La Nuova Sardegna
domenica 3 marzo
2002,pagina 23
BELLEZZE
NATURALI
Il
fascino segreto di Santa Barbara
I
primi sessanta turisti hanno visitato la grotta a bordo di un trenino
IGLESIAS. Cinque minuti in galleria per meno di 600 metri di binari e quel
trenino elettrico, tutto giallo, alimentato da potenti batterie, come la
macchina del tempo, riporta indietro nel tempo i primi sessanta turisti,
in visita alla grotta Santa Barbara, dal 2002 fissato nel calendario del
piazzale esterno della miniera di San Giovanni, a 200 milioni di anni fa
scritti in tutte le stalattiti e stalagmiti di quell'immensa geode
naturale che raccoglie in meno di 70mila metri cubi di volume i capricci
della natura.
Ieri la grotta San Giovanni ha accolto le prime visite ufficiali di
imprenditori, studiosi e ricercatori che si sono intrattenuti per quasi
due ore nella parte più bella della miniera per inviare dati al sistema
di monitoraggio che dovrà stabilire quanti turisti potranno visitare, nei
prossimi mesi, la grotta. Turisti-cavia che alla fine sono rimasti
incantati dalla strordinaria bellezza di quella bomboniera naturale,
tappezzata di stalattiti, stalagmiti, canne d'organo, cristalli tabulari
di barite, con al suo interno la grotta di Aragonite Azzurra ed altre
cristallizzazioni di calciti, quarzo e barite.
Si entra dalla vecchia galleria, con ternino elettrico guidato da
Giancarlo Atzeni, 47 anni, con alle spalle 20 anni di perforatore sui
trenta trascorsi in miniera. Il fischio del trenito, oltre 20 decibel,
cala tutti nella realtà della miniera e dopo 600 metri si viaggio in
rotaia la strada ferrata si blocca a Pozzo Carolina, quota 150, dove Igea
ha sistemato un ascensore a sei posti che sale fino a livello 195. Si
arriva nella galleria Lherauld e dopo una scala a chicciola di 50 gradini
si entra attraverso un fornello, nella Grotta. «Dopo 50 anni dalla sua
scoperta - riferisce con una punta d'orgoglio Angelo Naseddu,
vicepresidente dell'Associazione speleologica Italiana - questa grotta è
ancora intatta grazie ai responsabili delle società minerarie che sono
riusciti a tener lontani i saccheggiatori.» E lo scrigno che raccoglie i
tesori della grotta Santa Barbara è ricco di colonne di calcite candida,
c'è una stalagmite alta oltre 25 metri che svetta su tutto e in basso il
fondo di un laghetto, ora all'asciutto, per il cedimento dello strato
sottostante. «Si sta lavorando per tamponare questa crepa - ha detto il
presidente di Igea Ilio Salvadori - perchè la presenza di quel bacino può
riproporre le condizioni ottimali all'interno della grotta». L'aspetto
estetico delle pareti della grotta è quello che incanta i visitatori ma
subito dopo c'è l'interesse scientifico che coinvolge tutti. Per scoprire
l'anno zero della grotta di Santa Barbara bisogna tornare indietro nel
tempo di 200 milioni di anni quanto la cavità naturale era invasa
dell'acqua.
«E questo - lo conferma Angelo Naseddu - è testimoniato dal fatto che
alcune concrezioni sono mammellari, a forma di Glutei, o meglio come
Nuvole di grotta». La ricerca dei tecnici di Igea non è conclusa. «E'
vero - ammette Alberto Gaggini, perito minerario - si sta valutando lo
sviluppo dell'intera grotta perchè attraverso un fornello si è notato
che esiste, ad un livello inferiore, circa 80 metri, un'altra grotta
(Santa Barbara 2) che ha già dato ottime indicazioni».