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L'Unione Sarda

domenica 28 luglio 2002,pagina 8

«Le falde sotterranee sono la soluzione giusta»

Le acque sotterranee del Sulcis e del Campidano potrebbero alleviare la sete del Cagliaritano. Secondo i Democratici di Sinistra, questo potrebbe essere il primo intervento concreto per combattere l’emergenza. Ma, contraria a qualsiasi soluzione che crei contrapposizioni tra i territori, la Quercia è convinta che per una soluzione duratura occorra una programmazione.
Come spiega il segretario cittadino Ignazio Angioni nel corso di una conferenza stampa, tra le priorità c’è la riparazione delle reti idriche, da cui si disperde il 40 per cento dell’acqua. Eppure i Ds non sono contrari al dissalatore, ma a una condizione: «È un impianto industriale», precisa Angioni, «non può essere collocato a Is Arenas per via del disastroso impatto ambientale». Paolo Frau, capogruppo in Consiglio comunale, ipotizza «interessi non troppo limpidi legati alla realizzazione dell’impianto» e lamenta la mancanza di un monitoraggio preciso sulla rete idrica.
I Ds criticano le proposte del Commissario per l’emergenza idrica Mauro Pili, ritenute «fantasiose e poco serie». In particolare bocciano l’idea (che ha suscitato perplessità anche in Giunta in seguito alle mozioni del centrosinistra), di far giungere a Cagliari l’acqua delle miniere dell’Iglesiente e quella di un collegamento con la Corsica.
Oltre al rifacimento delle condutture (il costo complessivo sarebbe di 250 milioni di euro per tutta l’Isola, contro il 18 milioni spesi ogni anno per le riparazioni), secondo la Quercia uno dei sistemi per risolvere il problema idrico nel Cagliaritano è la connessione tra i bacini del Tirso e del Flumendosa, realizzabile in 4 mesi e con 18 milioni di euro. «L’acqua deve venire da lontano perché a Cagliari e nel suo hinterland non ci sono bacini imbriferi», spiega il consigliere regionale Emanuele Sanna, che denuncia gravi irregolarità sulla mancata realizzazione della diga di Monti Nieddu a Sarroch e lamenta il mancato utilizzo delle acque reflue provenienti dal depuratore di Is Arenas.
«Il centrodestra dimostra la sua incapacità di affrontare la situazione», aggiunge Angelo Mascia, responsabile regionale per le infrastrutture: «Anche il bombardamento delle nuvole, già fallito negli anni Cinquanta, è una barzelletta». Il deputato Pietro Maurandi annuncia che sarà presentata in Parlamento «una proposta di legge che prevede un intervento per la riduzione dei costi di esercizio dei dissalatori». Ma, come detto, la soluzione “tampone” potrebbe giungere dal sottosuolo. Il geologo Franco Manca spiega che nei bacini carbonatici vi sono 100 milioni di metri cubi di acqua. L’estrazione costerebbe 10 milioni di euro e potrebbe realizzarsi entro la fine dell’anno. Ma con criterio: «Le falde», avverte Manca, «vanno utilizzate solo nei periodi di emergenza». Eppure nell’Isola ci sono già circa 100 mila pozzi privati che lentamente le stanno risucchiando.

Alessandro Zorco