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L'Unione Sarda

sabato 27 luglio 2002,pagina 4

Le riserve dell’Iglesiente sono scarse e contengono troppi veleni per essere immesse in rete
Si allontana l’acqua di miniera
Dubbi in Giunta sul progetto di Pili per rifornire Cagliari

L’acqua delle miniere si allontana da Cagliari. Le perplessità interne alla Giunta regionale sul progetto annunciato dal presidente Mauro Pili per rifornire il capoluogo sono emerse ieri in Consiglio, ai margini della discussione di due documenti sull’emergenza idrica presentati dalle opposizioni di centrosinistra. Pescare acqua dai pozzi dell’Iglesiente presenta infatti una serie di problemi che potrebbero bloccare la realizzazione dell’opera o, quantomeno, rinviarla di almeno un anno.
Prima di tutto - è quanto si osserva tra alcuni assessori - la quantità d’acqua presente nelle miniere è insufficiente per pompare i 300 litri al secondo indicati da Pili. Per evitare di “pescare” i metalli pesanti depositati sul fondo, infatti, il livello delle scorte deve raggiungere i settanta metri sul livello del mare mentre oggi varia tra i trentacinque e i quaranta metri. Prelevare enormi quantità d’acqua (Cagliari ha bisogno di 18 milioni di metri cubi l’anno) porterebbe infatti le pompe e a mettere in circolo mercurio, piombo, zinco, cobalto, arsenico e cadmio. Nell’idea del presidente, l’acqua di miniera dovrebbe passare per due bacini a cielo aperto in modo da essere diluita con acqua più pura: ma, si fa notare in ambienti tecnici e di Giunta, i veleni verrebbero comunque immessi nella rete idrica isolana. Insieme ai metalli, viaggerebbe la salsedine contenuta dalle acque profonde. Per evitare questo problema, bisogna aspettare che le scorte tornino a quota settanta metri: ma per questo risultato è necessario attendere un anno o due, a seconda della quantità di pioggia che cadrà sul Sulcis. Nel frattempo però anche gli altri bacini potrebbero essersi riempiti, rendendo inutile il progetto.
Ad aumentare le preoccupazioni c’è poi la concentrazione di nitrati, che raggiunge i 51 milligrammi per litro. Per le acque potabili la legge nazionale 236 del 1988 pone un limite di 50 milligrammi per litro: ma l’Organizzazione mondiale della sanità ha più volte avvertito che una concentrazione superiore ai 25 milligrammi è nociva alle donne incinte ed ai neonati, perché compromette lo sviluppo del feto e crea problemi all’ossigenazione del sangue nei bambini di pochi mesi.
Ecco perché in Giunta c’è chi ritiene che il progetto non sia realizzabile in tempi brevi. Così si comincia a pensare alle alternative. Una di queste è il completamento del potabilizzatore di San Giovanni Suergiu, che potrebbe purificare l’acqua della diga di Tratalias (finora destinata a usi industriali) e indirizzarla verso Cagliari. Ma quest’opera è per il momento ferma e non risultano avviate le procedure per la ripresa dei lavori.
Questi ostacoli al progetto sono venuti alla luce mentre il Consiglio discuteva una mozione del centrosinistra che chiedeva alla Giunta la presentazione in aula delle strategie per combattere la crisi idrica e la preparazione di un piano straordinario di interventi. In discussione c’era anche un’interpellanza (primo firmatario Giampiero Pinna, del gruppo misto) ricca di riserve sulla realizzazione del progetto “acqua di miniera”.
La mozione delle opposizioni è stata respinta (30 no e 30 sì), ma il dibattito è stato vivace. L’ex presidente della Regione Mario Floris (Udr) ha ricordato polemicamente che Mauro pili ha ereditato dalla sua Giunta progetti e finanziamenti per l’emergenza idrica ma ancora non ha realizzato le opere previste. Cicitto Morittu (Ds) ha invece fatto notare che «il bando per la riparazione delle reti colabrodo non è nemmeno stato pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione».
Nella sua replica, il presidente Pili ha detto che l’attività sua e della Giunta ha permesso di avviare «un programma di investimenti per 860 milioni di euro». Quanto al collegamento con la Corsica, il presidente ha detto che «non sarà la Sardegna a realizzare un solo metro di condotta» nell’isola vicina ed ha aggiunto che il piano straordinario chiesto dalle opposizioni esiste già e che i ritardi nelle opere sono da addebitare alle precedenti Giunte di centrosinistra.

Marco Mostallino