GLI ARMATI

 
   

Si sa che chi viene sconfitto,e il movimento in questo senso lo fu senza ombra di dubbio,viene sottoposto all’interpretazione del vincitore.Il movimento del’77 non si sottrae in questo senso al fango gettatogli addosso e alle facili banalizzazioni che lo considerano come una fase di incubazione del terrorismo.Scarsa è l’attenzione invece verso l’anomalia e l’autonomia dei diversi universi che componevano il movimento e verso la figura sociale che lo interpreta,l’<<operaio sociale>>.Nel ’77 il conflitto con la sinistra storica e il sindacato giunge ai massimi livelli e alcuni di loro tenteranno di decifrarla. Asor Rosa parlerà di due società completamente differenti tra loro.Il postfordismo mutava radicalmente l’organizzazione del lavoro,dislocandola nel territorio,modificava i luoghi di rappresentanza e di conflitto determinando gradualmente l’incrinazione della società fondata sul lavoro salariato.In questo scenario s’apriva una contrapposizione netta: o approfondire e organizzare politicamente la possibilità di liberarsi dal modello fordista e le sue leggi o trincerarsi in una tenace difesa dell’etica del lavoro e dei sacrifici.La parte più consapevole del movimento e con esso i vari segmenti armati di matrice non brigatista lavorarono nella prima direzione mentre il partito comunista e il sindacato si mossero lungo la seconda direzione. D’altra parte intercorreva una netta differenza tra la sinistra storica e con essa le Brigate Rosse,intrisi di schemi ideologici e il movimento che si muoveva lungo differenti presupposti,bisogni,identità e pratiche sociali.Le Br interagirono pochissimo col movimento e rimasero spesso diffidenti.Il confronto era piuttosto rivolto al Pci,colpevole d’aver abbandonato l’ipotesi rivoluzionaria.Se da un lato il confronto teorico rea tra un mito dello stato operaio e un comunismo qui e ora,la sinistra storica e il sindacato diedero vita ad una inaudita campagna di criminalizzazione e repressione del movimento.Lo scontro appariva inevitabile e le stesse pratiche sociali di autoriduzione,di riappropriazione di spazi sociali e culturali da momenti di lotta diventano reati penali,perseguiti.Il movimento si trovò di fronte ad un bivio: o carri armati come avvenne a Bologna o le Br.Nessuna via di scampo,il livello dello scontro è questo.

 

 

 Degli armati Prima Linea cercò di sperimentare un rapporto di internità col movimento,facendosi strumento di servizio e contemporaneamente sollecitare un armamento di massa.Questo tentativo di interazione col movimento spiega la scelta di Prima Linea di non rivendicare le azioni con la sigla Pl e di un modello d’organizzazione che rifiuta la clandestinità preventiva.Contrariamente le Br si si proclamarono partito e divennero ben presto lo strumento della crisi del movimento,accentanduone la passività e nella prospettiva di reclutarne i quadri.Se Prima Linea in un primo momento scorgeva nella lotta armata una proposta strategica e non una delle forme di lotta le Brigate rosse,con il sequestro e l’omicidio Moro,verticalizzarono inevitabilmente lo scontro.La pratica delle Br si collocava al di fuori dei processi d’aggregazione proletaria e di collegamento delle situazioni di lotta.Si trattava di un’iniziativa soggettiva di partito che impediva la costruzione di un contropotere effettivo nelle fabbriche,nelle scuole,nel territorio.Il rapimento di Moro se ebbe effetti disarticolanti verso lo statoli ebbe in misura maggiore all’interno del movimento.O meglio contribuì a dargli il definitivo colpo di grazia.Di lì a poco Prima Linea intraprese lo scontro militare senza uscita con lo stato.Il futuro del movimento sarà d’ora in poi una scelta di campo. O prendere atto del livello di scontroe adeguarsi ad esso oppure andare a casa.Molti intrapresero la prima,intraprendendo senza speranza lo scontro armato contro lo stato.Con l’arruolamento di molti militanti nelle Br,in prima Linea o autocostituendosi in nuovi gruppi armati il movimento si sfalderà perdendosi nei viottoli grigi e senza colore dell’eroina e delle carceri.

 

 

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