Circolo Speleologico Sesamo 2000   Specus News 

Specus News numero due

 

IL RECUPERO DELLE  CAVITA’ ARTIFICIALI A CAGLIARI

di

Antonello Floris

      Il 10 e 11 ottobre u.s. si è svolta a Cagliari la manifestazione Monumenti Aperti, seconda edizione, visto il successo del 1997,organizzata dal Comune di Cagliari, Assessorato alla Cultura, e decine di associazioni culturali ,ma anche Enti pubblici e privati. Scopo della manifestazione è rendere fruibili ai cittadini diversi luoghi o monumenti generalmente chiusi al pubblico per i più svariati motivi. Rispetto all’anno precedente sono stati aperti, anche se temporaneamente un maggior numero di siti, complessivamente sessanta, suddivisi per tipologie che comprendevano luoghi istituzionali, religiosi, difensivi, musei, e sotterranei, dando dignità a Cagliari Sotterranea che oramai credo di poter affermare sia parte integrante degli itinerari culturali. La Cripta di S. Efisio, quella di Santa Restituta, di San Lucifero, di S.Agostino, della Cattedrale, di Sant’Avendrace,il complesso con la cisterna di S.Eulalia, la cisterna all’interno dell’Orto Botanico,la grotta della vipera, la cisterna cartaginese della casa di riposo Vittorio Emanuele II (ne parliamo in altro articolo),la necropoli di Bonaria, sono stati meta di molti visitatori, che possiamo quantificare almeno con una media di 1200 persone per sito. Soltanto alcuni anni fa, ma anche la fatica per inserire il cisternone cartaginese l’anno scorso, parlare di Cagliari sotterranea sarebbe stata una follia e altrettanto folle chi si interessava di questo strano  argomento che comunque viene da molto lontano. Possiamo parlare di cavità artificiali non più come un problema che si manifestava soltanto in occasione di qualche smottamento e conseguentemente un qualcosa di negativo, un peso che tutta la città doveva sopportare. Ma le cavità artificiali non sono state scavate dai nostri predecessori, siano essi fenici, punici,, romani, pisani, spagnoli e così via o semplici cittadini cagliaritani perché non sempre ha un significato preciso parlare di punici o di romani, tanto per fare alcuni esempi, invece che di cagliaritani, quando queste civiltà sono rimaste in loco per secoli e secoli? Non sono forse il risultato di opere che l’uomo ha realizzato per soddisfare le sue esigenze di vita quotidiana? Perché non possono avere la stessa dignità di qualsiasi altro monumento, pietra, o quant’altro tramandatoci da chi ci ha preceduto? Anche loro contribuiscono a svelarci ed a farci capire meglio il nostro passato: in un’epoca in cui tutto deve essere visto, conosciuto, scoperto, forse le cavità artificiali, unitamente a qualche reperto trovato durante lavori di carattere edilizio, sono la frontiera che ci permette ancora oggi di fare delle nuove scoperte, certamente positive perché in grado di farci conoscere nuovi particolari di vita comunitaria. Le opere idrauliche, viste nella loro complessità ed evoluzione nei secoli non hanno forse contribuito a scrivere una pagina fondamentale, una sorta di storia a capitoli, sull’utilizzo dell’acqua e sulle fatiche per trovarla ed utilizzarla sapientemente? Oggi il problema non è cambiato di molto, la siccità è sempre una grande incognita, la storia è di stretta attualità. Recuperare, valorizzare e turisticizzare una cavità artificiale  potrebbe significare che la stessa possa destarsi da un millenario oblio ,che la sua storia nel contesto di quella della città assuma un posto più consono al suo ruolo, che ci sia un recupero della sua staticità per rendere sicure le visite. Ma recuperare la staticità significa operare affinché la zona nella quale è ubicata venga controllata. La sicurezza dentro equivale ad altrettanta sicurezza in superficie, sanando eventuali situazioni che possano creare pericolo di smottamenti. Una operazione culturale legata alla sicurezza che porterebbe soltanto vantaggi alla comunità. Porterebbe anche ad interventi più ampi quali il recupero di aree più vaste. Il raccordo tanto per tornare ad una proposta di molti anni fa del complesso Cappuccini con la cisterna collegata all’anfiteatro romano e quest’ultimo all’Orto Botanico restituirebbe alla città una zona che anticamente era la stessa ma che successivamente è stata suddivisa in proprietà diverse. Un’operazione di ampio respiro ,degna di un capoluogo di regione, con rispetto di tutte le competenze territoriali, potrebbe essere l’obiettivo da raggiungere da parte degli amministratori locali. A noi non resta che il contributo delle idee con la speranza che qualcuna venga accolta e che la città del terzo millennio ,speriamo di inizio e non di fine millennio, possa accogliere anche la rinascita di tante cavità artificiali. Questo è l’augurio anche al resto delle altre città italiane e non.