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L'Unione
Sarda
mercoledì 11 settembre 2002, pagina
10
Crisi
idrica. |
L’assessore
regionale Ladu: «Potremmo ricavare 50 litri al secondo, non è
poco» |
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Un
grande fiume sotto la città |
Primi
successi delle ricerche nella falda di San Michele |
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Un sottosuolo da strizzare, per ricavare ogni
goccia che possa servire contro la grande sete: forse si può.
L’acqua che scarseggia nei rubinetti di Cagliari potrebbe
arrivare (almeno un po’) dalle viscere della città. È quello
che sperano all’assessorato regionale ai Lavori pubblici e
all’Esaf, da alcuni giorni impegnati a trivellare nella zona
del colle San Michele.Stando alle primissime notizie, qualcosa
di interessante c’è. «Abbiamo già qualche risultato»,
conferma Silvestro Ladu, assessore regionale ai Lavori pubblici.
Un pozzo scavato alla base del colle (a due passi dal
potabilizzatore, e non è un caso) regalerebbe una portata
discreta. «Circa dieci litri al secondo», precisa Ladu: «Con
una batteria di pozzi, quindi, si potrebbe arrivare a un gettito
di 40-50 litri al secondo».Non tanti, ma buttali via. «Il
fabbisogno di Cagliari si aggira attorno ai 7-800 litri al
secondo», calcola l’assessore: quella batteria di pozzi
sarebbe una frazione piccola ma non trascurabile. La falda sotto
San Michele, insomma, lascia sperare in uno sfruttamento
sistematico. L’opera di trivellazione è il frutto di una
felice collaborazione tra il genio civile (struttura alle
dipendenze dell’assessorato regionale ai Lavori pubblici) e
l’Esaf. Per trovare l’acqua le trivelle sono arrivate fino a
94 metri di profondità.Piacevole sorpresa per una città che da
mesi riceve acqua solo per sei ore al giorno. Sorpresa fino a un
certo punto: che Cagliari riposi sull’acqua lo dicono in
tanti. Non è certo laggiù che si troverà la soluzione alla
cronica carenza idrica: ma la falda sotterranea darebbe comunque
un contributo prezioso, in tempi di restrizioni. In questo
momento i tecnici stanno lavorando per “rivestire” il pozzo,
poi ne apriranno altri poco distante. L’acqua che sgorga
sarebbe leggermente salina, ma mescolandola all’altra del
vicino acquedotto non è difficile renderla potabile.Il Comune
di Cagliari, intanto, aspetta i risultati e spera. Di acqua il
sindaco Emilio Floris ha parlato ieri in Municipio con
l’ambasciatore di Israele a Roma, Ehud Gol, ricevuto con gli
assessori Francesco Lippi, Giampaolo Marchi e Giorgio
Pellegrini. Oltre alla possibilità di sviluppare le relazioni
tra Sardegna e Israele in campo turistico e culturale, il
sindaco ha manifestato l’interesse dell’amministrazione per
l’alta tecnologia israeliana, in particolare per il settore
idrico.Quanto alle trivellazioni a San Michele, il commento è
affidato a Giorgio Angius, assessore alla Pianificazione dei
servizi: «Tutto ciò che può aiutarci a recuperare acqua è
graditissimo, anche se i dieci litri al secondo di quel pozzo
sono poco più che una goccia: ora, con le restrizioni, ne
eroghiamo seicento. Però sfruttarli è facile, il pozzo è
accanto all’acquedotto: scavando lì, genio civile ed Esaf
hanno fatto una scelta felicissima». Ma non basta: «Il Comune
insiste per il dissalatore», conferma Angius. Le riserve
idriche attuali bastano fino al 31 dicembre: in attesa
dell’acqua del sottosuolo, si spera che l’autunno faccia il
suo mestiere e la mandi dal cielo.
Giuseppe Meloni
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