I N S E G N A R E   A U S C H W I T Z


FILMOGRAFIA DELLA SHOAH

a cura di Giorgio Allani e  Stefano Zampieri


                                             DA DOVE PARTIRE ...
  • La vita è bella - 1998
    di Roberto Benigni
  • Jona che visse nella balena - 1993
    regia di Roberto Faenza tratto dal libro omonimo di Jona Obersky
  • Schindler's list - 1993
    di Steven Spielberg
  • Train de vie - Un treno per vivere - 1999
    regia di Radu Mihaileanu (rumeno)
  • Jacob il bugiardo - 1999
    regia di Peter Kossowitz, protagonista Robin Williams ambientato nel ghetto di Varsavia
  • La tregua - 1996
    di Francesco Rosi ricavato dal testo omonimo di Primo Levi
  • Arrivederci ragazzi - 1987
    regia di Luis Malle
  • Kapò - 1959
    regia di Gillo Pontecorvo
  • L'amico ritrovato -1989
    regia di Jerry Schatzberg. Tratto dal libro omonimo di Fred Hulman
  • Shoah - 1978
    regia di Claude Lanzamann. Lunga ricostruzione (oltre 9 ore) tutta centrata sulla testimonianza dei sopravissuti. L'autore ha in preparazione una versione più corta (circa 3 ore) di più facile utilizzo.
  • Concorrenza sleale  -  2000   di Ettore Scola

 



La vita davanti a sé (La vie devant soi) , Fr. (1977)
REGIA: Moshe Mizrahi
ATTORI: Simone Signoret; Samy Ben Youb; Michael Bat-Adam; Gabriel Jabbour; Mohamed Zinet; Claude Dauphin; Geneviève Fontanel
GENERE: Drammatico
DURATA: 95'
AUTORE LETTERARIO: Emile Ajar

Madame Rose, ex prostituta ebrea, abita in un quartiere dove convivono ebrei, arabi e neri. Scampata a un campo di concentramento, decide di allevare i figli delle sue ex colleghe. In miseria e in fin di vita, ha accanto a sé uno dei suoi protetti. Dall'omonimo romanzo di Emile Ajar, premio Goncourt, un film abile portato a spalla dalla bravura di S. Signoret, assecondata dall'eccellente Mohamed Zinet. In USA, rititolato Madame Rosa, prese l'Oscar come miglior film straniero. (Morandini, Dizionario film 2002)


Preludio alla Shoah

Süss l’ebreo (Jud Süss), Germ. (1940)
REGIA: Veit Harlan
ATTORI: Kristina Söderbaum; Ferdinand Marian; Werner Krauss; Heinrich George; Eugene Klöpfer; Malte Jäger; Hilde von Stoltz; Albert Florath; Theodor Loss
GENERE: Drammatico
DURATA: 97'
FOTOGRAFIA: BN
AUTORE LETTERARIO: Lion Feuchtwanger

A Stoccarda nel 1733 il finanziere ebreo Süss Oppenheimer (F. Marian) aiuta il dissoluto e scialone duca del Württemberg (H. George), ottenendone in cambio la riscossione delle tasse e diventa un potente, nonostante il dissenso del rabbino Low (W. Krauss). Sequestra la giovane Dorothea (K. Söderbaum), figlia di un consigliere di Stato, la stupra e fa torturare il suo fidanzato sotto una falsa accusa politica. Quando la giovane si annega e il duca muore d'infarto, esplode la rivolta popolare. Süss è condannato a morte, esposto alla gogna e impiccato. Gli ebrei del Württemberg sono cacciati. È il più celebre dei film antisemiti della Germania nazista. Il romanzo (1925) dell'ebreo Lion Feuchtwanger da cui deriva era già diventato un film britannico del 1934 (Jew Süss), diretto da Lothar Mendes con Conrad Veidt in una versione filosemita, in linea col romanzo, ignobilmente deformato nella sceneggiatura di Ludwig Metzger, Eberhard Möller e dello stesso V. Harlan. Diretto probabilmente senza convinzione (Harlan non era più nazista della media dei suoi colleghi), è un film inverosimile e farraginoso, zeppo di colpi di scena, affidato a una recitazione teatraleggiante ed enfatica (il più misurato è proprio F. Marian) sebbene non manchi di efficacia nei momenti in cui la narrazione coincide con la più spudorata propaganda. In Germania il film ebbe un grande successo di pubblico. Himmler ne ordinò la visione obbligatoria a tutte le truppe e alle SS. Dopo la guerra, scelto come capro espiatorio per l'epurazione nel campo del cinema, Harlan fu due volte processato per crimini contro l'umanità e assolto per insufficienza di prove. L'attore Marian si suicidò in auto. (Morandini, Dizionario film 2002)


Il grande dittatore (The Great Dictator), USA (1940)
REGIA: Charles S. Chaplin
ATTORI: Charles S. Chaplin; Paulette Goddard; Jack Oakie; Reginald Gardiner
GENERE: Satirico
DURATA: 128'
FOTOGRAFIA: BN

Un barbiere ebreo è scambiato per Adenoid Hynkel, dittatore di Tomania, e in questa veste pronuncia un discorso umanitario. Satira penetrante e persino preveggente del nazifascismo in cui Charlot si sdoppia nel piccolo barbiere ebreo e nel dittatore Hynkel (Hitler): l'uno appare come l'immagine un po' sbiadita del vagabondo; l'altro ne è, per certi versi, il negativo. Primo film parlato di Chaplin. Da un dialogo ridotto all'essenziale (Charlot non può parlare) si passa, nel finale, all'invadenza della parola. Sequenze celebri: la rasatura al ritmo di una danza ungherese di Brahms; Hynkel che gioca col mappamondo; l'incontro tra Hynkel e Benzino Napoloni, dittatore di Bacteria. Anni dopo Chaplin espresse il suo dispiacere di averne fatto una commedia nella sua ingenua ignoranza di quel che veramente succedeva nella Germania nazista, ma il film è, comunque, una gioia da vedere ancora oggi. Ridistribuito anche, più correttamente, col titolo Il grande dittatore.
(Morandini, Dizionario film 2002)

Così finisce la nostra notte (So Ends Our Night), USA (1941)
REGIA: John Cromwell
ATTORI: Fredric March; Margaret Sullavan; Glenn Ford; Erich von Stroheim; Frances Dee
GENERE: Drammatico
DURATA: 117'
FOTOGRAFIA: BN
AUTORE LETTERARIO: Erich Maria Remarque

Un ufficiale tedesco cui ripugna il regime nazionalsocialista cerca di passare il confine. Nella sua fuga si accompagna a due giovani ebrei slovacchi. Insieme, dopo molte peripezie, si sottraggono alle SS. Tratto da un romanzo di Erich Maria Remarque, scrittore fortunato con il cinema, è uno dei migliori film sul nazismo realizzati a Hollywood durante la guerra. Intenso, delicato, struggente. Bella squadra di attori tra cui E. von Stroheim. (Morandini, Dizionario film 2002)


La caduta degli Dei, It.-Svizz.-RFT (1969)
REGIA: Luchino Visconti
ATTORI: Dirk Bogarde; Ingrid Thulin; Helmut Berger; Helmut Griem; Umberto Orsini; Charlotte Rampling; Florinda Bolkan; Renaud Verley
GENERE: Drammatico
DURATA: 150'

Storia della famiglia tedesca degli Essenbeck, industriali metallurgici, nel biennio 1933-34, dall'incendio del Reichstag alla “notte dei lunghi coltelli” in cui le SS fecero strage delle SA. Poeta del negativo, Visconti riprende qui – tenendo d'occhio Macbeth di Shakespeare, I demoni di Dostoevskij, Götterdämmerung di Wagner e Thomas Mann – la sua vocazione di registratore di crolli, profanatore di romanticismi, cantore di corruzioni e dissoluzioni. Forzature, dissonanze, compiacimenti sono i peccati minori di un film dal ritmo spiccio, di fosca potenza, con una compagnia internazionale di attori di prim'ordine. Ribattezzato malignamente “La saga dei Buddenkrupp”. (Morandini, Dizionario film 2002)


Cabaret (Cabaret), USA (1972)
REGIA: Bob Fosse
ATTORI: Liza Minnelli; Michael York; Joel Grey; Helmut Griem; Marisa Berenson
GENERE: Musicale
DURATA: 128'
AUTORE LETTERARIO: John Van Druten; C. Isherwood; Jay Presson Allen; Hugh Callingham Wheeler

Nella Berlino del 1931 un'attricetta americana e un intellettuale britannico si amano alla follia. Incinta, lei abortisce per non bruciarsi la carriera. Sullo sfondo le prime svastiche naziste. Segue la commedia I Am a Camera di J. Van Druten (ispirata ai racconti di C. Isherwood Goodbye to Berlin) più che l'omonimo musical di Jay Presson Allen e Hugh Wheeler. 5 Oscar per B. Fosse (il suo capolavoro al cinema), Geoffrey Unsworth (fotografia), Ralph Burns (direzione musicale), L. Minnelli (bravissima), J. Grey (geniale). Strehler l'ha visto almeno quattro volte. Vale la pena di rivederlo, no? (Morandini, Dizionario film 2002)
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Realtà del lager

L’ultima tappa (Ostatni etap), Polonia (1947)
REGIA: Wanda Jakubowska
Film- documentario in cui l’autrice si riferisce alle proprie esperienze ad Auschwitz.

Kapò di Gillo Pontecorvo, It.-Fr. (1960)
REGIA: Gillo Pontecorvo
ATTORI: Susan Strasberg; Laurent Terzieff; Emmanuelle Riva; Didi Perego; Gianni Garko; Paola Pitagora
GENERE: Drammatico
DURATA: 102'
FOTOGRAFIA: BN
Scampata alla morte, facendosi passare per criminale comune, orfana ebrea diventa kapò in un campo di lavoro tedesco in Polonia, cioè caposquadra-aguzzina delle sue compagne, aizzata alla ferocia dalla logica spietata del lager. L'amore per un prigioniero russo la redime. Frutto di un impegno austero (scritta dal regista con Franco Solinas) e delle buone intenzioni, questa parabola sulla degradazione e sulla distruzione della dignità nei lager nazisti svicola nella 2ª parte verso la demagogia sentimentale di una storia di amore, redenzione e morte e nella bravura effettistica e ostentata della carneficina finale trasformando una tragedia in un mediocre melodramma. Diede origine a una violenta stroncatura, intitolata “De l'abjection”, di Jacques Rivette (Cahiers du Cinéma n. 120, giugno 1961) che rimproverò al regista, in particolare, la carrellata in avanti per inquadrare il cadavere della Riva, suicida sul filo spinato elettrificato. Quella polemica recensione fu lo spunto, trent'anni dopo, per un saggio del critico Serge Daney. Nastro d'argento 1961 per Didi Perego, attrice non protagonista. (Morandini, Dizionario film 2002)


Vincitori alla sbarra , (Le temps du ghetto), Fr. (1961)
REGIA: Frédéric Rossif
GENERE: Documentario
DURATA: 84'

E’ la storia filmata dagli stessi tedeschi dell’oppressione degli ebrei del ghetto di Varsavia e della successiva distruzione del ghetto, intercalata da interviste ad alcuni superstiti.

Fuga da Mauthausen (Die Flucht), Germ.(1963)
REGIA: Edwin Zbonek
ATTORI: Gunther Ungehuer, George Goetz, Katinka Hofmann.
GENERE: Drammatico
Durata: 94'

E’ la storia di due fratelli, uno prigioniero a Mauthausen e l'altro comandante delle SS.
Il giovane Franz fugge dal campo di concentramento di Mauthausen. Sulle sue tracce si mettono le SS comandate dall'ufficiale Kohler, fratello di Franz. I due fratelli infatti stanno da due parti opposte.

Paesaggio dopo la battaglia (Krajobraz po bitwe), Pol. (1970)
REGIA: Andrzej Wajda
ATTORI: Daniel Olbrychski; Stanislawa Celinska; Tadeusz Janczar; Mieczyslaw Stoor; Zygmunt Malanowicz; Leszek Drogosz
GENERE: Dramm.
DURATA: 109'
AUTORE LETTERARIO: Tadeusz Borowski

L'8 Maggio 1945, a guerra finita, gli internati di un campo di concentramento nella Germania nazista sono trasferiti dagli americani in una caserma delle SS che funziona da campo di raccolta e smistamento. Tra loro c'è Tadeusz (D. Olbrychski), giovane intellettuale polacco che stringe un'amorosa amicizia con l'ebrea Nina (S. Celinska). Dopo la sua morte accidentale e assurda, decide di tornare in Polonia. Ispirato ai racconti di Tadeusz Borowski (1922-51), sopravvissuto ai campi di sterminio, Wajda (1926) torna ai temi dei suoi film giovanili con un film dolente, lucido, disincantato, ma non disperato, non privo di riferimenti incomprensibili per uno straniero (o un polacco di corta memoria storica), ricco di sequenze memorabili: le prime ore di libertà (accompagnate dalla musica di Vivaldi); la ridicola solennità della recita della Battaglia di Grünwald; la passeggiata dei due innamorati fuori dal campo; la scena dell'obitorio. (Morandini, Dizionario film 2002)

Le deportate della sezione speciale SS di Rino di Silvestro It. (1976)
REGIA: Rino di Silvestro
ATTORI: John Steiner, Rik Battaglia, Erna Schurer, Guido Leontini, Lina Polito, Sara Sperati.
GENERE: Drammatico
DURATA: 95’

Le SS smistano le donne ebree nei vari Lager. Fra queste c'è Tania di cui ilcomandante si innamora. Lei non gli cede fino a quando le si presenta l'occasione, fuggite le sue compagne, di rimanere sola con lui e di evirarlo. Alla fine tutti muoiono.

IL FILM LA NAVE DEI DANNATI - Il viaggio dei dannati di Stuart Rosemberg GB. (1977)
REGIA: Stuart Rosenberg
ATTORI: Lee Grant, James Mason, Max Von Sidow, Ben Gazzara, Faye Dunaway, Malcolm McDowell, Katharine Ross, Orson Welles, Oskar Werner.
GENERE: Drammatico
DURATA: 125’
AUTORE LETTERARIO: Gordon Thomas e Max Morgan Vitts
Il film narra la vicenda (vera) della St. Louis, la nave partita da Amburgo nel maggio del '39 per portare in esilio politico un migliaio di ebrei. Cuba nega il permesso di sbarco e così gli Usa. La nave torna verso l'Europa e, dopo enormi sforzi, il comandante ottiene il permesso di far sbarcare gli ebrei ad Anversa.

Olocausto (Holocaust), USA(1979)
REGIA: Marvin J. Chomsky
ATTORI: Jim Anbach, Sean Arnold, John Bailey, Blanche Baker, Isolde Barth, Michael Beck
DURATA: 475' (colore)
AUTORE LETTERARIO: Gerald Green

Serie Tv sulla storia della famiglia ebrea Weiss in Germania negli anni della persecuzione nazista

Nel 1979 comparve negli Stati Uniti un serial televisivo intitolato "Holocaust", tratto dall'omonimo romanzo di Gerald Green pubblicato nel 1978. Il successo della fiction televisiva fu enorme tanto da venir trasmessa in Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia. Si trattava di un lavoro mediocre, privo di spessore storico. Seguendo le logiche della comunicazione filmica di scuola statunitense si era prodotto un qualcosa che andava verso la spettacolarizzazione di massa, verso la trivializzazione dell'evento. Ciononostante - pur attraverso lo specchio deformante della fiction - lo sterminio degli ebrei d'Europa dopo più di trent'anni diventava qualcosa di "percepito" al di là delle biblioteche e degli studi settoriali.
Ogni medaglia ha il suo rovescio: la notorietà presso il grande pubblico di qualsiasi cosa si paga con una sua più o meno ampia volgarizzazione. Spesso però si fa un torto all'intelligenza del grande pubblico trattandolo alla stregua di un minorenne intellettuale incapace di distinguere e di capire. Viceversa il pubblico delle "fiction" televisive è meno sprovveduto di quanto suppongano i professori universitari. Le persone sanno distinguere più di quanto si pensi tra "fiction" e realtà ed hanno verso il mezzo televisivo più ciniche difese di quanto si pensi. Certo di fronte ad "Holocaust" vi sarà stato un buon numero di persone, disarmate culturalmente, che hanno fatto dello sceneggiato la loro unica fonte di informazione sull'argomento. Molti di più, io credo, hanno invece visto nella fiction un punto di partenza per comprendere, in modo più corretto, la verità storica. Ne è prova, da quel 1979 in poi, la crescita di titoli e di vendite di libri sull'argomento. Una crescita non registrata precedentemente.

(ho perso il riferimento bibliografico)

La vita è bella, It. (1998)
REGIA: Roberto Benigni
ATTORI: Roberto Benigni; Nicoletta Braschi; Giorgio Cantarini; Giustino Durano; Sergio Bustric; Horst Buchholz
GENERE: Drammatico
DURATA: 120'

Guido Orefice, toscano montanino ed ebreo, s'innamora sul finire degli anni '30 della maestrina Dora, la corteggia in modi stravaganti, la sposa. Sei anni dopo – nell'intervallo sono venute le leggi razziali (1938), la guerra e le deportazioni – Guido con il figlioletto Giosuè parte per il campo di concentramento. Dora, che ebrea non è, li segue volontariamente. Per proteggere il figlio dall'orrore, Guido gli fa credere che quel che stanno vivendo è un gioco a premi con un carro armato in palio. 6o film di Benigni regista, è il più ambizioso, difficile e rischioso e il migliore: 2 film in 1, o meglio un film in 2 parti, nettamente separate per ambientazione, tono, luce e colori – essenziali i contributi della fotografia – ma complementari: la 1ª spiega e giustifica la 2ª. Una bella storia d'amore, scritta con Vincenzo Cerami: prima tra un uomo e una donna, poi per un figlio, ma l'una è la continuazione dell'altra. Il frenetico dinamismo di R. Benigni è felicemente sfogato, la sua torrentizia oralità ora debordante ora dimezzata. Un'elegante leggerezza distingue G. Durano nel più riuscito dei personaggi di contorno. 5 Nastri d'argento, 7 nomination agli Oscar e 3 statuette (film straniero, attore per Benigni, musica per Nicola Piovani). (Morandini, Dizionario film 2002)

Train de Vie Fr.-Belg.-Ol. (1998)
REGIA: Radu Mihaileanu
ATTORI: Lionel Abelanski; Rufus; Clement Harari; Michel Muller; Bruno Abraham-Kremer; Agathe de la Fontaine
GENERE: Commedia
DURATA: 103'
Nel 1941, per evitare la deportazione, gli abitanti di uno shetl (villaggio ebraico dell'Europa centrale) romeno allestiscono un finto convoglio ferroviario sul quale alcuni di loro sono travestiti da soldati tedeschi e partono nel folle tentativo di raggiungere il confine con l'URSS e di lì proseguire per la Palestina, Eretz/Israel, la terra promessa. Ci riescono, dopo tragicomiche peripezie tra cui l'incontro con un gruppo di gitani che, a bordo di autocarri, hanno avuto la stessa idea. 2o film del romeno Mihaileanu, attivo in Francia, è una tragicommedia di viaggio sotto la triplice insegna dell'umorismo yiddish (condito di una grottesca ironia critica verso gli stessi ebrei, i tedeschi, i comunisti), di una sana energia narrativa e di un ritmo di trascinante allegria cui molto contribuisce Goran Bregovic, il compositore preferito di E. Kusturica, che attinge alla musica klezmer ebraica dell'Europa orientale. Fotografia del greco Yorgos Arvanitis, l'operatore di Anghelopulos e di Laurent Daillant. Colorita galleria cosmopolita di interpreti, dialoghi italiani di Moni Ovadia. Non manca una dimensione poetica, incarnata in Schlomo (L. Abelanski), lo scemo del viaggio che funge da narratore. L'inquadratura finale può essere la chiave di lettura a ritroso. Grande successo di pubblico e premio Fipresci alla 55ª Mostra di Venezia 1998. (Morandini, Dizionario film 2002)

Jacob il bugiardo (Jacob the Liar) , USA (1999)
REGIA: Peter Kossowitz
ATTORI: Alan Arkin, Mathieu Kassovitz, Liev Schreiber, Hannah Taylor, Robin Williams
GENERE: Drammatico
DURATA: 119’

Durante l'occupazione nazista della Polonia, Jacob, un ebreo, intercetta, casualmente, un bollettino radiofonico che riferisce l'avanzata delle truppe sovietiche. Questa notizia ridà speranza agli abitanti del ghetto, così Jacob decide di continuare a inventare e diffondere falsi notiziari.
Tratto da una storia vera, Jacob il bugiardo ha come protagonista uno straordinario Robin Williams che regala al pubblico un ruolo memorabile in quello dell'ebreo Jacob il quale, dopo aver ascoltato per caso (grazie ad una radio tedesca) la notizia secondo cui i russi sono a 400 chilometri dal ghetto della città polacca dove vive, si inventa (suo malgrado) di possedere una radio per donare un po' di speranza ai suoi concittadini.
Jacob il bugiardo è un film che mescola sapientemente realismo e toni surreali, e chiama in causa lo spettatore come colui che deciderà quanto sogno e quanta realtà siano presenti nel finale. Una pellicola dura, dai momenti molto commoventi ma anche molto umoristici, basata su un profondo realismo delle condizioni di vita di un ghetto sottomesso alla crudeltà nazista ma che fa riflettere in maniera agrodolce sull'importanza della speranza per gli esseri umani in difficoltà.
A differenza de "La vita è bella", "Jacob il bugiardo"- oltre ad essere più fedele alla realtà dei fatti - possiede anche il pregio di mostrare le brutalità compiute dai nazisti contro il popolo ebraico. Una pellicola divertente ma allo stesso tempo amara, che fonda la sua forza sulla grande bravura di attori come Alan Arkin, Armin Mueller Stahl, Liev Schreiber e l'ex regista de L'odio Mathieu Kassovitz, capaci di fare egregiamente da spalla ad uno straordinario Robin Williams che offre nei panni di Jacob, bugiardo per una giusta causa, un'interpretazione matura e convincente. Una pellicola toccante che strappa il sorriso e commuove con un sentimento meno prevedibilmente hollywoodiano.
Il grande pregio di questo film è di essere un'opera sobria e realistica in cui la storia di un 'eroe per caso' assurge a metafora di un'umanità al limite estremo della speranza. I momenti drammatici e le battute fulminanti si amalgamano in questa pellicola intelligente e originale in cui la varietà dei personaggi coincide con una dolorosa allegoria del genere umano. E come poteva essere diversamente in un film che mostra in maniera beffarda come la morte, sempre dietro l'angolo, può essere rimandata per una semplice fatalità del caso?
Così anche Jacob il bugiardo è ormai a pieno titolo un'opera di testimonianza e un monumento che insegna a non dimenticare e - sfruttando una componente intimista - mostra come un essere umano non debba mai dimenticare le proprie debolezze se vuole attingere ad una forza interiore.
Del resto - come ha notato lo stesso Robin Williams - "nel momento in cui ti metti un cappotto con la stella di Davide ti accorgi che questo non è un semplice costume di scena e il suo peso diventa enorme..."
Ma la fortuna del pubblico è che, grazie ad un attore profondamente attento all'aspetto umano delle storie come Robin Williams, il fardello di questo indumento carico di drammatici ricordi non sia insostenibile

Notte e nebbia, (Nuit et bruillard) Fr./It. (1955)

REGIA: Alexandre Astruc; Jacques Baratier; Jean Valère; Henri Gruel; Alain Resnais
ATTORI: Jean-Claude Pascal; Anouk Aimée
GENERE: Episodi – Il quarto di A. Resnais è un Documentario
DURATA: 120' – Il quarto di A. Resnais dura 31’
FOTOGRAFIA: BN/Col

È un'antologia messa insieme da un'intraprendente casa italiana di distribuzione (Globe Film) con film francesi di varia lunghezza degli anni '50: 1) La tenda scarlatta (Le Rideau cramoisi, 1953, 44 minuti) di Astruc, da un racconto di Barbey d'Aurevilly: nel 1813 un ufficiale francese (Jean-Claude Pascal), ospite di una rispettabile coppia borghese, diventa l'amante della loro figlia (Anouk Aimée) che improvvisamente muore; 2) Paris la nuit (1955) di Baratier e Valère, discreto documentario di medio metraggio sulla vita notturna nella capitale francese; 3) La Joconde (1958) di Gruel, corto d'animazione che scherza con brio sull'arcifamoso quadro di Leonardo da Vinci; 4) Notte e nebbia (Nuit et bruillard, 1956) di Resnais piatto forte dell'antologia è una casta e severa elegia sui campi nazisti di sterminio, è un invito sobrio e preciso a non dimenticare uno dei massimi orrori della storia contemporanea. Il presente – una visita a quel che resta dei lager oggi – è a colori; il passato – frammenti di cineattualità dell'epoca – in bianconero. Come nei film di fiction successivi, Resnais affronta la dialettica tra memoria e oblio, tra necessità del ricordare e bisogno di dimenticare. “Non è soltanto un film di reminiscenze, ma anche un film di grande inquietudine” (J. Cayrol). Selezionato per il Festival di Cannes 1956 e ritirato all'ultimo momento. Premio J. Vigo. Commento di Jean Cayrol, musiche di Hans Eisler, fotografia di Ghislain Cloquet, Sacha Vierny, Edouard Mpuszka. Distribuito in Italia nel 1960 dalla Globe con altri cortometraggi francesi. (Morandini, Dizionario film 2002)

Andremo in città It. (1966)
REGIA: Nelo Risi
ATTORI: Geraldine Chaplin; Nino Castelnuovo; il piccolo Federico
GENERE: Drammatico
DURATA: 95'
FOTOGRAFIA: BN

La deportazione e lo sterminio degli ebrei nella seconda guerra mondiale in chiave di favola, quella che una ragazza ebrea racconta al suo fratellino cieco mentre viaggiano sul treno della morte. Scritto da Edith Bruck, moglie del regista, è un sincero e commovente 1° film in cui, però, c'è un sensibile scarto tra intenzioni poetiche e risultati espressivi. Troppo sentimentale. (Morandini, Dizionario film 2002)



Conseguenze indelebili per i condannati e i loro familiari

I perseguitati (The Juggler), USA (1953)
REGIA: Edward Dmytryk
ATTORI: Kirk Douglas; Milly Vitale; Paul Stewart; Alf Kjellin; Beverly Washburn
GENERE: Dramm
DURATA: 86'
FOTOGRAFIA: BN
AUTORE LETTERARIO: Michael Blankfort

Da un romanzo di Michael Blankfort che l'ha sceneggiato. Un ex illusionista ebreo, sconvolto dalla morte della moglie e dei figli in campo di concentramento, arriva in Israele e si mette nei guai aggredendo un poliziotto che aveva scambiato per un nazista. Lo aiuta a ritrovare l'equilibrio una giovane vedova. Girato in Israele e diretto per ripiego da E. Dmytryk – al posto del produttore Stanley Kramer – è un dramma impegnato e un po' pesante, ma l'interpretazione di K. Douglas, ebreo di origine russa e per questo particolarmente interessato a questa parte, ne riscatta i difetti.
(Morandini, Dizionario film 2002)

L’uomo del banco dei pegni (The Pawnbroker, USA (1965)
REGIA: Sidney Lumet
ATTORI: Rod Steiger; Brock Peters; Jaime Sanchez; Geraldine Fitzgerald; Thelma Oliver
GENERE: Dramm.
DURATA: 116'
FOTOGRAFIA: BN
AUTORE LETTERARIO: Edward Lewis Wallant

Nevrosi dell'ebreo Nazerman, unico superstite di una famiglia polacca sterminata nei lager nazisti, che fa l'usuraio nel quartiere di Harlem a New York per conto di uno sfruttatore di prostitute. Compresso tra un'intensa ricerca psicologica e il groviglio delle tematiche sull'ebraismo, il film ha i suoi momenti migliori nella descrizione dal vero del ghetto nero e in una incisiva interpretazione di Steiger. Fotografia in bianconero del grande Boris Kaufman e musiche di Quincy Jones. Da un romanzo di Edward Lewis Wallant, sceneggiato da David Friedkin e Morton Fine.

Veronica Voss (Die Sehnsucht der Veronika Voss), RFT (1982)
REGIA: Rainer Werner Fassbinder
ATTORI: Rosel Zech; Hilmar Thate; Cornelia Froebess; Anne-Marie Düringer; Peter Zadek; Doris Schade
GENERE: Drammatico
DURATA: 105'
FOTOGRAFIA: BN
Giornalista incontra una donna spaurita, scoprendo che si tratta di una famosa attrice dell'UFA ormai dimenticata, morfinomane e prigioniera di una donna senza scrupoli. Ispirato ai casi dell'attrice Sybille Schmitz, suicida nel 1955, è il penultimo film di Fassbinder, Orso d'oro al Festival di Berlino 1982. Calato in un clima neoespressionista che scenografia e fotografia (ora abbagliante di bianco, ora appoggiata a forti contrasti) sottolineano, è una storia malinconica dove si confondono stereotipi, fantasmi, ombre del passato, paure del presente, echi del cinema muto, tenebre del cinema noir. Chiude la tetralogia sulla Germania postbellica attraverso quattro destini di donne (Maria Braun, Lili Marleen, Lola). (Morandini, Dizionario film 2002)
Sullo sfondo compare il dramma degli ex internati ebrei, incapaci di superare il trauma subito e facili prede di gente senza scrupoli pronta a sfruttarne il dolore a fini personali.

La scelta di Sophie (Sophie's Choice), USA (1982)
REGIA: Alan J. Pakula
ATTORI: Meryl Streep; Kevin Kline; Peter MacNicol; Rita Karin; Stephen D. Newman; Josh Mostel
GENERE: Drammatico
DURATA: 155'
AUTORE LETTERARIO: William Styron

Nel 1947 a New York una ragazza polacca, reduce dai campi di concentramento nazisti, è ossessionata dai ricordi. Amando molto il romanzo (1979) di William Styron, A.J. Pakula non se ne è abbastanza distaccato: dice troppo o troppo poco. Film diseguale, ma con pagine di dolorante suggestione. Oscar per M. Streep e 4 nomination tra cui quella per la fotografia di Nestor Almendros. Debutto del 35enne K. Kline. (Morandini, Dizionario film 2002)

Non dire falsa testimonianza Pl. (1988)
REGIA Krysztof Kieslowski
ATTORI: Maria Koscialkowska, Teresa Marczewaska
GENERE: Drammatico
DURATA: 56’

Una ragazza americana di origine polacca è giunta nella città di Varsavia per alcune lezioni di etica. Succede che nella prima lezione l'insegnante prenda ad esempio una vicenda per proporre un tipo di problema morale: una giovane ebrea sta per essere adottata da due coniugi cattolici ma questi desistono perché non avrebbero saputo tacere sulla sua provenienza. Dopo la lezione la ragazza dice di essere lei la giovane ebrea e che si era salvata emigrando: la professoressa a sua volta confessa di essere stata lei assieme al marito ad aver deciso di non adottarla per paura di far scoprire altri rifugiati.


Ritorno a Berlino (Der Passagier - Welcome to Germany), RFT (1988)
REGIA: Thomas Brasch
ATTORI: Tony Curtis; Katharina Thalbach; Matthias Habich; Alexandra Stewart; Michael Morris
GENERE: Drammatico
DURATA: 103'

Nel 1987 a Berlino arriva un vecchio regista americano per girare un film ispirato a un episodio realmente accaduto nella Germania nazista del 1942. A poco a poco si scopre che il regista è un ebreo di origine ungherese e che la storia è autobiografica. Film teso, difficile. Cinema come terapia, quasi un'autoanalisi psicanalitica. T. Curtis incanutito e bravissimo. (Morandini, Dizionario film 2002)

Nemici, una storia d’amore (Enemies, A Love Story), USA (1989)
REGIA: Paul Mazursky
ATTORI: Anjelica Huston; Ron Silver; Lena Olin; Margaret Sophie Stein; Alan King; Judith Malina; Paul Mazursky
GENERE: Dramm.
DURATA: 119'
AUTORE LETTERARIO: Isaac Bashevis Singer

1949, quartieri popolari di New York. Herman Broder (R. Silver), ebreo polacco scampato ai nazisti, ha per concubina Yadwiga (M.S. Stein), giovane contadina cattolica che gli salvò la vita, e per amante Masha (L. Olin) focosa e disperata ebrea russa malmaritata. La situazione si complica quando riappare la sua prima moglie Tamara (A. Huston), scampata al lager dove sono morti i suoi due bambini. Tratto dal romanzo (1966) dell'ebreo polacco Isaac Basevic Singer, premio Nobel 1978, è un buon film all'antica, con una storia ben costruita, accadimenti insoliti, passioni e sentimenti forti, tragico alternato a comico e grottesco, personaggi in altorilievo. Silver non sbaglia un colpo, ma è eccezionale la galleria femminile, inclusa l'intensa J. Malina nella parte della madre di Masha. (Morandini, Dizionario film 2002)

Homicide (Homicide), USA (1991)
REGIA: David Mamet
ATTORI: Joe Mantegna; William H. Macy; Natalija Nogulich; Ving Rhames; Rebecca Pidgeon; Vincent Guastaferro
GENERE: Giallo
DURATA: 102'

Durante l'inchiesta sull'uccisione di una vecchia ebrea, Bobby Gold, detective della squadra omicidi, viene a contatto con un gruppo di sionisti fanatici ed è costretto a domandarsi: che cosa sono io per primo, americano o ebreo? L'incapacità di risolvere il dilemma lo dilania e lo perde. Nelle forme di un poliziesco, anzi di un giallo (alla base c'è la parola grofaz che è l'acronimo di un soprannome di Hitler), è la storia di una sconfitta e il ritratto di un perdente. Pur di struttura complicata e ondivaga per il parallelismo di due inchieste, questo 3o film del commediografo D. Mamet è coinvolgente, suggestivo e ricco di risvolti critici. (Morandini, Dizionario film 2002)


Jona che visse nella balena It.-Fr. (1993)
REGIA: Roberto Faenza
ATTORI: Juliet Aubrey; Jean-Hugues Anglade; Luke Petterson; Jenner Del Vecchio
GENERE: Dramm.
DURATA: 96'
AUTORE LETTERARIO: Jona Oberski

Tratto da Anni d'infanzia (1977) di Jona Oberski, fisico nucleare, è la storia di un bambino olandese di quattro anni, arrestato nel 1942 dai tedeschi e deportato a Bergen-Belsen dove gli muore il padre. Perde la madre nel 1945, subito dopo la liberazione. Il piccolo Jona è adottato da una coppia di olandesi che con lui dovranno patire non poco. Fedele al libro, Faenza (1943) adotta l'ottica del suo piccolo protagonista, lo sguardo inconsapevole dell'infanzia che dell'atroce realtà che lo circonda coglie soltanto alcuni particolari. Non a caso nella seconda parte quando Jona ha sette anni, il film cambia stile perché lo sguardo s'è fatto più adulto. Film sulla tenacia dell'amore: semplice, asciutto, intenso senza concessioni al dolorismo né al sensazionalismo. Premio Efebo d'oro di Agrigento. (Morandini, Dizionario film 2002)


Esperienze vissute

Il diario di Anna Frank (The Diary of Anna Frank), USA (1959)
REGIA: George Stevens
ATTORI: Millie Perkins; Joseph Schildkraut; Shelley Winters; Ed Wynn; Richard Beymer; Lou Jacobi; Diane Baker
GENERE: Dramm.
DURATA: 170' (156')
FOTOGRAFIA: BN
AUTORE LETTERARIO: Anna Frank

Dal dramma di Frances Goodrich e Albert Hackett, basato sul Diario (1946) di Anna Frank: nel 1942 una famiglia di ebrei olandesi si nasconde in alcune stanze mimetizzate di una casa di Amsterdam. Due anni dopo sono scoperti e deportati in un campo di sterminio. Solenne e greve adattamento di calibratissima ingegneria narrativa che raramente si fa poesia e non si sottrae a una sorta di nobilissimo tedio. La 18enne Perkins non poteva coincidere con la 13enne Anna Frank della realtà: l'episodio della sua amicizia con Peter Van Daan è amplificato al di là dell'onesto. Ammirevoli, invece, gli altri interpreti. 6 nomination e 3 Oscar per S. Winters, la fotografia in Scope di W.C. Mellor, le scenografie di Lyle R. Wheeler, George W. Davis, Walter M. Scott e Stuart A. Reiss. Ebbe un rifacimento TV nel 1980 con la regia di Boris Segal e con Melissa Gilbert nella parte di Anna. (Morandini, Dizionario film 2002)

Schindler’s list (Schindler's List), USA (1994)
REGIA: Steven Spielberg
ATTORI: Liam Neeson; Ben Kingsley; Ralph Fiennes; Caroline Goodall; Jonathan Sagalle; Embeth Davidtz; Malgoscha Gebel; Beatrice Macola
GENERE: Dramm.
DURATA: 195'
FOTOGRAFIA: BN/Col.
AUTORE LETTERARIO: Thomas Keneally

Dal libro dell'australiano Thomas Keneally ‘La lista’. L'industriale tedesco Oskar Schindler, in affari coi nazisti, usa gli ebrei dapprima come forza-lavoro a buon mercato, un'occasione per arricchirsi. Gradatamente, pur continuando a sfruttare i suoi intrallazzi, diventa il loro salvatore, strappando più di 1100 persone dalla camera a gas. È il film più ambizioso di S. Spielberg e il migliore: prodigo di emozioni forti, coinvolgente, ricco di tensione, sapiente nei passaggi dal documento al romanzesco, dai momenti epici a quelli psicologici. La partenza finale di Schindler è l'unica vera caduta del film, un cedimento alla drammaturgia hollywoodiana, alla sua retorica sentimentale. L. Neeson rende con grande efficacia le contraddizioni del personaggio. L'inglese R. Fiennes interpreta il paranoico comandante del campo Plaszow come l'avrebbe fatto Marlon Brando 40 anni fa. Memorabile B. Kingsley nella parte dell'ebreo polacco, contabile, suggeritore e un po' eminenza grigia di Schindler. 7 Oscar: film, regia, fotografia di Janusz Kaminski (in bianconero, tranne prologo ed epilogo), musica di John Williams, montaggio, scenografia e sceneggiatura. Quel rosso del cappottino della bambina che cerca di sfuggire al rastrellamento è una piccola invenzione poetica, un esempio del modo con cui gli effetti speciali possono diventare creativi. (Morandini, Dizionario film 2002)

La tregua It.-Fr.-Germ.-Svizz. (1996)
REGIA: Francesco Rosi
ATTORI: John Turturro; Massimo Ghini; Rade Serbedzija; Stefano Dionisi; Teco Celio; Roberto Citran; Claudio Bisio; Andy Luotto; Agnieszka Wagner; Lorenza Indovina
GENERE: Drammatico
DURATA: 127'
AUTORE LETTERARIO: Primo Levi


Dal libro (1963, premio Campiello) di Primo Levi (1919-87), sceneggiato da F. Rosi, S. Rulli, S. Petraglia con l'apporto di Tonino Guerra. Il 27-1-1945 i soldati russi arrivano a Buna-Monowitz (Polonia), una delle trentanove sezioni del lager di Auschwitz (Oswiecim). Alla fine di febbraio il chimico ebreo torinese Primo Levi (J. Turturro) comincia il lungo viaggio di ritorno che dura quasi otto mesi tra destinazioni incerte, derive, soste obbligate, peripezie, vagabondaggi. Dopo un viaggio in treno di 35 giorni il 19-10-1945 arriva a casa, a Torino. Era assai difficile cavare un film da un libro rapsodico e frammentario di 159 pagine con pochi dialoghi e trasferire in narrazione audiovisiva una scrittura precisa, concreta, sostenuta da riflessioni da un'alta tenuta morale, in continua oscillazione tra luce e tenebra, allegria e gravità, io e noi. Rosi e i suoi non ci sono riusciti. Quando segue il libro, il film è spesso impacciato o banale. Quando inventa, si sente il calcolo mercantile. Dove non c'è calcolo, subentra il formalismo lirico. Due volte trova la corda dell'epica, ma per rendere la dimensione di gaiezza, arguzia, gioia persino puerile che in Levi esiste si ricorre agli stereotipi della commedia italo-romanesca. Tra i personaggi le note positive sono il greco Mordo Nahum di R. Serbedzija, il Daniele di S. Dionisi e il Primo di Turturro, nonostante la differenza di età e di altezza e il fuoco interiore che cova, meridionale più che piemontese. Musiche di Luis Bacalov. Dedicato alla memoria di Pasqualino De Santis (fotografia) e di Ruggero Mastroianni (montaggio), morti durante la lavorazione e sostituiti da Marco Pontecorvo e Bruno Sarandrea. (Morandini, Dizionario film 2002)


Play for time – Temporeggiare di Daniel Mann (1981)




Shoah – Olocausto, Fr. (1985)
REGIA: Claude Lanzmann
INTERPRETI: ‘Documentario’ sullo sterminio degli ebrei
DURATA: 570' divisi in due parti di 263’ e 307’

Si tratta di un dato di fatto: dal 1979 ad oggi la parola "olocausto" è entrata nell'uso comune. Ancor di più essa è stata sottoposta ad un processo di intensa volgarizzazione e stravolgimento. L'uso giornalistico e quotidiano ha fatto sì che "olocausto" divenisse un termine buono per tutti gli usi, applicabile a qualsiasi evento futile o drammatico. Di fronte all'inflazionarsi e degradarsi del termine si ebbe, come era naturale attendersi, una forte reazione di rigetto.
Curiosamente - ma non sorprendentemente - il rigetto parte con una specie di "risposta europea" alla fiction americana: nel 1985 Claude Lanzmann dirige "Shoah" un film-documentario imponente per impegno e durata. Il film ha un taglio cinematografico opposto a quello di "Holocaust": i testimoni - i veri testimoni - sono al centro della narrazione, è un film basato sul dialogo, sulla memoria. Nulla di più distante dalla idea filmica americana. La cultura francese - da sempre impermeabile all'anglicismo - si appropria subito della parola tanto che oggi in Francia "shoah" si è definitivamente affermato per indicare lo sterminio degli ebrei d'Europa sostituendo "olocausto".
Grazie a Lanzmann si diffonde una alternativa valida: "shoah", che in ebraico significa letteralmente "distruzione", diviene anche il termine "politicamente corretto" per lo sterminio. La parola "shoah" viene accolta con favore presso gli studiosi ebraici, si insinua lentamente presso storici e giornalisti meno superficiali. Shoah sembra risolvere il fenomeno della banalizzazione assunto dal termine "olocausto". Se è vero che la banalizzazione dei fatti inizia dalla banalizzazione del loro nome "shoah" sembra risolvere il problema.

‘Shoah è un film dedicato alla distruzione degli Ebrei europei nel corso della seconda guera mondiale. La mia ambizione è stata quella di realizzare un’opera cinematografica che restituisce in tutta la sua ampiezza questo grande avvenimento della Storia contemporanea.: un’opera che sia insieme Storia e Riflessione sulla storia, e all’altezza dell’avvenimento stesso. Invece di limitarmi a questo o quel capitolo, a questo o quel capitolo mi sono proposto di cogliere quest’ultima nella sua totalità, nelle sue gigantesche proporzioni, nelle sue conseguenze che non sono svanite col tempo, ma anzi continuano ancor oggi a venire alla luce e a consolidarsi.

Sia per la durata che per il numero dei personaggi e la molteplicità dei temi in cui si articola, si tratta di un film monumentale. Non è stato utilizzato assolutamente materiale d’archivio: la totalità della pellicola (350 ore) è stata girata dalla troupe. La ricerca preparatoria è durata tre anni e mezzo ed è stata condotta in quattordici paesi diversi. Le riprese sono state effettuate in dieci volte dal 1976 al 1981.
Shoah è un’opera di non-finzione i cui protagonisti (ebrei , nazisti, testimoni diretti o lontani dello stermini) hanno preso tutti, a diverso titolo, parte effettiva negli avvenimenti che ho cercato di far rivivere. La leggenda, il mito e la finzione dissolvono e sbiadiscono l’implacabile e accecante realtà dell’Olocausto, portano a una banalizzazione che sfocia in trasgressioni gravissime.’ (C. Lanzmann)

Max e Helen, (Max e Helen) USA (1990)
REGIA: Philip Saville
ATTORI: Martin Landau, Alice Krige, Treat Williams
DURATA: 79’

Film che denuncia duramente gli orrori e le torture dei lager tedeschi. Due fidanzati ebrei sopravvivono ai campi di concentramento e si ritrovano una volta finita la guerra. Solo dopo diversi anni lui si presenta da Wiesenthal, il nemico dei criminali nazisti, per narrare il suo incubo.

Gli ultimi giorni (The Last Days), USA (1998)
REGIA: James Moll
GENERE: Documentario
DURATA: 87'

Presentato da Steven Spielberg e dalla Survivors of the Shoah Visual History Foundation per la quale il regista J. Moll aveva già diretto due pluripremiati documentari televisivi (Survivors of the Holocaust e The Lost Children of Berlin), è il 1o documentario della fondazione destinato alle sale. Si alternano le testimonianze orali di cinque ebrei ungheresi (oggi cittadini USA), tre donne e due uomini, nati tra il 1924 e il 1930, che nel 1944 furono deportati nei lager di sterminio (Buchenwald, Dachau, Auschwitz), tranne Tom Lantos che, come partigiano della resistenza magiara, ebbe altre traversie. Terribili immagini di repertorio anche poco note o inedite tra cui alcune brevi sequenze a colori. Diviso in 4 parti (“Da cittadini a emarginati”, “L'inferno di un pazzo”, “La liberazione”, “Rifarsi una vita”), rievoca il capitolo magiaro del genocidio, uno dei meno conosciuti. Alla fine degli anni '30 vivevano in Ungheria più di 800000 ebrei, il 5% della popolazione. Pur avendo emanato, come alleato della Germania nazionalsocialista, una legislazione antiebraica approvata da un Parlamento di cui facevano parte tutti i partiti dell'arco costituzionale (tranne il comunista messo fuori legge), il governo di Budapest si oppose in vari modi alla deportazione degli ebrei. Nel marzo 1944 Hitler ordinò l'occupazione dell'Ungheria e la conseguente eliminazione – la Soluzione Finale – degli ebrei ungheresi: quel che in Germania era successo nell'arco di 12 anni, avvenne in Ungheria in 4 mesi. (Morandini, Dizionario film 2002)

Europa, Europa (Europa Europa), Fr.-Germ. (1991)
REGIA: Agnieszka Holland
ATTORI: Marco Hofschneider; Rene Hofschneider; Julie Delpy; Ashley Wanninger; Piotr Kozlowski; Halina Labornarska
GENERE: Dramm.
DURATA: 115'
AUTORE LETTERARIO: Salomon Perel


Dal libro Memorie di Salomon Perel. Tragicomica odissea di un ragazzetto ebreo tedesco che, dopo un periodo in un orfanotrofio della Polonia occupata dai sovietici dove impara il russo e il marxismo-leninismo, è catturato dai nazisti, si fa passare per tedesco, finisce nel 1945 in divisa della Hitlerjugend e rischia di essere fucilato dai russi. È una bella storia, ma, tolti alcuni passaggi di originale e forte invenzione, non un bel film. Quasi trascinata dai fatti che espone con robusta efficacia narrativa, la regista non ha saputo dedicarsi di più ai personaggi. (Morandini, Dizionario film 2002)


Per ignota destinazione, It (1995)
REGIA: Piero Farina
GENERE: Documentario
AUTORE LETTERARIO: Liliana Picciotto Fargion


La ricostruzione del periodo delle leggi razziali e della Shoà attraverso interviste a sopravvisuti e reduci in varie città d'Italia. Il viaggio di Piero Terracina dalla sua abitazione romana fino ad Auschwitz è il motivo che lega questo splendido documentario. Fra le tante testimonianze ricordiamo almeno quella di Giacoma Limentani (Roma), Pupa Garribba (Genova), Nedo Fiano e Vittorio Lopez (Milano), Alexander Koo (Trieste).


La settima stanza (La settima stanza), It-Fr-Polonia-Ung. (1996)
REGIA: Marta Meszaros
ATTORI: Maia Morgenstern, Adriana Asti, Jan Nowicki, Elide Melli
DURATA: 110' (colore)

Film biografico che narra la vicenda di Edith Stein, ebrea convertita al cattolicesimo divenuta suora, uccisa in un Lager nazista nel '42 ed elevata agli altari da Giovanni Paolo II nel 1987. Un film pulito e appassionato, attento ad evitare le trappole della retorica.

I ragazzi venuti dal Brasile (The Boys from Brazil), Usa (1978)
REGIA: Franklyn J. Schnaffner
ATTORI: Gregory Peck, Laurence Olivier, Lilli Palmer, James Mason
DURATA: 123' (Colore)

Un ebreo cacciatore di nazisti sulle orme del dottor Mengele in Brasile.

Comedians harmonists (Comedians harmonists), Aus. – Ger. (1999)
REGIA: Joseph Vilsmaier
ATTORI: Ben Becker, Ulrich Noethen.
DURATA: 105' (colore)

Trasposizione cinematografica di una storia vera. Negli anni dell'ascesa al potere del nazismo, a Berlino, un complesso di giovani musicisti conosce un crescente successo. Fino a che il regime non pone termine ai trionfi imponendo lo scioglimento del gruppo per motivi "razziali". I tre ebrei lasciano la Germania e fuggono in America. Gli altri tre restano. Non si rivedranno più. Il film mescola con disinvoltura la tragedia alla commedia e mostra con efficacia la "banalità del male" del razzismo diffuso e della persecuzione quotidiana in un crescendo di tensione. Efficace adattamento italiano di Moni Ovadia.

Memoria, It (1997)
REGIA: Ruggero Gabbai
ATTORI: Testimonianze di alcuni superstiti ebrei dei campi nazisti.
GENERE: Documentario
DURATA: 90' (colore)

E’ un documento storico che raccoglie le testimonianze dei deportati ebrei italiani ad Auschwitz. E’ la selezione delle interviste fatte agli ultimi 90 sopravvissuti della deportazione, gli unici ancora in vita oggi dei circa 800 liberati. La voce che racconta è quella di Giancarlo Giannini.

Il cielo cade, It. (2000)
REGIA: Andrea Frazzi; Antonio Frazzi
ATTORI: Isabella Rossellini; Jeroen Krabbe; Barbara Enrichi; Gianna Giachetti; Luciano Virgilio; Veronica Niccolai; Lara Campoli; Elena Sofonova; Paul Brooke
GENERE: Dramm.
DURATA: 102'
AUTORE LETTERARIO: Lorenza Mazzetti

Dal romanzo omonimo di Lorenza Mazzetti, premio Viareggio 1967, adattato da Suso Cecchi D'Amico. Tra il 1943 e il 1944 le piccole orfane Penny e Baby sono accolte da una zia materna, sposata a Wilhelm, intellettuale tedesco ebreo, in una villa in Toscana, dove fanno il loro apprendistato alla vita e al dolore fino all'atroce epilogo per mano delle SS germaniche. Esordio nel cinema dei gemelli Frazzi, dopo una ventennale e premiata attività televisiva, con un film di costo medio-alto che, nonostante i requisiti illustri di partenza (fotografia di F. Di Giacomo, scene di M. Garbuglia, un cast internazionale e funzionale ai personaggi, una regia di solido mestiere tecnico), non esce dall'inerzia di un'opera illustrativa, aneddotica, ricca soltanto di stereotipi e di convenzioni, indebolita dalla scelta sbagliata di V. Niccolai, una Penny che dovrebbe essere il personaggio-guida della vicenda. Wilhelm era nella realtà Alfred Einstein, cugino primo di Albert e zio di L. Mazzetti. (Morandini, Dizionario film 2002)


Processi per i responsabili

Vincitori e vinti (Judgment at Nuremberg), Usa (1961)
REGIA: Stanley Kramer
ATTORIi: Spencer Tracy, Burt Lancaster, Richard Widmark, Marlene Dietrich, Maximillian Shell, Judy Garland, Montgomery Clift.
GENERE: Drammatico
DURATA: 178 (b/n)
FOTOGRAFIA: BN

Scritto da Abby Mann che adattò un suo teledramma, il film ricostruisce in chiave romanzesca il processo di Norimberga del 1948 contro i criminali di guerra nazisti. Questa verbosa maratona giudiziaria è, forse, il più compatto e armonioso film del produttore-regista S. Kramer, e un tipico frutto culturale della presidenza di J.F. Kennedy. Saggio di oratoria democratica ad alto livello, è affidato a un all star cast nel quale bisogna segnalare i brevi e intensi interventi di J. Garland e M. Clift. 8 nomination ai premi Oscar e 2 statuette, una per lo sceneggiatore Abby Mann e l'altra a M. Schell. (Morandini, Dizionario film 2002)


Music Box (Music Box ), USA (1989)
REGIA: Costa-Gavras
ATTORI: Jessica Lange; Armin Müller-Stahl; Frederic Forrest; Donald Moffat; Lukas Haas; Michael Rooker
GENERE: Drammatico
DURATA: 126'

Chicago, avvocatessa di successo accetta di assumere la difesa del padre, contadino ungherese emigrato negli USA dopo il 1945, denunciato come criminale di guerra implicato nella persecuzione degli ebrei, sicura che si tratti di un errore di persona. Durante un sopralluogo a Budapest scopre, quasi per caso, che è colpevole. 1/3 dramma giudiziario, 1/3 thriller politico, 1/3 melodramma familiare, è un film illustrativo, turgido e inerte che, nonostante la bravura degli interpreti, non mette a fuoco né temi né personaggi. Orso d'oro a Berlino 1990 ex aequo con Allodole sul filo di J. Menzel (Cecoslovacchia).


Il processo di Norimberga (Nürnberger Prozess), Germ. (1958)
REGIA: Felix Podmaniczky
GENERE: Documentario
DURATA: 92’
FOTOGRAFIA: (b/n)

Un documentario molto accurato, che alterna le immagini del processo di Norimberga a carico dei massimi responsabili del nazismo alle prove delle atrocità commesse dal regime.

Uno specialista, Fr.-Germ.-Austr.-Isr. (1999)
REGIA: Eyal Sivan
GENERE: Documentario
DURATA: 128’
Nell'Auditorium della Casa del Popolo di Gerusalemme, trasformato in tribunale, si svolge in 114 sedute per 8 mesi il processo al tenente colonnello delle SS Adolf Eichmann (1906-62), capo del dipartimento IV-B-4 della sicurezza interna del Terzo Reich. L'accusa – 15 imputazioni – è di crimini di guerra contro il popolo ebraico e contro l'umanità per avere organizzato la deportazione, da diverse parti d'Europa, verso i lager nazisti, di ebrei, sloveni, polacchi e tzigani. Il processo fu registrato integralmente – caso unico – per un totale di 500 ore da 4 telecamere nascoste dietro false pareti, coordinate dal regista nordamericano Leo T. Hurvitz che già ne aveva tratto un documentario Verdict for Tomorrow (1961). Molto materiale finì negli archivi di Stato israeliani. Delle 350 ore rimaste il regista israeliano E. Sivan, residente in Francia dal 1985, e lo sceneggiatore Rony Brauman, uno dei fondatori di Médicins sans frontières hanno cavato un film di montaggio di 2 ore, trasferendo le immagini su pellicola 35 mm, restaurate in parte con tecniche digitali. Per dare unità e coerenza tematica alla scelta e al montaggio (firmato da Audrey Marion) delle immagini, Sivan e Brauman hanno seguito la linea di La banalità del male di Hannah Arendt, famoso rapporto, citato più che letto, sul processo, sforzandosi di raccontarlo dal punto di vista del criminale piuttosto che da quello delle vittime. In un quadro di terrificante normalità ne esce il ritratto di un meticoloso burocrate del genocidio che, come linea difensiva, si trincera dietro l'obbedienza agli ordini dei superiori, il giuramento di fedeltà, l'impotenza e la non responsabilità di un ingranaggio, uno dei tanti. È un uomo perbene, non un mostro: “Non ho mai ucciso nessuno.” Ne esce una questione che ci riguarda tutti: “la delimitazione dei compiti, le decisioni frammentate previste dalla capillare burocrazia moderna si prestano benissimo alla cancellazione di qualsiasi nozione di responsabilità personale. (Roberto Pisoni). Subito dopo l'effimera uscita nelle sale, è stato distribuito in cassetta con sottotitoli italiani, difficili da leggere ogni volta che si sovrappongono a immagini bianche o chiare. (Morandini, Dizionario film 2002)



Ebrei in Italia

L’oro di Roma, It.-Fr.(1961)
REGIA: Carlo Lizzani
ATTORI: Anna Maria Ferrero; Jean Sorel; Gérard Blain; Andrea Checchi; Paola Borboni
GENERE: Drammatico
DURATA: 115'
FOTOGRAFIA: BN

Durante l'occupazione di Roma nel '44 i tedeschi obbligarono la comunità ebraica a raccogliere e consegnare 50 chili d'oro. Nonostante le promesse, deportarono tutti. L'impegno politico e morale e un'accorata sincerità di fondo non bastano a riscattare quest'affresco rievocativo da una sciatta convenzionalità narrativa che troppo sacrifica allo spettacolo. (Morandini, Dizionario film 2002)


Il giardino dei Finzi Contini, It.-RFT (1970)
REGIA: Vittorio De Sica
ATTORI: Dominique Sanda; Fabio Testi; Romolo Valli; Lino Capolicchio; Helmut Berger; Raffaele Curi; Alessandro D'Alatri
GENERE: Dramm.
DURATA: 95'
AUTORE LETTERARIO: Giorgio Bassani


Dal romanzo (1962) di Giorgio Bassani: Ferrara, anni '30, la dolce vita di Micòl e altri giovani borghesi della comunità ebraica si trasforma in tragedia con le leggi razziali fasciste e lo scoppio della guerra. Film illustrativo di cartapesta e, nell'ultima parte, di una ruffianeria sentimentale che sfiora il cinismo. Franoso nella costruzione drammatica, è imperdonabilmente approssimativo nello svolgimento temporale, inetto nella rievocazione dell'epoca, zeppo di incongruenze e svarioni. Persino la scelta e direzione degli attori sono al di sotto del decoro consueto a V. De Sica. Oscar 1971 per il miglior film straniero. (Morandini, Dizionario film 2002)


La linea del fiume di Aldo Scavarla (1976)
REGIA: Aldo Scavarla
ATTORI: Angela Goodwin, Riccardo Cucciola, Philippe Leroy, Orazio Orlando, Lea Massari
GENERE: Drammatico
DURATA: 92’

Un bambino ebreo scampato a un rastrellamento delle SS nel quartiere ebraico di Roma (16 ottobre 1943) viene immesso nella "Linea del fiume" (un'organizzazione per l'espatrio clandestino) e avviato verso Londra attraverso la Francia.



Vittime ed aguzzini

La passeggera (Pasazerska), Pol. 1961-63 (1963)
REGIA: Andrzej Munk
ATTORI: Aleksandra Slaska; Anna Ciepielewska; Jan Kreczmar; Marek Walczewski; Irena Malkiewicz; Maria Koscialkowska
GENERE: Dramm.
DURATA: 42'
FOTOGRAFIA: BN
AUTORE LETTERARIO: Zofia Posmysz-Piasecka

Su una nave in rotta da Amburgo verso un porto canadese nei primi anni '60, Liza (A. Slaska), già sorvegliante nel lager di Auschwitz, incontra un'ebrea polacca (A. Ciepielewska) che fu tra le sue vittime e con la quale, spinta anche da un'attrazione omofila, cercò inutilmente di avere un rapporto “umano”. Ne parla col marito (J. Kreczmar) in due confessioni, la prima in modi di autogiustificazione e la seconda con un vero scavo di sé stessa. Tratto dal romanzo omonimo di Zofia Posmysz-Piasecka che collaborò alla sceneggiatura col regista, è un'opera incompiuta. Munk morì in un incidente d'auto il 20 settembre 1961 durante le riprese: con un lavoro di 2 anni il suo collaboratore Witold Lesiewicz ne approntò un montaggio, inserendo al posto delle sequenze mancanti foto di scena e un commento fuori campo. Pur in queste condizioni, è in assoluto il miglior film di finzione realizzato sull'universo concentrazionario. Nel rinunciare a descrivere l'indescrivibile, scava nel rapporto psicologico tra carnefici e vittime, scegliendo due personaggi e un contrasto esemplari e lasciando sullo sfondo le scene di orrore quotidiano del lager. La sua verità è raggiunta con mezzi più semplici di quelli di Wajda, ma ha la medesima ansia di comprensione e la stessa tensione di resistenza alla disperazione e agli orrori della Storia. Premio speciale al Festival di Cannes 1964. (Morandini, Dizionario film 2002)


Il maratoneta (Marathon Man), USA (1976)
REGIA: John Schlesinger
ATTORI: Dustin Hoffman; Laurence Olivier; Roy Scheider; Marthe Keller; William Devane; Lou Jacobi; Fritz Weaver
GENERE: Thriller
DURATA: 125' Goldman

Studente universitario di storia ebreo, appassionato della corsa, s'imbatte in criminale di guerra nazista che torna dall'Uruguay a New York per entrare in possesso di diamanti, custoditi per lui dal fratello ora defunto. Duello mortale. Diretto con sapienza un po' accademica e qualche effettismo, basato su una sceneggiatura di William Goldman (da un proprio romanzo) che è una fantasia ebraica di vendetta, sembra che voglia dire la sua sul nazismo, la libertà e il maccartismo, ma presto si rivela un thriller efficace con un finale discutibile. Passata in antologia la scena del dentista. (Morandini, Dizionario film 2002)


Il portiere di notte, It (1974)
REGIA: Liliana Cavani
ATTORI: Dirk Bogarde; Charlotte Rampling; Philippe Leroy; Isa Miranda; Gabriele Ferzetti
GENERE: Dramm.
DURATA: 114'

Nel 1957 a Vienna, ex deportata, moglie di un direttore d'orchestra, riconosce nel portiere dell'albergo l'ufficiale delle SS di cui, giovanissima, era diventata l'oggetto sessuale in campo di concentramento, in un tortuoso rapporto sadomasochistico. Al di là del suo successo internazionale di scandalo, il 6o film di L. Cavani ebbe accoglienze critiche disparate: attacchi più o meno moralistici per la sgradevolezza della sua ambigua tematica sul rapporto vittima-carnefice oppure elogi per aver cercato, sulla scia di Visconti, di conciliare il melodramma con un discorso sulle ambiguità della storia. Eccellente direzione degli attori, funzionale fotografia di Alfio Contini, montaggio di Kim Arcalli. (Morandini, Dizionario film 2002)

Mr. Klein (M. Klein), Fr.-It. (1976)
REGIA: Joseph Losey
ATTORI: Alain Delon; Jeanne Moreau; Suzanne Flon; Michael Lonsdale; Massimo Girotti
GENERE: Dramm.
DURATA: 125'

Nel 1942 a Parigi Robert Klein – mercante d'arte che fa affari d'oro acquistando a basso prezzo quadri preziosi da ebrei in difficoltà – viene scambiato per un israelita dallo stesso nome e, contro il proprio interesse, a poco a poco ne assume l'identità. Scritto da Franco Solinas sotto il segno di Kafka, non è, nonostante le apparenze, un film sull'antisemitismo, ma sull'indifferenza, sull'ideologia della merce che si è tradotta nell'ideologia dell'uomo, sostituendola. Il primo è il tema evidente, l'altro quello latente: la sua vera dimensione drammatica è esistenziale più che storica. Splendida fotografia di Gerry Fisher, ottima interpretazione di A. Delon. (Morandini, Dizionario film 2002)

L’ultimo metrò (Le dernier métro), Fr. (1980
REGIA: François Truffaut
ATTORI: Catherine Deneuve; Gérard Depardieu; Jean Poiret; Heinz Bennent; Andréa Ferréol; Paulette Dubost; Sabine Haudepin; Laszlo Szabo
GENERE: Commedia
DURATA: 133'

Parigi, 1942: Marion Steiner, celebre attrice, gestisce il teatro Montmartre lasciatole dal marito Lucas, regista ebreo di origine tedesca ricercato dai nazisti. Sagacemente diviso tra commedia e dramma, cosparso di meccanismi narrativi a sorpresa, questo film è mirabilmente recitato da una compagnia di attori tra i quali esiste una gerarchia di ruoli, non di bravura. In filigrana è iscritto il dilemma sullo statuto dell'artista durante i tempi di emergenza: fare il proprio mestiere o il proprio dovere? (Morandini, Dizionario film 2002)


Solidarietà

La stella di David (Sterne), RFT-Bulg (1959)
REGIA: Konrad Wolff
ATTORI: Sasha Krusharska; Jurgen Frohriep; Erik S. Klein; Georgj Naumov; Naitcho Petrov
GENERE: Drammatico
DURATA: 92'

Drammatiche disavventure di sergente tedesco innamorato di maestra ebrea. Non molto originale, è però reso interessante dalla recitazione dei 2 protagonisti che, con dolorosa autenticità, hanno evitato le pieghe del melodramma. (Morandini, Dizionario film 2002)


Judith (Judith), USA (1965)
REGIA: Daniel Mann
ATTORI: Sophia Loren; Peter Finch; Jack Hawkins; Hans Verner; Zharira Charifai
GENERE: Drammatico
DURATA: 105'
AUTORE LETTERARIO: Lawrence Durrell


1947-48, mentre nasce lo Stato di Israele, un ex generale nazista organizza gli arabi contro gli ebrei. La sua ex moglie, ebrea, gli si mette contro e sventa il piano. Da un racconto di Lawrence Durrell, un drammone con egregie pagine belliche. Diretto con mestiere, ma di parte. (Morandini, Dizionario film 2002)


Giulia (Julia), USA (1977)
REGIA: Fred Zinnemann
ATTORI: Jane Fonda; Vanessa Redgrave; Jason Jr. Robards; Maximilian Schell; Hal Holbrook; Meryl Streep; Dora Doll; Rosemary Murphy; Lisa Pelikan; Cathleen Nesbitt; John Glover
GENERE: Drammatico
DURATA: 118'
AUTORE LETTERARIO: Lillian Hellman

Uscita da una ricca famiglia di New York, americana di sinistra studia a Vienna con Freud, si batte contro il nazismo, milita nella Resistenza. La sua amica Lillian l'aiuta in una pericolosa missione. Ritratto a tutto tondo di un'amicizia femminile sulla scia di un racconto autobiografico (1973) di Lillian Hellman. Un cocktail di spettacolo e impegno politico, sincerità e accademismo. 1o film (due minuti circa) della 28enne M. Streep. (Morandini, Dizionario film 2002)


Tornare per rivivere (Partir, revenir), di Claude Lelouche (1985)
REGIA: Claude Lelouche,
ATTORI: Jean-Louis Trintignant, Michel Piccoli, Francoise Fabian, Annie Girardot
GENERE: Drammatico
DURATA: 117’

Durante una trasmissione televisiva, una scrittrice ebrea rievoca il suo passato: l'amore tra il padre psichiatra e la madre farmacista, il fratello musicista perennemente impegnato in esercizi al pianoforte, la portinaia che li denuncia alla Gestapo, la fuga verso il castello abitato da una famiglia di amici, la nuova, misteriosa denuncia ai tedeschi e la morte di tutta la sua famiglia nei campi di sterminio. Il ricordo forse più doloroso, però, è quello, più recente, della misteriosa verità: a denunciarli fu proprio l'amica di famiglia che, ossessionata dal rimorso, si uccise. Alla scrittrice superstite rimasero soltanto la sua arte e l'amore d'infanzia.


La barca è piena (Das Boot ist voll), Svizz (1981)
REGIA: Markus Imhoof
ATTORI: Tina Engel; Curt Bois; Hans Diehl; Marin Waltz
GENERE: Drammatico
DURATA: 103'

Cinque ebrei e un disertore tedesco si rifugiano nell'estate del '42 in Svizzera, ma i criteri razziali non bastano, secondo la legge di allora, a garantire lo statuto di rifugiati politici. Imhoof dice molte cose, sgradevoli o commoventi, e le dice con scabro vigore, con un ritmo che non lascia respiro, ma che dà il giusto spazio all'analisi del comportamento e delle psicologie. (Morandini, Dizionario film 2002)

Arrivederci ragazzi (Au revoir les enfants), Fr. (1987)
REGIA: Louis Malle
ATTORI: Gaspard Manesse; Raphaël Fejto; Francine Racette; Irène Jacob
GENERE: Dramm.
DURATA: 103'

Tre ragazzini ebrei, clandestinamente ospitati in un collegio cattolico, sono prelevati, in seguito a una spiata, dagli sgherri della Gestapo col direttore del collegio. Leone d'oro a Venezia '87. Nella carriera di Malle è, dopo Il soffio al cuore, il 2o film esplicitamente autobiografico, il più vicino a Truffaut e non soltanto per l'argomento. Meno originale, forse, ma emotivamente più coinvolgente (con qualche concessione agli stereotipi) di Lacombe Lucien, anch'esso ambientato nella Francia di Pétain, conta per la cura dei particolari e dell'ambientazione, la ricchezza delle invenzioni, una pagina di alta retorica didattica (l'omelia del padre direttore), un epilogo straziante. (Morandini, Dizionario film 2002)

L’amico ritrovato (Reunion), Fr.-GB-RFT (1989)
REGIA: Jerry Schatzberg
ATTORI: Christian Anholt; Samuel West; Jason Jr. Robards; Alexander Trauner; Françoise Fabian
GENERE: Drammatico
DURATA: 110'
AUTORE LETTERARIO: Fred Uhlmann

Avvocato americano torna a Stoccarda, lasciata nel '33, alla ricerca del suo grande amico del liceo e della propria giovinezza. Alla fine di un lungo flashback (90' dei 110') scopre che morì con onore durante la guerra 1939-45: impiccato per aver partecipato a un complotto contro Hitler. Frutto di una cooperazione franco-anglo-tedesca, è un film diligente e inamidato, più che emozionante, di una grigia eleganza in doppiopetto, in cui la freddezza non riesce a diventare una cifra espressiva. 3 temi (l'amicizia, la divisione in classi, l'antisemitismo) non approfonditi. Il terzo dà origine, però, a una breve scena di bella intensità: il suicidio dei genitori ebrei di Henry Strauss. Sceneggiato da Harold Pinter e tratto da un romanzo di Fred Uhlman. Efebo d'oro 1990. (Morandini, Dizionario film 2002)



L’orologiaio (Georg Elser) di Klaus Maria Brandauer Germ.-Austr.-USA (1991)
REGIA: Klaus Maria Brandauer
ATTORI: Klaus Maria Brandauer; Rebecca Miller; Brian Dennehy; Marthe Keller; Elisabeth Orth
GENERE: Drammatico
DURATA: 102'
AUTORE LETTERARIO: Stephen Sheppard

L'8 novembre 1939 al Bürgerbräukeller di Monaco – dove ogni anno, in commemorazione del putsch della birreria del 1923, Hitler teneva un discorso ai compagni della vecchia guardia – esplose una bomba, uccidendo 7 persone e ferendone altre 33. L'aveva messa Georg Elser, carpentiere comunista. Ma 7 minuti prima Hitler e gli altri capi nazisti avevano già lasciato il locale. Persuasiva ricostruzione d'epoca, sapienti tocchi descrittivi per spiegare il consenso della borghesia tedesca al regime, una forte scena di ignominia nazista e un Brandauer, esordiente nella regia e attore una volta tanto sobrio, sebbene poco attendibile come proletario. Diligente e modesto, il film – tratto da un romanzo di Stephen Sheppard che l'ha adattato – manca di suspense ed evita il problema etico di fondo: se l'uccisione del tiranno è lecita, fin dove lo è quella degli altri che gli sono vicini, suoi complici o cittadini qualsiasi? Titolo inglese: Seven Minutes. (Morandini, Dizionario film 2002)




















 

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