Zut-A/traverso,30 Aprile-1° maggio,1977

 documento distribuito all’assemblea nazionale del palazzo dello sport di Bologna

 

                                     Dal lirico all’epico ( evitando il tragico )

 

                     

  [...] non si tratta quindi affatto di rinuncia al godimento, bensì di capacità atte alla produzione e perciò non tanto della capacità quanto dei mezzi del godimento. La capacità di godere è una condizione per godere, ossia il suo primo mezzo, e questa capacità è lo sviluppo di un talento individuale, è produttività. Il risparmio del tempo di lavoro è aumento del tempo libero dal lavoro, ossia del tempo dedicato allo sviluppo pieno dell'individuo, sviluppo che a sua volta reagisce come massima produttività nella produttività del lavoro. Esso può essere considerato dal punto di vista del processo di produzione immediato, come produzione di capitale fisso: questo capitale fisso è l'uomo stesso (K. MARX). Dopo la rivolta di marzo, la situazione italiana si mostra per i rivoluzionari in tutta la sua drammaticità. Questa volta non ci sono dubbi: viviamo una fase rivoluzionaria. Ma che vuol dire? Viviamo in un momento di rottura storica nel corso del quale tutto il terreno dell ' esistenza, dei rapporti fra gli uomini e fra le classi viene trasformato. Nella fittissima rete del quotidiano, delle tensioni desideranti, dei bisogni materiali, delle forme di vita, delle condizioni di produzione e riproduzione, quel che si è determinato nell'inverno-primavera '76-'77 è un nodo straordinariamente grosso. Non si può fingere di non vederlo, ne pensare che qualcosa rimarrà come prima. Vi sono diverse ipotesi. Una ipotesi punta sulla radicalizzazione armata dello scontro con lo stato, alla formazione di un quadro politico-militare radicato in settori proletari metropolitani, forte abbastanza per resistere ad una sia pur violenta repressione, e per condurre una guerra di lunga durata che risponda colpo su colpo alla ristrutturazione padronale. Questa ipotesi considera prioritario il radicamento della forza combattente, e secondario quello della dimensione di massa del movimento, e la sua capacità di crescita e di autonomia rispetto ai tempi dello scontro. Si tratta di un'ipotesi che punta a sud-americanizzare la situazione italiana. Un' altra ipotesi vede nella diffusa e molecolare trasformazione dei comportamenti sociali e culturali un terreno capace di resistere al di fuori dei tempi tattici dello scontro con il potere. Anche questa seconda ipotesi considera secondaria la tenuta di massa del movimento, sottovalutando il nesso fra rapporti di forza generali e processi di trasformazione quotidiana. Noi pensiamo invece che non si debba dare per scontata la perdita della dimensione di massa ne della capacità propositiva del movimento. L'offensiva padronale si delinea a tre livelli:1)l'attacco alla scala mobile come svendita di tutti i meccanismi di difesa del salario reale, e quindi la mano libera all'aumento ed all'intensificazione dei tempi di lavoro; 2)la regolamentazione del lavoro giovanile (lavoro nero legalizzato, attacco alla scolarizzazione); 3)criminalizzazione, militarizzazione delle città, carcerazione di massa, chiusura dei covi come attacco a tutti gli spazi liberati. Se questa offensiva non è respinta nella sua interezza rischiamo di trovarci poi in una situazione nella quale la fittissima rete del quotidiano sarà rotta e cadaverizzata dal terrore e dal controllo. Si tratta allora di contrapporre alla seduzione paranoica del terrore e dello scontro frontale la seduzione propositiva della trasformazione, della coscienza che tutto è possibile, che è possibile trasformare tutto. Cosa vuol dire riguadagnare al movimento una dimensione propositiva? Bisogna pensare cose nuove. Non basta più dire liberazione di zone territoriali, bisogna anche dire per farci cosa. La prossima volta cosa si fa' in un quartiere liberato? Che vuol dire applicazione dell'intelligenza sociale accumulata, della creatività compressa, ad un processo di liberazione? Non è forse vero che interi settori industriali potrebbero oggi produrre con metà del lavoro impegnato? E non è forse vero anche che si potrebbero applicare al lavoro il doppio delle persone occupate oggi? Questo vorrebbe dire lavorare meno della metà. Ma queste cose invece di scriverle possiamo sperimentarle esemplarmente: il movimento che finora ha applicato la sua intelligenza alla distruzione non può diventare un movimento di ingegneri dai piedi scalzi? Il problema dell'intelligenza tecnico-scientifica,della appropriazione e trasformazione della scienza potrebbe essere il centro del movimento nell'università.E' questo il terreno della vittoria

 

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