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Massimo
Butti - Mauro Valerio Pastorino - Sergio
Pedemonte3 - Lorenzo Repetto - Enrico Righi CENSIMENTO
DELLE CAVITÀ NATURALI ED ARTIFICIALI DEL COMUNE DI ISOLA DEL CANTONE (GE) Scopi
della ricerca. Il
presente lavoro elenca e discute le segnalazioni di vacui naturali ed
artificiali in Comune di Isola del Cantone (Ge) effettuate dagli Autori
nel corso di ricerche naturalistiche e storiche condotte nell'ambito dei
Gruppi di appartenenza. Vengono in particolare qui illustrate le
caratteristiche geomorfologiche di tali cavità e richiamati alcuni
riferimenti storici locali. Cenni
geografici. Il
Comune di Isola del Cantone (Provincia di Genova) è il più a Nord della
Liguria e si trova sul versante padano dell'Appennino alla confluenza del
torrente Vobbia nello Scrivia. La sua estensione raggiunge i 47,7
chilometri quadrati con la maggior altitudine al Bric delle Camere (1.016
metri). Il capoluogo è a 300 metri s.l.m.; il punto più basso (230
metri) si ha nella frazione Pietrabissara in corrispondenza del greto del
torrente. Cenni
geologici. Il
territorio ha le caratteristiche tipiche dell'Appennino Ligure: morfologia
a tratti aspre con valli incassate e pareti ripide, alternate a zone più
pianeggianti a causa di paleofrane o terrazzi fluviali quaternari. Le
Formazioni geologiche presenti (oltre i detriti di falda) secondo la Carta
Geologica d'Italia scala 1:100.000 sono: 1)
le "Argilliti di Montoggio", argilliti grigio-scure con
intercalazioni di livelli varicolori del TURONIANO-CENOMANANIANO; 2)
i "Calcari del Monte Antola" del Cretaceo Superiore (PALEOCENE-TURONIANO)
con strati alternati di calcari marnosi e marne argillose, arenarie e
livelli argilloscistosi; 3)
le "Argilliti di Pagliaro", alternanze di strati calcarei,
calcareo-marnosi, arenacei e banchi argillosi di colore nerastro del
PALEOCENE; 4)
i "Conglomerati di Savignone" dell'Oligocene, in potenti banchi,
per la massima parte a ciottoli calcarei o calcarei marnosi (ma non
mancano le pietre verdi) con alla base delle marne che contengono lignite. Le
ricerche precedenti. Negli
anni '70 il Gruppo Speleologico "Arturo Issel" di Genova iniziò
una vasta azione di ricerca e catasto delle cavità naturali in Valle
Scrivia (Pastorino & Pedemonte, 1972a): contemporaneamente alcuni suoi
aderenti avviarono un'attività biospeleologica che continua tutt'ora
(Melodia & Pastorino, 1971; Pastorino & Pedemonte, 1972b; Melodia
& Alii, 1992; Del Turco & Alii, 1993; Salvidio & Alii, 1994;
Pastorino & Alii, 1994). Oltre
a tentativi di interpretazione della genesi di cavità naturali nelle
rocce locali, scarsamente carsificabili, si arrivò all'esplorazione del
Pozzo del Negrin a Roccaforte Ligure (Al) che presenta una profondità di
-107 metri (Pedemonte & Vaselli, 1989). Per quanto si riferisce alle
cavità artificiali, ricordiamo il rilievo di cisterne per la raccolta di
acqua piovana a fini difensivi (Pastorino & Pedemonte, 1994 e 1995a) e
di rifugi antiarei o miniere abbandonate (Butti, 1991). Oggi
l'attività di censimento, rilievo e catalogazione è portata avanti da
Massimo Butti ed Enrico Righi. Le
cavità naturali. Come
già anticipato, le Formazioni geologiche affioranti nel Comune non
permettono lo sviluppo di ampie cavità naturali. Vi sono innanzitutto
numerosi vacui ad andamento suborizzontale o variamente alternato fra i
grandi blocchi di frana conglomeratici del letto del Vobbia al Ponte di
Zan o sul suo versante destro, ad una quota di circa 600 metri. Questi
sono scarsamente significativi dal punto di vista speleologico, in quanto
rappresentano una provvisoria fase evolutiva dello smantellamento
rapidamente progrediente delle placche conglomeratiche. Le
uniche due vere e proprie cavità naturali conosciute sono invece al Bric
Castellaccio (m. 940) e alle pendici del Ronco dell'Obbio (m.747); la loro
genesi piuttosto che a fenomeni gravitativi (frana), è in relazione con
le fratture che si instaurano nel conglomerato a causa degli sforzi
generati da un substrato soffice (Pedemonte & Vaselli, 1989), in
questo caso le argilliti. La
più interessante, Covo del Gufo 1271Li (Vaselli & Alii-1994), ha uno
sviluppo di circa 10 metri in orizzontale e si trova su una parete di
conglomerato esposta a Nord con difficile accesso. E' probabile che
durante l'ultimo conflitto mondiale vi si rifugiasse un abitante della
zona da cui il nome locale di "Tana del Tobia". Durante le
ricerche che sfociarono poi in una pubblicazione sulle stazioni di
raccolta del geotritone, Pastorino & Pedemonte (1972b) attribuirono
tale denominazione ad un'altra piccola cavità non catastabile ad
andamento verticale di poco sovrastante (cavità B di fig. 1). Solo i
sopralluoghi degli anni successivi, compiuti da Sergio Pedemonte, Marco
Serratto e altri, portarono alla scoperta della "vera" Tana del
Tobia (A in fig. 1), ridenominata e rilevata dal Gruppo Speleologico CAI
di Acqui Terme come Tana del Gufo nel 1987. E' evidente come la sezione
geologica schematica confermi la teoria dello stato di sforzo generato dal
contatto tra due materiali a differenti caratteristiche geomeccaniche: sui
bordi del più rigido (in questo caso il conglomerato) si manifestano
tensioni tali da portarlo alla rottura (Cecere & Lembo Fazio, 1986).
In scala minore appare cioé riprodotto, nel sito oggetto della nostra
segnalazione, il fenomeno descritto ad esempio da vari Autori per la Rupe
di Orvieto. Aggiungiamo che nella recente pubblicazione di Vaselli &
Alii viene avanzata l'ipotesi che la genesi della cavità sia legata ad un
vero e proprio ciclo carsico, il che costituirebbe novità assoluta per i
conglomerati dell'Oltregiovo genovese. In mancanza di ulteriori e più
approfonditi riscontri, preferiamo al momento non esprimere giudizi di
merito sull'ipotesi in questione. Più
recentemente (1994) sulla sinistra dello Scrivia, tra Alpe di Buffalora ed
il Ronco dell'Obbio, uno di noi (E.R.) ha individuato ad una quota di
circa 620 metri una frattura su una parete di conglomerato a clasti
piuttosto piccoli. Poichè l'affioramento risulta essere immediatamente
sottostante alla placca conglomeratica di Ronco dell’Obbio, la cui base,
caratterizzata dalla consueta presenza di marne e lignite, è ben
individuabile a quota superiore, esso dovrebbe corrispondere ad un enorme
blocco staccatosi dai conglomerati soprastanti, e la cavità risulterebbe
essersi formata per fenomeni di fratturazione nel corso o successivamente
a tale distacco; ipotesi tettoniche più ardite non sono al momento
proponibili. Essa è stata catastata (Li 1276) come "diaclasino sotto
il Ronco dell'Obbio", ha una lunghezza di circa 12 metri ed
un'altezza massima di sei. Al suo interno vi sono concrezioni calcaree di
non recente formazione. Le
cavità artificiali. Per
l’inquadramento di tali cavità abbiamo seguito la classificazione
proposta da Floris & Padovan (1994). Tipologia
1(ESTRAZIONE). Le miniere di lignite di Griffoglieto. Alla
base dei conglomerati di Valle Scrivia già Gaetano Rovereto nel 1914
aveva citato dei sottili strati di marne, che nel successivo, fondamentale
lavoro del 1939 così descriveva: "...E'
notevole che a Griffoglieto, che si trova sull'orlo settentrionale di
questa zona, essendosi aperta, molti anni or sono, una ricerca di lignite,
se ne sono estratte delle marne, come quelle di Costa (lungo la strada da
Savignone a Crocefieschi, N.d.R.), contenenti tracce di combustibile con
Tropidiscum Lignitarum, che è di Bagnasco e di Cadibona, e anche di
Ferussina Anastomaeformis, che si trova a S. Giustina alla base della
serie: dati quindi contradditori; tuttavia mi pare che si sia nelle
condizioni di Cadibona, e quindi nel Rupeliano superiore, per le marne, e
probabilmente nel Cattiano per i conglomerati...". Tali
rocce corrispondono ad un periodo geologico nel quale gli antichi fondi
marini, rappresentati dal Flysch dell’Antola, erano emersi, dando luogo
a terre sulle quale poterono svilupparsi foreste primordiali in cui
vivevano animali oggi estinti. Il sottile strato di marna e lignite posto
fra Flysch e conglomerati, i quali ultimi corrispondono ad una successiva
fase di immersione (sono cioè rocce di formazione sottomarina)
rappresentano l’unica testimonianza di quell’antica emersione,
geologicamente di breve durata (da calcolarsi comunque nell’ordine delle
centinaia di migliaia di anni). Ad
Isola del Cantone la marna con livelli di lignite affiora, sulla destra
dello Scrivia, alle pendici Sud del Bric Castellaccio e in Val Vobbia a
Griffoglieto, dove appunto si aprono le piccole gallerie minerarie
ricordate dal Rovereto. Sul versante sinistro dello Scrivia è recente
(1994) la già citata segnalazione inedita di uno degli autori (E. R.)
relativa ad un affioramento nelle vicinanze del Bric Ronco dell'Obbio.
Tentativi di ricerca precedenti al 1913 erano stati condotti anche dal
conte Vittorio Gaschi sul Monte Reale; (in realtà nulla esclude che tali
saggi corrispondano a quelli di Griffoglieto o ad altri a noi ignoti); se
invece il frutto delle ricerche del Gaschi è rappresentato dalle gallerie
sommitali osservabili ad Est dell'attuale complesso Cappella/Rifugio, è
chiaro che esse non poterono dare risultati apprezzabili in quanto,
interessando la sommità della placca conglomeratica, si aprono su un
piano del tutto superficiale rispetto al livello delle marne lignitifere.
Rimangono ancora oggi tre cunicoli (uno con l'ingresso crollato) che si
dipartono orizzontalmente da un piccolo pozzo di pochi metri di profondità. Al
difuori del Comune di Isola del Cantone altri assaggi furono fatti tra
l’altro a Roccaforte Ligure (AL); ne sono rimasti, come uniche
testimonianze, la tradizione orale ed il "Regolamento" degli
operai che vi lavoravano e che pubblichiamo di seguito. Le miniere sono
scomparse infatti nell'ottobre 1910 a causa di una grande frana che
interessò in località Fabbrica il versante conglomeratico nel quale
erano state aperte. In Liguria ben più fortunate furono le ricerche di
Costa Cravara (dintorni di Voltaggio), Dego, Cadibona e Bagnasco dove
l'estrazione, oltre che più cospicua, era accompagnata anche dal
ritrovamento di resti di Antracotherium , un antenato del nostro
cinghiale. Tipologia
2: Gallerie della condotta a pelo libero per la Centrale Elettrica di
Vobbietta. In
Val Vobbia esistono tutt'oggi, e sono attive, le centrali elettriche che
sfruttano l'energia dell'acqua attraverso due dighe a Vobbietta e al
Castello della Pietra. Tutto il complesso (canali-dighe-centrali) è stato
costruito a più riprese ma, almeno per le cavità artificiali, sappiamo
che risalgono al 1917 perché in quell'anno vi morì il minatore Nicola
Fortieri, marchigiano, giunto a Isola in seguito alla costruzione della
galleria "Borlasca" tra Creverina e Rigoroso, sulla linea
ferroviaria "diretta" tra Ronco e Arquata. La sua famiglia aveva
lavorato anche al traforo del Sempione ed a Cosenza. Esse sono in puddinga
con brevi passaggi in marne: non hanno rivestimento. Tipologia
3: Le cisterne censite da Pastorino & Pedemonte (1994 e 1995). Rimandiamo
il lettore alla specifica bibliografia sull'argomento: sottolineiamo però
ancora una volta l'estrema importanza di questi manufatti a causa della
loro resistenza nel tempo e come fonte di notizie per l'edilizia
castellana. Nel Comune di Isola sono state censite le cisterne dei
Castelli del Piano, del Cantone, di Pietrabissara oltre a quelle dubbie di
Località Costa a Borlasca e Località Costa a Isola. Tipologia
6: La Cripta sepolcrale della Chiesa di S Michele Arcangelo. Trattasi
di cripta sepolcrale posta nel coro dietro l'abside ed interessata da
lavori di ristrutturazione effettuati negli anni settanta nella
Parrocchiale del Capoluogo. Nell'occasione, dopo un sommario rilievo
fotografico, l'apertura fu murata senza che si fosse proceduto a riscontri
più dettagliati (sic!). Delle presenza di ossari testimoniano due lapidi
pavimentali al momento murate e quindi inamovibili. Tipologia
7: Le gallerie Ferroviarie e Autostradali. La
linea ferroviaria Torino-Genova, inaugurata il 25 marzo 1855 sulla tratta
Arquata-Isola-Busalla, costituì per l'epoca una vera meraviglia
ingegneristica: basta pensare che addirittura Alessandro Manzoni in una
lettera a Teresa Bozzi del settembre 1852 descriveva "...ponti
giganteschi, viadotti lunghissimi ed altissimi...una galleria di 795
metri, aperta e finita: due altre che passano sotto due bè pezzi di monti
e sono riunite da un ponte sullo Scrivia: una di 400 metri, già finita,
un'altra, del doppio, e già portata avanti...". Quella di Creverina
fu immortalata anche da Carlo Bossoli (1815-1884) in una celebre
litografia. La
breve galleria di Pietrabissara, secondo Rivara (s.i.d.), servì come
campo prova di nuove tecniche topografiche a Grandis e Sommeiller per
l'esperienza poi ben più importante del traforo del Fréjus iniziato nel
1857 (Leonardi & Alii, 1981): sulla costa del sovrastante monte vi è
ancora un "falso scopo" in mattoni utilizzato all'epoca. La
galleria "Borlasca" che invece è sulla linea diretta tra Ronco
e Arquata fu costruita negli anni 1913-1915 (s.i., 1915): testimonianze
orali (Pedemonte, 1990; Pedemonte & Alii, 1995c) ci informano che i
lavori, da parte dell'impresa Ceragioli & Lori, furono eseguiti da
minatori provenienti dal Centro Italia: il corrispondente tratto di linea
fu inaugurato il 1° giugno 1922 (Scannarotti, 1995). La
Camionale Genova - Serravalle fu terminata il 29 ottobre 1935 dopo soli
tre anni di lavoro. Pur presentando caratteristiche peculiari nel
territorio isolese (il ponte sul Vobbia o quelli sullo Scrivia a
Pietrabissara) non ha opere in sotterraneo. Il suo raddoppio, iniziato nel
1958, terminò per i lotti da Serravalle a Genova nel 1965 (con aperture
di alcuni tratti dal 1962) e nel Comune di Isola del Cantone fu necessaria
la costruzione di due gallerie. I
tunnel citati rappresentano due precisi stadi delle costruzioni in
sotterraneo: quelli ferroviari, scavati quasi esclusivamente mediante
l'uso di esplosivi rudimentali inseriti in fori ottenuti con perforatrici
a vapore o con singoli martelli pneumatici, utilizzavano poi armature in
legname come sostegno e rivestimento provvisorio in corso di esecuzione,
mentre quello definitivo veniva poi realizzato mediante volte in mattoni.
La mano d'opera era preponderante sulla tecnologia e l'avanzamento
avveniva con cunicoli (metodi belga o italiano o austriaco) e mai a piena
sezione. La progettazione coincideva con lo scavo e solo l'esperienza
unita ad una buona dose di temerarietà consentiva la realizzazione
dell'opera. In
quegli anni uno dei più audaci e valenti esperti del settore fu
l'ingegner Carlo Navone di Busalla che giunse addirittura a progettare il
tunnel sottomarino tra Villa S. Giovanni e Messina: molte gallerie ancor
oggi percorse da treni e automobili sono dovute al suo geniale fervore
costruttivo. Seguirono
poi le gallerie autostradali del periodo mussoliniano (non presenti sul
territorio di Isola del Cantone). La tecnica, per quanto più evoluta, non
differiva sostanzialmente da quella precedentemente descritta, anche
tenuto conto che per le automobili era sufficiente realizzare gallerie
molto più brevi di quelle ferroviarie, vista la possibilità per il
trasporto su gomma di superare più facilmente pendenze più elevate e
raggi di curvatura minori rispetto a quelli rischiesti dal trasporto su
rotaia. Diverso
è il discorso per le autostrade della seconda generazione, quelle cioè
realizzate in questo dopoguerra. A partire dagli anni sessanta infatti
l'evoluzione nella tecnica di scavo in galleria e nella realizzazione dei
rivestimenti è assoluta: oltre alla miglior resa dell'esplosivo, iniziano
gli avanzamenti a mezza o a piena sezione con centine e rivestimento
definitivo in calcestruzzo. Anche se il calcolo statico non è affinato
come quello attuale, si tenta, se pur empiricamente, di prevedere le
spinte sui rivestimenti. A tutto questo si deve, ovviamente, aggiungere un
grado di sicurezza maggiore per le maestranze con l'uso costante di
illuminazione elettrica e sistemi di ventilazione (il che non ha impedito,
anche nel corso del raddoppio dell'autostrada Genova - Serravalle, una
dolorosa serie di mortali infortuni sul lavoro). L'esperienza
maturata nella costruzione di piccole gallerie ferroviarie in Comuni come
quello di Isola del Cantone, portò dunque alla realizzazione del Fréjus
e poi del Sempione; le autostrade degli anni '60 furono invece il banco di
prova per il traforo del Gran Sasso e del nuovo Fréjus stradale. Tipologia
8: Le gallerie del Genio Militare ed i rifugi antiaerei. Durante
la seconda guerra mondiale, nel capoluogo erano ospitate la 7a e la 4a
compagnia del III battaglione del 1° reggimento genio minatori di stanza
a Novi Ligure: comandante era il maggiore Mario Dezzutti di Torino. I
genieri vennero addestrati per la costruzione di numerose opere: ad
esempio i muri a secco che proteggono la strada per Montessoro poco dopo
il ponte sul Vobbia, recano ancora oggi frasi, nomi e date incise dai
soldati stessi. Ma quello che più ci interessa sono le numerose cavità
perforate per lo più sulle rive del Vobbia vicino a Isola o in località
Barma. Di dimensioni limitate (anche 2x1,5 metri) hanno lunghezze
variabili da pochi metri a una diecina. Nessuna di esse presenta tracce di
rivestimento. Ne
troviamo almeno 12 sulla sinistra del Vobbia in località Barma a valle
del Rio Fopiano: la più lunga di 14 metri ma con sviluppo a croce ed
almeno altre 4 (più brevi) tra il Rio degli Alberi ed il Rio Fopiano.
Sono tutte in conglomerato con brevi tratti in banchi di marne. Alcune
sono contraddistinte da lettere all'imboccatura, altre sono ostruite da
detriti e qualcuna è colonizzata da pipistrelli e geotritoni. Nel greto
del torrente, poco prima della sua confluenza nello Scrivia e perciò
nelle immediate vicinanze del capoluogo, vi sono poi quelle nel flysch
calcareo. Indipendentemente
da tali opere più specificamente militari, anche se realizzate a solo
scopo di istruzione ed esercitazione, nel territorio isolese sono presenti
tre vacui scavati in epoca bellica, nel corso della seconda guerra
mondiale, per essere utilizzati quali primitivi rifugi antiaerei. Essi
sono sulla sinistra orografica dello Scrivia, poco a monte dell'abitato a
lato dei terrazzamenti fluviali quaternari, con apertura posta subito al
disopra del detrito di falda in modo da portarsi immediatamente in piena
roccia. Risultano quindi scavati nel flysch, della cui stratificazione si
è dovuto tener conto ai fini della stabilità. A differenza di rifugi più
evoluti tecnicamente (a esse o a greca, che ben difendevano quindi dallo
spostamento d'aria provocato dalle bombe aeree), non presentano sezioni
longitudinali spezzate: è quindi evidente trattarsi di vacui a
realizzazione alquanto frettolosa. Anche in questi rifugi, come per molti
altri in Valle Scrivia, è presente il geotritone continentale europeo. Un
caso dubbio è quello rappresentato dalla Tan-na di Furné (tana dei
fornelli), nelle vicinanze di Villa: gli abitanti non ricordano l'epoca
della costruzione. Potrebbe trattarsi, vista la presenza delle ex cave di
arenaria e lo stesso toponimo a cui la cavità è legata, una piccola
galleria di servizio per l'immagazzinamento dell'esplosivo o un rifugio
antiaereo dimenticato. Si tenga presente inoltre che durante l'ultimo
conflitto la zona era sede di posti di avvistamento aereo con presenza
continua di personale militarizzato. Conclusioni. Abbiamo
parlato di un piccolo Comune dell'Oltregiovo genovese, non caratterizzato
da tipologie carsiche o dalla presenza di ipogei artificiali di rilevanza
particolare. Eppure, anche in un'area territoriale decisamente secondaria
dal punto di vista dell'occupazione del sottosuolo la ricerca ha permesso
di scoprire la presenza di una fitta rete di emergenze, a volte minime e
tuttavia sempre significative. E' questo probabilmente il caso di
innumerevoli altri territori comunali italiani, nel cui sottosuolo
probabilmente si annidano le memorie di mille e mille frequentazioni
ancora sconosciute. Il nostro breve saggio vuol quindi costituire un
invito a cercare e documentare, anche per i siti nei quali la presenza
ipogea appare irrilevante o del tutto sporadica. Società
delle miniere di Roccaforte Ligure Regolamento
al quale tutti gli Operai di detta Società dovranno assoggettarsi 1.°
-- L'operaio od artista qualsiasi, non sarà accettato, se non è fornito
di regolari certificati. 2.°
-- L'operaio ed artista resterà accettato in via d'esperimento per una
quindicina, trascorsa la quale, gli sarà assegnata la paga meritevole
convenutasi, o sarà rimandato. 3.°
-- Tutti gli operai ed artisti devono ubbidienza assoluta al signor
Direttore nonché al Caporale o Capo-Squadra da cui dipendono. 4.°
-- L'operaio ed artista dovrà lasciare al fondo bisogni presso la Cassa
della Società, il 3 per cento della paga da servire per sovvenire quelli
ammalati, o che per disgrazie, non potessero per qualche tempo lavorare. 5.°
-- All'operaio ed artista che si ubbriaca, e che in conseguenza non fosse
in caso di attendere ai propri lavori, sarà inflitta una multa di lire 5
per la prima volta, di lire 15 per la seconda, e licenziato la terza. A
quelli pure che mancassero ai loro doveri, per cause non giustificabili,
sarà loro dal Direttore inflitta una multa, secondo l'entità del caso.
Tutte le multe andranno a beneficio del fondo bisogni . 6.°
-- Le paghe agli operai ed artisti saranno fatte ogni prima Domenica di
ciascun mese . 7.°
-- L'operaio ed artista, che sia minatore, embosseur, od escavatore di
carbone, non potrà dimettersi dal servizio se non dando un mese di
preavviso, nè la Società potrà licenziarlo senza pure un mese di
preavviso, salvo caso di demerito, o casi di forza maggiore. 8.°
-- Quando l'operaio od artista a giornata, ritarda di quindici minuti a
portarsi al lavoro, dall'ora stabilita, gli sarà trattenuto un quarto di
giornata, e se sarà recidivo, mezza giornata. 9.°
-- L 'operaio od artista a giornata è obbligato ad assoggettarsi
all'orario di lavoro qui prescritto, il quale è così fissato: Dal 1.°
Aprile a tutto Settembre, dalle ore 5 alle 8 -- dalle 8 1/2 alle 12 --
dalle 2 alle 7 1/2 di sera, e dal 1.° Ottobre a tutto Marzo sarà dalle 6
alle 12 e dalle 1 alle 5. 10.°
-- I lavori ad impresa saranno eseguiti in tutta regola d'arte e in
conformità dei patti che si saranno stabiliti di volta in volta fra il
Direttore ed i lavoranti, ed una volta fissata l'impresa, deve essere
eseguita con precisione e prestezza possibile, ed in caso di male eseguito
lavoro, gli operai impresarii saranno obbligati di eseguire le migliorie
che verranno accennate dal Direttore, ed anche soggetti a ritenute in caso
di danni. 11.°
-- Se la Società, o Chi per essa, crederà bene di somministrare tutti i
generi di vitto ed altri relativi alla vita degli operai nell'intento che
questi possano essere meglio ed a minor prezzo provvisti, gli stessi
dovranno servirsi di preferenza dal Magazzeno della Società. 12.°
-- Chiunque siasi, dipendente dalla Società suddetta, che si permettesse
di far palese a terze persone l'andamento dei lavori, o permettesse senza
uno scritto del Direttore o della Società, che gente estranea ai lavori
entrasse nelle gallerie, oltre alla multa di L. 20 verrà senz'altro
licenziato. 13.°
-- Il Caporale o Capo Squadra, nei casi suespressi, avrà doppia multa,
sia in caso di mancanze proprie, sia che nascondesse o tacesse al signor
Direttore le mancanze dei dipendenti. 14.°
-- Copia del presente Regolamento, essendo stampata in testa ai libretti
che si rilasciano a tutti indistintamente gli operai ed artisti, resta
inteso che gli stessi, coll'assumere servizio presso la Società, hanno
pure accettato di adempiere alle prescrizioni suddette, senza di che non
verrebbero ammessi in servizio. Per
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