Circolo Speleologico Sesamo 2000   Specus News 

Specus News numero due

 

La Speleologia  in ambienti ipogei artificiali

(Cantiere - Materiali - Notizie)

Giorgio Pintus

Speleo Club Roma

Riflessioni

     Componendo un articolo riferito alle Cavità Artificiali, bisognerebbe partire dal presupposto che chi scrive appartenga, nel nostro caso, ad un gruppo Speleo e non ad una associazione archeologica; con ciò, tutte le ricerche e le eventuali considerazioni su di un’opera ipogea presa in esame, tengono conto di quel che risulta da ricerche bibliografiche e da visite sul posto, confortate da rilievi,  da servizi fotografici o filmati, da eventuali descrizioni geologiche, da descrizioni tecniche, dall’avvicinamento ecc., attività queste inerenti alla speleologia classica. 

     Questa breve precisazione servirebbe a far comprendere, ad un eventuale lettore, che la “disciplina speleologica in ambienti ipogei artificiali”, è solo di supporto a delle approfondite campagne archelogiche, e chi intendesse dedicarsi a questa attività deve rendersi conto delle diversità delle due specializzazioni; si può  ovviare alle diverse competenze combinando le ricerche in modo che ognuno si applichi nel suo campo.              

Interesse di ricerca -

     Uno degli aspetti meno seguiti, in maniera omogenea, sono i  sistemi costruttivi in ambienti ipogei artificiali dove si possono desumere, da visite sul posto, gli interventi, l’avanzamento dei lavori,  i mezzi e materiali impiegati.

     Archeologi ed ingegneri si sono sbizzarriti nelle ricerche in questo campo, quello che noi possiamo fare, oltre che visitare quelle cavità di accesso particolarmente difficoltoso, è raggruppare le notizie in maniera continuativa, per una particolare cavità, e dare, insieme alla descrizione del manufatto sotterraneo, omogeneicità all’esposizione di ciò che vediamo, completando in questa maniera,  la conoscenza di un luogo poco visitabile.  

     Di seguito elencheremo brevemente, con quel che ci è dato di sapere dalle ricerche bibliografiche, la composizione di un cantiere da parte di operai, attrezzi, metodologie di avanzamento e poche altre informazioni, comunque utili ad una prima informazione per tentare di capire come può essere composto un cunicolo, sia di captazione che di un acquedotto o di attraversamento tra due sistemi idrici.    

Maestranze

     Passato il periodo degli schiavi, mano d’opera  che veniva adibita gratuitamente a lavori pesanti e pericolosi, si arriva all’utilizzo di lavoratori ben inquadrati e specializzati.

     Tutti coloro che partecipavano ad un cantiere erano suddivisi in categorie ricevendo una paga giornaliera, quelle che ci interessano sono le maestranze adibite ai lavori ipogei o in galleria; principalmente:  

dolabrarii                    minatori e sterratori

metallari                     minatori cavatori

structores                   muratori

arcuari                        costruttori di volte ed archi

silicari et lapidari        tagliatori di pietre

quadratari                    tagliatori di pietre di grosse dimensioni  

Sistema di scavo - Attrezzi 

     L’inizio di una galleria prevedeva, come ancora oggi succede, una iniziale campagna topografica esterna dove tracciare sul terreno il percorso sotterraneo; in un secondo tempo si procedeva allo scavo dell’ingresso e, a distanza di un “actus”, circa 34 mt., di un pozzo; collimando i due punti si inniziava un tracciato sotterraneo rettilineo e, avendo preso esternamente le varie direzioni, si riportavano fedelmente in galleria. I pozzi “puteus” venivano utilizzati oltre che per la collimazione, anche come apertura per l’asportazione del materiale scavato e presa d’aria. Lo scavo avveniva per mezzo di un attrezzo, sicuramente chiamato “dolabella”, corto maleppeggio formato da un manico e da due coni metallici  contrari, posti in cima. Il materiale veniva raccolto in una carriola e portato verso un’apertura, da qui con un verricello sollevato verso l’esterno, I pozzi presentavano, nelle pareti, degli incavi opposti tra di loro, “pedarole”, che permettevano la salita e discesa in opposizione; in alcuni casi, specialmente quando il pozzo superava una certa altezza, venivano incastrati dei paletti a uso scala, (sono stati ritrovati resti di legname alla base di qualche pozzo e ciò ha portato a questa considerazione).

     Per l’orientamento e la pendenza, che non doveva essere superiore, per i lunghi tratti del 2/ooo, si utilizzava un teodolite, strumento perfezionato di un traguardo nautico di origine siriana.

     L’illuminazione veniva ottenuta appendendo con dei ganci alle pareti delle lucerne o, in alcuni casi, creando degli incavi dove poterle appoggiare.        

Materiale di rifinitura-

     Gli “structores”, muratori, utilizzavano per le rifiniture materiali che ancora oggi sono essenziali per quei lavori.

     La “calx”, calce, l’”harena”,la sabbia, “pulvis putcolanus, la pozzolana,  mescolate con il cocciopesto, (frammenti di laterizio di granulometria variabile secondo l’uso), conferivano alla “materia, materies harenarum, maltha,”, malta delle proprietà idrauliche che le consentivano di far presa più o meno rapidamente anche sott’acqua. Questo preparato veniva essenzialmente utilizzato come piano di scorrimento raccordato con le pareti creando una superficie stondata all’interno.  

     Riportiamo una notizia, riferita a poco tempo fa, di un ritrovamento casuale, anche se a Roma il “caso” è relativo, di un cunicolo che per la sua particolarità potrebbe essere un ulteriore  strumento didattico per l’attività che svolgiamo. Grazie all’amico Simoncelli Fabrizio che, con il suo girovagare e interesse per le cose antiche,  ci ha dato questa opportunità.     

Ritrovamento fortuito di un cunicolo -

     Un ambiente, ultimamente visitato. potrebbe portare ad una più precisa locazione di rami affluenti dell’acquedotto Appio-Plauzio, in oltre rappresenta una scheda tecnica sul posto di ciò che fino ad ora abbiamo scritto, nonostante ne sia stato percorso solamente 60 mt. circa.   

     L'acquedotto  Appio,  nonostante vi sia una nutrita  raccolta di notizie, pone  ancora dei  quesiti sulla  provenienza di  alcuni diverticoli utili all'aumento della portata.

    Dopo aver rivisitato il cunicolo, passante a dei vicini ruderi di una "domus" romana, abbiamo notato che, il tipo di costruzione intonacata all’interno  e con alla base un'ulteriore rifinitura in cocciopesto, l’orientamento e la relativa vicinanza all’acquedotto la rendono, a nostro giudizio, una eventuale captazione da immettere nel “castellum aquae” presente ad una distanza di circa 2 km.

     Il luogo che si trova all’altezza del Km. 11,500 della Via Collatina, 400  mt. N, ad una  quota di  50 mt. s.l.m., presenta nella zona un  insieme di opere  cunicolari  adatte al passagio ed alla  raccolta di acque, sicuramente sorgive, provenienti da zone  più o meno limitrofe.

    Il luogo, le rovine, la posizione e l’orientamento  dei cunicoli  riportano  alla mente il trattato  di  Frontino  sugli acquedotti e captazione acque. E’ presente anche un pozzo  per l’erogazione di acqua ai privati. Per prima vediamo i resti della “domus”ad una quota più elevata,  dominante i dintorni; vicino ai ruderi il pozzo ben elaborato, utile per l’approvvigionamento sia di uso domestico che agricolo,  attinge acqua nel condotto.

    Riportando  la  posizione e la quota del  cunicolo, sulla carta  dell’Agro  Romano (compilata anni fa dall’architetto Tempesta della Sovrintendenza Arch. di Roma) dalla  parte  da cui  siamo  entrati, ,  possiamo con delle linee immaginare raccordare  il punto di     ingresso con dei cunicoli ritrovati  tra  la Via  Collatina  e la Prenestina, ad una quota inferiore, fino  ad  arrivare  al “castellum aquae” inizio dell’acquedotto Appio, situato al Km. 14,500 della Via Prenestina in località Ponte di Nona.

     Quello che maggiormente colpisce appena entrati è la perizia e cura con cui è stato rifinita questa opera, l’intonaco è composto di una malta grassa e dura con,  nella base di scorrimento dell’acqua, una malta in cocciopesto; si può notare, al culmine della sezione, la mancanza di rivestimento in malta (?).

     La sezione dello speco è a forma ogivale, molto usata negli scavi senza intonaci, l’altezza è di circa 1.60 mt, la larghezza di 0.70 mt. . Nelle vicinanze della “domus” dei cunicoli laterali, di 3.00 mt. di lunghezza, incrociano ortogonalmente il condotto principale che, per il tratto visitato è orientato verso S-E.  

     Il cunicolo avrebbe bisogno di una campagna di scavo concertata con la soprintendenza archeologica al fine di poterne  comprendere l’uso e la destinazione.     

Bibliografia  

Castagnoli F -. “Roma antica  - Profilo Urbanistico” Ed. Jouvence 1987

Coppa -Pediconi-Bandi - “Acque e acquedotti a Roma 1870-1984” Ed. Quasar

Fabretti - “De aqueductibus”  1780

Frontino - “De aquiductus urbis Romae”

Lamprecht H.O. - Industria italiana del cemento - anno LVI n. 78 - 1986

Lanciani R - “Rovine e scavi di Roma antica” Ed. Quasar

Pareccini R.-Botturi G. - “Tecnica e amministrazione dell’acquedotto romano”

Pellati F - “L’ingegneria idraulica ai tempi dell’impero romano” Ist. St. Romani 1940

Staccioli R. - “Gli acquedotti”

Vitruvio - De architectura” Cur. Le Callebat Libro VII - 1937 Parigi