Circolo Speleologico Sesamo 2000   Specus News 

 

             Novità

L'Unione Sarda

mercoledì 26 giugno 2002, pagina 12

Accordo tra Comune, Eaf e Igea
Pronto uno studio per cercare l’acqua nel sottosuolo

Se non arriva dal cielo, cerchiamo l’acqua sottoterra. Il sindaco Emilio Floris non vuole lasciare nulla di intentato per alleviare la morsa della siccità che attanaglia i rubinetti dei cagliaritani, costretti a convivere ormai da tre anni con le restrizioni idriche. E con prospettive mai così nere. Dissalatore, recupero dei reflui per dar da bere campagne e giardini, ma anche falde acquifere. Sotto la città ci sarebbe un’importante risorsa. Quanto importante lo dirà uno studio che, nei prossimi giorni, il commissario straordinario per l’emergenza idrica, Mauro Pili, affiderà all’Igea. Nell’attesa, dirigenti e tecnici dell’Istituto legato al settore geomineraio hanno incontrato ieri sera in Municipio il sindaco Emilio Floris, presenti i dirigenti comunali del Servizio acquedotto e, nella seconda parte dell’incontro, il presidente dell’Ente autonomo del Flumendosa, Michele Loy. Il sindaco non si sbilancia. Spera in una svolta positiva ma, dice subito, «oggi non siamo in grado di fare alcuna valutazione». Solo con i risultati di una ricerca mirata alla presenza idrica nel sottosuolo, lascia intendere il sindaco, si potrà quantificare l’eventuale apporto per il consumo idropotabile. Tenendo conto, è chiaro, anche di un’analisi dei costi e dei benefici. «È doveroso conoscere», aggiunge il sindaco, «tutte le possibili risorse esistenti per far fronte all’emergenza». Nei prossimi giorni Floris incontrerà i dirigenti della Progemisa con lo stesso obiettivo: le acque nascoste nel sottosuolo del capoluogo.
La città, in questi giorni, sta consumando una media di 67 mila metri cubi d’acqua al giorno, immessa in rete dai serbatoi di Monte Urpinu (31 mila metri cubi), viale San Vincenzo (5 mila) e colle di San Michele (poco meno di 27 mila). «Stiamo facendo il possibile per limitare il problema delle perdite idriche», sottolinea Giorgio Angius, assessore alla Pianificazione dei servizi. «C’è un costante monitoraggio delle perdite che, in media, possiamo quantificare in un trenta per cento, circa 20 mila metri cubi». Non è molto, aggiunge Angius, se si considera che le perdite vengono considerate “fisiologiche” (vale a dire quando è più conveniente lasciarle piuttosto che ripararle) quando si assestano tra il 20 e il 25 per cento. «Nel giro di qualche anno», aggiunge l’assessore, «vorremo arrivare al 15 per cento». Come? Sostituendo quasi l’80 per cento della rete di distribuzione, lunga 450 chilometri. Come spiega Angius, il 22 per cento è già in un materiale ottimale (la “ghisa sferoidale”), il resto, invece, è a rischio perdite (ghisa grigia, acciaio, ferrocemento), tanto più in un periodo in cui la rete viene sollecitata dalla quotidiana apertura (alle 6 del mattino) e chiusura (a mezzogiorno) delle saracinesche. Da uno studio del Comune risulta che le perdite sono così distribuite: il 3 per cento nella rete primaria, il 14 in quella distributrice e il 69 nelle diramazioni, vale a dire negli allacci affidati per lo più ai privati. Il totale, come detto, è di 20 mila metri cubi che, ogni giorno, vengono sprecati.
Il capoluogo assorbe tutti i giorni un quinto dell’acqua distribuita dall’Ente Flumendosa. «Trecentomila metri cubi al giorno», conferma Michele Loy, presidente dell’Eaf. «Un dato, ovviamente, che si riferisce al regime di emergenza idrica». Con i 16 milioni di metri cubi netti in arrivo dal Bau Muggeris, l’Eaf ha risorse (escluse le acque morte) per 38 milioni di metri cubi. Il sindaco esclude nuove restrizioni durante l’estate, ma l’Ente Flumendosa dovrà tener conto della presenza turistica tra Quartu e Villasimius.

E. D.