Circolo Speleologico Sesamo 2000   Specus News 

Specus News numero uno

 

 CENNI DI OPERE CUNICOLARI LAZIALI

di

Giorgio Pintus e Gianna Politi

Nel periodo del bronzo,all'inizio delle societa' stanziali,i villaggi venivano installati vicino a corso d'acqua perenne utile all'uso giornaliero e alle coltivazioni dei prodotti della terra.Nei periodi successivi,i villaggi-citta' venivano edificati in zone difensive che non sempre corrispondevano ad un terrotorio servito sufficientemente da risorse idriche,quindi,la costruzione di cunicoli di adduzione e captazione,acquedotti e cisterne per la conservazione,emissari di laghi e deviazioni di alvei dei fiumi,diveniva essenziale per non essere condizionati dalla variabilita' metereologica per un sicuro rifornimento idrico. Nella grecia antica,con testimonianze nelle citta' di Creta,Micene e Tirinto,nelle colonie sparse dello Ionio (principalmente Siracusa),nella Persia a Ninive,Babilonia,Lagash e Nippur,gia' emergenti nel III-IV millennio a.C.,alcuni ritrovamenti ci attestano la presenza di acquedotti sotterranei.Nell'Asia Centrale,nella penisola arabica e nel Sahara si trovano cunicoli di adduzione riferibili al VI sec.a.C.. Nell'Italia centrale dal XI sec.a.C. gli Etruschi,forse provenienti dall'Asia,costruiscono cunicoli di adduzione ed opere idriche di vario genere con tecniche semplici ma funzionali,trovando nel terreno vulcanico poca resistenza allo scavo. Ma appartengono ai Romani i primi trattati sulle costruzioni ipogeee.I loro volumi sull'ingegneria idraulica,su come,dove e quando costruire,i loro manuali sui mezzi impiegati e sugli strumenti usati per la trigonometria e lo scavo hanno un'applicazione basata su dati matematici,fisici,geometrici e meccanici appresi da Greci,Fenici,Egizi,Etruschi,etc... Percorrendo i cunicoli del Lazio si e' potuta elaborare una statistica tipologica fondamentale e,affinche' non risultasse un'opera mastodontica per le diversita' incontrate,si sono raggruppate varie forme in rapporto all'utilizzo,alla civilta' ed al territorio.La maggior parte dei cunicoli esistenti nel Lazio sono stati suddivisi per comodita' in:

-cunicoli di adduzione

-cunicoli di captazione

-emissari  

CUNICOLI DI ADDUZIONE

Sono principalmente usati per condurre acqua dal luogo di origine a quello di utilizzo.Gli ingressi si trovano sugli argini dei fiumi,torrenti o fossi che,seguendo un percorso sotterraneo,arrivano nella citta'.In alcuni casi piu' fiumi vengono collegati con cunicoli per aumentarne la portata.Il sistema sotterraneo,sicuramente,e' stato adottato per rendere di difficile individuazione l'approvvigionamento idrico della citta' in caso di assedio.Le opere hanno generalmente un'altezza di 170 cm.,larghezza di 70 cm. e sezione ad ogiva la cui forma contrasta il peso del terreno soprastante evitandone crolli.Le lunghezze non sono mai eccessive.  

CUNICOLI DI CAPTAZIONE

Le forme,le tecniche ed i sistemi di scavo che serviranno per realizzare questo tipo di cunicolo erano strettamente legati alla distanza ed al modo in cui veniva captata l'acqua.

La fase di progettazione doveva prevedere la lunghezza,la collimazione,il sistema di areazione,la pendenza e l'asportazione verso l'esterno del materiale scavato.A volte fasi quali la collimazione,il sistema di areazione e l'asporto di materiale si risolvevano utilizzando dei pozzi scavati lungo il percorso ad una distanza ricorrente di circa 35-40 mt..In particolare,la collimazione veniva eseguita scavando l'ingresso e contemporaneamente il primo pozzo,cosicche' con i due punti luice venutisi a formare era semplice seguire un percorso rettilineo gia' progettato e nel contempo,anche per i pozzi successivi,la distanza tra i due scavi si dimezzava e l'errore di direzione diveniva improbabile. L'acqua poteva essere raccolta da un bacino,da una falda o dall'infiltrazione tra uno strato superiore permeabile ed uno sottostante impermeabile.In ognuno di questi sistemi si adottava una tecnica specifica.Per le dimensioni dello scavo si mantenevano le stesse dei cunicoli di adduzione.  

EMISSARI

Lo sfruttamento dei bacini lacustri vulcanici come serbatoi naturali ha portato i Romani ad elaborare nuove tecniche per portare oltre i crateri,per mezzo di emissari ipogei,l'acqua e condurla,tramite nuove canalizzazioni,in luoghi dove il bisogno era piu' impellente. La costruzione di queste opere permetteva di rifornire ulteriormente le acque cittadine,(anche se l'acqua non risultava pura e fresca come negli acquedotti),alimentare Naumachie e terme,infine irrigare,tramite canalizzazioni eseguite dopo aver prosciugato il bacino lacustre,tutte le nuove terre coltivabili venutesi a formare. Esempi li abbiamo proprio proprio nei crateri vulcanici dell'Italia centale con gli emissari del lago Albano di Castelgandolfo,Nemorese di Nemi,Alsietino di Martignano,Cimino di Vico (riferito al XVI sec.),di Castiglione (Gabii),della valle del Baccano (grande cratere vulcanico sabatino) nel Lazio,in Umbria nel lago Trasimeno (opera del 1420) ed in Abruzzo nell'ex lago del Fucino con uno sviluppo di 6 Km.. E' chiaro che lo scavo presupponeva una tecnica particolare in quanto l'inizio l'inizio dalla parte del lago doveva avvenire attraverso gallerie inclinate e con paratie preventivamente costruite.L'ultimo diaframma veniva aperto aperto presso l'ingresso del bacino di raccolta non ancora inondato.Con il sistema delle paratie si otteneva anche una regolamentazione del flusso dell acque.Il tipo di galleria in questi casi variava secondo la portata dell'acqua ed il terreno attraversato.La pendenza veniva mantenuta sui valori normali del 2% circa (Vitruvio "De Architetura").Le sezioni variavano secondo le tecniche e l'epoca in cui venivano costruiti.