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L'Unione
Sarda
mercoledì 24 luglio 2002,pagina 46
A
Cala Golotitzé, una bellissima grotta sommersa |
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Lungo
le viscere di una grande Utopìa |
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Quando negli anni ’60S alcuni sub ne scoprirono
l’ingresso a dodici metri di profondità, alcune miglia a Nord di
Cala Goloritzè, ebbero subito la sensazione di essersi imbattuti in
un grotta eccezionale. E decisero di battezzarla «Utopìa». Le
scarse conoscenze del tempo in materia di speleologia subacquea e i
limiti imposti dalle attrezzature allora in uso non consentirono però
l’esplorazione della cavità. Per veder confermata l’ipotesi
degli scopritori di Utopìa si dovettero attendere gli anni ’90,
quando alcuni tedeschi appassionati di speleologia giunsero a Baunei.
Esplorare Utopìa divenne allora l’obiettivo principale di questo
gruppo di amici appassionati di speleologia con esperienze maturate
nelle grotte più famose del mondo. Da nove anni, per due settimane,
gli speleosub tedeschi trascorrono le vacanze in questo modo e da
allora hanno censito lungo la costa baunese, da Pedra Longa a Punta
Mudaloru, ben cinquantacinque grotte vicine al livello del mare. Per
poter proseguire l’avventura cominciata nel ‘96, quando
iniziarono l’esplorazione di Utopìa, si autofinanziano. Il capo
spedizione Markus, un chimico, spiega che oggi, con i suoi 4100
metri esplorati, Utopìa è la seconda grotta sommersa più lunga di
tutto il Mediterraneo.
Utopìa può vantare un record finora inattaccabile: la presenza di
una sala costellata di stalattiti a 80 metri sotto il livello del
mare. Fino da oggi non si conosce niente del genere in tutto il mare
nostrum. La grotta si è formata tra gli otto e i tre milioni di
anni fa e perciò, in un tempo remoto, quando il livello
dell’attuale mar Tirreno era più basso di duemila metri, Utopìa
doveva essere una grotta di montagna. I sub spiegano che in ogni
immersione non lasciano nulla al caso. Ognuno di loro dispone di due
“riciclatori” di ossigeno che garantiscono 20 ore di autonomia
subacquea. I cunicoli della grotta vengono percorsi con l’ausilio
di un apparecchio a motore, chiamato maiale, senza il quale i sub
sarebbero costretti a nuotare con le loro forze. Attualmente per
percorrere la grotta in tutta la sua lunghezza Markus e soci
impiegano due ore, altre due ore le passano ad effettuare
rilevamenti e misurazioni dopodiché cominciano il percorso a
ritroso, la fase più difficile e pericolosa dell’immersione.
Sono infatti tre le soste di decompressione che gli speleo sub
devono fare prima di guadagnare l’ingresso.
Un riflesso d’invidia si scorge nello sguardo di chi ascolta i
racconti degli esploratori di Utopìa quando spiegano che per quasi
tutta l’estensione della grotta si assiste ad un fenomeno
particolare, quello della netta separazione tra l’acqua salmastra
e le acque dolci che giungono fin sotto il livello del mare
provenienti dall’entroterra calcareo baunese dopo aver percorso
chissà quali strade sotterranee. La possibilità che Utopìa si
ricolleghi a qualche grotta di superficie esistente nell’altopiano
del Golgo e non ancora scoperta, spiegano i sub, è tuttaltro che
remota. Scoprire un simile collegamento sarebbe il giusto
coronamento di anni e anni di ricerche.
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