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Psicoanalisi applicata alla Medicina, Pedagogia, Sociologia, Letteratura ed Arte

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 Frenis Zero  Publisher

        FORME IN TRANSITO. Identità di chi, identità per chi? 

 

 

 

 di Daniela Scotto di Fasano 

 



Daniela Scotto di Fasano è psicoanalista, Membro Ordinario della SPI e dell’IPA. Ha svolto ricerche sulla sessualità e il pensiero femminile e sull'Infant Observation, metodo che ha insegnato presso l'Università di Pavia. Ha fatto parte della redazione della rivista Psiche dal 2000 al 2008. Ha pubblicato, con M.Rampazi, Il sonno della ragione. Saggi sulla violenza, Dell'Arco; con M.Francesconi, Apprendere dal bambino. Riflessioni a partire dall'Infant observation, Borla. 
Suoi lavori in volumi collettanei e nelle riviste Psiche, Rivista di Psicoanalisi, Richard & Piggle, Quaderni di Psicoterapia infantile, Topique.

Questo testo è una riproduzione ridotta, la sua versione integrale verrà pubblicata all'interno di un prossimo libro delle Edizioni Frenis Zero concernente la psicoanalisi, la resilienza e le migrazioni.

            

 

 

  

   

 

Rivista "Frenis Zero" - ISSN: 2037-1853

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Ultima uscita/New issue:

 

Psychoanalysis, Collective Traumas and Memory Places (English Edition)

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di:               R.D.Hinshelwood                                      Writings by/scritti di: J. Altounian       W. Bohleber  J. Deutsch                        H. Halberstadt-Freud  Y. Gampel           N. Janigro   R.K. Papadopoulos            M. Ritter  S. Varvin  H.-J. Wirth

 Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collection/Collana: Mediterranean Id-entities

Anno/Year: 2015

Pagine/Pages: 330

ISBN:978-88-97479-09-3

 

 

"L'uomo dietro al lettino" di Gabriele Cassullo

 Prefaced by/prefazione di: Jeremy Holmes                                                         Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collection/Collana: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2015

Pagine/Pages: 350

ISBN:978-88-97479-07-9

Prezzo/Price: € 29,00

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(per Edizione rilegata- Hardcover clicca qui)

 

"Neuroscience and Psychoanalysis" (English Edition)

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di: Georg Northoff                                            Writings by/scritti di: D. Mann               A. N. Schore R. Stickgold                   B.A. Van Der Kolk  G. Vaslamatzis  M.P. Walker                                                 Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collection/Collana: Psicoanalisi e neuroscienze

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 300

ISBN:978-88-97479-06-2

Prezzo/Price: € 49,00

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Vera Schmidt, "Scritti su psicoanalisi infantile ed educazione"

Edited by/a cura di: Giuseppe Leo Prefaced by/prefazione di: Alberto Angelini                                             Introduced by/introduzione di: Vlasta Polojaz                                                   Afterword by/post-fazione di: Rita Corsa

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2014

Pagine/Pages: 248

ISBN:978-88-97479-05-5

Prezzo/Price: € 29,00

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Resnik, S. et al.  (a cura di Monica Ferri), "L'ascolto dei sensi e dei luoghi nella relazione terapeutica" 

Writings by:A. Ambrosini, A. Bimbi,  M. Ferri,               G. Gabbriellini,  A. Luperini, S. Resnik,                      S. Rodighiero,  R. Tancredi,  A. Taquini Resnik,       G. Trippi

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della Psicoanalisi

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 156

ISBN:978-88-97479-04-8 

Prezzo/Price: € 37,00

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Silvio G. Cusin, "Sessualità e conoscenza" 

A cura di/Edited by:  A. Cusin & G. Leo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Biografie dell'Inconscio

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 476

ISBN:  978-88-97479-03-1

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione", a cura di G. Leo e G. Riefolo (Editors)

 

A cura di/Edited by:  G. Leo & G. Riefolo

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2013 

Pagine/Pages: 426

ISBN: 978-88-903710-9-7

 Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., "Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor) 

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, A. Arslan, R. Bolletti, P. De Silvestris, M. Morello, A. Sabatini Scalmati.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Cordoglio e pregiudizio

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 136

ISBN: 978-88-903710-7-3

Prezzo/Price: € 23,00

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AA.VV., "Lo spazio  velato.   Femminile e discorso psicoanalitico"                             a cura di G. Leo e L. Montani (Editors)

Writings by: A. Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B. Massimilla, L. Montani, A. Nunziante Cesaro, S. Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L. Tarantini, A. Zurolo.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana: Confini della psicoanalisi

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 382

ISBN: 978-88-903710-6-6

Prezzo/Price: € 39,00

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AA.VV., Psychoanalysis and its Borders, a cura di G. Leo (Editor)


Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jimenez, O.F. Kernberg,  S. Resnik.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis

Anno/Year: 2012 

Pagine/Pages: 348

ISBN: 978-88-974790-2-4

Prezzo/Price: € 19,00

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AA.VV., "Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A. Cusin e G. Leo
Psicoanalisi e luoghi della negazione

Writings by:J. Altounian, S. Amati Sas, M.  e M. Avakian, W.  A. Cusin,  N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A. Sabatini  Scalmati,  G.  Schneider,  M. Šebek, F. Sironi, L. Tarantini.

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Collana/Collection: Id-entità mediterranee

Anno/Year: 2011 

Pagine/Pages: 400

ISBN: 978-88-903710-4-2

Prezzo/Price: € 38,00

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"The Voyage Out" by Virginia Woolf 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-97479-01-7

Anno/Year: 2011 

Pages: 672

Prezzo/Price: € 25,00

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"Psicologia dell'antisemitismo" di Imre Hermann

Author:Imre Hermann

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero 

ISBN: 978-88-903710-3-5

Anno/Year: 2011

Pages: 158

Prezzo/Price: € 18,00

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"Id-entità mediterranee. Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo (editor)

Writings by: J. Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A. Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y. Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M. Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

ISBN: 978-88-903710-2-8

Anno/Year: 2010

Pages: 520

Prezzo/Price: € 41,00

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"Vite soffiate. I vinti della psicoanalisi" di Giuseppe Leo 

Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero

Edizione: 2a

ISBN: 978-88-903710-5-9

Anno/Year: 2011

Prezzo/Price: € 34,00

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OTHER BOOKS

"La Psicoanalisi e i suoi confini" edited by Giuseppe Leo

Writings by: J. Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik

Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini

ISBN: 978-88-340155-7-5

Anno/Year: 2009

Pages: 224

Prezzo/Price: € 20,00

 

"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi Confini" 

Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.

Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas, Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.

Publisher: Schena Editore

ISBN 88-8229-567-2

Price: € 15,00

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Girerò per le strade finché non sarò stanca morta

saprò vivere sola e fissare negli occhi

ogni volto che passa e restare la stessa.

[…]

Sentirò intorno a me scivolare gli sguardi

e saprò d’esser io: gettando un’occhiata,

mi vedrò tra la gente.

Cesare Pavese, 1936

 

 

Incipit

In un altro lavoro (Tabanelli, Scotto di Fasano 2014), Nascere lontano: geografie della maternità, riflettevo su una specifica questione, questa: “si può pensare, oggi, a una cultura africana, dedicata all’infanzia, ‘originaria’, cioè definita da ritmi, tempi e modi di allevamento del bambino fissi e storicamente organizzati? Non possiamo infatti ignorare che attualmente, nell’Est e nel Sud del mondo, ci troviamo di fronte a situazioni ampiamente trasformate, nel bene e nel male, dai processi di colonizzazione e di decolonizzazione. Ne consegue che anche i soggetti che emigrano in ‘Occidente’ non sono soggetti dal punto di vista culturale ‘puri’, poiché hanno già vissuto processi forti di acculturazione o deculturazione che contribuiscono a creare una forte precarietà proprio sul piano culturale” (p.90).

In questo contributo, vorrei riflettere su quegli interrogativi supportata dal pensiero di studiosi che hanno maturato una importante esperienza di lavoro con soggetti cosiddetti ‘migranti’ trapiantati in luoghi lontani per cultura e caratteristiche da quelli di origine. Hanno accettato di riflettervi con me Fethi Benslama, Virginia De Micco, Ludovica Grassi, Gohar Homayounpour, Alfredo Lombardozzi e Eleonora Salvadori.

 

 Una premessa sul termine ‘migranti’

Prima però di arrivare al nocciolo della questione, si impone una riflessione sul termine ‘migranti’. Come sottolineava Francesconi (2010), alla dizione ‘immigrati’ e/o ‘emigrati’ si è sostituita, per riferirsi a chi abbandona la propria terra d’origine, la parola ‘migranti’. Ci si può domandare, sottolineava Francesconi, se nell’immaginario comune oggi, rispetto a ieri, alla possibilità di accogliere e ‘integrare’ in sé, da un punto di vista societario, l’Altro da sé (per cui il ricorso al participio passato si rivelava maggiormente idoneo a sottolineare la ‘stabilizzazione’ dello ‘straniero’ nel nuovo contesto di vita), si sia sostituita un’accoglienza ‘a termine’, precaria, che fa di ogni ambiente, per chi vi arriva in cerca di casa e lavoro, un ‘non luogo’, nel quale l’identità non può che configurarsi come ‘in corso d’opera’, mai scontata e stabilizzata: appunto, ‘migrante’. Tale considerazione mi è parsa significativa a gettare luce su un fenomeno inquietante del nostro tempo: quello della ricerca di un’identità forte, priva di sfumature, che caratterizza gli islamici nati all’estero di seconda generazione. In effetti, non possiamo non chiederci, da un punto di vista psicoanalitico, quale sia l’effetto, a livello inconscio, di un’identità ‘a priori’ caratterizzata da un participio presente, un’identità priva di un ‘posto fisso’ in ogni senso e in ogni dove. Mi sovviene, a tale proposito, un episodio nel film Cous Cous, di Abdellatif Kechiche (2007), nel quale un ‘migrante’ è sconvolto da una violenta crisi dissociativa quando sperimenta con angoscia la mancanza della possibilità di capire e di farsi capire. Nella condizione esistenziale priva di identità, non può che scompensarsi, avendo perduto le coordinate di riferimento in grado di garantire stabilità e continuità. La trasparenza, l’invisibilità annientano la fiducia inconscia nel proprio senso di continuità, cioè nella certezza di possedere un’identità, di ‘esserci’. Lo si vede accadere molto bene in altro film, La famiglia, di Ettore Scola (1987). Nell’episodio al quale faccio riferimento, si vedono due adulti in piedi e un bambino piccolo tra le loro gambe. Arriva alle ginocchia degli adulti. L’inquadratura è prevalentemente centrata all’altezza degli occhi del bambino. Gli adulti si interrogano l’un l’altro su dove sarà il piccolo protagonista, il tono è serio, il bambino all’inizio ride e sta al gioco, poi dice: ‘Sono qui!’. Gli adulti continuano a cercarlo come se non lo vedessero né lo sentissero, mentre il piccolo, sempre più allarmato, grida la propria presenza, finché crolla in una disperazione ai limiti dello scompenso. Quello cui si assiste è una vera e propria nullificazione del sé. Un altro episodio, descritto da Naouri (1998), illustra molto efficacemente quale può essere l’esito dell’attacco all’identità soggettiva. Si tratta di due fratelli osservati nel suo ambulatorio dall’autore, il più grande, di circa sette anni, non aveva accettato la nascita del minore, di quattro anni più piccolo. Non perdeva occasione di aggredirlo, senza che questi facesse nulla per contrastare la violenza del più grande, del quale anzi prendeva le difese quando veniva punito o sgridato per il suo comportamento aggressivo. Fino al giorno in cui accadde qualcosa di diverso. “Il piccolo andò a prendere un giocattolo e subito il fratello glielo portò via. […] Il piccolo gli lasciò il giocattolo senza fare resistenza e andò a giocare sulla bilancia. Suo fratello lo cacciò immediatamente. Anche questa volta il piccolo lo lasciò fare e andò a sedersi sulla sedia a dondolo, da cui suo fratello lo fece ovviamente sloggiare. Il giochetto continuò così per qualche minuto a una velocità incredibile e con una violenza, dispensata e subita, insopportabile. Fino al momento in cui il piccolo improvvisamente si arrestò […] fermando con il suo sguardo bruno […] lo slancio del fratello e dicendogli: «Sei me, tu? E io, io sono te? Non so più se sono me o sono te. Tu lo sai se io sono te? Tu sai se tu sei me? Magari io sono te. Magari io non sono me. Magari io sono me. Magari io non sono te. Magari tu sei te. Dimmelo, tu lo sai? Me lo vuoi dire?»“ (247,8). In effetti al vissuto, quando non alla realtà, di attacchi predatori di scelte, corrisponde inevitabilmente una frammentazione identitaria. È per tali ragioni che è importante interrogarsi sulla possibilità di resilienza a protezione del Sé. Laddove resilienza è interrogare sé e l’altro proprio sul confine me/non me.

Scrivevo altrove (2009) che la società contemporanea è caratterizzata, da un punto di vista antropologico, dal fatto che oggi più che nel passato l’Altro è colui che perturba un modo d’essere de-finito. Nei non-luoghi (Augé 1993) del nostro tempo gli immigrati forzano, turbano e trasformano i contenitori delle identità individuali e istituzionali. Al confronto con tali forme di assolutà alterità (Ghirelli 2002) si reagisce con la ‘tautologia della paura’ (Dal Lago 1999), dove dominano vissuti di solitudine, precarietà, minaccia incombente - che trasformano il modo d’essere individuale -, con reazioni connesse, di conseguenza, a atteggiamenti xenofobi: il che incide sulle trasformazioni istituzionali, si pensi ad esempio alla proposta di istituire classi separate per gli stranieri. Inoltre, l’identità migrante è di per sé perturbante, poiché è “l’identità di chi non è più una persona completa […] con tutti i suoi desideri e bisogni: è come frammentata nelle cose che fa […] noi continuiamo a trattarli come fossero soltanto braccia” (Ghirelli 2002, 130).

Se da sempre i motivi principali della paura dell’uomo sono riconducibili al mondo esterno e alle relazioni con gli altri, come ha mostrato Freud (1929) ne Il disagio della civiltà, oggi l’incertezza esistenziale che caratterizza la condizione umana connota in modo specifico tali storici motivi d’angoscia. Scrive Dal Lago (1999): “Definisco ‘tautologico’ [un meccanismo stabile di produzione mediale della paura] quando la semplice enunciazione dell’allarme ([ad esempio quella di un’]’invasione di immigrati delinquenti) dimostra la realtà che esso denuncia. Questi meccanismi ‘autopoietici’ sono noti in sociologia […] se gli uomini definiscono le situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze.” (73). L’Altro in effetti è colui che perturba il confine dell’identità, che è sia de-limitazione sia area di coappartenza in quanto incontro di due bordi. La questione non può essere semplificata, “differenza e limite sono essenziali. […] Il limite non è […] una proiezione arbitraria] […] ma è il prodotto di una relazione” (Raffestin 1992, 45). Come notano Menatti e Bonesio (2004), “i discorsi sulla questione delle identità da contrapporre all’omologazione mondialista oscillano tra due paradigmi opposti: da un lato l’idea di identità forti, centrate […] su se stesse, chiuse e incomunicanti […]; dall’altro una concezione ‘debole’ […] che guarda all’identità come […] a uno scambio […] fra […] stili culturali differenti, nell’orizzonte tardo-moderno di un mondo dove non ci sono più autenticità culturali, ma svariate forme di meticciato, di sincretismo, di mescolanze, di babelismo: identità dunque inevitabilmente relazionali, miste. […] Il modello dell’identità chiusa in se stessa, nella sua forma più oltranzista, privilegia l’autoriferimento […] tanto da correre il rischio dell’intolleranza. […] Viceversa, il modello dialogico “debole” prende atto dell’ibridazione culturale prodotta dalla modernità […] Nel mondo globalmente interconnesso, che parla […] un unico linguaggio, quello della tecnica occidentale, […] l’opera occidentale di deculturazione ha […] prodotto il deserto dello sradicamento, a confrontarsi [sono] frammenti di identità […] in forma di […] mescolanze, ibridazioni, sincretismi. È ciò che, secondo Latouche, si starebbe verificando nel Terzo e Quarto Mondo, con […] l’affermarsi di fenomeni sempre più diffusi […] di sincretismo culturale […], possibili proprio […nel] planetario supermercato delle merci e delle immagini attuato dalla tecnica. […] in questo scenario [si va a costituire] un soggetto culturale indebolito, il cui atteggiamento dominante è quello di consumatore di merci, le differenze si smussano e il sacrosanto riconoscimento delle ragioni dell’altro tende a diventare lo smarrimento di sé” (77-78).

Affermano le Autrici che non va salvaguardato il dialogo di per sé quanto piuttosto un dialogo ‘forte’, ‘radicale’, in cui le differenze che entrano in confronto restano tali: “nel senso che occorre riuscire a vedersi dal punto di vista esterno […] ma senza rinunciare a essere quello che si è. Una pratica del dentro/fuori insieme” (78) perché non prendano vita fenomeni riconducibili alla categoria dell’immunizzazione (cfr. Esposito 2002). “Il concetto di immunitas (immunità), [infatti,] si pone sul fronte opposto rispetto a quello di communitas (comunità). Immunis è un vocabolo privativo […] Chi risulta senza munus è dispensato da una serie di obblighi di carattere giuridico, e in senso lato anche di carattere morale, nei confronti dell’altro. […] L’immunis è, quindi, un privilegiato rispetto a colui che insieme ad altri è obbligato al munus, ossia a chi è communis, colui che fa parte di una communitas, di un gruppo politico e sociale fondato su rapporti di reciprocità e obblighi di scambio” (80).

Oggi, la comunità esiste in quanto attratta e risucchiata nel suo opposto, l’immunità; la comunità attuale include l’opposto perché ne ha necessità per continuare a vivere (si pensi al fatto che oggi i lavori più faticosi e sottopagati sono delegati ai migranti), affermando una logica di esclusione: io esisto in quanto non sono un’altra persona; ciò che in tal modo viene perduta è la memoria del fatto che se io sono è perché lo devo all’altro. Ecco perché è anticomunitario l’esito cui l’immunizzazione conduce, la comunità in quanto tale insostenibile e l’esito catastroficamente autodissolutivo innegabile, come mostrano lo sfascio delle istituzioni e la sciatteria che caratterizza la maggior parte delle relazioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

Bibliografia

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Tabanelli A., Scotto di Fasano D., 2014, Nascere lontano: geografie della maternità, Interazioni, 2014, pp.90-102.

 

 
 
 
 
   

 

 

 

   
 
 

 

 

 

 

 

 

         

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

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