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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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 Frenis Zero  Publisher

       POSSONO LE ORGANIZZAZIONI FUNZIONARE DA CONTENITORI?

 

 

 

 Resoconto dell'intervento di Robert Hinshelwood tenuto a Milano il 26 settembre 2014.

 



 

            

 

 

  

   

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

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EDIZIONI FRENIS ZERO

 

Ultima uscita/New issue:

"Neuroscience and Psychoanalysis" (English Edition)

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di: Georg Northoff                                            Writings by/scritti di: D. Mann               A. N. Schore R. Stickgold                   B.A. Van Der Kolk  G. Vaslamatzis  M.P. Walker                                                 Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collection/Collana: Psicoanalisi e neuroscienze

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 300

ISBN:978-88-97479-06-2

Prezzo/Price: € 49,00

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Vera Schmidt, "Scritti su psicoanalisi infantile ed educazione"

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di: Alberto Angelini                                             Introduced by/introduzione di: Vlasta Polojaz                                                   Afterword by/post-fazione di: Rita Corsa

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 248

ISBN:978-88-97479-05-5

Prezzo/Price: € 29,00

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Resnik, S. et al.  (a cura di Monica Ferri), "L'ascolto dei sensi e dei luoghi nella relazione terapeutica" 

Writings by:A. Ambrosini, A. Bimbi,  M. Ferri,               G. Gabbriellini,  A. Luperini, S. Resnik,                      S. Rodighiero,  R. Tancredi,  A. Taquini Resnik,       G. Trippi

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della Psicoanalisi

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 156

ISBN:978-88-97479-04-8 

Prezzo/Price: € 37,00

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Silvio G. Cusin, "Sessualità e conoscenza" 

A cura di/Edited by:  A. Cusin & G. Leo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 476

ISBN:  978-88-97479-03-1

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione", a cura di G. Leo e G. Riefolo (Editors)

 

A cura di/Edited by:  G. Leo & G. Riefolo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 426

ISBN: 978-88-903710-9-7

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor) 

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Cordoglio e pregiudizio

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 136

ISBN: 978-88-903710-7-3

Prezzo/Price: € 23,00

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AA.VV., "Lo spazio  velato.   Femminile e discorso psicoanalitico"                             a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)

Writings by: A. Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B. Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S. Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L. Tarantini, A. Zurolo.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della psicoanalisi

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 382

ISBN: 978-88-903710-6-6

Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., Psychoanalysis and its Borders, a cura di G. Leo (Editor)


Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jimenez, O.F. Kernberg,  S. Resnik.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 348

ISBN: 978-88-974790-2-4

Prezzo/Price: € 19,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A. Cusin e G. Leo
Psicoanalisi e luoghi della negazione

Writings by:J. Altounian, S. Amati Sas, M.  e M. Avakian, W.  A. Cusin,  N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini  Scalmati,  G.  Schneider,  M. Šebek, F. Sironi, L. Tarantini.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2011 

Pagine/Pages: 400

ISBN: 978-88-903710-4-2

Prezzo/Price: € 38,00

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"The Voyage Out" by Virginia Woolf 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-97479-01-7

Anno/Year: 2011 

Pages: 672

Prezzo/Price: € 25,00

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"Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

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"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 41,00

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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Edizione: 2a

ISBN: 978-88-903710-5-9

Anno/Year: 2011

Prezzo/Price: € 34,00

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OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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Il

Bob Hinshelwood inizia la sua relazione magistrale parlando del contenimento, che nella storia della psicoanalisi ha per molto tempo ha focalizzato il suo significato sulla protezione che le nostre menti adottano per difendersi da ricordi dolorosi del passato, e da situazioni angosciose del presente. In seguito, il focus si è spostato sul dolore e sull’ansia: gli psicoanalisti si sono resi conto che hanno bisogno di parlare con i loro pazienti delle loro ansie almeno quanto delle difese. In più, si sono resi vieppiù conto che i pazienti hanno bisogno di sapere che il loro analista non sta solo parlando di teorie sui conflitti e sulle ansie, ma anche che egli sa cosa significa provare quelle ansie. Hinshelwood cita a questo proposito una frase di Rosenfeld (“Impasse and Interpretation”, 1987, p.12): <<Un prerequisito del trattamento psicoanalitico è che sia necessario entrare sufficientemente in contatto con i sentimenti e i pensieri del paziente, per sentire e fare una esperienza personale di ciò che sta vivendo il paziente>>. L’analista contiene le esperienze del paziente, nel senso che accoglie (introietta) quelle esperienze che il paziente proietta ed in questo modo ne fa esperienza, non limitandosi a parlarne e basta. Hinshelwood fa riferimento alla prima descrizione che Bion dà al contenimento (Attacks on Linking', 1959, pp.312-313): <<La situazione analitica ha progressivamente consolidato nella mia mente la sensazione di essere testimone di una scena estremamente precoce. Ho avvertito che il paziente ha fatto esperienza nell’infanzia di una madre che ha coscienziosamente risposto alle manifestazioni emotive del bambino. Questa coscienziosa risposta aveva al suo interno una componente di ansia del tipo “non so cosa stia capitando a questo bimbo”. La mia deduzione fu che al fine di comprendere cosa il bambino volesse, la madre avrebbe dovuto trattare il pianto del figlio come qualcosa che andava oltre una domanda di presenza. Dal punto di vista del bambino lei avrebbe dovuto prendere dentro di sé – in questo modo facendone esperienza diretta – la paura che il bambino stesse morendo. Era questa paura che il bambino non era in grado di contenere. Lottava per espellerla assieme alla parte della personalità in cui era collocata, proiettandola nella madre. Una madre capace di una reale comprensione è in grado di sperimentare il sentimento di terrore, che questo bambino stava sforzandosi di affrontare attraverso l’identificazione proiettiva, mantenendo nonostante questo un atteggiamento equilibrato>>.

Questa modalità comunicativa di proiezione e contenimento è molto diffusa tra le persone, comparendo molto presto nella vita psichica e nelle interazioni precoci, ma esiste anche nelle organizzazioni lavorative e nei gruppi sociali, almeno in una qualche forma, come precisa Hinshelwood. Nonostante Bion si fosse dedicato allo studio delle dinamiche gruppali già negli anni ’40 e ne avesse approfondito la concezione psicoanalitica negli anni tra il 1952 e il 1955, in seguito non se ne occupò più. Dopo il 1953 il suo discorso venne portato avanti da Elliott Jacques, grazie anche alla sua collaboratrice Isabel Menzies con cui studiò le organizzazioni sanitarie. Jacques riteneva che gli individui potessero utilizzare le organizzazioni sociali per supportare le proprie difese psicologiche, ma che potessero fare ciò collettivamente, influenzando l’intera cultura dell’organizzazione, talora distorcendola. Se le modalità di svolgimento del lavoro possono fungere da supporto alle difese degli individui, esse possono quindi anche distogliere l’organizzazione lavorativa dal suo scopo principale, detto compito primario. Gli effetti di questa dimensione inconscia della cultura possono essere colti, ma, secondo Hinshelwood, non possono essere corretti senza una comprensione della natura dei processi inconsci: l’ansia, i conflitti, le difese. E questi problemi, precisa Hinshelwood, riguardano anche le organizzazioni psicoanalitiche e psicoterapeutiche.

Una delle prime idee di Jacques è la seguente (Jacques, “Social systems as a defence against persecutory and depressive anxiety in new directions in psychoanalysis”, 1955, p.497): <<Gli individui possono mettere i propri conflitti interni in persone del mondo esterno, seguire inconsciamente il corso del conflitto per mezzo dell’identificazione proiettiva, e re-internalizzare il corso del conflitto per mezzo dell’identificazione introiettiva>>. Le persone si dividono in due differenti gruppi (o fazioni o sette): ciò sembra scontato, fa notare Hinshelwood, ma questo è il presupposto di ogni guerra quando questa dinamica agisce a livello delle nazioni. Freud lo definì il “narcisismo delle piccole differenze”: <<E’ sempre possibile legare insieme un numero considerevole di persone in idillio, finché vi sono altre persone destinate a essere oggetto delle manifestazioni della loro aggressività…, e sono proprio le comunità con territori confinanti, così come quelle in rapporto tra loro in altri modi, che sono costantemente coinvolte in faide e nel ridicolizzarsi reciprocamente – come gli Spagnoli e i Portoghesi, per esempio, i Tedeschi del Nord e quelli del Sud, gli Inglesi e gli Scozzesi, e così via (Freud, 1930, p.114). Freud nel suo scritto sulla Negazione (1925) descrisse il processo di distorsione dell’identità attraverso l’appartenenza ad un gruppo. <<Espresso nel linguaggio delle più primitive pulsioni istintuali – quelle orali – il giudizio è: “Mi piacerebbe mangiare questo”, o “Mi piacerebbe sputarlo”; e, posta in termini più generali: “Mi piacerebbe prendere questo dentro di me e tenere quello fuori”. Che equivale a dire: “sarà dentro di me” o “sarà fuori di me”. Come ho mostrato altrove, l’originario Io-piacere desidera introiettare in se stesso tutto quanto è buono, ed espellere da sé tutto ciò che è cattivo. Gli aspetti cattivi, alieni all’Io ed a lui esterni sono, prima di tutto, identici (Freud, 1925, p.237).

Appartenere ad un gruppo sociale ci permette di sperimentare la sintonia  con gli altri membri per vedere tutto il male nell’altro gruppo. Nel 1950 Isabel Menzies scoprì un processo più specifico di collettivizzazione su base inconscia, indagando su un servizio infermieristico di un ospedale generale. Nel lavoro “The Functions of Social Systems as a Defence Against Anxiety: A Report on a Study of the Nursing Service of a General Hospital”(1959) scrive: <<La situazione obbiettiva affrontata dall’infermiera mostra una straordinaria rassomiglianza con le fantasie che esistono in ogni individuo, ai livelli più profondi e primitive della mente>>(Menzies, 1959, p.46). I pazienti, cioè, che sono moribondi, sofferenti, impauriti, corrispondono agli esiti delle più primitive e sadiche fantasie della mente inconscia. Dato che questa è un’esperienza condivisa dalle infermiere del loro servizio, anche se ad un livello inconscio, esse tendono ad adottare difese simili e a cercare un aiuto nell’organizzazione sociale. Menzies osservò che certe pratiche infermieristiche avevano le caratteristiche di tecniche difensive, che potevano essere considerate di aiuto per gestire lo stress dovuto alle loro fantasie inconsce. Le caratteristiche del servizio erano:

-          Scindere lla relazione infermiera paziente suddividendo il carico di lavoro in compiti;

-          Allontanamento e negazione dei sentimenti;

-          Tentativo di eliminare il processo decisionale sostituendolo con procedure  di controllo e verifica;

-          Riduzione dell’impatto della responsabilità delegandola ai ranghi superiori;

-          Evitamento del cambiamento.

Certe modalità di lavoro innalzano il livello delle difese degli individui, ma al contempo certe pratiche compromettono le buone cure infermieristiche. I pazienti rischiano di essere progressivamente spersonalizzati e le infermiere trattano più la malattia che le persone. Una soluzione nevrotica in genere tende a rendere la soluzione del conflitto più difficile anziché semplificarla. È probabile che solo persone che abbiano familiarità con la psicoanalisi possano cogliere questi effetti nocivi o quanto meno i legami inconsci tra questi problemi organizzativi e ciò che li causa, ovvero lo stress lavorativo. C’è quindi una deriva dal compito del servizio che si allontana da quello originario, privilegiando un obbiettivo secondario (anti-obbiettivo contro l’obbiettivo primario).

Un altro studio, quello di Miller e Gwinne (1972) studiò il lavoro ad alto tasso di stress che si svolgeva in residenze per disabili fisici incurabili. La cura era stata distorta e era concepita inconsciamente in due differenti modi: o si trattava di “immagazzinare” casi senza speranza, oppure di investire sulle potenzialità umane dei pazienti facendole “fiorire” come se fossero completamente normali. In quest’ultimo caso, l’obbiettivo primario si era tramutato in una cura eccessiva o in un diniego difensivo, proteggendo lo staff dal confrontarsi con la dura autentica condizione dei pazienti.

Quindi c’è una forma disfunzionale (perché disadattativa) di contenimento. Hinshelwood ha finora fatto, nel corso del suo intervento, riferimento alle sole organizzazioni sanitarie, ma è probabile che altre tipologie di organizzazione (come le forze armate), che sono soggette ad alti livelli di stress lavorativo, ne siano influenzate.  Quindi, negli esempi finora fatti da Hinshelwood si vede che l’organizzazione non è un efficace contenitore dello stress.

Dopo aver per la prima volta introdotto il concetto di contenimento, Bion ne fa fornito una successiva descrizione nei termini di una madre che aiuta il proprio bambino a far fronte alle sue esperienze, anche qui con possibili forme disadattative. Sempre in ‘Attacks on Linking' (1959, p.313) Bion scrive: <<Questo paziente aveva dovuto avere a che fare con una madre che non era in grado di tollerare di fare esperienza di vissuti di questo tipo, e che reagiva o respingendoli, o alternativamente divenendo preda dell’ansia che si originava dall’introiezione dei sentimenti del bambino>>. Hinshelwood precisa che chiaramente questo processo grazie a cui le ansie vengono accolte in uno stato mentale equilibrato, venendone modificate, non accade in un’organizzazione in quanto tale. Può solo accadere all’interno della mente umana. L’organizzazione non può mettere al riparo i suoi membri rispetto alle fantasie più primitive e sadiche: i sentimenti di colpa e depressivi, che queste fantasie alimentano, possono essere solo riposti in altre persone in modo che siano queste a provare colpa e depressione.

Queste organizzazioni necessitano di alcuni esperti, con particolari risorse interne, che possano equilibrare e modificare le ansie e che siano in grado di valutare  il grado di non realismo di certe esperienze. Dice Hinshelwood che è necessario riconoscere in termini realistici la più gravosa responsabilità di valutare le possibilità di trattamento, una volta constatate le effettive ferite del paziente. E ancora: chi è destinato, in un’organizzazione di cura di questo tipo, ad essere colui che può modificare le fantasie confrontandole appropriatamente con il compito reale? Forse questo funzionamento – avanza  Hinshelwood – è il compito della vera leadership. L’ipotesi di Hinshelwood è che il contenimento emotivo sia un aspetto della leadership: ne consegue che i gruppi di sostegno devono essere previsti innanzitutto per i leaders, piuttosto che per i membri più giovani.

Seguendo il ragionamento di Freud, Jacques pensava che ciò che fa sì che le persone si uniscano a partire dai propri bisogni di difendersi, siano le ansie di fondo che assediano noi tutti. Menzies, in un modo più sottile, aggiunge che il fattore primario in questa risposta inconscia è l’ansia condivisa connaturata al lavoro stesso. Perché le organizzazioni possano effettivamente contenere le ansie, sostiene Hinshelwood, dev’esserci qualche persona che le gestisca in un modo che permetta al lavoro di proseguire in modo realistico. Hinshelwood suggerisce che questa sia l’autentica funzione del leader. E aggiunge: <<Sorge spontaneo domandarsi cosa accada quando le persone con risorse inconsce sufficienti non sono coloro con più anzianità e maggior riconoscimento nelle organizzazioni. Si potrebbe supporre che i clinici più esperti in un ospedale siano quelli con la capacità di mantenersi su un piano di realtà a fronte di fantasie inconsce, mentre i managers si ritengono i veri responsabili. È forse questa una delle cause dell’irrisolvibile tensione tra le due professioni?>>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
   

 

 

 

   
 
 

 

 

 

 

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

Responsabile Editoriale : Giuseppe Leo

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