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L'Unione Sarda

domenica 28 luglio 2002,pagina 8

Crisi idrica.
Emilio Floris chiede al presidente della Regione di mantenere le sue promesse
«Ora Pili mi deve dare l’acqua»
In forse l’ipotesi miniere. Il sindaco: «Sono sbigottito»

Liscia, dissalata o iglesiente? Per l’acqua, il sindaco non ha certo l’imbarazzo della scelta: nessuna delle tre è infatti disponibile, soprattutto quella di miniera, a giudicare dall’aria che tira alla Regione. Già, perché ora si scopre che, a bere l’acqua pompata dall’Iglesiente, si rischia di far impazzire il radiologo a causa dell’alto concentrato di metalli, sommati ad altre sostanze non proprio digeribilissime. Un breve inventario: sono mercurio, piombo, zinco, cobalto, cadmio e perfino l’arsenico.
Per descrivere se stesso, dopo aver appreso le perplessità interne alla Giunta regionale sul progetto “acqua di miniera”, il sindaco usa la parola «sbigottito». Finché gli ostacoli arrivano dall’opposizione, fa tutto parte della polemica politica, premette Emilio Floris, «ma ora che a tirare il freno è la stessa Giunta, devo constatare che qui si sta scherzando col fuoco, anzi: con l’acqua». Domattina, di buon’ora, il sindaco varcherà il cancello di Villa Devoto, per affrontare Pili nella sua duplice veste di presidente della Regione e di commissario per l’emergenza idrica: «Voglio chiedergli se intende mantenere le sue promesse, cioè pompare nei rubinetti di Cagliari l’acqua delle miniere, oppure se cercare forme alternative di approvvigionamento». È l’ennesimo “strappo” che, sul problema delle scorte idriche, divide i compagni di partito Pili e Floris. Ora alcuni assessori regionali rincarano la dose e parlano di quantità d’acqua insufficiente, nelle miniere, per poter pompare i 300 litri al secondo di cui la città ha bisogno. Sarebbe quindi necessario rinviare l’operazione di un anno, per consentire alle piogge di riempire i bacini iglesienti.
L’acqua è come i soldi: non ha odore, ed Emilio Floris proclama di non avere preferenze sulla sua provenienza. Basta che ci sia, insomma. È per questo che gli andrebbe bene anche quella della diga di Tratalias, ora destinata a usi industriali, che prima di entrare in rete dovrebbe essere purificata. La proposta di completare il potabilizzatore di San Giovanni Suergiu, indispensabile per raggiungere lo scopo, è ora al vaglio di Mauro Pili e della sua Giunta. Il sindaco l’accoglie volentieri, ma pone una domanda: «Quanta acqua c’è a Tratalias? È il caso di verificarlo in fretta, prima della fine di ottobre, quando secondo le rassicurazioni del presidente-commissario sarebbe dovuta arrivare l’acqua dalle miniere. A proposito: anche se dovesse giungere tra un anno, come stanno ipotizzando alla Regione, a me sta bene ugualmente, anche se mi meraviglia che un progetto presentato da Pili come “immediatamente esecutivo” sia ora messo in dubbio da alcuni componenti della sua Giunta».
Ancora una volta, sul tema emergenza idrica, Emilio Floris non si sottrae alla polemica istituzionale tra Comune e Regione: «Il problema dev’essere affrontato su due fronti: l’emergenza e l’ordinaria amministrazione. Così come stanno ventilando alcuni assessori della Giunta-Pili, possiamo attendere anche un altro anno per poter iniziare a travasare l’acqua dalle miniere», riflette il sindaco, «perché in futuro si possa contare su una fonte di approvvigionamento in più. Detto questo, ora c’è da risolvere l’emergenza, e domani vorrei che il presidente della Regione mi spiegasse come intende procedere».
Se l’acqua di miniera resterà dov’è, a risolvere il problema non potrà essere il dissalatore, fortemente voluto dal sindaco cagliaritano. «L’ho detto e lo confermo: il dissalatore servirà per uscire dall’emergenza e tornare all’ordinaria amministrazione. Secondo me», aggiunge Emilio Floris, «per riempire tutti i bacini con fonti alternative saranno necessari non meno di sette, anche otto anni. Io resto dunque un sostenitore dell’impianto di dissalazione, ma devo precisare che è semplicemente impossibile installarlo e metterlo in funzione entro novembre. Sarebbe una promessa che non potrei mantenere», conclude il primo cittadino, «e questo tipo di promesse non si possono fare ai cittadini».
Considerato ciò che sta accadendo alla Regione con l’acqua di miniera, la domanda è d’obbligo: che fa, allude?

Luigi Almiento