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Resnik,
S. et al. (a cura di Monica Ferri), "L'ascolto dei
sensi e dei luoghi nella relazione terapeutica"
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Ambrosini, A. Bimbi, M. Ferri, G.
Gabbriellini, A. Luperini, S. Resnik,
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Silvio
G. Cusin, "Sessualità e conoscenza"
A cura di/Edited by: A. Cusin & G. Leo
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana/Collection: Biografie dell'Inconscio
Anno/Year: 2013
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"Psicoanalisi e luoghi della riabilitazione", a cura
di G. Leo e G. Riefolo (Editors)
A cura di/Edited by: G. Leo & G. Riefolo
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Anno/Year: 2013
Pagine/Pages: 426
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"Scrittura e memoria", a cura di R. Bolletti (Editor)
Writings by: J.
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AA.VV., "Lo
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psicoanalitico"
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Cusin, J. Kristeva, A. Loncan, S. Marino, B.
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Parrello, M. Sommantico, G. Stanziano, L.
Tarantini, A. Zurolo.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana: Confini della psicoanalisi
Anno/Year: 2012
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AA.VV., Psychoanalysis
and its Borders, a cura di
G. Leo (Editor)
Writings by: J. Altounian, P.
Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D. Hinshelwood, J.P.
Jimenez, O.F. Kernberg, S. Resnik.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana/Collection: Borders of Psychoanalysis
Anno/Year: 2012
Pagine/Pages: 348
ISBN: 978-88-974790-2-4
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AA.VV.,
"Psicoanalisi e luoghi della negazione", a cura di A.
Cusin e G. Leo
Writings by:J.
Altounian, S. Amati Sas, M. e M. Avakian, W. A.
Cusin, N. Janigro, G. Leo, B. E. Litowitz, S. Resnik, A.
Sabatini Scalmati, G. Schneider, M. Šebek,
F. Sironi, L. Tarantini.
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Collana/Collection: Id-entità mediterranee
Anno/Year: 2011
Pagine/Pages: 400
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"The Voyage Out" by Virginia
Woolf
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
ISBN: 978-88-97479-01-7
Anno/Year: 2011
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"Psicologia
dell'antisemitismo" di Imre Hermann
Author:Imre Hermann
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
ISBN: 978-88-903710-3-5
Anno/Year: 2011
Pages: 158
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"Id-entità mediterranee.
Psicoanalisi e luoghi della memoria" a cura di Giuseppe Leo
(editor)
Writings by: J.
Altounian, S. Amati Sas, M. Avakian, W. Bohleber, M. Breccia, A.
Coen, A. Cusin, G. Dana, J. Deutsch, S. Fizzarotti Selvaggi, Y.
Gampel, H. Halberstadt-Freud, N. Janigro, R. Kaës, G. Leo, M.
Maisetti, F. Mazzei, M. Ritter, C. Trono, S. Varvin e H.-J. Wirth
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
ISBN: 978-88-903710-2-8
Anno/Year: 2010
Pages: 520
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"Vite soffiate. I vinti della
psicoanalisi" di Giuseppe Leo
Editore/Publisher: Edizioni Frenis Zero
Edizione: 2a
ISBN: 978-88-903710-5-9
Anno/Year: 2011
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"La Psicoanalisi e i suoi
confini" edited by Giuseppe Leo
Writings by: J.
Altounian, P. Fonagy, G.O. Gabbard, J.S. Grotstein, R.D.
Hinshelwood, J.P. Jiménez, O.F. Kernberg, S. Resnik
Editore/Publisher: Astrolabio Ubaldini
ISBN: 978-88-340155-7-5
Anno/Year: 2009
Pages: 224
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"La Psicoanalisi. Intrecci Paesaggi
Confini"
Edited by S. Fizzarotti Selvaggi, G.Leo.
Writings by: Salomon Resnik, Mauro Mancia, Andreas Giannakoulas,
Mario Rossi Monti, Santa Fizzarotti Selvaggi, Giuseppe Leo.
Publisher: Schena Editore
ISBN 88-8229-567-2
Price: € 15,00
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Non
dimenticherò mai quando udii la prima volta il nome di Harold
Searles. Ero in un gruppo di studio con dei colleghi molti anni fa e
Karl Figlio fece riferimento ad un articolo dal titolo accattivante:
"Il paziente come terapeuta del suo analista". Egli ne
parlò come se si trattasse di un suo amico speciale, con un'aria di
riservatezza come se si potesse guardare dentro le mani messe a coppa
di qualcuno e provare invidia e curiosità. Lo lessi alla prima
occasione, e riconobbi immediatamente perché Karl si fosse comportato
così. Il saggio - lungo ottanta pagine - porta alla luce cose che si
sapevano, ma che non si sapeva di sapere o che qualcun altro sapesse, qualcosa che è caratteristico degli scritti di
Searles. In questo caso era proprio quanto di più interattivo fosse
possibile l'interazione tra paziente e terapeuta fino al punto da
essere costitutivamente reciproca. Esso enfatizza anche quanto il
paziente entra in gioco e contribuisce alla relazione e, come
evidenziato nel titolo, quanto essere un paziente è motivato dal
voler curare ferite dei propri oggetti interni - in genere riferiti ai
propri genitori, di cui il terapeuta è un sostituto. Egli ritiene che
questo impulso sia basilare nel nostro essere umani. Melanie Klein e
Hannah Segal affermarono che la riparazione si trova al centro
dell'impulso creativo nell'arte e nella cultura. Searles trova
l'impulso a curare al centro della relazione terapeutica. Egli scrive:
<<Sto
qui suggerendo non semplicemente che il paziente voglia dare terapia
allo stesso modo in cui la vuole ricevere... la mia ipotesi ha a che
fare con qualcosa di gran lunga più fondamentale di ciò. Sto
ipotizzando che il paziente è malato in quanto, e nella misura in
cui, i suoi sforzi terapeutici sono stati soggetti a tali
vicissitudini che sono diventati straordinariamente intensi, frustrati
in quanto a soddisfacimento o addirittura a riconoscimento, e perciò
misti a intense ed esorbitanti componenti di odio, invidia e
competitività. Essi sono stati perciò soggetti (o anche, sin
dalle prime manifestazioni di consapevolezza, mantenuti sotto) alla
rimozione. In termini transferali, la malattia del paziente è
espressione del suo tentativo inconscio di curare il
[terapeuta]>> (Searles, 1979, pp.380-381).
Centrale
nel suo pensiero è l'idea che il processo terapeutico al lavoro tra
paziente e terapeuta 'è reciproco e bidirezionale' (p.428). In
particolare, presta grande attenzione, lungo tutti i suoi scritti e
più di ogni altro autore, al grado in cui il terapeuta è
emotivamente coinvolto ed a rischio nella relazione terapeutica.
C'è
un'altra caratteristica di Searles che lo rende ai miei occhi un amico
speciale. Egli dà l'impressione di essere sui generis, una
persona autenticamente originale, unica, non appartenente a nessuna
scuola. Naturalmente non è possibile pensare al di fuori della storia
delle idee, e sono sicuro che un giorno qualcuno rintraccerà le
radici del suo pensiero, ma io, uno storico professionista delle idee,
non conosco dove collocarlo all'interno di una particolare tradizione.
Di sicuro, egli nacque in America nel 1918 nei pressi delle "Catskill
Mountains", a nord dello stato di New York (una vasta e bella
regione, ci sono stato), andò a studiare alla Cornell University, si
formò nella "Harvard Medical School", nell'esercito e poi
alla "Menninger Clinic" nel Kansas e fu analizzato nell'area
di Washington, dove trascorse la sua vita lavorativa - in particolare,
quindici anni nel Maryland al "Chesnut Lodge", un ospedale
psichiatrico privato per ricchi - dove arrivò nel 1949. Anche Frieda
Fromm-Reichmann vi lavorò in quel periodo. Era un'istituzione
considerevole, come lo era anche la "Austen Riggs Foundation"
nel Massachusetts, nell'offrire un autentico trattamento
psicoanalitico a pazienti psicotici. Searles ha ottant'anni, si è
ritirato in pensione a Davis, in California. Ha due figli ed una
figlia ed è stato sposato con la stessa moglie per circa 60 anni. Sua
figlia vive in Inghilterra ed è sposata con uno degli attori della
celebre serie televisiva Dr. Who, cosa che in qualche modo sembra una
scelta appropriata per la figlia del mio analista anticonformista
preferito. Avendo lui come padre deve essersi posto il problema di una
scelta difficile da seguire, e Dr. Who mi colpisce come profondamente
giusta.
Come
ho già detto, definire Searles come "sui generis" risulta
essere impreciso in termini storici e di disciplina, ed egli è sempre
stato generoso con le sue citazioni di persone con cui si è sentito
affine, come ad es. Margaret Little, Heinrich Racker, Donald Winnicott
(quest'ultimo ammirava Searles, gli scrisse e lo invitò in
Inghilterra. Questa lettera è considerata da Searles il più grande
onore che potesse ricevere). Mentre leggevo alcuni dei circa 60
articoli raccolti in libri o la sua monografia sull'ambiente non
umano, ci si sente in un'intensa conversazione personale con lo
stesso Searles, non con uno psicologo dell'Io o con un nome di un
eponimo, o ancor meno di una scuola. Egli dà l'impressione più di
una narratore di storie o di un filosofo informale che si appoggia
indietro e dice: <<Mentre ero seduto nella mia stanza di
consultazione l'altra settimana mi è successa una cosa straordinaria.
Stavo sperimentando il sentimento x, e il mio paziente disse y e,
prima che tu lo sapessi, z stava lì proprio tra di noi, e non potevo
aver detto assolutamente di chi era il sentimento che c'era stato>>.
E' affascinante. Non è facile dire quali sono gli elementi
dell'incantesimo, ma ci proverò. Il mio scopo principale è comunque
quello di convincere il lettore ad andare agli articoli originali.
Penso
che ci siano due aspetti notevolmente originali nel suo lavoro: il
fatto che egli attraversi dei confini e il fatto che vada sempre più
in profondità. Prima di spiegare in quali modi io penso egli faccia
ciò, vorrei fornire qualche elemento di contesto. Winnicott
attraversa dei confini col suo concetto di transizionale - oggetti e
fenomeni transizionali - i quali, ci dice, non sono né interni né
esterni bensì condivisi da entrambi i versanti. Non è che non ci sia
alcun confine, ma piuttosto che esso è permeabile, e le cose si
muovono attraverso di esso, avanti e indietro, e vengono
condivise in modo che esse sono in entrambi. E' ciò che dice a
proposito della speciale copertina dei bambini o dell'orsacchiotto, ed
è anche ciò che dice a proposito della cultura, che si tratti di
cinema, di teatro o della lettura di un romanzo. Searles tocca
queste stesse cose, ma i due confini che egli chiarisce, secondo me,
sono quello tra umano e non umano e quello tra terapeuta e paziente.
Per quanto riguarda l'andare in profondità, Klein penetrò nelle
profondità primitive e psicotiche dell'inconscio dei pazienti a un
punto che non si spinsero né Freud né i successivi freudiani.
Infatti, Wilfred Bion diceva, riassumendo il suo lavoro sui gruppi,
che le spiegazioni freudiane non erano andate abbastanza lontano. Egli
scrisse:
<<Andrei
oltre: penso che la posizione centrale nelle dinamiche gruppali sia
occupata da meccanismi più primitivi che Melanie Klein ha descritto
come peculiari delle posizioni schizo-paranoide e depressiva. In altre
parole, credo... che non è semplicemente questione di incompletezza
della chiarificazione fornita dalla scoperta di Freud del gruppo
famigliare come prototipo di tutti i gruppi, ma del fatto che tale
incompletezza tralascia la fonte delle principali pulsioni emozionali
del gruppo>> (p.188). <<... avvicinato dal punto di vista
dell'angoscia psicotica, associata a fantasie di primitive relazioni
oggettuali parziali... i ... fenomeni appaiono avere di gran lunga le
caratteristiche di reazioni difensive all'angoscia psicotica, e di non
essere tanto in disaccordo con la visione di Freud di qualcosa di
aggiuntivo ad esse. Secondo me, è necessario elaborare sia gli stress
che riguardano i modelli familiari sia le ancor più primitive angosce
di relazioni oggettuali parziali. Infatti, considero queste ultime
come contenenti le fonti ultime di ogni comportamento gruppale>>(p.189).
Scrivendo
della tradizione kleiniana sottolineerei tre temi: la fantasia
primitiva, quella psicotica e quella inconscia. Scrivendo di Searles
enfatizzerei questi temi per come si manifestano nelle relazioni tra
le persone ed il non umano, compresa la natura, e tra il terapeuta ed
il paziente, ossia il controtransfert. Searles è stato giustamente
chiamato il pensatore più originale negli Stati Uniti riguardo
alla teoria e alla pratica del controtransfert (Hirsch, 1998, p.251).
Vale la pena di notare che la Klein era diffidente nei confronti del
concetto del controtransfert, temendo, come fece Freud, che il
terapeuta avrebbe confuso i suoi conflitti inconsci non elaborati con
le proiezioni del paziente. Bion era molto più coraggioso in questo
campo, ma non etichettò come controtransfert i propri pensieri sulle
sottili intimità della comunicazione inconscia tra paziente e
terapeuta. Searles percorre l'intera via e confessa l'esistenza di
potenti dimensioni proiettive e ri-proiettive nella relazione
transfert-controtransfert e considera il potere di questo legame come
l'essenza della relazione terapeutica. Egli sostiene che al centro del
processo terapeutico al meglio del suo sviluppo c'è una fase che egli
chiama "simbiosi terapeutica", durante la quale è
impossibile districare quali sentimenti appartengano a chi dei
due.
(fine
della prima parte - to be continued)
|
|
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