventura alla Indiana Jones».
Nel consorzio Italia Underground rientrano Amelia, Narni, Orvieto, Perugia e Cagliari. Ma tra questi centri solo l'ultimo risente dell'assenza di un'organizzazione che possa occuparsi di tour sotterranei. Eppure le cavità sono migliaia tra pozzi, cisterne, passaggi segreti, cave sotterranee, tratti di miniere urbane e tanti altri ipogei immersi in un oblio secolare.
Per entrare nelle viscere della città ci sono almeno trecento ingressi di gallerie, migliaia di pozzi d'accesso a tombe fenicio-puniche e romane, altrettanti imbocchi di fontane, pozzi e cisterne dislocate nei vari settori urbani. Sotto i nostri piedi, un patrimonio storico e archeologico che copre un arco di tempo sterminato, dalla preistoria ai giorni nostri, riflettendo le culture di quei popoli che si sono avvicendati nell'isola dei nuraghi. Un dedalo di condotte idriche dell'antico acquedotto romano, una necropoli tra le più grandi e suggestive del Mediterraneo, quella di Tuvixeddu appunto. I cisternoni dell'Orto dei Cappuccini, le gallerie del quartiere Castello e perfino una città contemporanea, composta da cinque ospedali sotterranei allestiti durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, a meno venti metri sotto le strade e le piazze che percorriamo abitualmente.
Per non parlare della 'Miniera Sant'Arennera', un complesso labirintico di fornelli, camminamenti, gallerie e crocevia scavati dall'ex Italcementi alle falde dei colli di Sant'Avendrace, dove i cavatori, sul finire degli anni Quaranta estrassero il calcare utile alla ricostruzione della città dilaniata dagli spezzoni degli aerei nemici.
Ma non solo ambienti sotterranei e antri silenziosi, abitati dai vespertini. Sempre nel cuore della città sono alcuni laghi misteriosi, in fondo a cave romane o cisterne estese centinaia di metri. Specie nelle aree occupate dalle servitù militari si insinuano bunker e depositi di carburanti: sotto il Colle Sant'Elia le leggende metropolitane hanno collocato una sorta di attracco ipogeo che, sprofondando negli abissi marini, era utile per fornire i sommergibili di siluri o altri mezzi di offesa.
Per accentuare la sensazione del proibito, molte visite nel sottosuolo urbano da parte di appassionati avverrebbero di notte. I tombini stradali lungo viale Merello o viale Diaz celano pozzi che immettono in sale spettacolari: «Ma occorre avere i permessi necessari all'esplorazione di quelli celati in aree private» racconta Antonello Floris, speleologo cagliaritano e direttore di 'Specus News', la rivista cittadina sulle cavità artificiali.
L'affascinante reticolo delle caverne create con lo scalpello dai mastri pisani sotto Castello, sulla falsariga dei cartaginesi e romani a Tuvixeddu o le cave di pietra sparse ovunque nel territorio urbano, aspettano un'adeguata opera di valorizzazione che possano renderle fruibili ad un ampio pubblico.