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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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 Frenis Zero  Publisher

       "ELOGIO DELLA BUGIA"

 

 

 

Recensione di Giuseppe Riefolo del film "The Lobster" (regia di Yorgos Lanthimos, 2015)

 



            

 

 

  

   

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

Edizioni "Frenis Zero"

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EDIZIONI FRENIS ZERO

 

Ultima uscita/New issue:

"L'uomo dietro al lettino" di Gabriele Cassullo

 Prefaced by/prefazione di: Jeremy Holmes                                                         Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collection/Collana: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2015

Pagine/Pages: 350

ISBN:978-88-97479-07-9

Prezzo/Price: € 29,00

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(per Edizione rilegata- Hardcover clicca qui)

 

"Neuroscience and Psychoanalysis" (English Edition)

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di: Georg Northoff                                            Writings by/scritti di: D. Mann               A. N. Schore R. Stickgold                   B.A. Van Der Kolk  G. Vaslamatzis  M.P. Walker                                                 Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collection/Collana: Psicoanalisi e neuroscienze

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 300

ISBN:978-88-97479-06-2

Prezzo/Price: € 49,00

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Vera Schmidt, "Scritti su psicoanalisi infantile ed educazione"

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di: Alberto Angelini                                             Introduced by/introduzione di: Vlasta Polojaz                                                   Afterword by/post-fazione di: Rita Corsa

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 248

ISBN:978-88-97479-05-5

Prezzo/Price: € 29,00

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Resnik, S. et al.  (a cura di Monica Ferri), "L'ascolto dei sensi e dei luoghi nella relazione terapeutica" 

Writings by:A. Ambrosini, A. Bimbi,  M. Ferri,               G. Gabbriellini,  A. Luperini, S. Resnik,                      S. Rodighiero,  R. Tancredi,  A. Taquini Resnik,       G. Trippi

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della Psicoanalisi

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 156

ISBN:978-88-97479-04-8 

Prezzo/Price: € 37,00

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Silvio G. Cusin, "Sessualità e conoscenza" 

A cura di/Edited by:  A. Cusin & G. Leo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 476

ISBN:  978-88-97479-03-1

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione", a cura di G. Leo e G. Riefolo (Editors)

 

A cura di/Edited by:  G. Leo & G. Riefolo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 426

ISBN: 978-88-903710-9-7

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor) 

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Cordoglio e pregiudizio

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 136

ISBN: 978-88-903710-7-3

Prezzo/Price: € 23,00

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AA.VV., "Lo spazio  velato.   Femminile e discorso psicoanalitico"                             a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)

Writings by: A. Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B. Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S. Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L. Tarantini, A. Zurolo.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della psicoanalisi

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 382

ISBN: 978-88-903710-6-6

Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., Psychoanalysis and its Borders, a cura di G. Leo (Editor)


Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jimenez, O.F. Kernberg,  S. Resnik.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 348

ISBN: 978-88-974790-2-4

Prezzo/Price: € 19,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A. Cusin e G. Leo
Psicoanalisi e luoghi della negazione

Writings by:J. Altounian, S. Amati Sas, M.  e M. Avakian, W.  A. Cusin,  N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini  Scalmati,  G.  Schneider,  M. Šebek, F. Sironi, L. Tarantini.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2011 

Pagine/Pages: 400

ISBN: 978-88-903710-4-2

Prezzo/Price: € 38,00

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"The Voyage Out" by Virginia Woolf 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-97479-01-7

Anno/Year: 2011 

Pages: 672

Prezzo/Price: € 25,00

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"Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

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"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 41,00

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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Edizione: 2a

ISBN: 978-88-903710-5-9

Anno/Year: 2011

Prezzo/Price: € 34,00

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OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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"un pensiero... si trasforma invece in un oggetto

cattivo, indistinguibile dalla cosa concreta, per il

quale l'unico uso possibile è l'evacuazione" 

(Bion, 1967, 173)

 

 

Il film.

Quando la vita di relazione fallisce allora i soggetti soli  sono confinati in un hotel di lusso, organizzato come una prigione, dove hanno 45 giorni di tempo per trovare l’anima gemella. Se non ci riusciranno saranno trasformati in un animale a scelta. David deve fingersi spietato per somigliare all’anima gemella, ma lei ne scopre gli affetti e vuole denunciarlo. Lui riesce a  fuggire nel bosco e si unisce a un gruppo di “resistenti”, i Solitari. Ora, però, le regole si capovolgono in modo simmetrico, ovvero bisogna essere single evitando l’accoppiamento. David si innamorerà, trasgredendo alle regole. Lui e la compagna saranno scoperti e lei punita con la cecità. David troverà comunque il modo di somigliarle fino in fondo.

Il film fa pensare ad un registro di relazioni estremamente concreto come concreto e bidimensionale è il registro della psicosi. Lo sforzo dei protagonisti può essere quello sterile di fuggire da un registro concreto ad un altro simmetrico, oppure quello di rendere soggettiva la realtà attraverso la menzogna

La concretezza e le regole

 

Il film che mi trovo sullo schermo è un sogno che ti respinge, ma che ti  viene offerto perché possa farti sognare. Immediata la reazione a fuggire da un sogno angosciante. In quel momento non lo sai,  cerchi qualcosa di familiare che ti tenga in quel sogno respingente. Per me è stato recuperare la mia dimensione di analista invitato tante volte a condividere il luogo della psicosi dei miei pazienti. Sullo schermo mi si è presentato Diego che oggi mi ha detto: "dottore, sull'autobus ad una signora anziana ho chiesto se voleva sedersi e sono stato attento a non dire "si vuole sedere" per  evitare di parlare del "sedere"! Poi vedo Luigi che, adolescente, partì con un amico in Olanda "perché lì le donne sono disponibili!" Però di fronte alla prova di realtà, l'amico andò da una prostituta, mentre Luigi tornò in Italia e da allora ha avuto numerosi ricoveri perché sente  che nel cibo e nelle stesse medicine ci mettono qualcosa che lo rende impotente! Intanto sullo schermo c'è David che viene mandato via dalla propria casa e l'impiegata che alla reception l'accoglie: "età... attività... orientamento sessuale.."; “sono orientato verso le donne, ma al college ho avuto una storia con un amico... potremmo dire bisex?". Questo evento incrina la linearità del discorso psicotico che, come per Luigi, non vuole eccezioni: "non è prevista questa opzione o omosessuale o etero!"; "quanto tempo ho per decidere?" "due minuti!". Le possibilità infinite della vita non possono essere contemplate dalla psicosi. Quindi: "allora direi etero!" Nel momento in cui, nel cinema ho richiamato la mia identità di psicoanalista, il sogno respingente è improvvisamente diventato un luogo che mi invitava perché io avevo i dispositivi per permettermelo e, quindi, quel film diventava un'occasione inattesa. Io so che la psicosi è una fredda dimensione di vita potenziale che ha bisogno di muovere emozioni in un’altra mente disposta a funzionare in parallelo e da schermo su cui proiettare fatti concreti che diventino emozioni. Gli analisti chiamano questa disposizione révérie e, quando accade, nella stanza di analisi (come nella vita) ti coglie un piacevole senso di scoperta e di leggerezza. Ma ci sono gli enactment e gli errori che sei chiamato a mettere a disposizione di un processo intersoggettivo che da quell’incontro prende vita. Ho guardato, quindi la sala curioso delle reazioni. Il film vivo, quindi,  era nella interazione di ciò che scorreva sullo schermo e le reazioni della sala, mai vista così attiva, anzi, reattiva. Ho cominciato a notare che qualcuno si allontanava (eppure era piena ed, evidentemente molti erano venuti lì per permettersi un sogno, ma, evidentemente come direbbe Ogden, 2005, non è sempre possibile permettersi un sogno). Qualcuno ad alta voce, commentava le scene e proponeva la propria irritazione. Se uno psicotico ti passa immagini che non puoi sognare, allora puoi solo scappare o lanciare un grido di dolore. Il film propone delle rigide regole, elementari, per sopravvivere: i percorsi hanno tutti una precisa scadenza dopo di che, se la trasformazione non è avvenuta, allora non puoi sopravvivere e sei morto come progetto e sarai l'animale che preferisci essere! David si sente un'aragosta.  Le tue immagini vanno subito a commentare quella dichiarazione bizzarra; le mie immagini ne hanno colto immediatamente la violenza: le aragoste quando vengono pescate e mangiate. Simultaneamente (Janet) ho visto, però, le aragoste di quest'anno a Boston in una bella serata con Andrea, Daniela e Annamaria. Ma David ha una sua versione grandiosa dell'aragosta: "le aragoste vivono più di 100 anni, hanno il sangue blu e rimangono fertili per tutta la vita!". Se ti fermi a seguire il film che è solo sullo schermo, ovvio che questa versione di David ti fa solo ridere, ma se ti porti sullo schermo, sai che la tua immagine ha due vertici, quello simmetrico con la descrizione grandiosa del paziente, ma anche una piccola breccia che introduce calore e vita: il ricordo di una bella serata con persone che ami. Questa piccola breccia uno psichiatra contemporaneo di Freud la chiamava "dissociazione creativa", (Janet, 1889; 1929) ovvero elementi nuovi che la mente è chiamata ad accogliere nel proprio "Io". Da qualche tempo anche un buon gruppo di analisti accoglie questo suggerimento e vede la mente continuamente organizzata da un movimento dissociativo che può essere un processo vivo, oppure può bloccarsi in una struttura dissociativa che congela i movimenti del Sé (Bromberg, 1998; 2006; 2011).  Ma la dichiarazione di David di sentirsi, nel fondo, un'aragosta non sorprende la direttrice che lo interroga. Lui stesso ha portato con se il cane Bob che sappiamo sin dall’inizio (in verità ho fatto fatica a capirlo all’inizio… non è una immagine possibile da accettare…) essere il fallimento del fratello quando, una delle ospiti, "la donna che non ha cuore" l'ammazzerà per verificare fino a che punto David le stia mentendo mostrandosi insensibile come lei.

 

Elogio della bugia

 

Il film propone esattamente l'idea che Luigi ha per sentirsi vivo: se la vita procede per regole precise, troverai le donne che ti aspettano e saranno come ti è stato promesso! Infatti, nell'Hotel la progressione è dalla solitudine all'accoppiamento; e l'accoppiamento avviene per identità speculare. Ciò che nella vita è la continua ricerca di sintonizzazione con la dimensione soggettiva dell'altro (Stern, 1985, 168; Boston Change Process Study Group, 2010, 8) o la continua curiosità per il funzionamento di un altra mente (Bateman, Fonagy, 2004), nel film diventa specularità concreta: potrai trovare una che zoppichi come te, ma purtroppo scopri che non zoppica, ma "era semplicemente una distorsione e l'ho vista che già cammina come se niente fosse!". Alla fine cercherai ad ogni modo di coartare la realtà pur di sopravvivere e trovare fuori di te il tuo doppio. L’uomo che zoppica, cercherà il suo doppio procurandosi il sangue dal naso per essere speculare alla “donna che sanguina” e David che prende a calci la bambina per dimostrarsi freddo e crudele alla “donna senza cuore”. A questo punto il film diventa caldo. Nella ripetizione fredda e violenta, dove il mondo si muove in due dimensioni entra la dimensione della "bugia", ovvero il bisogno di affermare una propria soggettività. Ogni genitore conosce la bellezza tenera della bugia dei propri figli. Senti che c'è un progetto molto personale di voler esistere a modo proprio fuori delle regole rigide dell'Hotel. Anche gli analisti sanno che la bugia è una visone originale dei pazienti, quando cercano di esistere evitando il rischio di non esistere perché bloccati nelle regole perfette dell'hotel: "i bugiardi diedero prova di coraggio e di precisione nella loro opposizione agli scienziati che con le loro dottrine perniciose minacciavano di privare le loro vittime di ogni minima possibilità di autoinganno... affinché la loro salute mentale fosse preservata dall'impatto della verità" (Bion, 1970, 137). Rivedo Barbara, con la sua psicosi nella borgata dove vive: “dottore nel bar dove passo le mie serate ho detto che sono incinta, così mi rispettano!” Infatti quando il film descrive la spedizione punitiva da parte dei “solitari” contro “quelli dell'Hotel”, la violenza non è quella delle armi, che pure imbracciano, ma è la violenza della verità assoluta, il disvelamento della bugia che fino a quel momento ha permesso finalmente i legami. Ho pensato che è proprio vero: i nessi sono possibili solo attraverso una soggettivazione della realtà dell'altro, una felice forma di bugia rispetto al testo che l'altro ci impone e che ci permette di sentire che, nonostante la realtà concreta, noi abbiamo e scambiamo nessi con l'altro. Nel diventare un soggetto bisogna passare per quella che Lacan chiamava alienazione dove il soggetto, sostenuto dal desiderio, perde contatto con la propria immagine speculare orientandosi finalmente all'Altro (maiuscolo) come luogo dei significanti:  "nell'alienazione... c'è un elemento che comporta che, quale che sia la scelta operata, essa ha come conseguenza un né l'uno, né l'altro. La scelta, dunque è solo quella di sapere se si intende conservare una delle parti, mentre l'altra scompare in ogni caso" (Lacan, 1964, 215).

 

 A questo punto il film fa un passo avanti: quando David si introduce nello yacht in cui sono "l'uomo che zoppica" e "la donna che sanguina" per le ultime due settimane di prova (ovviamente i due e la piccola bambina, vestono la stessa maglia a strisce orizzontali, perché, se sono insieme, allora sono uguali!) e David svela che "l'uomo che zoppica" non sanguina veramente, ma si procura in modo falso il sangue dal naso.  Lei, che attraverso quella bugia condivisa aveva trovato un legame, lo schiaffeggia e David, sconfitto dalla bugia, fugge. Quando David fugge dall'Hotel, come nelle psicosi, il film ci dice che la fuga non porta a nulla, ma solo ti fa passarenella dimensione simmetrica: ora la regola sarà il trionfo e la negazione verso il bisogno dell'accoppiamento. Nelle risposte vive della sala, a cui peraltro io stesso appartengo, si sviluppano quelle emozioni che il film decisamente nega. Mi trovo bene a sentirmi appartenente al pubblico in sala perché lì colgo le infinite risposte emotive di quando mi trovo con pazienti psicotici dai quali vorresti fuggire o che (ma è la stessa cosa...) ti annoiano o ti fanno addormentare. Se mi guardo intorno trovo tutti questi personaggi: chi è irritato, chi guarda il proprio cellulare o chi dorme. Ad un certo punto sono colto persino da un gran rumore. Vedo alle mie spalle una signora che, nel tentativo di andare via senza dover importunare gli altri della fila (ovvero: senza volere essere vista), trovandosi all'ultima fila, ha tentato di andar via scavalcando la poltrona, ma rovinando rumorosamente per terra! Capisco, quindi, perché sin dall'inizio ho continuato a ricordare la mia visione di "Salò" di Pasolini. Per la prima volta mi trovavo in una sala, piena del fumo delle sigarette, dove il pubblico inveiva contro il regista identificato con lo schermo e molti, rumorosamente si alzavano ed uscivano. Allora pensai che erano delusi per non aver trovato il film porno che si aspettavano, mentre oggi so che si trovavano di fronte ad un sogno che non era possibile sognare. Io mi sento tranquillo ed interessato al film e  trovo che la sala accoglie tutte le mie configurazioni più conflittuali, vive, e turbolente. Comincio, quindi, sempre più a trovare nel film, piccole brecce di emozioni che cercano spazio. David e la "donna miope" (quella che chiede conigli come pegno d’amore) che si guardano ed organizzano un proprio linguaggio intimo fatto di segni che solo loro conoscono. Quel linguaggio supera l'isolamento mortifero e propone finalmente accoppiamento caldo. Il racconto fuori campo, che poi scopri essere la narrazione che ne fa “la donna miope”, ti propone una dimensione di futuro e, quindi sai che quelle scene non moriranno lì e quei personaggi poi riusciranno a sopravvivere e puoi immaginare un lieto fine. Poi scopri che negli interstizi delle regole che impongono la solitudine, protetti dal codice della finzione, David e la nuova compagna possono permettersi un momento di amore sensuale sul divano a casa dei genitori della “direttrice dei solitari”: sono gli adolescenti che, per toccarsi, inventano giochi in cui ci si tocca per finta! Forse è per questo che lei sarà resa cieca e il nostro lieto fine si incrina perché in quella fuga d'amore, narrata da lei nella voce fuori campo, non avevamo previsto che una storia d'amore potesse essere narrata anche se ti hanno accecato.

 

In fine

 

Il film, in realtà ha un suo percorso evolutivo e, come nelle terapie, lo cogli se sei riuscito, magari con l'aiuto del paziente o delle immagini, a rimanere curioso per quello che accade e che potrebbe ancora accadere. La cecità nel registro psicotico sostenuto dalla direttrice e dall'oculista propone il blocco di ogni processo vitale, ma tu sai che se le cure procedono, la cecità sarà solo un diverso modo di poter essere vivi. Più volte, il regista ce lo propone: "la perdita di una sensibilità, accresce le capacità di altre sensibilità!". Infatti lei imparerà un nuovo linguaggio del corpo e il corpo sarà quello di David. Fuggiranno insieme nonostante lei sia cieca, ma lui la guida e la nasconde dal ritorno del pulman di quelli dell'Hotel. Che strana immagine: se qualcuno è con te nel percorso puoi nasconderti pur essendo cieca! Si troveranno in un pub dove lui cercherà ancora di potersi sentire simile a lei attraverso l'identità concreta. Ancora la sala si agita (ed anch'io, questa volta) quando la tua idea di lieto fine deve fare i conti col progetto di David di accecarsi per essere come la sua donna. Però io mi sostengo guardando alle loro spalle dove, stranamente c'è una superstrada con un gran traffico di macchine e di camion che passano (mi trovo ad incuriosirmi  e sorprendermi per il passaggio di una bisarca con tante altre auto sopra...). E' la perfetta posizione che ti fa sopravvivere quando incontri uno psicotico: vedere la scena come se fosse un cubo in cui i lati posteriori non sono segnati con trattini, ma con un tratto continuo che ti permette di “…vedere sia il diritto che il rovescio di ogni situazione”(Bion, 1961, 94). Ovviamente il film si interrompe sul crinale delle possibilità infinite che da quella scena possono tracciarsi. E' una fine onesta e bella proprio perché non ti costringe a nulla e ti da possibilità (come sempre più fanno i film da quando hanno sospeso il cartello "The end"...) di tenere un tuo proprio film con cui uscire dal cinema. Sei riuscito a seguire con interesse un film che apparentemente ti respingeva solo perché, ad un certo punto e per caso, l'hai sentito tuo, altrimenti se rimane il film del regista è giusto uscire irritati dal cinema. Per questo io ho messo un mio finale che era quello che proprio questa sera e in questo momento della mia vita mi serve.

 

"una persona incapace di sognare si trova bloccata in un

mondo immutabile e senza fine riguardo a ciò che è"

(Ogden, 2007, 25),

 

 

 

 

Riferimenti bibliografici

 

Bion W.R (1961).   Esperienze nei gruppi, Armando, Roma, 1971.

Bion W.R (1967). Analisi degli schizofrenici e metodo psicoanalitico, Armando, Roma, 1970.

Bion W.R (1970). Attenzione e interpretazione, Armando, Roma, 1973.

Bion W.R (1992). Cogitations,  Armando, Roma, 1996.

Boston Change Process Study Group (2010). Il cambiamento in psicoterapia, Cortina, Milano, 2012.

Bromberg  Ph. M. (1998). Clinica del trauma e della dissociazione, Milano: Cortina,  2007.

Bromberg  Ph. M. (2006). Destare il sognatore, Cortina, Milano, 2009.

Bromberg Ph. M. (2011).  L’ombra dello tsunami, Cortina, Milano, 2012.

Ferro A. (2007). Evitare le emozioni, vivere le emozioni, Cortina, Milano.

Ferro A. (2010). Tormenti di anime, Cortina, Milano.

Janet P. (1889). L'automatismo Psicologico, Cortina, Milano, 2013.

Janet P. (1929). L'évolution psychologique de la personnalié (Lecons au Collège de France 1928-29), Chahine, Paris, 1929;

Kohut H. (1984). La cura psicoanalitica. Bollati-Boringhieri, Torino, 1986.

Lacan J. (1964). Il Seminario. XVI seminario, Il soggetto e l'altro (I): l'alienazione, Einaudi, Torino, 1979.

Lanthimos Y. (2015). The Lobster, "vietato essere single. Esce il film-rivelazione di Cannes"  (Gloria Satta, Il Messaggero) EWEB. 16.10.15

Stern D. (1985). Il mondo interpersonale del bambino, Bollati Boringhieri, Torino, 1987.

 

 

 

 

   

 

 
 
 
 
   

 

 

 

   
 
 

 

 

 

 

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

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