Circolo Speleologico Sesamo 2000   Specus News 

Specus News numero uno

 

Massimo Butti - Mauro Valerio Pastorino -

Sergio Pedemonte3 - Lorenzo Repetto - Enrico Righi

 

CENSIMENTO DELLE CAVITÀ NATURALI ED ARTIFICIALI DEL COMUNE DI ISOLA DEL CANTONE

(GE)

Scopi della ricerca.  

Il presente lavoro elenca e discute le segnalazioni di vacui naturali ed artificiali in Comune di Isola del Cantone (Ge) effettuate dagli Autori nel corso di ricerche naturalistiche e storiche condotte nell'ambito dei Gruppi di appartenenza. Vengono in particolare qui illustrate le caratteristiche geomorfologiche di tali cavità e richiamati alcuni riferimenti storici locali.  

Cenni geografici.  

Il Comune di Isola del Cantone (Provincia di Genova) è il più a Nord della Liguria e si trova sul versante padano dell'Appennino alla confluenza del torrente Vobbia nello Scrivia. La sua estensione raggiunge i 47,7 chilometri quadrati con la maggior altitudine al Bric delle Camere (1.016 metri). Il capoluogo è a 300 metri s.l.m.; il punto più basso (230 metri) si ha nella frazione Pietrabissara in corrispondenza del greto del torrente. La popolazione raggiunge le 1800 unità, con una densità di 37 abitanti per chilometro quadrato contro i 19 del Comune di Vobbia, i 158 di Ronco Scrivia e addirittura i 389 di Busalla, tutti Comuni confinanti. La Valle è inoltre sede delle principali comunicazioni tra Genova e il Nord: vi passano l'Autostrada Genova-Serravalle-Milano, la linea ferroviaria Genova-Torino e la Strada Statale 35 dei Giovi.  

Cenni geologici.  

Il territorio ha le caratteristiche tipiche dell'Appennino Ligure: morfologia a tratti aspre con valli incassate e pareti ripide, alternate a zone più pianeggianti a causa di paleofrane o terrazzi fluviali quaternari. Le Formazioni geologiche presenti (oltre i detriti di falda) secondo la Carta Geologica d'Italia scala 1:100.000 sono:

1) le "Argilliti di Montoggio", argilliti grigio-scure con intercalazioni di livelli varicolori del TURONIANO-CENOMANANIANO;

2) i "Calcari del Monte Antola" del Cretaceo Superiore (PALEOCENE-TURONIANO) con strati alternati di calcari marnosi e marne argillose, arenarie e livelli argilloscistosi;

3) le "Argilliti di Pagliaro", alternanze di strati calcarei, calcareo-marnosi, arenacei e banchi argillosi di colore nerastro del PALEOCENE;

4) i "Conglomerati di Savignone" dell'Oligocene, in potenti banchi, per la massima parte a ciottoli calcarei o calcarei marnosi (ma non mancano le pietre verdi) con alla base delle marne che contengono lignite.  

Le ricerche precedenti.  

Negli anni '70 il Gruppo Speleologico "Arturo Issel" di Genova iniziò una vasta azione di ricerca e catasto delle cavità naturali in Valle Scrivia (Pastorino & Pedemonte, 1972a): contemporaneamente alcuni suoi aderenti avviarono un'attività biospeleologica che continua tutt'ora (Melodia & Pastorino, 1971; Pastorino & Pedemonte, 1972b; Melodia & Alii, 1992; Del Turco & Alii, 1993; Salvidio & Alii, 1994; Pastorino & Alii, 1994).

Oltre a tentativi di interpretazione della genesi di cavità naturali nelle rocce locali, scarsamente carsificabili, si arrivò all'esplorazione del Pozzo del Negrin a Roccaforte Ligure (Al) che presenta una profondità di -107 metri (Pedemonte & Vaselli, 1989). Per quanto si riferisce alle cavità artificiali, ricordiamo il rilievo di cisterne per la raccolta di acqua piovana a fini difensivi (Pastorino & Pedemonte, 1994 e 1995a) e di rifugi antiarei o miniere abbandonate (Butti, 1991).

Oggi l'attività di censimento, rilievo e catalogazione è portata avanti da Massimo Butti ed Enrico Righi.  

Le cavità naturali.  

Come già anticipato, le Formazioni geologiche affioranti nel Comune non permettono lo sviluppo di ampie cavità naturali. Vi sono innanzitutto numerosi vacui ad andamento suborizzontale o variamente alternato fra i grandi blocchi di frana conglomeratici del letto del Vobbia al Ponte di Zan o sul suo versante destro, ad una quota di circa 600 metri. Questi sono scarsamente significativi dal punto di vista speleologico, in quanto rappresentano una provvisoria fase evolutiva dello smantellamento rapidamente progrediente delle placche conglomeratiche.

Le uniche due vere e proprie cavità naturali conosciute sono invece al Bric Castellaccio (m. 940) e alle pendici del Ronco dell'Obbio (m.747); la loro genesi piuttosto che a fenomeni gravitativi (frana), è in relazione con le fratture che si instaurano nel conglomerato a causa degli sforzi generati da un substrato soffice (Pedemonte & Vaselli, 1989), in questo caso le argilliti.

La più interessante, Covo del Gufo 1271Li (Vaselli & Alii-1994), ha uno sviluppo di circa 10 metri in orizzontale e si trova su una parete di conglomerato esposta a Nord con difficile accesso. E' probabile che durante l'ultimo conflitto mondiale vi si rifugiasse un abitante della zona da cui il nome locale di "Tana del Tobia". Durante le ricerche che sfociarono poi in una pubblicazione sulle stazioni di raccolta del geotritone, Pastorino & Pedemonte (1972b) attribuirono tale denominazione ad un'altra piccola cavità non catastabile ad andamento verticale di poco sovrastante (cavità B di fig. 1). Solo i sopralluoghi degli anni successivi, compiuti da Sergio Pedemonte, Marco Serratto e altri, portarono alla scoperta della "vera" Tana del Tobia (A in fig. 1), ridenominata e rilevata dal Gruppo Speleologico CAI di Acqui Terme come Tana del Gufo nel 1987. E' evidente come la sezione geologica schematica confermi la teoria dello stato di sforzo generato dal contatto tra due materiali a differenti caratteristiche geomeccaniche: sui bordi del più rigido (in questo caso il conglomerato) si manifestano tensioni tali da portarlo alla rottura (Cecere & Lembo Fazio, 1986). In scala minore appare cioé riprodotto, nel sito oggetto della nostra segnalazione, il fenomeno descritto ad esempio da vari Autori per la Rupe di Orvieto. Aggiungiamo che nella recente pubblicazione di Vaselli & Alii viene avanzata l'ipotesi che la genesi della cavità sia legata ad un vero e proprio ciclo carsico, il che costituirebbe novità assoluta per i conglomerati dell'Oltregiovo genovese. In mancanza di ulteriori e più approfonditi riscontri, preferiamo al momento non esprimere giudizi di merito sull'ipotesi in questione.

Più recentemente (1994) sulla sinistra dello Scrivia, tra Alpe di Buffalora ed il Ronco dell'Obbio, uno di noi (E.R.) ha individuato ad una quota di circa 620 metri una frattura su una parete di conglomerato a clasti piuttosto piccoli. Poichè l'affioramento risulta essere immediatamente sottostante alla placca conglomeratica di Ronco dell’Obbio, la cui base, caratterizzata dalla consueta presenza di marne e lignite, è ben individuabile a quota superiore, esso dovrebbe corrispondere ad un enorme blocco staccatosi dai conglomerati soprastanti, e la cavità risulterebbe essersi formata per fenomeni di fratturazione nel corso o successivamente a tale distacco; ipotesi tettoniche più ardite non sono al momento proponibili. Essa è stata catastata (Li 1276) come "diaclasino sotto il Ronco dell'Obbio", ha una lunghezza di circa 12 metri ed un'altezza massima di sei. Al suo interno vi sono concrezioni calcaree di non recente formazione.  

Le cavità artificiali.  

Per l’inquadramento di tali cavità abbiamo seguito la classificazione proposta da Floris & Padovan (1994).

Tipologia 1(ESTRAZIONE). Le miniere di lignite di Griffoglieto.  

Alla base dei conglomerati di Valle Scrivia già Gaetano Rovereto nel 1914 aveva citato dei sottili strati di marne, che nel successivo, fondamentale lavoro del 1939 così descriveva:

"...E' notevole che a Griffoglieto, che si trova sull'orlo settentrionale di questa zona, essendosi aperta, molti anni or sono, una ricerca di lignite, se ne sono estratte delle marne, come quelle di Costa (lungo la strada da Savignone a Crocefieschi, N.d.R.), contenenti tracce di combustibile con Tropidiscum Lignitarum, che è di Bagnasco e di Cadibona, e anche di Ferussina Anastomaeformis, che si trova a S. Giustina alla base della serie: dati quindi contradditori; tuttavia mi pare che si sia nelle condizioni di Cadibona, e quindi nel Rupeliano superiore, per le marne, e probabilmente nel Cattiano per i conglomerati...".

Tali rocce corrispondono ad un periodo geologico nel quale gli antichi fondi marini, rappresentati dal Flysch dell’Antola, erano emersi, dando luogo a terre sulle quale poterono svilupparsi foreste primordiali in cui vivevano animali oggi estinti. Il sottile strato di marna e lignite posto fra Flysch e conglomerati, i quali ultimi corrispondono ad una successiva fase di immersione (sono cioè rocce di formazione sottomarina) rappresentano l’unica testimonianza di quell’antica emersione, geologicamente di breve durata (da calcolarsi comunque nell’ordine delle centinaia di migliaia di anni).

Ad Isola del Cantone la marna con livelli di lignite affiora, sulla destra dello Scrivia, alle pendici Sud del Bric Castellaccio e in Val Vobbia a Griffoglieto, dove appunto si aprono le piccole gallerie minerarie ricordate dal Rovereto. Sul versante sinistro dello Scrivia è recente (1994) la già citata segnalazione inedita di uno degli autori (E. R.) relativa ad un affioramento nelle vicinanze del Bric Ronco dell'Obbio. Tentativi di ricerca precedenti al 1913 erano stati condotti anche dal conte Vittorio Gaschi sul Monte Reale; (in realtà nulla esclude che tali saggi corrispondano a quelli di Griffoglieto o ad altri a noi ignoti); se invece il frutto delle ricerche del Gaschi è rappresentato dalle gallerie sommitali osservabili ad Est dell'attuale complesso Cappella/Rifugio, è chiaro che esse non poterono dare risultati apprezzabili in quanto, interessando la sommità della placca conglomeratica, si aprono su un piano del tutto superficiale rispetto al livello delle marne lignitifere. Rimangono ancora oggi tre cunicoli (uno con l'ingresso crollato) che si dipartono orizzontalmente da un piccolo pozzo di pochi metri di profondità.

Al difuori del Comune di Isola del Cantone altri assaggi furono fatti tra l’altro a Roccaforte Ligure (AL); ne sono rimasti, come uniche testimonianze, la tradizione orale ed il "Regolamento" degli operai che vi lavoravano e che pubblichiamo di seguito. Le miniere sono scomparse infatti nell'ottobre 1910 a causa di una grande frana che interessò in località Fabbrica il versante conglomeratico nel quale erano state aperte. In Liguria ben più fortunate furono le ricerche di Costa Cravara (dintorni di Voltaggio), Dego, Cadibona e Bagnasco dove l'estrazione, oltre che più cospicua, era accompagnata anche dal ritrovamento di resti di Antracotherium , un antenato del nostro cinghiale.  

Tipologia 2: Gallerie della condotta a pelo libero per la Centrale Elettrica di Vobbietta.  

In Val Vobbia esistono tutt'oggi, e sono attive, le centrali elettriche che sfruttano l'energia dell'acqua attraverso due dighe a Vobbietta e al Castello della Pietra. Tutto il complesso (canali-dighe-centrali) è stato costruito a più riprese ma, almeno per le cavità artificiali, sappiamo che risalgono al 1917 perché in quell'anno vi morì il minatore Nicola Fortieri, marchigiano, giunto a Isola in seguito alla costruzione della galleria "Borlasca" tra Creverina e Rigoroso, sulla linea ferroviaria "diretta" tra Ronco e Arquata. La sua famiglia aveva lavorato anche al traforo del Sempione ed a Cosenza. Esse sono in puddinga con brevi passaggi in marne: non hanno rivestimento.  

Tipologia 3: Le cisterne censite da Pastorino & Pedemonte (1994 e 1995).  

Rimandiamo il lettore alla specifica bibliografia sull'argomento: sottolineiamo però ancora una volta l'estrema importanza di questi manufatti a causa della loro resistenza nel tempo e come fonte di notizie per l'edilizia castellana. Nel Comune di Isola sono state censite le cisterne dei Castelli del Piano, del Cantone, di Pietrabissara oltre a quelle dubbie di Località Costa a Borlasca e Località Costa a Isola.  

Tipologia 6: La Cripta sepolcrale della Chiesa di S Michele Arcangelo.  

Trattasi di cripta sepolcrale posta nel coro dietro l'abside ed interessata da lavori di ristrutturazione effettuati negli anni settanta nella Parrocchiale del Capoluogo. Nell'occasione, dopo un sommario rilievo fotografico, l'apertura fu murata senza che si fosse proceduto a riscontri più dettagliati (sic!). Delle presenza di ossari testimoniano due lapidi pavimentali al momento murate e quindi inamovibili.

Tipologia 7: Le gallerie Ferroviarie e Autostradali.  

La linea ferroviaria Torino-Genova, inaugurata il 25 marzo 1855 sulla tratta Arquata-Isola-Busalla, costituì per l'epoca una vera meraviglia ingegneristica: basta pensare che addirittura Alessandro Manzoni in una lettera a Teresa Bozzi del settembre 1852 descriveva "...ponti giganteschi, viadotti lunghissimi ed altissimi...una galleria di 795 metri, aperta e finita: due altre che passano sotto due bè pezzi di monti e sono riunite da un ponte sullo Scrivia: una di 400 metri, già finita, un'altra, del doppio, e già portata avanti...". Quella di Creverina fu immortalata anche da Carlo Bossoli (1815-1884) in una celebre litografia.

La breve galleria di Pietrabissara, secondo Rivara (s.i.d.), servì come campo prova di nuove tecniche topografiche a Grandis e Sommeiller per l'esperienza poi ben più importante del traforo del Fréjus iniziato nel 1857 (Leonardi & Alii, 1981): sulla costa del sovrastante monte vi è ancora un "falso scopo" in mattoni utilizzato all'epoca. La galleria "Borlasca" che invece è sulla linea diretta tra Ronco e Arquata fu costruita negli anni 1913-1915 (s.i., 1915): testimonianze orali (Pedemonte, 1990; Pedemonte & Alii, 1995c) ci informano che i lavori, da parte dell'impresa Ceragioli & Lori, furono eseguiti da minatori provenienti dal Centro Italia: il corrispondente tratto di linea fu inaugurato il 1° giugno 1922 (Scannarotti, 1995).

La Camionale Genova - Serravalle fu terminata il 29 ottobre 1935 dopo soli tre anni di lavoro. Pur presentando caratteristiche peculiari nel territorio isolese (il ponte sul Vobbia o quelli sullo Scrivia a Pietrabissara) non ha opere in sotterraneo. Il suo raddoppio, iniziato nel 1958, terminò per i lotti da Serravalle a Genova nel 1965 (con aperture di alcuni tratti dal 1962) e nel Comune di Isola del Cantone fu necessaria la costruzione di due gallerie.

I tunnel citati rappresentano due precisi stadi delle costruzioni in sotterraneo: quelli ferroviari, scavati quasi esclusivamente mediante l'uso di esplosivi rudimentali inseriti in fori ottenuti con perforatrici a vapore o con singoli martelli pneumatici, utilizzavano poi armature in legname come sostegno e rivestimento provvisorio in corso di esecuzione, mentre quello definitivo veniva poi realizzato mediante volte in mattoni. La mano d'opera era preponderante sulla tecnologia e l'avanzamento avveniva con cunicoli (metodi belga o italiano o austriaco) e mai a piena sezione. La progettazione coincideva con lo scavo e solo l'esperienza unita ad una buona dose di temerarietà consentiva la realizzazione dell'opera.

In quegli anni uno dei più audaci e valenti esperti del settore fu l'ingegner Carlo Navone di Busalla che giunse addirittura a progettare il tunnel sottomarino tra Villa S. Giovanni e Messina: molte gallerie ancor oggi percorse da treni e automobili sono dovute al suo geniale fervore costruttivo.

Seguirono poi le gallerie autostradali del periodo mussoliniano (non presenti sul territorio di Isola del Cantone). La tecnica, per quanto più evoluta, non differiva sostanzialmente da quella precedentemente descritta, anche tenuto conto che per le automobili era sufficiente realizzare gallerie molto più brevi di quelle ferroviarie, vista la possibilità per il trasporto su gomma di superare più facilmente pendenze più elevate e raggi di curvatura minori rispetto a quelli rischiesti dal trasporto su rotaia.

Diverso è il discorso per le autostrade della seconda generazione, quelle cioè realizzate in questo dopoguerra. A partire dagli anni sessanta infatti l'evoluzione nella tecnica di scavo in galleria e nella realizzazione dei rivestimenti è assoluta: oltre alla miglior resa dell'esplosivo, iniziano gli avanzamenti a mezza o a piena sezione con centine e rivestimento definitivo in calcestruzzo. Anche se il calcolo statico non è affinato come quello attuale, si tenta, se pur empiricamente, di prevedere le spinte sui rivestimenti. A tutto questo si deve, ovviamente, aggiungere un grado di sicurezza maggiore per le maestranze con l'uso costante di illuminazione elettrica e sistemi di ventilazione (il che non ha impedito, anche nel corso del raddoppio dell'autostrada Genova - Serravalle, una dolorosa serie di mortali infortuni sul lavoro).

L'esperienza maturata nella costruzione di piccole gallerie ferroviarie in Comuni come quello di Isola del Cantone, portò dunque alla realizzazione del Fréjus e poi del Sempione; le autostrade degli anni '60 furono invece il banco di prova per il traforo del Gran Sasso e del nuovo Fréjus stradale.  

Tipologia 8: Le gallerie del Genio Militare ed i rifugi antiaerei.  

Durante la seconda guerra mondiale, nel capoluogo erano ospitate la 7a e la 4a compagnia del III battaglione del 1° reggimento genio minatori di stanza a Novi Ligure: comandante era il maggiore Mario Dezzutti di Torino. I genieri vennero addestrati per la costruzione di numerose opere: ad esempio i muri a secco che proteggono la strada per Montessoro poco dopo il ponte sul Vobbia, recano ancora oggi frasi, nomi e date incise dai soldati stessi. Ma quello che più ci interessa sono le numerose cavità perforate per lo più sulle rive del Vobbia vicino a Isola o in località Barma. Di dimensioni limitate (anche 2x1,5 metri) hanno lunghezze variabili da pochi metri a una diecina. Nessuna di esse presenta tracce di rivestimento.

Ne troviamo almeno 12 sulla sinistra del Vobbia in località Barma a valle del Rio Fopiano: la più lunga di 14 metri ma con sviluppo a croce ed almeno altre 4 (più brevi) tra il Rio degli Alberi ed il Rio Fopiano. Sono tutte in conglomerato con brevi tratti in banchi di marne. Alcune sono contraddistinte da lettere all'imboccatura, altre sono ostruite da detriti e qualcuna è colonizzata da pipistrelli e geotritoni. Nel greto del torrente, poco prima della sua confluenza nello Scrivia e perciò nelle immediate vicinanze del capoluogo, vi sono poi quelle nel flysch calcareo.

Indipendentemente da tali opere più specificamente militari, anche se realizzate a solo scopo di istruzione ed esercitazione, nel territorio isolese sono presenti tre vacui scavati in epoca bellica, nel corso della seconda guerra mondiale, per essere utilizzati quali primitivi rifugi antiaerei. Essi sono sulla sinistra orografica dello Scrivia, poco a monte dell'abitato a lato dei terrazzamenti fluviali quaternari, con apertura posta subito al disopra del detrito di falda in modo da portarsi immediatamente in piena roccia. Risultano quindi scavati nel flysch, della cui stratificazione si è dovuto tener conto ai fini della stabilità. A differenza di rifugi più evoluti tecnicamente (a esse o a greca, che ben difendevano quindi dallo spostamento d'aria provocato dalle bombe aeree), non presentano sezioni longitudinali spezzate: è quindi evidente trattarsi di vacui a realizzazione alquanto frettolosa. Anche in questi rifugi, come per molti altri in Valle Scrivia, è presente il geotritone continentale europeo.

Un caso dubbio è quello rappresentato dalla Tan-na di Furné (tana dei fornelli), nelle vicinanze di Villa: gli abitanti non ricordano l'epoca della costruzione. Potrebbe trattarsi, vista la presenza delle ex cave di arenaria e lo stesso toponimo a cui la cavità è legata, una piccola galleria di servizio per l'immagazzinamento dell'esplosivo o un rifugio antiaereo dimenticato. Si tenga presente inoltre che durante l'ultimo conflitto la zona era sede di posti di avvistamento aereo con presenza continua di personale militarizzato.  

Conclusioni.  

Abbiamo parlato di un piccolo Comune dell'Oltregiovo genovese, non caratterizzato da tipologie carsiche o dalla presenza di ipogei artificiali di rilevanza particolare. Eppure, anche in un'area territoriale decisamente secondaria dal punto di vista dell'occupazione del sottosuolo la ricerca ha permesso di scoprire la presenza di una fitta rete di emergenze, a volte minime e tuttavia sempre significative. E' questo probabilmente il caso di innumerevoli altri territori comunali italiani, nel cui sottosuolo probabilmente si annidano le memorie di mille e mille frequentazioni ancora sconosciute. Il nostro breve saggio vuol quindi costituire un invito a cercare e documentare, anche per i siti nei quali la presenza ipogea appare irrilevante o del tutto sporadica.  

Società delle miniere di Roccaforte Ligure

Regolamento al quale tutti gli Operai di detta Società dovranno assoggettarsi  

1.° -- L'operaio od artista qualsiasi, non sarà accettato, se non è fornito di regolari certificati.

2.° -- L'operaio ed artista resterà accettato in via d'esperimento per una quindicina, trascorsa la quale, gli sarà assegnata la paga meritevole convenutasi, o sarà rimandato.

3.° -- Tutti gli operai ed artisti devono ubbidienza assoluta al signor Direttore nonché al Caporale o Capo-Squadra da cui dipendono.

4.° -- L'operaio ed artista dovrà lasciare al fondo bisogni presso la Cassa della Società, il 3 per cento della paga da servire per sovvenire quelli ammalati, o che per disgrazie, non potessero per qualche tempo lavorare.

5.° -- All'operaio ed artista che si ubbriaca, e che in conseguenza non fosse in caso di attendere ai propri lavori, sarà inflitta una multa di lire 5 per la prima volta, di lire 15 per la seconda, e licenziato la terza. A quelli pure che mancassero ai loro doveri, per cause non giustificabili, sarà loro dal Direttore inflitta una multa, secondo l'entità del caso. Tutte le multe andranno a beneficio del fondo bisogni .

6.° -- Le paghe agli operai ed artisti saranno fatte ogni prima Domenica di ciascun mese .

7.° -- L'operaio ed artista, che sia minatore, embosseur, od escavatore di carbone, non potrà dimettersi dal servizio se non dando un mese di preavviso, nè la Società potrà licenziarlo senza pure un mese di preavviso, salvo caso di demerito, o casi di forza maggiore.

8.° -- Quando l'operaio od artista a giornata, ritarda di quindici minuti a portarsi al lavoro, dall'ora stabilita, gli sarà trattenuto un quarto di giornata, e se sarà recidivo, mezza giornata.

9.° -- L 'operaio od artista a giornata è obbligato ad assoggettarsi all'orario di lavoro qui prescritto, il quale è così fissato: Dal 1.° Aprile a tutto Settembre, dalle ore 5 alle 8 -- dalle 8 1/2 alle 12 -- dalle 2 alle 7 1/2 di sera, e dal 1.° Ottobre a tutto Marzo sarà dalle 6 alle 12 e dalle 1 alle 5.

10.° -- I lavori ad impresa saranno eseguiti in tutta regola d'arte e in conformità dei patti che si saranno stabiliti di volta in volta fra il Direttore ed i lavoranti, ed una volta fissata l'impresa, deve essere eseguita con precisione e prestezza possibile, ed in caso di male eseguito lavoro, gli operai impresarii saranno obbligati di eseguire le migliorie che verranno accennate dal Direttore, ed anche soggetti a ritenute in caso di danni.

11.° -- Se la Società, o Chi per essa, crederà bene di somministrare tutti i generi di vitto ed altri relativi alla vita degli operai nell'intento che questi possano essere meglio ed a minor prezzo provvisti, gli stessi dovranno servirsi di preferenza dal Magazzeno della Società.

12.° -- Chiunque siasi, dipendente dalla Società suddetta, che si permettesse di far palese a terze persone l'andamento dei lavori, o permettesse senza uno scritto del Direttore o della Società, che gente estranea ai lavori entrasse nelle gallerie, oltre alla multa di L. 20 verrà senz'altro licenziato.

13.° -- Il Caporale o Capo Squadra, nei casi suespressi, avrà doppia multa, sia in caso di mancanze proprie, sia che nascondesse o tacesse al signor Direttore le mancanze dei dipendenti.

14.° -- Copia del presente Regolamento, essendo stampata in testa ai libretti che si rilasciano a tutti indistintamente gli operai ed artisti, resta inteso che gli stessi, coll'assumere servizio presso la Società, hanno pure accettato di adempiere alle prescrizioni suddette, senza di che non verrebbero ammessi in servizio.

Per la Società Il Direttore PONZA CARLO  

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30.       Rovereto Gaetano (1914), Nuovi studi sulla Stratigrafia e sulla Fauna dell'Oligocene Ligure, Genova.

31.       Rovereto Gaetano (1939), Liguria Geologica, S. A. Tipografica Aldina, Roma.

32.       Salvidio S., Lattes A., Tavano M., Melodia F. & Pastorino M.V. (1994), "Ecology of a Speleomantes ambrosii population inhabiting an artificial tunnel", Amphibia-Reptilia, 15.

33.       Scannarotti Roberto (1995), Comunicazione personale sulla linea diretta tra Ronco e Arquata.

34.       s.i., "L'inaugurazione della Galleria di Borlasca sul tronco Ronco-Arquata", Il Secolo XIX, 13-4-1915.

35.       Traverso Giovanni (1987), "La lunga galleria dei Giovi, un primato internazionale", Il Ponte, n. 2.

36.       Vaselli C., Gianoglio P., Serratto M. (1994), "Covo del Gufo", Labirinti, Bollettino del Gruppo Grotte CAI Novara, n. 14.

 

Cavità

 

Area*

(mq)

 

Località

 

Quota

(m)

 

Lungh.**(m)

 

Tipol.

 

Roccia

 

Data

costr.

 

Covo del Gufo

4

Pendici Bric Castellaccio

690

10

naturale

congl.

-

Tana di

Tobia

4

Cima di Bric

Castellaccio

930

10

naturale

congl.

-

Diaclasino sotto il Ronco dell'Obbio

7

Pendici Ronco dell'Obbio

620

12

naturale

congl.

-

Rifugio

Rio Noce

4

Isola

310

20

8

flysch

1940-

1945

Rifugio della Villa

2

Isola

310

4,7

8

flysch

1940-

1945

Rifugio

Piazzo

4

Isola

310

24,5

8

flysch

1940-

1945

Gallerie del

Genio Mil.

2-4

Loc. Barma

(n° 16 censite)

400

circa

23,6

8

congl.

1940-1943

Gallerie del

Genio Mil.

2-4

Isola

(n° 4 censite)

280

9,2

8

flysch

1940-1943

Miniera 1

 

4

A Sud di

Griffoglieto

560

70

1

congl.

marne

inizio sec. XX?

Miniera 2

4

A Ovest di

Griffoglieto

575

15?

1

congl.

marne

inizio sec. XX?

Tan-na di Furné

2

Loc. Villa

470

8

8?

congl.

?

Cunicoli

4

Cima di Monte Reale

902

60

1?

congl.

?

Cripta

 

Chiesa di Isola

300

 

6

terreno

?

Gallerie per le centrali

idroel.

4

Ponte di Zan

(n° 3 censite)

398

60

 

2

congl.

1917

Cisterne

 

Montereale

Cantone

Piano

Pietrabissara

Costa Isola

Costa Borlasca

900

300

300

465

440

590

 

3

terreno, flysch e

congl.

sec.

XII?-XVI?

Gallerie

ferrov.

70 mq circa

Pietrabissara

Creverina

Borlasca

275

302

302

695

855

4.048

 

7

congl.

flysch

congl.

1850

e 1915

circa

Gallerie

autostr.

80 mq circa

Prodonno

Mereta

303

294

795

1160

7

flysch

1960

circa