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Maria Strofa
 
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Il corpo delle parole Ingressi Obliqui
C'ero una volta L'atto
Incubazione Per noi
Percorsi    
   
Ingressi Obliqui

C'è un'eternità in disordine
accessibile per ingressi obliqui.

I ristoranti a menù fisso servono angeli allo spiedo
(si sposano bene con tisane ghiacciate, all'anice)

Coppie innamorate di parole tronche - uscite da poesie mai scritte -
fermano i turisti statali chiedendo d'essere parlate.

Ai semafori di Piazza Arcobaleno
(più avanti, a sinistra, dopo la chiesa del tabaccaio)
tutti aspettano l'indaco per passare.

E' sempre giorno, pochi sono i minuti di chiara oscurità
e la notte, quando arriva, è dipinta su una lavagna.

...sul retro della notte qualcuno ha cancellato i nostri nomi.

C'è un'eternità in disordine...
un po' come la mia vita, talvolta.
 
C'ero una volta

Chiedi a mio padre, di Maria
ti parlerà, che lo fa sempre,
della bambina con le scarpe rosse
arrampicata sopra un faggio
che coraggio, e che faccia tosta
con le scarpe di vernice.

Chiedi a mia madre, di Maria
racconterà, che lo fa sempre,
della bambina e del suo gatto
storpio arrampicato in braccio
e se lo tocchi io scappo di casa
e se lui muore io mi uccido.

Chiedi a zio Nico, di Maria
riderà, che lo fa sempre,
della bambina in un angolo
spaventata, lui che la prende in braccio
struscia la barba e dice: ricorda,
sono il più bello dei tuoi zii.

Chiedi a mia sorella, di Maria
piangerà, che lo fa sempre,
dicendo: mia sorella è un cuore d'oro
ci vediamo poco perché lei
ha sempre molti impegni di lavoro
ma manda sempre libri e baci.

Chiedo a te, di Maria
mi dirai, che lo fai sempre
che non ne vuoi sapere
son scelte che si pagano
si fanno e non si dicono
che mi accetti tagliandomi a metà.

Chiedo a me stessa, di Maria
e ti dirò, che non so tacere,
ho l'anima sulla punta delle dita
a volte pulita, a volte sporca.
E guardo al girotondo di un mondo
quadrato col mio sorriso spettinato.


 
L'atto

Potrei accusare la poesia violenta
riesumata a raccordare senso al suono,
per formale abitudine di abusati lirismi
incisi fra solchi d'aria di sogno.

Il dolore dell'esserci, per noi, è mancanza
di sincronia... e la musica interna
che la esprime
suona, da sempre, stolto tentativo
di mettere in punto riso e pianto: accordare
io
e
loro.

Seduti ognuno nella propria stanza
a ricomporre frammenti di un mondo in rifrazione
- per vincere l'ora di solitutine in ritardo -
e disegnare la sensibilità eterna con aste
di parole ingabbiate che hanno
al volo
ali
differite
come gabbiani di montagna: ecco
i poeti.

Scopo della creazione è l'atto (questo sì) impuro:
scrivere di lacrime a chi ride
e di sorrisi alle lacrime
versi inoculati nelle pagine ad ammalare il futuro
per vendicare il torto di Chi ruppe il nostro unisono
in sconosciute
dissonanze.

 
Incubazione

Guardo, riguardo e guardo ancora
la lama di buio che filtra
dall'anfratto verticale
antro della strega
colano mille rivoli a colori lucidi
sentieri sbriciolati alla perdizione.
Le braccia in squadra il corpo
antagonista nonostante
sceglie la via più lunga e tesa
l'ipotenusa dei viali.
Corro e corro e corro in punta
sul filo della danza
spaccata di ossa rotte
bacini fratturati da un amante
che chiama il genio dalla lampada
frega l'oro per aver l'argento
coltello alla gola, la mia:
mi scoppia un urlo figurato come un tango.

 
Il corpo delle parole

Ci saranno soltanto parole infine
che si racconteranno di com'erano
chi le parlava.

Cuori di parole senza cuori
ali spezzate di anime
in cerca di amori già atterrati.

Ci saranno soltanto parole
infine
a scavare fra sintassi fossili.

Voleranno parole d'angeli
che noi abbiamo fatto strisciare
e si diranno buongiorno e buonanotte.

Ci saranno soltanto mie parole
infine
a cercare eternamente le tue.

 
Per noi 

Un giorno di questi, noi
o anche soltanto io
partiremo in viaggio.

E penso di portarti
dove non sei mai stato:
mando una cartolina.

Un giorno di questi, noi
o anche soltanto io
scriveremo chi siamo.

Ma penso di scriverne
piano e non disturbare
che state bene insieme.
Un giorno di questi, noi
andrete al cinema
io aspetto fuori un po'.

Dille che ti piacciono
certe storie d'amore
un giorno di questi, noi.

 
Percorsi

Nel tuo libro di poesie preferite
Fra parole asimmetriche d'amore triste
Ho segnato l'itinerario del mio abbandono
Ti lascio proprio, qui, vedi, in fondo a una nota
Lontano dalle nostre sillabe non più consonanti

               
 
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digilander.iol.it/mariastrofa

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