SULLE TRACCE...
Il
movimento del 1977 si trascina facilmente una cattiva fama,una distorta
reputazione.Fraintendimenti,incomprensioni,luoghicomuni,etichette
preconfezionate,lo riducono banalmente alla stagione del terrorismo,agli “anni
di piombo”comunemente detti.Ragionando con etichette e banalità
non si
rende giustizia alle questioni,alle tematiche,ai contenuti sollevati dal
movimento.Un movimento in grado di esprimere un enorme intelligenza collettiva
che probabilmente costituisce la sua ricchezza prima,il suo tesoro
inestimabile.Alla luce di come sia finita,la repressione spietata,la
disgregazione nell’eroina,il senso di angoscia-colpevolezza,il vuoto,la
persecuzione,i carceri, fa’ rabbia,oggi,rendersi conto e constatare
l’attualità delle sue intuizioni,invenzioni,sperimentazioni.Il movimento del
'77anticicipò non poche tematiche relative alla composizione attuale del
lavoro,della comunicazione e dei mutamenti sociali.La comunicazione diffusa è
il più grande canale di alienazione e rimbeccilimento,"La Squadra di
Polizia",Il Maresciallo Rocca,OK il prezzo è giusto!.La politica è
oggigiorno caratterizzata da una separatezza e un tecnicismo distanti anni luce
dalle reali domande sociali e dai bisogni autentici. Profetizzò inoltre le
ricche potenzialità evolutive e comunicative della rivoluzione digitale e
telematica: infatti le nuove tecnologie multimediali e telematiche avrebbero
rotto gli schemi classici del linguaggio per creare un nuovo modo di comunicare.
Orrizzontalità,condivisione dei saperi? Riproporre il movimento del ’77 non deve significare una
facile e banale mitizzazione ne tantomeno circondarlo di sacralità
gratuita.Insomma, perché no, si potrebbe saltellare gioiosamente sulla sua
ricchezza,farla propria,quindi cercare di re/inventare nuovi linguaggi,un nuovo
muoversi sulla base di questa esperienza.Se nel 1977 il partito comunista voleva
dire stanzialità dogmatica e burocratica,
il movimento significava il muoversi dinamico,sincretico,policarpico dei
soggetti sociali.Una pozione magico-sovversiva con diversi e miscelati
elementi,un muoversi frastagliato,complesso,ibrido.Un muoversi di gioia,di
dolore,di rabbia,di violenza,di creatività.Il partito sapeva di grigio,di
tessera, di burocrazia,di compromesso.Il movimento,invece,di creatività,di
danze,di pistole,di contraddizioni,di diversità.Forse per tutto questo, sapeva
di ricchezza....
Il
movimento del ’77 non si manifestò come un insorgenza improvvisa,su due
piedi.Aveva radici ben radicate.Radici ben salde,molteplici e diverse ma pur
sempre radici.Le assemblee autonome,i comitati politici sorti nelle strutture
dei servizi pubblici,il diffondersi dei circoli giovanili che recuperando una
dimensione territoriale dell’agire politico si muovono sulla liberazione di
spazi autogestiti,la lotta alla diffusione dell’eroina,l’autorganizzazione
dei disoccupati;la pratica di autoriduzione delle bollette per servizi come
luce,gas,acqua e dei bisogni come i concerti
e il cinema.Il movimento proveniva da un percorso ancora vivo delle lotte
operaie,fatto di scontro sulla fabbrica e sul territorio,di insubordinazione
alla disciplina,di visibilità dei comportamenti conflittuali.Il rapporto tra
movimento e classe operaia certamente lasciava trasparire talvolta
indifferenza,diffidenza ma mai una contrapposizione netta,diretta.Il’77
rappresentò dunque il punto di convergenza tra un soggetto operaio e la
mareggiata di movimenti,quello dei disoccupati,dei giovani,dei precari,delle
università,delle donne,dei non-garantiti. Un’insorgenza come intrecciarsi
di soggetti,lacerazioni,divisioni,contraddizioni.Nel corso del 1977
gli eventi e i fatti si susseguono con un ritmo
incalzante,repressioni,autoblindo,ironia,spari,candelotti,mobilitazione
festiva,fratture.Dopo il convegno di Bologna a settembre il movimento
è alla
deriva,si sfalda. Frantumazione. L’energia,la forza d’espansione tenderà
irrimediabilmente a scemare.
L’agire
politico del movimento teneva conto della dimensione locale,delle situazioni
provinciali.Importante fu l’attenzione alla composizione sociale
del territorio,ai meccanismi della produzione,ai rapporti sociali. Un’agire
politico scandito da un continuo ed elastico intrecciarsi di posizioni,di
tendenze,di movimenti.Autonomi,situazionisti,indiani
metropolitani,femministe,creativi,gay,Circoli,libertari,Desideranti.A ciascuno
la sua dimensione.Letture,linguaggi,idee,incontri,metodi di lotta.Una
nave-pirata in
cui ogni membro dell’equipaggio è frutto di un’esperienza,di una storia
diversa,particolare.Eppure proprio perché sulla stessa nave,compagni di
viaggio.
La
scomodità del settantasette e la sua antipatia alla ortodossia
risiedeva nella sua rottura degli schemi ideologici e dei paradigmi
concettuali della rivoluzione stessa.Uno strappo con la storia dei movimenti
rivoluzionari del ventesimo secolo.Una rottura che implicava una ridefinizione
dell’idea di tempo.Sottrarre il tempo al lavoro e allo stato,produrne
dell’altro,qualitativamente più intenso e più ricco.Riempirlo di
intensità.Liberarlo.Riprendiamoci
la vita,quotidiana.
Una
dei nodi su cui i movimenti antagonisti degli anni settanta divergono dalla
sinistra e alla tradizione in genere è una nuova idea di lavoro,
o meglio una critica politica del lavoro. L’economia viene letta come terreno
di scontro tra capitale,classe e soggettività antagoniste.La distanza dal
lavorismo cioè identità politica attraverso il lavoro come orgoglio.Ne deriva
l’idea di non morire in fabbrica,del tempo di vita sottratto al
destino,all’ansia,alla condanna del lavoro salariato.Tempo di non-lavoro come
eccedenza,capacità creativa.Il ’77 infatti aveva individualizzato
il rifiuto del lavoro come condizione cognitiva:quella condizione che permetteva
di mettere le mani su un’immensa ricchezza:si trattava dell’immensa
ricchezza delle attività collettive volte al potenziamento armonico del
corpo,all’approfondimento dell’interiorità spirituale,alla crescita della
coscienza individuale.Ricchezza che consisteva in un nuovo modo di comunicare,di
sperimentare,di crescere sulle specifiche differenze,di coltivare i rapporti e
le relazioni tra gli uomini e di creare un tempo da dedicare alle attività che
arricchissero l’individuo ,la musica,il cinema,l’arte,il teatro.....
Nel
1977 la società si presenta come frastagliata,scomposta,luogo in cui le
contraddizioni scoppiano.La politica dello stato,per far fronte alla crisi del
capitale,deve subordinare a sé la società,deve riconquistare la dislocazione
di poteri originata dalle lotte operaie.Poteri dislocati,di resistenza come
Consigli di Fabbrica,Comitati di Quartiere,Collettivi universitari,assemblee di
zona.Rispetto al
sessantotto e alla sua critica antiautoritaria volta all’estinzione del
potere, il’77 era consapevole della necessità di costruire poteri forti;ogni
movimento è conscio del bisogno di potere a partire da quello che si rivelò un
profondo ispezionarsi internamente,il movimento delle donne.Il movimento seppe
determinare esso stesso le modalità di scontro anzi fu capace di crearne di
diverse,altrettanto efficaci e potenti.Il passamontagna ballava tranquillamente
con inventiva, ironia,immaginazione.Il rifiuto della delega,la critica della
politica erano essenzialmente una critica alla democrazia formale, dello
stato.Era necessaria una democrazia altra,una democrazia che riuscisse
sganciarsi dalla democrazia del capitalismo.Bisognava creare una rete di
contropoteri che potessero costituire un potere alternativo,di resistenza.Il
settantasette intuisce il territorio metropolitano come luogo di produzione e
politica.Riprendiamoci la città,il desiderio di muoversi liberamente in un
territorio estraneo,ostile,atomizzato.Le occupazioni delle università,delle
case,delle strade,dei quartieri,le barricate erano la dimensione dell’agire
politico del movimento.La metropoli come luogo di visibilità e di
contraddizione della produzione,del profitto,dello sfruttamento,della
omologazione dei comportamenti sociali,dell’alienazione,di disgregazione.Allo
stesso tempo come luogo di antagonismo,di cooperazione sociale.Chi scorgeva lo
spazio pubblico come luogo di perditempo e studenti fannulloni,rimproverando al
movimento che il luogo del conflitto fosse la fabbrica,fu incapace di leggere le
trasformazioni del lavoro e della fabbrica.
Licenziamenti,fabbrica diffusa,dislocazione,esodi,migrazioni rivelavano dei
cambiamenti nella produzione.Una costante pratica di riconquista del
territorio,dello spazio pubblico,l’autogestione, rimandavano ad una nuova idea
di cittadinanza i cui punti cardini erano la critica del lavoro e della
politica.
“La vicenda di chi cerca un’ altra via delle Indie e proprio per questo
scopre nuovi continenti,è molto vicino al nostro modo attuale di procedere”
Un movimento sincretico che amava confondere,rimiscelare.Avventurarsi in nuovi
dimensioni di conoscenza,allontanarsi da dogmatismi e schemi ideologici.I
Grundrisse di Marx ballavano con la poesia.Marx,Cooper,Sorel,Panzieri,Stirner,Fourier,Tzara-Dada,Foucalt,Luxembourg,Lenin.Deleuze-Guattari,Laing,Beat,Pink
Floyd,Sartre,il pensiero femminista,Rimbaud,Majakovskij.In miscelazione.
|