XXXVIII Trofeo Sette Colli
30-21 maggio 1 Giugno
Roma - Stadio del Nuoto
Circuito Mare Nostrum
Storia del Trofeo VII Colli
1963
IL NUOTO REGALA A ROMA IL PIU’ IMPORTANTE E STORICO TROFEO INTERNAZIONALE
IL “SETTE COLLI”
Nel
1963, tre anni dopo l’Olimpiade di Roma e immediatamente dopo gli Europei di
Lipsia, purtroppo i peggiori della sua storia, il nuoto italiano, sia femminile
che maschile, si preparava ai Giochi della XVIII Olimpiade, quella di Tokio,
guardando all’Europa e ai suoi campioni.
Il
primo degli oltre quaranta primati europei stabiliti dagli azzurri in oltre
trent’anni, risale al 1956. La storica impresa, che lanciò il nuoto italiano
nella elite internazionale, fu firmata da Angelo Romani il 29 marzo di
quell’anno quando, a New Haven, nuotò i 400 metri
stile libero in vasca da 25 y in 4’30”0. Due anni dopo a Budapest, in
occasione dei Campionati Europei, Paolo Pucci vinse il titolo e stabilì il
primato continentale dei 100 stile libero nuotando in 56’1”. Fu poi la volta
di Fritz Dennerelein nei 100 e 200
farfalla a Parigi nel luglio del 1959. Negli albi continentali sono ancora
inseriti Rora, Guarducci, Franceschi, Minervini, Lamberti e Brembilla e per 21
volte Novella Calligaris, seguita da Daniela Beneck, Roberta Felotti e dalle
staffettiste della 4 x 100 stile libero Berti, Sacchi, Camino e Strumolo.
Ma
la storia del ”Sette Colli” racconta che nel 1963, ripetiamo,l’anno
precedente alle XVIII Olimpiadi, la
lungimiranza sportiva di Mario Saini, allora segretario generale del CONI e
commissario straordinario della FIN, volle un meeting prestigioso a livello
internazionale per il nuoto italiano. Fu così che quest’uomo, piemontese di
nascita ma romano di adozione, ideò e dedicò a Roma, città da lui amata
tantissimo, un trofeo riservato unicamente al nuoto maschile: il trofeo ”Sette
Colli”.
Le
gare individuali olimpiche allora erano sette, come sette sono i colli
capitolini e ad essi furono abbinate le diverse specialità. Ai 100/400/1500
stile libero il Palatino, il Campidoglio e il Quirinale; ai 100 dorso il Celio;
ai 200 rana il Viminale; ai 200 farfalla l’Esquilino ed ai 400 misti
l’Aventino.
Fu
quello il primo, grande, confronto a livello intercontinentale per i nuotatori
italiani al di fuori delle manifestazioni ufficiali come Olimpiadi ed Europei.
Ed i risultati non tardarono ad arrivare.
Nell’agosto
dello stesso anno, il 1963, il dorsista torinese Dino Rora stabilì a Spalato il
primo ed unico primato europeo nel dorso nuotando i 100 metri in 1’01”9.
Nel
1969 il trofeo lascia per la prima volta Roma per la Sicilia. Nel frattempo le
gare del calendario olimpico erano aumentate (200 stile libero, 100 dorso,100
rana, 100 farfalla e 200 misti) aumentarono anche i trofei.
Alle
nuove prove furono abbinati i cinque quartieri greci di Siracusa: Achradina per
lo stile libero, Ortigia per il dorso, Epipoli per la rana, Neapolis per la
farfalla e Tyche per i misti.
Nel
1966, anno della sciagura di Brema, il più tragico e drammatico evento della
storia del nuoto italiano, in cui persero la vita sette tra i più prestigiosi
azzurri (Bruno Bianchi, Sergio De Gregorio, Chiaffredo Rora, Amedeo Chimisso e
Carmen Longo, Luciana Massenzi e Daniela Samuele) nasce per la volontà
dell’allora presidente della FIN Aldo Parodi il “trofeo dei Navigli”,
riservato al nuoto femminile. La manifestazione fin dalla prima edizione
coinvolse tutte le gare olimpiche alle quali furono gemellati i canali di
Milano: ai 100/200/400/800 stile libero Naviglio, Malaspina, Martesana e
Naviglio Grande; ai 100 e 200 dorso Darsena e Redefossi; ai 100 e 200 rana
Naviglio Pavese e Lambro; ai 100 e 200 farfalla Olona e Tombone San Marco; ai
200 e 400 misti Idroscalo e Miralago.
Nella
storia del “Sette Colli” tutto questo affascinante e simbolico gemellaggio
tra città i nuoto, oggi non esiste più. Tutto è stato assemblato in un unico
trofeo, intitolato alla memoria di Mario Saini, che annualmente viene assegnato
invia definitiva alla Nazione che si aggiudica il primo posto nella classifica
finale. In caso di vittoria dell’Italia il trofeo viene consegnato alla società
che avrà contribuito alla classifica finale con la maggiore frazione di
punteggio.
La
stagione estiva italiana si apre annualmente nel mese di giugno, nella
bellissima piscina dello Stadio del Nuoto, realizzata dall’architetto
Vitellozzi in occasione delle Olimpiadi di Roma alle pendici di Monte Mario,
impianto che splende come una preziosa tela
in una cornice unica al mondo.
Il “Sette Colli” rappresenta qualcosa che va oltre al semplice meeting internazionale: è la formula magica e geniale di un gemellaggio fra storia e sport che ha resistito all’usura del tempo, alle inevitabili innovazioni, alle esigenze dei calendari agonistici. Quest’anno, poi, vuole essere qualcosa di eccezionale. La manifestazione è stata, infatti, legata al circuito “Mare Nostrum”. Perché riacquistasse meglio il suo carattere internazionale, grazie alla partecipazione dei migliori atleti del mondo, e perché nell’anno del Giubileo cristiano, con la Capitale riappropriatasi di allori sportivi di primissimo piano (il prologo del Giro d’Italia, gli scudetti del calcio e del volley,oltre agli appuntamenti classici con tennis ed equitazione) anche il nuoto si proponga per restituire a Roma il ruolo di “Caput Mundi” che le è appartenuto in passato e che in futuro potrebbe sempre di più appartenerle.