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DA DOVE PARTIRE ...
- La
vita è bella - 1998
di Roberto Benigni
- Jona
che visse nella balena - 1993
regia di Roberto Faenza tratto dal libro omonimo di Jona Obersky
- Schindler's
list - 1993
di Steven Spielberg
- Train
de vie - Un treno per vivere - 1999
regia di Radu Mihaileanu (rumeno)
- Jacob
il bugiardo - 1999
regia di Peter Kossowitz, protagonista Robin Williams ambientato nel
ghetto di Varsavia
- La
tregua - 1996
di Francesco Rosi ricavato dal testo omonimo di Primo Levi
- Arrivederci
ragazzi - 1987
regia di Luis Malle
- Kapò
- 1959
regia di Gillo Pontecorvo
- L'amico
ritrovato -1989
regia di Jerry Schatzberg. Tratto dal libro omonimo di Fred Hulman
- Shoah
- 1978
regia di Claude Lanzamann. Lunga ricostruzione (oltre 9 ore) tutta
centrata sulla testimonianza dei sopravissuti. L'autore ha in
preparazione una versione più corta (circa 3 ore) di
più facile utilizzo.
- Concorrenza
sleale - 2000 di
Ettore Scola
La vita
davanti a sé (La vie devant soi) , Fr. (1977)
REGIA: Moshe Mizrahi
ATTORI: Simone Signoret; Samy Ben Youb; Michael Bat-Adam; Gabriel
Jabbour; Mohamed Zinet; Claude Dauphin; Geneviève Fontanel
GENERE: Drammatico
DURATA: 95'
AUTORE LETTERARIO: Emile Ajar
Madame Rose, ex prostituta ebrea, abita in un quartiere dove convivono
ebrei, arabi e neri. Scampata a un campo di concentramento, decide di
allevare i figli delle sue ex colleghe. In miseria e in fin di vita, ha
accanto a sé uno dei suoi protetti. Dall'omonimo romanzo di
Emile Ajar, premio Goncourt, un film abile portato a spalla dalla
bravura di S. Signoret, assecondata dall'eccellente Mohamed Zinet. In
USA, rititolato Madame Rosa, prese l'Oscar come miglior film straniero.
(Morandini, Dizionario film 2002)
Preludio alla Shoah
Süss l’ebreo (Jud Süss), Germ. (1940)
REGIA: Veit Harlan
ATTORI: Kristina Söderbaum; Ferdinand Marian; Werner Krauss;
Heinrich George; Eugene Klöpfer; Malte Jäger; Hilde
von Stoltz; Albert Florath; Theodor Loss
GENERE: Drammatico
DURATA: 97'
FOTOGRAFIA: BN
AUTORE LETTERARIO: Lion Feuchtwanger
A Stoccarda nel 1733 il finanziere ebreo Süss Oppenheimer (F.
Marian) aiuta il dissoluto e scialone duca del Württemberg (H.
George), ottenendone in cambio la riscossione delle tasse e diventa un
potente, nonostante il dissenso del rabbino Low (W. Krauss). Sequestra
la giovane Dorothea (K. Söderbaum), figlia di un consigliere
di Stato, la stupra e fa torturare il suo fidanzato sotto una falsa
accusa politica. Quando la giovane si annega e il duca muore d'infarto,
esplode la rivolta popolare. Süss è condannato a
morte, esposto alla gogna e impiccato. Gli ebrei del
Württemberg sono cacciati. È il più
celebre dei film antisemiti della Germania nazista. Il romanzo (1925)
dell'ebreo Lion Feuchtwanger da cui deriva era già diventato
un film britannico del 1934 (Jew Süss), diretto da Lothar
Mendes con Conrad Veidt in una versione filosemita, in linea col
romanzo, ignobilmente deformato nella sceneggiatura di Ludwig Metzger,
Eberhard Möller e dello stesso V. Harlan. Diretto
probabilmente senza convinzione (Harlan non era più nazista
della media dei suoi colleghi), è un film inverosimile e
farraginoso, zeppo di colpi di scena, affidato a una recitazione
teatraleggiante ed enfatica (il più misurato è
proprio F. Marian) sebbene non manchi di efficacia nei momenti in cui
la narrazione coincide con la più spudorata propaganda. In
Germania il film ebbe un grande successo di pubblico. Himmler ne
ordinò la visione obbligatoria a tutte le truppe e alle SS.
Dopo la guerra, scelto come capro espiatorio per l'epurazione nel campo
del cinema, Harlan fu due volte processato per crimini contro
l'umanità e assolto per insufficienza di prove. L'attore
Marian si suicidò in auto. (Morandini, Dizionario film 2002)
Il grande dittatore (The Great Dictator), USA (1940)
REGIA: Charles S. Chaplin
ATTORI: Charles S. Chaplin; Paulette Goddard; Jack Oakie; Reginald
Gardiner
GENERE: Satirico
DURATA: 128'
FOTOGRAFIA: BN
Un barbiere ebreo è scambiato per Adenoid Hynkel, dittatore
di Tomania, e in questa veste pronuncia un discorso umanitario. Satira
penetrante e persino preveggente del nazifascismo in cui Charlot si
sdoppia nel piccolo barbiere ebreo e nel dittatore Hynkel (Hitler):
l'uno appare come l'immagine un po' sbiadita del vagabondo; l'altro ne
è, per certi versi, il negativo. Primo film parlato di
Chaplin. Da un dialogo ridotto all'essenziale (Charlot non
può parlare) si passa, nel finale, all'invadenza della
parola. Sequenze celebri: la rasatura al ritmo di una danza ungherese
di Brahms; Hynkel che gioca col mappamondo; l'incontro tra Hynkel e
Benzino Napoloni, dittatore di Bacteria. Anni dopo Chaplin espresse il
suo dispiacere di averne fatto una commedia nella sua ingenua ignoranza
di quel che veramente succedeva nella Germania nazista, ma il film
è, comunque, una gioia da vedere ancora oggi. Ridistribuito
anche, più correttamente, col titolo Il grande dittatore.
(Morandini, Dizionario film 2002)
Così finisce la nostra notte (So Ends Our Night), USA (1941)
REGIA: John Cromwell
ATTORI: Fredric March; Margaret Sullavan; Glenn Ford; Erich von
Stroheim; Frances Dee
GENERE: Drammatico
DURATA: 117'
FOTOGRAFIA: BN
AUTORE LETTERARIO: Erich Maria Remarque
Un ufficiale tedesco cui ripugna il regime nazionalsocialista cerca di
passare il confine. Nella sua fuga si accompagna a due giovani ebrei
slovacchi. Insieme, dopo molte peripezie, si sottraggono alle SS.
Tratto da un romanzo di Erich Maria Remarque, scrittore fortunato con
il cinema, è uno dei migliori film sul nazismo realizzati a
Hollywood durante la guerra. Intenso, delicato, struggente. Bella
squadra di attori tra cui E. von Stroheim. (Morandini, Dizionario film
2002)
La caduta degli Dei, It.-Svizz.-RFT (1969)
REGIA: Luchino Visconti
ATTORI: Dirk Bogarde; Ingrid Thulin; Helmut Berger; Helmut Griem;
Umberto Orsini; Charlotte Rampling; Florinda Bolkan; Renaud Verley
GENERE: Drammatico
DURATA: 150'
Storia della famiglia tedesca degli Essenbeck, industriali
metallurgici, nel biennio 1933-34, dall'incendio del Reichstag alla
“notte dei lunghi coltelli” in cui le SS fecero
strage delle SA. Poeta del negativo, Visconti riprende qui –
tenendo d'occhio Macbeth di Shakespeare, I demoni di Dostoevskij,
Götterdämmerung di Wagner e Thomas Mann –
la sua vocazione di registratore di crolli, profanatore di
romanticismi, cantore di corruzioni e dissoluzioni. Forzature,
dissonanze, compiacimenti sono i peccati minori di un film dal ritmo
spiccio, di fosca potenza, con una compagnia internazionale di attori
di prim'ordine. Ribattezzato malignamente “La saga dei
Buddenkrupp”. (Morandini, Dizionario film 2002)
Cabaret (Cabaret), USA (1972)
REGIA: Bob Fosse
ATTORI: Liza Minnelli; Michael York; Joel Grey; Helmut Griem; Marisa
Berenson
GENERE: Musicale
DURATA: 128'
AUTORE LETTERARIO: John Van Druten; C. Isherwood; Jay Presson Allen;
Hugh Callingham Wheeler
Nella Berlino del 1931 un'attricetta americana e un intellettuale
britannico si amano alla follia. Incinta, lei abortisce per non
bruciarsi la carriera. Sullo sfondo le prime svastiche naziste. Segue
la commedia I Am a Camera di J. Van Druten (ispirata ai racconti di C.
Isherwood Goodbye to Berlin) più che l'omonimo musical di
Jay Presson Allen e Hugh Wheeler. 5 Oscar per B. Fosse (il suo
capolavoro al cinema), Geoffrey Unsworth (fotografia), Ralph Burns
(direzione musicale), L. Minnelli (bravissima), J. Grey (geniale).
Strehler l'ha visto almeno quattro volte. Vale la pena di rivederlo,
no? (Morandini, Dizionario film 2002)
.
Realtà del lager
L’ultima tappa (Ostatni etap), Polonia (1947)
REGIA: Wanda Jakubowska
Film- documentario in cui l’autrice si riferisce alle proprie
esperienze ad Auschwitz.
Kapò di Gillo Pontecorvo, It.-Fr. (1960)
REGIA: Gillo Pontecorvo
ATTORI: Susan Strasberg; Laurent Terzieff; Emmanuelle Riva; Didi
Perego; Gianni Garko; Paola Pitagora
GENERE: Drammatico
DURATA: 102'
FOTOGRAFIA: BN
Scampata alla morte, facendosi passare per criminale comune, orfana
ebrea diventa kapò in un campo di lavoro tedesco in Polonia,
cioè caposquadra-aguzzina delle sue compagne, aizzata alla
ferocia dalla logica spietata del lager. L'amore per un prigioniero
russo la redime. Frutto di un impegno austero (scritta dal regista con
Franco Solinas) e delle buone intenzioni, questa parabola sulla
degradazione e sulla distruzione della dignità nei lager
nazisti svicola nella 2ª parte verso la demagogia sentimentale
di una storia di amore, redenzione e morte e nella bravura effettistica
e ostentata della carneficina finale trasformando una tragedia in un
mediocre melodramma. Diede origine a una violenta stroncatura,
intitolata “De l'abjection”, di Jacques Rivette
(Cahiers du Cinéma n. 120, giugno 1961) che
rimproverò al regista, in particolare, la carrellata in
avanti per inquadrare il cadavere della Riva, suicida sul filo spinato
elettrificato. Quella polemica recensione fu lo spunto, trent'anni
dopo, per un saggio del critico Serge Daney. Nastro d'argento 1961 per
Didi Perego, attrice non protagonista. (Morandini, Dizionario film 2002)
Vincitori alla sbarra , (Le temps du ghetto), Fr. (1961)
REGIA: Frédéric Rossif
GENERE: Documentario
DURATA: 84'
E’ la storia filmata dagli stessi tedeschi
dell’oppressione degli ebrei del ghetto di Varsavia e della
successiva distruzione del ghetto, intercalata da interviste ad alcuni
superstiti.
Fuga da Mauthausen (Die Flucht), Germ.(1963)
REGIA: Edwin Zbonek
ATTORI: Gunther Ungehuer, George Goetz, Katinka Hofmann.
GENERE: Drammatico
Durata: 94'
E’ la storia di due fratelli, uno prigioniero a Mauthausen e
l'altro comandante delle SS.
Il giovane Franz fugge dal campo di concentramento di Mauthausen. Sulle
sue tracce si mettono le SS comandate dall'ufficiale Kohler, fratello
di Franz. I due fratelli infatti stanno da due parti opposte.
Paesaggio dopo la battaglia (Krajobraz po bitwe), Pol. (1970)
REGIA: Andrzej Wajda
ATTORI: Daniel Olbrychski; Stanislawa Celinska; Tadeusz Janczar;
Mieczyslaw Stoor; Zygmunt Malanowicz; Leszek Drogosz
GENERE: Dramm.
DURATA: 109'
AUTORE LETTERARIO: Tadeusz Borowski
L'8 Maggio 1945, a guerra finita, gli internati di un campo di
concentramento nella Germania nazista sono trasferiti dagli americani
in una caserma delle SS che funziona da campo di raccolta e
smistamento. Tra loro c'è Tadeusz (D. Olbrychski), giovane
intellettuale polacco che stringe un'amorosa amicizia con l'ebrea Nina
(S. Celinska). Dopo la sua morte accidentale e assurda, decide di
tornare in Polonia. Ispirato ai racconti di Tadeusz Borowski (1922-51),
sopravvissuto ai campi di sterminio, Wajda (1926) torna ai temi dei
suoi film giovanili con un film dolente, lucido, disincantato, ma non
disperato, non privo di riferimenti incomprensibili per uno straniero
(o un polacco di corta memoria storica), ricco di sequenze memorabili:
le prime ore di libertà (accompagnate dalla musica di
Vivaldi); la ridicola solennità della recita della Battaglia
di Grünwald; la passeggiata dei due innamorati fuori dal
campo; la scena dell'obitorio. (Morandini, Dizionario film 2002)
Le deportate della sezione speciale SS di Rino di Silvestro It. (1976)
REGIA: Rino di Silvestro
ATTORI: John Steiner, Rik Battaglia, Erna Schurer, Guido Leontini, Lina
Polito, Sara Sperati.
GENERE: Drammatico
DURATA: 95’
Le SS smistano le donne ebree nei vari Lager. Fra queste c'è
Tania di cui ilcomandante si innamora. Lei non gli cede fino a quando
le si presenta l'occasione, fuggite le sue compagne, di rimanere sola
con lui e di evirarlo. Alla fine tutti muoiono.
IL FILM LA NAVE DEI DANNATI - Il viaggio dei dannati di Stuart
Rosemberg GB. (1977)
REGIA: Stuart Rosenberg
ATTORI: Lee Grant, James Mason, Max Von Sidow, Ben Gazzara, Faye
Dunaway, Malcolm McDowell, Katharine Ross, Orson Welles, Oskar Werner.
GENERE: Drammatico
DURATA: 125’
AUTORE LETTERARIO: Gordon Thomas e Max Morgan Vitts
Il film narra la vicenda (vera) della St. Louis, la nave partita da
Amburgo nel maggio del '39 per portare in esilio politico un migliaio
di ebrei. Cuba nega il permesso di sbarco e così gli Usa. La
nave torna verso l'Europa e, dopo enormi sforzi, il comandante ottiene
il permesso di far sbarcare gli ebrei ad Anversa.
Olocausto (Holocaust), USA(1979)
REGIA: Marvin J. Chomsky
ATTORI: Jim Anbach, Sean Arnold, John Bailey, Blanche Baker, Isolde
Barth, Michael Beck
DURATA: 475' (colore)
AUTORE LETTERARIO: Gerald Green
Serie Tv sulla storia della famiglia ebrea Weiss in Germania negli anni
della persecuzione nazista
Nel 1979 comparve negli Stati Uniti un serial televisivo intitolato
"Holocaust", tratto dall'omonimo romanzo di Gerald Green pubblicato nel
1978. Il successo della fiction televisiva fu enorme tanto da venir
trasmessa in Germania, Francia, Gran Bretagna, Italia. Si trattava di
un lavoro mediocre, privo di spessore storico. Seguendo le logiche
della comunicazione filmica di scuola statunitense si era prodotto un
qualcosa che andava verso la spettacolarizzazione di massa, verso la
trivializzazione dell'evento. Ciononostante - pur attraverso lo
specchio deformante della fiction - lo sterminio degli ebrei d'Europa
dopo più di trent'anni diventava qualcosa di "percepito" al
di là delle biblioteche e degli studi settoriali.
Ogni medaglia ha il suo rovescio: la notorietà presso il
grande pubblico di qualsiasi cosa si paga con una sua più o
meno ampia volgarizzazione. Spesso però si fa un torto
all'intelligenza del grande pubblico trattandolo alla stregua di un
minorenne intellettuale incapace di distinguere e di capire. Viceversa
il pubblico delle "fiction" televisive è meno sprovveduto di
quanto suppongano i professori universitari. Le persone sanno
distinguere più di quanto si pensi tra "fiction" e
realtà ed hanno verso il mezzo televisivo più
ciniche difese di quanto si pensi. Certo di fronte ad "Holocaust" vi
sarà stato un buon numero di persone, disarmate
culturalmente, che hanno fatto dello sceneggiato la loro unica fonte di
informazione sull'argomento. Molti di più, io credo, hanno
invece visto nella fiction un punto di partenza per comprendere, in
modo più corretto, la verità storica. Ne
è prova, da quel 1979 in poi, la crescita di titoli e di
vendite di libri sull'argomento. Una crescita non registrata
precedentemente.
(ho perso il riferimento bibliografico)
La vita è bella, It. (1998)
REGIA: Roberto Benigni
ATTORI: Roberto Benigni; Nicoletta Braschi; Giorgio Cantarini; Giustino
Durano; Sergio Bustric; Horst Buchholz
GENERE: Drammatico
DURATA: 120'
Guido Orefice, toscano montanino ed ebreo, s'innamora sul finire degli
anni '30 della maestrina Dora, la corteggia in modi stravaganti, la
sposa. Sei anni dopo – nell'intervallo sono venute le leggi
razziali (1938), la guerra e le deportazioni – Guido con il
figlioletto Giosuè parte per il campo di concentramento.
Dora, che ebrea non è, li segue volontariamente. Per
proteggere il figlio dall'orrore, Guido gli fa credere che quel che
stanno vivendo è un gioco a premi con un carro armato in
palio. 6o film di Benigni regista, è il più
ambizioso, difficile e rischioso e il migliore: 2 film in 1, o meglio
un film in 2 parti, nettamente separate per ambientazione, tono, luce e
colori – essenziali i contributi della fotografia –
ma complementari: la 1ª spiega e giustifica la 2ª.
Una bella storia d'amore, scritta con Vincenzo Cerami: prima tra un
uomo e una donna, poi per un figlio, ma l'una è la
continuazione dell'altra. Il frenetico dinamismo di R. Benigni
è felicemente sfogato, la sua torrentizia oralità
ora debordante ora dimezzata. Un'elegante leggerezza distingue G.
Durano nel più riuscito dei personaggi di contorno. 5 Nastri
d'argento, 7 nomination agli Oscar e 3 statuette (film straniero,
attore per Benigni, musica per Nicola Piovani). (Morandini, Dizionario
film 2002)
Train de Vie Fr.-Belg.-Ol. (1998)
REGIA: Radu Mihaileanu
ATTORI: Lionel Abelanski; Rufus; Clement Harari; Michel Muller; Bruno
Abraham-Kremer; Agathe de la Fontaine
GENERE: Commedia
DURATA: 103'
Nel 1941, per evitare la deportazione, gli abitanti di uno shetl
(villaggio ebraico dell'Europa centrale) romeno allestiscono un finto
convoglio ferroviario sul quale alcuni di loro sono travestiti da
soldati tedeschi e partono nel folle tentativo di raggiungere il
confine con l'URSS e di lì proseguire per la Palestina,
Eretz/Israel, la terra promessa. Ci riescono, dopo tragicomiche
peripezie tra cui l'incontro con un gruppo di gitani che, a bordo di
autocarri, hanno avuto la stessa idea. 2o film del romeno Mihaileanu,
attivo in Francia, è una tragicommedia di viaggio sotto la
triplice insegna dell'umorismo yiddish (condito di una grottesca ironia
critica verso gli stessi ebrei, i tedeschi, i comunisti), di una sana
energia narrativa e di un ritmo di trascinante allegria cui molto
contribuisce Goran Bregovic, il compositore preferito di E. Kusturica,
che attinge alla musica klezmer ebraica dell'Europa orientale.
Fotografia del greco Yorgos Arvanitis, l'operatore di Anghelopulos e di
Laurent Daillant. Colorita galleria cosmopolita di interpreti, dialoghi
italiani di Moni Ovadia. Non manca una dimensione poetica, incarnata in
Schlomo (L. Abelanski), lo scemo del viaggio che funge da narratore.
L'inquadratura finale può essere la chiave di lettura a
ritroso. Grande successo di pubblico e premio Fipresci alla
55ª Mostra di Venezia 1998. (Morandini, Dizionario film 2002)
Jacob il bugiardo (Jacob the Liar) , USA (1999)
REGIA: Peter Kossowitz
ATTORI: Alan Arkin, Mathieu Kassovitz, Liev Schreiber, Hannah Taylor,
Robin Williams
GENERE: Drammatico
DURATA: 119’
Durante l'occupazione nazista della Polonia, Jacob, un ebreo,
intercetta, casualmente, un bollettino radiofonico che riferisce
l'avanzata delle truppe sovietiche. Questa notizia ridà
speranza agli abitanti del ghetto, così Jacob decide di
continuare a inventare e diffondere falsi notiziari.
Tratto da una storia vera, Jacob il bugiardo ha come protagonista uno
straordinario Robin Williams che regala al pubblico un ruolo memorabile
in quello dell'ebreo Jacob il quale, dopo aver ascoltato per caso
(grazie ad una radio tedesca) la notizia secondo cui i russi sono a 400
chilometri dal ghetto della città polacca dove vive, si
inventa (suo malgrado) di possedere una radio per donare un po' di
speranza ai suoi concittadini.
Jacob il bugiardo è un film che mescola sapientemente
realismo e toni surreali, e chiama in causa lo spettatore come colui
che deciderà quanto sogno e quanta realtà siano
presenti nel finale. Una pellicola dura, dai momenti molto commoventi
ma anche molto umoristici, basata su un profondo realismo delle
condizioni di vita di un ghetto sottomesso alla crudeltà
nazista ma che fa riflettere in maniera agrodolce sull'importanza della
speranza per gli esseri umani in difficoltà.
A differenza de "La vita è bella", "Jacob il bugiardo"-
oltre ad essere più fedele alla realtà dei fatti
- possiede anche il pregio di mostrare le brutalità compiute
dai nazisti contro il popolo ebraico. Una pellicola divertente ma allo
stesso tempo amara, che fonda la sua forza sulla grande bravura di
attori come Alan Arkin, Armin Mueller Stahl, Liev Schreiber e l'ex
regista de L'odio Mathieu Kassovitz, capaci di fare egregiamente da
spalla ad uno straordinario Robin Williams che offre nei panni di
Jacob, bugiardo per una giusta causa, un'interpretazione matura e
convincente. Una pellicola toccante che strappa il sorriso e commuove
con un sentimento meno prevedibilmente hollywoodiano.
Il grande pregio di questo film è di essere un'opera sobria
e realistica in cui la storia di un 'eroe per caso' assurge a metafora
di un'umanità al limite estremo della speranza. I momenti
drammatici e le battute fulminanti si amalgamano in questa pellicola
intelligente e originale in cui la varietà dei personaggi
coincide con una dolorosa allegoria del genere umano. E come poteva
essere diversamente in un film che mostra in maniera beffarda come la
morte, sempre dietro l'angolo, può essere rimandata per una
semplice fatalità del caso?
Così anche Jacob il bugiardo è ormai a pieno
titolo un'opera di testimonianza e un monumento che insegna a non
dimenticare e - sfruttando una componente intimista - mostra come un
essere umano non debba mai dimenticare le proprie debolezze se vuole
attingere ad una forza interiore.
Del resto - come ha notato lo stesso Robin Williams - "nel momento in
cui ti metti un cappotto con la stella di Davide ti accorgi che questo
non è un semplice costume di scena e il suo peso diventa
enorme..."
Ma la fortuna del pubblico è che, grazie ad un attore
profondamente attento all'aspetto umano delle storie come Robin
Williams, il fardello di questo indumento carico di drammatici ricordi
non sia insostenibile
Notte e nebbia, (Nuit et bruillard) Fr./It. (1955)
REGIA: Alexandre Astruc; Jacques Baratier; Jean Valère;
Henri Gruel; Alain Resnais
ATTORI: Jean-Claude Pascal; Anouk Aimée
GENERE: Episodi – Il quarto di A. Resnais è un
Documentario
DURATA: 120' – Il quarto di A. Resnais dura 31’
FOTOGRAFIA: BN/Col
È un'antologia messa insieme da un'intraprendente casa
italiana di distribuzione (Globe Film) con film francesi di varia
lunghezza degli anni '50: 1) La tenda scarlatta (Le Rideau cramoisi,
1953, 44 minuti) di Astruc, da un racconto di Barbey d'Aurevilly: nel
1813 un ufficiale francese (Jean-Claude Pascal), ospite di una
rispettabile coppia borghese, diventa l'amante della loro figlia (Anouk
Aimée) che improvvisamente muore; 2) Paris la nuit (1955) di
Baratier e Valère, discreto documentario di medio metraggio
sulla vita notturna nella capitale francese; 3) La Joconde (1958) di
Gruel, corto d'animazione che scherza con brio sull'arcifamoso quadro
di Leonardo da Vinci; 4) Notte e nebbia (Nuit et bruillard, 1956) di
Resnais piatto forte dell'antologia è una casta e severa
elegia sui campi nazisti di sterminio, è un invito sobrio e
preciso a non dimenticare uno dei massimi orrori della storia
contemporanea. Il presente – una visita a quel che resta dei
lager oggi – è a colori; il passato –
frammenti di cineattualità dell'epoca – in
bianconero. Come nei film di fiction successivi, Resnais affronta la
dialettica tra memoria e oblio, tra necessità del ricordare
e bisogno di dimenticare. “Non è soltanto un film
di reminiscenze, ma anche un film di grande inquietudine” (J.
Cayrol). Selezionato per il Festival di Cannes 1956 e ritirato
all'ultimo momento. Premio J. Vigo. Commento di Jean Cayrol, musiche di
Hans Eisler, fotografia di Ghislain Cloquet, Sacha Vierny, Edouard
Mpuszka. Distribuito in Italia nel 1960 dalla Globe con altri
cortometraggi francesi. (Morandini, Dizionario film 2002)
Andremo in città It. (1966)
REGIA: Nelo Risi
ATTORI: Geraldine Chaplin; Nino Castelnuovo; il piccolo Federico
GENERE: Drammatico
DURATA: 95'
FOTOGRAFIA: BN
La deportazione e lo sterminio degli ebrei nella seconda guerra
mondiale in chiave di favola, quella che una ragazza ebrea racconta al
suo fratellino cieco mentre viaggiano sul treno della morte. Scritto da
Edith Bruck, moglie del regista, è un sincero e commovente
1° film in cui, però, c'è un sensibile
scarto tra intenzioni poetiche e risultati espressivi. Troppo
sentimentale. (Morandini, Dizionario film 2002)
Conseguenze indelebili per i condannati e i loro familiari
I perseguitati (The Juggler), USA (1953)
REGIA: Edward Dmytryk
ATTORI: Kirk Douglas; Milly Vitale; Paul Stewart; Alf Kjellin; Beverly
Washburn
GENERE: Dramm
DURATA: 86'
FOTOGRAFIA: BN
AUTORE LETTERARIO: Michael Blankfort
Da un romanzo di Michael Blankfort che l'ha sceneggiato. Un ex
illusionista ebreo, sconvolto dalla morte della moglie e dei figli in
campo di concentramento, arriva in Israele e si mette nei guai
aggredendo un poliziotto che aveva scambiato per un nazista. Lo aiuta a
ritrovare l'equilibrio una giovane vedova. Girato in Israele e diretto
per ripiego da E. Dmytryk – al posto del produttore Stanley
Kramer – è un dramma impegnato e un po' pesante,
ma l'interpretazione di K. Douglas, ebreo di origine russa e per questo
particolarmente interessato a questa parte, ne riscatta i difetti.
(Morandini, Dizionario film 2002)
L’uomo del banco dei pegni (The Pawnbroker, USA (1965)
REGIA: Sidney Lumet
ATTORI: Rod Steiger; Brock Peters; Jaime Sanchez; Geraldine Fitzgerald;
Thelma Oliver
GENERE: Dramm.
DURATA: 116'
FOTOGRAFIA: BN
AUTORE LETTERARIO: Edward Lewis Wallant
Nevrosi dell'ebreo Nazerman, unico superstite di una famiglia polacca
sterminata nei lager nazisti, che fa l'usuraio nel quartiere di Harlem
a New York per conto di uno sfruttatore di prostitute. Compresso tra
un'intensa ricerca psicologica e il groviglio delle tematiche
sull'ebraismo, il film ha i suoi momenti migliori nella descrizione dal
vero del ghetto nero e in una incisiva interpretazione di Steiger.
Fotografia in bianconero del grande Boris Kaufman e musiche di Quincy
Jones. Da un romanzo di Edward Lewis Wallant, sceneggiato da David
Friedkin e Morton Fine.
Veronica Voss (Die Sehnsucht der Veronika Voss), RFT (1982)
REGIA: Rainer Werner Fassbinder
ATTORI: Rosel Zech; Hilmar Thate; Cornelia Froebess; Anne-Marie
Düringer; Peter Zadek; Doris Schade
GENERE: Drammatico
DURATA: 105'
FOTOGRAFIA: BN
Giornalista incontra una donna spaurita, scoprendo che si tratta di una
famosa attrice dell'UFA ormai dimenticata, morfinomane e prigioniera di
una donna senza scrupoli. Ispirato ai casi dell'attrice Sybille
Schmitz, suicida nel 1955, è il penultimo film di
Fassbinder, Orso d'oro al Festival di Berlino 1982. Calato in un clima
neoespressionista che scenografia e fotografia (ora abbagliante di
bianco, ora appoggiata a forti contrasti) sottolineano, è
una storia malinconica dove si confondono stereotipi, fantasmi, ombre
del passato, paure del presente, echi del cinema muto, tenebre del
cinema noir. Chiude la tetralogia sulla Germania postbellica attraverso
quattro destini di donne (Maria Braun, Lili Marleen, Lola). (Morandini,
Dizionario film 2002)
Sullo sfondo compare il dramma degli ex internati ebrei, incapaci di
superare il trauma subito e facili prede di gente senza scrupoli pronta
a sfruttarne il dolore a fini personali.
La scelta di Sophie (Sophie's Choice), USA (1982)
REGIA: Alan J. Pakula
ATTORI: Meryl Streep; Kevin Kline; Peter MacNicol; Rita Karin; Stephen
D. Newman; Josh Mostel
GENERE: Drammatico
DURATA: 155'
AUTORE LETTERARIO: William Styron
Nel 1947 a New York una ragazza polacca, reduce dai campi di
concentramento nazisti, è ossessionata dai ricordi. Amando
molto il romanzo (1979) di William Styron, A.J. Pakula non se ne
è abbastanza distaccato: dice troppo o troppo poco. Film
diseguale, ma con pagine di dolorante suggestione. Oscar per M. Streep
e 4 nomination tra cui quella per la fotografia di Nestor Almendros.
Debutto del 35enne K. Kline. (Morandini, Dizionario film 2002)
Non dire falsa testimonianza Pl. (1988)
REGIA Krysztof Kieslowski
ATTORI: Maria Koscialkowska, Teresa Marczewaska
GENERE: Drammatico
DURATA: 56’
Una ragazza americana di origine polacca è giunta nella
città di Varsavia per alcune lezioni di etica. Succede che
nella prima lezione l'insegnante prenda ad esempio una vicenda per
proporre un tipo di problema morale: una giovane ebrea sta per essere
adottata da due coniugi cattolici ma questi desistono perché
non avrebbero saputo tacere sulla sua provenienza. Dopo la lezione la
ragazza dice di essere lei la giovane ebrea e che si era salvata
emigrando: la professoressa a sua volta confessa di essere stata lei
assieme al marito ad aver deciso di non adottarla per paura di far
scoprire altri rifugiati.
Ritorno a Berlino (Der Passagier - Welcome to Germany), RFT (1988)
REGIA: Thomas Brasch
ATTORI: Tony Curtis; Katharina Thalbach; Matthias Habich; Alexandra
Stewart; Michael Morris
GENERE: Drammatico
DURATA: 103'
Nel 1987 a Berlino arriva un vecchio regista americano per girare un
film ispirato a un episodio realmente accaduto nella Germania nazista
del 1942. A poco a poco si scopre che il regista è un ebreo
di origine ungherese e che la storia è autobiografica. Film
teso, difficile. Cinema come terapia, quasi un'autoanalisi
psicanalitica. T. Curtis incanutito e bravissimo. (Morandini,
Dizionario film 2002)
Nemici, una storia d’amore (Enemies, A Love Story), USA (1989)
REGIA: Paul Mazursky
ATTORI: Anjelica Huston; Ron Silver; Lena Olin; Margaret Sophie Stein;
Alan King; Judith Malina; Paul Mazursky
GENERE: Dramm.
DURATA: 119'
AUTORE LETTERARIO: Isaac Bashevis Singer
1949, quartieri popolari di New York. Herman Broder (R. Silver), ebreo
polacco scampato ai nazisti, ha per concubina Yadwiga (M.S. Stein),
giovane contadina cattolica che gli salvò la vita, e per
amante Masha (L. Olin) focosa e disperata ebrea russa malmaritata. La
situazione si complica quando riappare la sua prima moglie Tamara (A.
Huston), scampata al lager dove sono morti i suoi due bambini. Tratto
dal romanzo (1966) dell'ebreo polacco Isaac Basevic Singer, premio
Nobel 1978, è un buon film all'antica, con una storia ben
costruita, accadimenti insoliti, passioni e sentimenti forti, tragico
alternato a comico e grottesco, personaggi in altorilievo. Silver non
sbaglia un colpo, ma è eccezionale la galleria femminile,
inclusa l'intensa J. Malina nella parte della madre di Masha.
(Morandini, Dizionario film 2002)
Homicide (Homicide), USA (1991)
REGIA: David Mamet
ATTORI: Joe Mantegna; William H. Macy; Natalija Nogulich; Ving Rhames;
Rebecca Pidgeon; Vincent Guastaferro
GENERE: Giallo
DURATA: 102'
Durante l'inchiesta sull'uccisione di una vecchia ebrea, Bobby Gold,
detective della squadra omicidi, viene a contatto con un gruppo di
sionisti fanatici ed è costretto a domandarsi: che cosa sono
io per primo, americano o ebreo? L'incapacità di risolvere
il dilemma lo dilania e lo perde. Nelle forme di un poliziesco, anzi di
un giallo (alla base c'è la parola grofaz che è
l'acronimo di un soprannome di Hitler), è la storia di una
sconfitta e il ritratto di un perdente. Pur di struttura complicata e
ondivaga per il parallelismo di due inchieste, questo 3o film del
commediografo D. Mamet è coinvolgente, suggestivo e ricco di
risvolti critici. (Morandini, Dizionario film 2002)
Jona che visse nella balena It.-Fr. (1993)
REGIA: Roberto Faenza
ATTORI: Juliet Aubrey; Jean-Hugues Anglade; Luke Petterson; Jenner Del
Vecchio
GENERE: Dramm.
DURATA: 96'
AUTORE LETTERARIO: Jona Oberski
Tratto da Anni d'infanzia (1977) di Jona Oberski, fisico nucleare,
è la storia di un bambino olandese di quattro anni,
arrestato nel 1942 dai tedeschi e deportato a Bergen-Belsen dove gli
muore il padre. Perde la madre nel 1945, subito dopo la liberazione. Il
piccolo Jona è adottato da una coppia di olandesi che con
lui dovranno patire non poco. Fedele al libro, Faenza (1943) adotta
l'ottica del suo piccolo protagonista, lo sguardo inconsapevole
dell'infanzia che dell'atroce realtà che lo circonda coglie
soltanto alcuni particolari. Non a caso nella seconda parte quando Jona
ha sette anni, il film cambia stile perché lo sguardo
s'è fatto più adulto. Film sulla tenacia
dell'amore: semplice, asciutto, intenso senza concessioni al dolorismo
né al sensazionalismo. Premio Efebo d'oro di Agrigento.
(Morandini, Dizionario film 2002)
Esperienze vissute
Il diario di Anna Frank (The Diary of Anna Frank), USA (1959)
REGIA: George Stevens
ATTORI: Millie Perkins; Joseph Schildkraut; Shelley Winters; Ed Wynn;
Richard Beymer; Lou Jacobi; Diane Baker
GENERE: Dramm.
DURATA: 170' (156')
FOTOGRAFIA: BN
AUTORE LETTERARIO: Anna Frank
Dal dramma di Frances Goodrich e Albert Hackett, basato sul Diario
(1946) di Anna Frank: nel 1942 una famiglia di ebrei olandesi si
nasconde in alcune stanze mimetizzate di una casa di Amsterdam. Due
anni dopo sono scoperti e deportati in un campo di sterminio. Solenne e
greve adattamento di calibratissima ingegneria narrativa che raramente
si fa poesia e non si sottrae a una sorta di nobilissimo tedio. La
18enne Perkins non poteva coincidere con la 13enne Anna Frank della
realtà: l'episodio della sua amicizia con Peter Van Daan
è amplificato al di là dell'onesto. Ammirevoli,
invece, gli altri interpreti. 6 nomination e 3 Oscar per S. Winters, la
fotografia in Scope di W.C. Mellor, le scenografie di Lyle R. Wheeler,
George W. Davis, Walter M. Scott e Stuart A. Reiss. Ebbe un rifacimento
TV nel 1980 con la regia di Boris Segal e con Melissa Gilbert nella
parte di Anna. (Morandini, Dizionario film 2002)
Schindler’s list (Schindler's List), USA (1994)
REGIA: Steven Spielberg
ATTORI: Liam Neeson; Ben Kingsley; Ralph Fiennes; Caroline Goodall;
Jonathan Sagalle; Embeth Davidtz; Malgoscha Gebel; Beatrice Macola
GENERE: Dramm.
DURATA: 195'
FOTOGRAFIA: BN/Col.
AUTORE LETTERARIO: Thomas Keneally
Dal libro dell'australiano Thomas Keneally ‘La
lista’. L'industriale tedesco Oskar Schindler, in affari coi
nazisti, usa gli ebrei dapprima come forza-lavoro a buon mercato,
un'occasione per arricchirsi. Gradatamente, pur continuando a sfruttare
i suoi intrallazzi, diventa il loro salvatore, strappando
più di 1100 persone dalla camera a gas. È il film
più ambizioso di S. Spielberg e il migliore: prodigo di
emozioni forti, coinvolgente, ricco di tensione, sapiente nei passaggi
dal documento al romanzesco, dai momenti epici a quelli psicologici. La
partenza finale di Schindler è l'unica vera caduta del film,
un cedimento alla drammaturgia hollywoodiana, alla sua retorica
sentimentale. L. Neeson rende con grande efficacia le contraddizioni
del personaggio. L'inglese R. Fiennes interpreta il paranoico
comandante del campo Plaszow come l'avrebbe fatto Marlon Brando 40 anni
fa. Memorabile B. Kingsley nella parte dell'ebreo polacco, contabile,
suggeritore e un po' eminenza grigia di Schindler. 7 Oscar: film,
regia, fotografia di Janusz Kaminski (in bianconero, tranne prologo ed
epilogo), musica di John Williams, montaggio, scenografia e
sceneggiatura. Quel rosso del cappottino della bambina che cerca di
sfuggire al rastrellamento è una piccola invenzione poetica,
un esempio del modo con cui gli effetti speciali possono diventare
creativi. (Morandini, Dizionario film 2002)
La tregua It.-Fr.-Germ.-Svizz. (1996)
REGIA: Francesco Rosi
ATTORI: John Turturro; Massimo Ghini; Rade Serbedzija; Stefano Dionisi;
Teco Celio; Roberto Citran; Claudio Bisio; Andy Luotto; Agnieszka
Wagner; Lorenza Indovina
GENERE: Drammatico
DURATA: 127'
AUTORE LETTERARIO: Primo Levi
Dal libro (1963, premio Campiello) di Primo Levi (1919-87), sceneggiato
da F. Rosi, S. Rulli, S. Petraglia con l'apporto di Tonino Guerra. Il
27-1-1945 i soldati russi arrivano a Buna-Monowitz (Polonia), una delle
trentanove sezioni del lager di Auschwitz (Oswiecim). Alla fine di
febbraio il chimico ebreo torinese Primo Levi (J. Turturro) comincia il
lungo viaggio di ritorno che dura quasi otto mesi tra destinazioni
incerte, derive, soste obbligate, peripezie, vagabondaggi. Dopo un
viaggio in treno di 35 giorni il 19-10-1945 arriva a casa, a Torino.
Era assai difficile cavare un film da un libro rapsodico e frammentario
di 159 pagine con pochi dialoghi e trasferire in narrazione audiovisiva
una scrittura precisa, concreta, sostenuta da riflessioni da un'alta
tenuta morale, in continua oscillazione tra luce e tenebra, allegria e
gravità, io e noi. Rosi e i suoi non ci sono riusciti.
Quando segue il libro, il film è spesso impacciato o banale.
Quando inventa, si sente il calcolo mercantile. Dove non c'è
calcolo, subentra il formalismo lirico. Due volte trova la corda
dell'epica, ma per rendere la dimensione di gaiezza, arguzia, gioia
persino puerile che in Levi esiste si ricorre agli stereotipi della
commedia italo-romanesca. Tra i personaggi le note positive sono il
greco Mordo Nahum di R. Serbedzija, il Daniele di S. Dionisi e il Primo
di Turturro, nonostante la differenza di età e di altezza e
il fuoco interiore che cova, meridionale più che piemontese.
Musiche di Luis Bacalov. Dedicato alla memoria di Pasqualino De Santis
(fotografia) e di Ruggero Mastroianni (montaggio), morti durante la
lavorazione e sostituiti da Marco Pontecorvo e Bruno Sarandrea.
(Morandini, Dizionario film 2002)
Play for time – Temporeggiare di Daniel Mann (1981)
Shoah – Olocausto, Fr. (1985)
REGIA: Claude Lanzmann
INTERPRETI: ‘Documentario’ sullo sterminio degli
ebrei
DURATA: 570' divisi in due parti di 263’ e 307’
Si tratta di un dato di fatto: dal 1979 ad oggi la parola "olocausto"
è entrata nell'uso comune. Ancor di più essa
è stata sottoposta ad un processo di intensa volgarizzazione
e stravolgimento. L'uso giornalistico e quotidiano ha fatto
sì che "olocausto" divenisse un termine buono per tutti gli
usi, applicabile a qualsiasi evento futile o drammatico. Di fronte
all'inflazionarsi e degradarsi del termine si ebbe, come era naturale
attendersi, una forte reazione di rigetto.
Curiosamente - ma non sorprendentemente - il rigetto parte con una
specie di "risposta europea" alla fiction americana: nel 1985 Claude
Lanzmann dirige "Shoah" un film-documentario imponente per impegno e
durata. Il film ha un taglio cinematografico opposto a quello di
"Holocaust": i testimoni - i veri testimoni - sono al centro della
narrazione, è un film basato sul dialogo, sulla memoria.
Nulla di più distante dalla idea filmica americana. La
cultura francese - da sempre impermeabile all'anglicismo - si appropria
subito della parola tanto che oggi in Francia "shoah" si è
definitivamente affermato per indicare lo sterminio degli ebrei
d'Europa sostituendo "olocausto".
Grazie a Lanzmann si diffonde una alternativa valida: "shoah", che in
ebraico significa letteralmente "distruzione", diviene anche il termine
"politicamente corretto" per lo sterminio. La parola "shoah" viene
accolta con favore presso gli studiosi ebraici, si insinua lentamente
presso storici e giornalisti meno superficiali. Shoah sembra risolvere
il fenomeno della banalizzazione assunto dal termine "olocausto". Se
è vero che la banalizzazione dei fatti inizia dalla
banalizzazione del loro nome "shoah" sembra risolvere il problema.
‘Shoah è un film dedicato alla distruzione degli
Ebrei europei nel corso della seconda guera mondiale. La mia ambizione
è stata quella di realizzare un’opera
cinematografica che restituisce in tutta la sua ampiezza questo grande
avvenimento della Storia contemporanea.: un’opera che sia
insieme Storia e Riflessione sulla storia, e all’altezza
dell’avvenimento stesso. Invece di limitarmi a questo o quel
capitolo, a questo o quel capitolo mi sono proposto di cogliere
quest’ultima nella sua totalità, nelle sue
gigantesche proporzioni, nelle sue conseguenze che non sono svanite col
tempo, ma anzi continuano ancor oggi a venire alla luce e a
consolidarsi.
Sia per la durata che per il numero dei personaggi e la
molteplicità dei temi in cui si articola, si tratta di un
film monumentale. Non è stato utilizzato assolutamente
materiale d’archivio: la totalità della pellicola
(350 ore) è stata girata dalla troupe. La ricerca
preparatoria è durata tre anni e mezzo ed è stata
condotta in quattordici paesi diversi. Le riprese sono state effettuate
in dieci volte dal 1976 al 1981.
Shoah è un’opera di non-finzione i cui
protagonisti (ebrei , nazisti, testimoni diretti o lontani dello
stermini) hanno preso tutti, a diverso titolo, parte effettiva negli
avvenimenti che ho cercato di far rivivere. La leggenda, il mito e la
finzione dissolvono e sbiadiscono l’implacabile e accecante
realtà dell’Olocausto, portano a una
banalizzazione che sfocia in trasgressioni gravissime.’ (C.
Lanzmann)
Max e Helen, (Max e Helen) USA (1990)
REGIA: Philip Saville
ATTORI: Martin Landau, Alice Krige, Treat Williams
DURATA: 79’
Film che denuncia duramente gli orrori e le torture dei lager tedeschi.
Due fidanzati ebrei sopravvivono ai campi di concentramento e si
ritrovano una volta finita la guerra. Solo dopo diversi anni lui si
presenta da Wiesenthal, il nemico dei criminali nazisti, per narrare il
suo incubo.
Gli ultimi giorni (The Last Days), USA (1998)
REGIA: James Moll
GENERE: Documentario
DURATA: 87'
Presentato da Steven Spielberg e dalla Survivors of the Shoah Visual
History Foundation per la quale il regista J. Moll aveva già
diretto due pluripremiati documentari televisivi (Survivors of the
Holocaust e The Lost Children of Berlin), è il 1o
documentario della fondazione destinato alle sale. Si alternano le
testimonianze orali di cinque ebrei ungheresi (oggi cittadini USA), tre
donne e due uomini, nati tra il 1924 e il 1930, che nel 1944 furono
deportati nei lager di sterminio (Buchenwald, Dachau, Auschwitz),
tranne Tom Lantos che, come partigiano della resistenza magiara, ebbe
altre traversie. Terribili immagini di repertorio anche poco note o
inedite tra cui alcune brevi sequenze a colori. Diviso in 4 parti
(“Da cittadini a emarginati”, “L'inferno
di un pazzo”, “La liberazione”,
“Rifarsi una vita”), rievoca il capitolo magiaro
del genocidio, uno dei meno conosciuti. Alla fine degli anni '30
vivevano in Ungheria più di 800000 ebrei, il 5% della
popolazione. Pur avendo emanato, come alleato della Germania
nazionalsocialista, una legislazione antiebraica approvata da un
Parlamento di cui facevano parte tutti i partiti dell'arco
costituzionale (tranne il comunista messo fuori legge), il governo di
Budapest si oppose in vari modi alla deportazione degli ebrei. Nel
marzo 1944 Hitler ordinò l'occupazione dell'Ungheria e la
conseguente eliminazione – la Soluzione Finale –
degli ebrei ungheresi: quel che in Germania era successo nell'arco di
12 anni, avvenne in Ungheria in 4 mesi. (Morandini, Dizionario film
2002)
Europa, Europa (Europa Europa), Fr.-Germ. (1991)
REGIA: Agnieszka Holland
ATTORI: Marco Hofschneider; Rene Hofschneider; Julie Delpy; Ashley
Wanninger; Piotr Kozlowski; Halina Labornarska
GENERE: Dramm.
DURATA: 115'
AUTORE LETTERARIO: Salomon Perel
Dal libro Memorie di Salomon Perel. Tragicomica odissea di un
ragazzetto ebreo tedesco che, dopo un periodo in un orfanotrofio della
Polonia occupata dai sovietici dove impara il russo e il
marxismo-leninismo, è catturato dai nazisti, si fa passare
per tedesco, finisce nel 1945 in divisa della Hitlerjugend e rischia di
essere fucilato dai russi. È una bella storia, ma, tolti
alcuni passaggi di originale e forte invenzione, non un bel film. Quasi
trascinata dai fatti che espone con robusta efficacia narrativa, la
regista non ha saputo dedicarsi di più ai personaggi.
(Morandini, Dizionario film 2002)
Per ignota destinazione, It (1995)
REGIA: Piero Farina
GENERE: Documentario
AUTORE LETTERARIO: Liliana Picciotto Fargion
La ricostruzione del periodo delle leggi razziali e della
Shoà attraverso interviste a sopravvisuti e reduci in varie
città d'Italia. Il viaggio di Piero Terracina dalla sua
abitazione romana fino ad Auschwitz è il motivo che lega
questo splendido documentario. Fra le tante testimonianze ricordiamo
almeno quella di Giacoma Limentani (Roma), Pupa Garribba (Genova), Nedo
Fiano e Vittorio Lopez (Milano), Alexander Koo (Trieste).
La settima stanza (La settima stanza), It-Fr-Polonia-Ung. (1996)
REGIA: Marta Meszaros
ATTORI: Maia Morgenstern, Adriana Asti, Jan Nowicki, Elide Melli
DURATA: 110' (colore)
Film biografico che narra la vicenda di Edith Stein, ebrea convertita
al cattolicesimo divenuta suora, uccisa in un Lager nazista nel '42 ed
elevata agli altari da Giovanni Paolo II nel 1987. Un film pulito e
appassionato, attento ad evitare le trappole della retorica.
I ragazzi venuti dal Brasile (The Boys from Brazil), Usa (1978)
REGIA: Franklyn J. Schnaffner
ATTORI: Gregory Peck, Laurence Olivier, Lilli Palmer, James Mason
DURATA: 123' (Colore)
Un ebreo cacciatore di nazisti sulle orme del dottor Mengele in Brasile.
Comedians harmonists (Comedians harmonists), Aus. – Ger.
(1999)
REGIA: Joseph Vilsmaier
ATTORI: Ben Becker, Ulrich Noethen.
DURATA: 105' (colore)
Trasposizione cinematografica di una storia vera. Negli anni
dell'ascesa al potere del nazismo, a Berlino, un complesso di giovani
musicisti conosce un crescente successo. Fino a che il regime non pone
termine ai trionfi imponendo lo scioglimento del gruppo per motivi
"razziali". I tre ebrei lasciano la Germania e fuggono in America. Gli
altri tre restano. Non si rivedranno più. Il film mescola
con disinvoltura la tragedia alla commedia e mostra con efficacia la
"banalità del male" del razzismo diffuso e della
persecuzione quotidiana in un crescendo di tensione. Efficace
adattamento italiano di Moni Ovadia.
Memoria, It (1997)
REGIA: Ruggero Gabbai
ATTORI: Testimonianze di alcuni superstiti ebrei dei campi nazisti.
GENERE: Documentario
DURATA: 90' (colore)
E’ un documento storico che raccoglie le testimonianze dei
deportati ebrei italiani ad Auschwitz. E’ la selezione delle
interviste fatte agli ultimi 90 sopravvissuti della deportazione, gli
unici ancora in vita oggi dei circa 800 liberati. La voce che racconta
è quella di Giancarlo Giannini.
Il cielo cade, It. (2000)
REGIA: Andrea Frazzi; Antonio Frazzi
ATTORI: Isabella Rossellini; Jeroen Krabbe; Barbara Enrichi; Gianna
Giachetti; Luciano Virgilio; Veronica Niccolai; Lara Campoli; Elena
Sofonova; Paul Brooke
GENERE: Dramm.
DURATA: 102'
AUTORE LETTERARIO: Lorenza Mazzetti
Dal romanzo omonimo di Lorenza Mazzetti, premio Viareggio 1967,
adattato da Suso Cecchi D'Amico. Tra il 1943 e il 1944 le piccole
orfane Penny e Baby sono accolte da una zia materna, sposata a Wilhelm,
intellettuale tedesco ebreo, in una villa in Toscana, dove fanno il
loro apprendistato alla vita e al dolore fino all'atroce epilogo per
mano delle SS germaniche. Esordio nel cinema dei gemelli Frazzi, dopo
una ventennale e premiata attività televisiva, con un film
di costo medio-alto che, nonostante i requisiti illustri di partenza
(fotografia di F. Di Giacomo, scene di M. Garbuglia, un cast
internazionale e funzionale ai personaggi, una regia di solido mestiere
tecnico), non esce dall'inerzia di un'opera illustrativa, aneddotica,
ricca soltanto di stereotipi e di convenzioni, indebolita dalla scelta
sbagliata di V. Niccolai, una Penny che dovrebbe essere il
personaggio-guida della vicenda. Wilhelm era nella realtà
Alfred Einstein, cugino primo di Albert e zio di L. Mazzetti.
(Morandini, Dizionario film 2002)
Processi per i responsabili
Vincitori e vinti (Judgment at Nuremberg), Usa (1961)
REGIA: Stanley Kramer
ATTORIi: Spencer Tracy, Burt Lancaster, Richard Widmark, Marlene
Dietrich, Maximillian Shell, Judy Garland, Montgomery Clift.
GENERE: Drammatico
DURATA: 178 (b/n)
FOTOGRAFIA: BN
Scritto da Abby Mann che adattò un suo teledramma, il film
ricostruisce in chiave romanzesca il processo di Norimberga del 1948
contro i criminali di guerra nazisti. Questa verbosa maratona
giudiziaria è, forse, il più compatto e armonioso
film del produttore-regista S. Kramer, e un tipico frutto culturale
della presidenza di J.F. Kennedy. Saggio di oratoria democratica ad
alto livello, è affidato a un all star cast nel quale
bisogna segnalare i brevi e intensi interventi di J. Garland e M.
Clift. 8 nomination ai premi Oscar e 2 statuette, una per lo
sceneggiatore Abby Mann e l'altra a M. Schell. (Morandini, Dizionario
film 2002)
Music Box (Music Box ), USA (1989)
REGIA: Costa-Gavras
ATTORI: Jessica Lange; Armin Müller-Stahl; Frederic Forrest;
Donald Moffat; Lukas Haas; Michael Rooker
GENERE: Drammatico
DURATA: 126'
Chicago, avvocatessa di successo accetta di assumere la difesa del
padre, contadino ungherese emigrato negli USA dopo il 1945, denunciato
come criminale di guerra implicato nella persecuzione degli ebrei,
sicura che si tratti di un errore di persona. Durante un sopralluogo a
Budapest scopre, quasi per caso, che è colpevole. 1/3 dramma
giudiziario, 1/3 thriller politico, 1/3 melodramma familiare,
è un film illustrativo, turgido e inerte che, nonostante la
bravura degli interpreti, non mette a fuoco né temi
né personaggi. Orso d'oro a Berlino 1990 ex aequo con
Allodole sul filo di J. Menzel (Cecoslovacchia).
Il processo di Norimberga (Nürnberger Prozess), Germ. (1958)
REGIA: Felix Podmaniczky
GENERE: Documentario
DURATA: 92’
FOTOGRAFIA: (b/n)
Un documentario molto accurato, che alterna le immagini del processo di
Norimberga a carico dei massimi responsabili del nazismo alle prove
delle atrocità commesse dal regime.
Uno specialista, Fr.-Germ.-Austr.-Isr. (1999)
REGIA: Eyal Sivan
GENERE: Documentario
DURATA: 128’
Nell'Auditorium della Casa del Popolo di Gerusalemme, trasformato in
tribunale, si svolge in 114 sedute per 8 mesi il processo al tenente
colonnello delle SS Adolf Eichmann (1906-62), capo del dipartimento
IV-B-4 della sicurezza interna del Terzo Reich. L'accusa – 15
imputazioni – è di crimini di guerra contro il
popolo ebraico e contro l'umanità per avere organizzato la
deportazione, da diverse parti d'Europa, verso i lager nazisti, di
ebrei, sloveni, polacchi e tzigani. Il processo fu registrato
integralmente – caso unico – per un totale di 500
ore da 4 telecamere nascoste dietro false pareti, coordinate dal
regista nordamericano Leo T. Hurvitz che già ne aveva tratto
un documentario Verdict for Tomorrow (1961). Molto materiale
finì negli archivi di Stato israeliani. Delle 350 ore
rimaste il regista israeliano E. Sivan, residente in Francia dal 1985,
e lo sceneggiatore Rony Brauman, uno dei fondatori di
Médicins sans frontières hanno cavato un film di
montaggio di 2 ore, trasferendo le immagini su pellicola 35 mm,
restaurate in parte con tecniche digitali. Per dare unità e
coerenza tematica alla scelta e al montaggio (firmato da Audrey Marion)
delle immagini, Sivan e Brauman hanno seguito la linea di La
banalità del male di Hannah Arendt, famoso rapporto, citato
più che letto, sul processo, sforzandosi di raccontarlo dal
punto di vista del criminale piuttosto che da quello delle vittime. In
un quadro di terrificante normalità ne esce il ritratto di
un meticoloso burocrate del genocidio che, come linea difensiva, si
trincera dietro l'obbedienza agli ordini dei superiori, il giuramento
di fedeltà, l'impotenza e la non responsabilità
di un ingranaggio, uno dei tanti. È un uomo perbene, non un
mostro: “Non ho mai ucciso nessuno.” Ne esce una
questione che ci riguarda tutti: “la delimitazione dei
compiti, le decisioni frammentate previste dalla capillare burocrazia
moderna si prestano benissimo alla cancellazione di qualsiasi nozione
di responsabilità personale. (Roberto Pisoni). Subito dopo
l'effimera uscita nelle sale, è stato distribuito in
cassetta con sottotitoli italiani, difficili da leggere ogni volta che
si sovrappongono a immagini bianche o chiare. (Morandini, Dizionario
film 2002)
Ebrei in Italia
L’oro di Roma, It.-Fr.(1961)
REGIA: Carlo Lizzani
ATTORI: Anna Maria Ferrero; Jean Sorel; Gérard Blain; Andrea
Checchi; Paola Borboni
GENERE: Drammatico
DURATA: 115'
FOTOGRAFIA: BN
Durante l'occupazione di Roma nel '44 i tedeschi obbligarono la
comunità ebraica a raccogliere e consegnare 50 chili d'oro.
Nonostante le promesse, deportarono tutti. L'impegno politico e morale
e un'accorata sincerità di fondo non bastano a riscattare
quest'affresco rievocativo da una sciatta convenzionalità
narrativa che troppo sacrifica allo spettacolo. (Morandini, Dizionario
film 2002)
Il giardino dei Finzi Contini, It.-RFT (1970)
REGIA: Vittorio De Sica
ATTORI: Dominique Sanda; Fabio Testi; Romolo Valli; Lino Capolicchio;
Helmut Berger; Raffaele Curi; Alessandro D'Alatri
GENERE: Dramm.
DURATA: 95'
AUTORE LETTERARIO: Giorgio Bassani
Dal romanzo (1962) di Giorgio Bassani: Ferrara, anni '30, la dolce vita
di Micòl e altri giovani borghesi della comunità
ebraica si trasforma in tragedia con le leggi razziali fasciste e lo
scoppio della guerra. Film illustrativo di cartapesta e, nell'ultima
parte, di una ruffianeria sentimentale che sfiora il cinismo. Franoso
nella costruzione drammatica, è imperdonabilmente
approssimativo nello svolgimento temporale, inetto nella rievocazione
dell'epoca, zeppo di incongruenze e svarioni. Persino la scelta e
direzione degli attori sono al di sotto del decoro consueto a V. De
Sica. Oscar 1971 per il miglior film straniero. (Morandini, Dizionario
film 2002)
La linea del fiume di Aldo Scavarla (1976)
REGIA: Aldo Scavarla
ATTORI: Angela Goodwin, Riccardo Cucciola, Philippe Leroy, Orazio
Orlando, Lea Massari
GENERE: Drammatico
DURATA: 92’
Un bambino ebreo scampato a un rastrellamento delle SS nel quartiere
ebraico di Roma (16 ottobre 1943) viene immesso nella "Linea del fiume"
(un'organizzazione per l'espatrio clandestino) e avviato verso Londra
attraverso la Francia.
Vittime ed aguzzini
La passeggera (Pasazerska), Pol. 1961-63 (1963)
REGIA: Andrzej Munk
ATTORI: Aleksandra Slaska; Anna Ciepielewska; Jan Kreczmar; Marek
Walczewski; Irena Malkiewicz; Maria Koscialkowska
GENERE: Dramm.
DURATA: 42'
FOTOGRAFIA: BN
AUTORE LETTERARIO: Zofia Posmysz-Piasecka
Su una nave in rotta da Amburgo verso un porto canadese nei primi anni
'60, Liza (A. Slaska), già sorvegliante nel lager di
Auschwitz, incontra un'ebrea polacca (A. Ciepielewska) che fu tra le
sue vittime e con la quale, spinta anche da un'attrazione omofila,
cercò inutilmente di avere un rapporto
“umano”. Ne parla col marito (J. Kreczmar) in due
confessioni, la prima in modi di autogiustificazione e la seconda con
un vero scavo di sé stessa. Tratto dal romanzo omonimo di
Zofia Posmysz-Piasecka che collaborò alla sceneggiatura col
regista, è un'opera incompiuta. Munk morì in un
incidente d'auto il 20 settembre 1961 durante le riprese: con un lavoro
di 2 anni il suo collaboratore Witold Lesiewicz ne approntò
un montaggio, inserendo al posto delle sequenze mancanti foto di scena
e un commento fuori campo. Pur in queste condizioni, è in
assoluto il miglior film di finzione realizzato sull'universo
concentrazionario. Nel rinunciare a descrivere l'indescrivibile, scava
nel rapporto psicologico tra carnefici e vittime, scegliendo due
personaggi e un contrasto esemplari e lasciando sullo sfondo le scene
di orrore quotidiano del lager. La sua verità è
raggiunta con mezzi più semplici di quelli di Wajda, ma ha
la medesima ansia di comprensione e la stessa tensione di resistenza
alla disperazione e agli orrori della Storia. Premio speciale al
Festival di Cannes 1964. (Morandini, Dizionario film 2002)
Il maratoneta (Marathon Man), USA (1976)
REGIA: John Schlesinger
ATTORI: Dustin Hoffman; Laurence Olivier; Roy Scheider; Marthe Keller;
William Devane; Lou Jacobi; Fritz Weaver
GENERE: Thriller
DURATA: 125' Goldman
Studente universitario di storia ebreo, appassionato della corsa,
s'imbatte in criminale di guerra nazista che torna dall'Uruguay a New
York per entrare in possesso di diamanti, custoditi per lui dal
fratello ora defunto. Duello mortale. Diretto con sapienza un po'
accademica e qualche effettismo, basato su una sceneggiatura di William
Goldman (da un proprio romanzo) che è una fantasia ebraica
di vendetta, sembra che voglia dire la sua sul nazismo, la
libertà e il maccartismo, ma presto si rivela un thriller
efficace con un finale discutibile. Passata in antologia la scena del
dentista. (Morandini, Dizionario film 2002)
Il portiere di notte, It (1974)
REGIA: Liliana Cavani
ATTORI: Dirk Bogarde; Charlotte Rampling; Philippe Leroy; Isa Miranda;
Gabriele Ferzetti
GENERE: Dramm.
DURATA: 114'
Nel 1957 a Vienna, ex deportata, moglie di un direttore d'orchestra,
riconosce nel portiere dell'albergo l'ufficiale delle SS di cui,
giovanissima, era diventata l'oggetto sessuale in campo di
concentramento, in un tortuoso rapporto sadomasochistico. Al di
là del suo successo internazionale di scandalo, il 6o film
di L. Cavani ebbe accoglienze critiche disparate: attacchi
più o meno moralistici per la sgradevolezza della sua
ambigua tematica sul rapporto vittima-carnefice oppure elogi per aver
cercato, sulla scia di Visconti, di conciliare il melodramma con un
discorso sulle ambiguità della storia. Eccellente direzione
degli attori, funzionale fotografia di Alfio Contini, montaggio di Kim
Arcalli. (Morandini, Dizionario film 2002)
Mr. Klein (M. Klein), Fr.-It. (1976)
REGIA: Joseph Losey
ATTORI: Alain Delon; Jeanne Moreau; Suzanne Flon; Michael Lonsdale;
Massimo Girotti
GENERE: Dramm.
DURATA: 125'
Nel 1942 a Parigi Robert Klein – mercante d'arte che fa
affari d'oro acquistando a basso prezzo quadri preziosi da ebrei in
difficoltà – viene scambiato per un israelita
dallo stesso nome e, contro il proprio interesse, a poco a poco ne
assume l'identità. Scritto da Franco Solinas sotto il segno
di Kafka, non è, nonostante le apparenze, un film
sull'antisemitismo, ma sull'indifferenza, sull'ideologia della merce
che si è tradotta nell'ideologia dell'uomo, sostituendola.
Il primo è il tema evidente, l'altro quello latente: la sua
vera dimensione drammatica è esistenziale più che
storica. Splendida fotografia di Gerry Fisher, ottima interpretazione
di A. Delon. (Morandini, Dizionario film 2002)
L’ultimo metrò (Le dernier métro), Fr.
(1980
REGIA: François Truffaut
ATTORI: Catherine Deneuve; Gérard Depardieu; Jean Poiret;
Heinz Bennent; Andréa Ferréol; Paulette Dubost;
Sabine Haudepin; Laszlo Szabo
GENERE: Commedia
DURATA: 133'
Parigi, 1942: Marion Steiner, celebre attrice, gestisce il teatro
Montmartre lasciatole dal marito Lucas, regista ebreo di origine
tedesca ricercato dai nazisti. Sagacemente diviso tra commedia e
dramma, cosparso di meccanismi narrativi a sorpresa, questo film
è mirabilmente recitato da una compagnia di attori tra i
quali esiste una gerarchia di ruoli, non di bravura. In filigrana
è iscritto il dilemma sullo statuto dell'artista durante i
tempi di emergenza: fare il proprio mestiere o il proprio dovere?
(Morandini, Dizionario film 2002)
Solidarietà
La stella di David (Sterne), RFT-Bulg (1959)
REGIA: Konrad Wolff
ATTORI: Sasha Krusharska; Jurgen Frohriep; Erik S. Klein; Georgj
Naumov; Naitcho Petrov
GENERE: Drammatico
DURATA: 92'
Drammatiche disavventure di sergente tedesco innamorato di maestra
ebrea. Non molto originale, è però reso
interessante dalla recitazione dei 2 protagonisti che, con dolorosa
autenticità, hanno evitato le pieghe del melodramma.
(Morandini, Dizionario film 2002)
Judith (Judith), USA (1965)
REGIA: Daniel Mann
ATTORI: Sophia Loren; Peter Finch; Jack Hawkins; Hans Verner; Zharira
Charifai
GENERE: Drammatico
DURATA: 105'
AUTORE LETTERARIO: Lawrence Durrell
1947-48, mentre nasce lo Stato di Israele, un ex generale nazista
organizza gli arabi contro gli ebrei. La sua ex moglie, ebrea, gli si
mette contro e sventa il piano. Da un racconto di Lawrence Durrell, un
drammone con egregie pagine belliche. Diretto con mestiere, ma di
parte. (Morandini, Dizionario film 2002)
Giulia (Julia), USA (1977)
REGIA: Fred Zinnemann
ATTORI: Jane Fonda; Vanessa Redgrave; Jason Jr. Robards; Maximilian
Schell; Hal Holbrook; Meryl Streep; Dora Doll; Rosemary Murphy; Lisa
Pelikan; Cathleen Nesbitt; John Glover
GENERE: Drammatico
DURATA: 118'
AUTORE LETTERARIO: Lillian Hellman
Uscita da una ricca famiglia di New York, americana di sinistra studia
a Vienna con Freud, si batte contro il nazismo, milita nella
Resistenza. La sua amica Lillian l'aiuta in una pericolosa missione.
Ritratto a tutto tondo di un'amicizia femminile sulla scia di un
racconto autobiografico (1973) di Lillian Hellman. Un cocktail di
spettacolo e impegno politico, sincerità e accademismo. 1o
film (due minuti circa) della 28enne M. Streep. (Morandini, Dizionario
film 2002)
Tornare per rivivere (Partir, revenir), di Claude Lelouche (1985)
REGIA: Claude Lelouche,
ATTORI: Jean-Louis Trintignant, Michel Piccoli, Francoise Fabian, Annie
Girardot
GENERE: Drammatico
DURATA: 117’
Durante una trasmissione televisiva, una scrittrice ebrea rievoca il
suo passato: l'amore tra il padre psichiatra e la madre farmacista, il
fratello musicista perennemente impegnato in esercizi al pianoforte, la
portinaia che li denuncia alla Gestapo, la fuga verso il castello
abitato da una famiglia di amici, la nuova, misteriosa denuncia ai
tedeschi e la morte di tutta la sua famiglia nei campi di sterminio. Il
ricordo forse più doloroso, però, è
quello, più recente, della misteriosa verità: a
denunciarli fu proprio l'amica di famiglia che, ossessionata dal
rimorso, si uccise. Alla scrittrice superstite rimasero soltanto la sua
arte e l'amore d'infanzia.
La barca è piena (Das Boot ist voll), Svizz (1981)
REGIA: Markus Imhoof
ATTORI: Tina Engel; Curt Bois; Hans Diehl; Marin Waltz
GENERE: Drammatico
DURATA: 103'
Cinque ebrei e un disertore tedesco si rifugiano nell'estate del '42 in
Svizzera, ma i criteri razziali non bastano, secondo la legge di
allora, a garantire lo statuto di rifugiati politici. Imhoof dice molte
cose, sgradevoli o commoventi, e le dice con scabro vigore, con un
ritmo che non lascia respiro, ma che dà il giusto spazio
all'analisi del comportamento e delle psicologie. (Morandini,
Dizionario film 2002)
Arrivederci ragazzi (Au revoir les enfants), Fr. (1987)
REGIA: Louis Malle
ATTORI: Gaspard Manesse; Raphaël Fejto; Francine Racette;
Irène Jacob
GENERE: Dramm.
DURATA: 103'
Tre ragazzini ebrei, clandestinamente ospitati in un collegio
cattolico, sono prelevati, in seguito a una spiata, dagli sgherri della
Gestapo col direttore del collegio. Leone d'oro a Venezia '87. Nella
carriera di Malle è, dopo Il soffio al cuore, il 2o film
esplicitamente autobiografico, il più vicino a Truffaut e
non soltanto per l'argomento. Meno originale, forse, ma emotivamente
più coinvolgente (con qualche concessione agli stereotipi)
di Lacombe Lucien, anch'esso ambientato nella Francia di
Pétain, conta per la cura dei particolari e
dell'ambientazione, la ricchezza delle invenzioni, una pagina di alta
retorica didattica (l'omelia del padre direttore), un epilogo
straziante. (Morandini, Dizionario film 2002)
L’amico ritrovato (Reunion), Fr.-GB-RFT (1989)
REGIA: Jerry Schatzberg
ATTORI: Christian Anholt; Samuel West; Jason Jr. Robards; Alexander
Trauner; Françoise Fabian
GENERE: Drammatico
DURATA: 110'
AUTORE LETTERARIO: Fred Uhlmann
Avvocato americano torna a Stoccarda, lasciata nel '33, alla ricerca
del suo grande amico del liceo e della propria giovinezza. Alla fine di
un lungo flashback (90' dei 110') scopre che morì con onore
durante la guerra 1939-45: impiccato per aver partecipato a un
complotto contro Hitler. Frutto di una cooperazione
franco-anglo-tedesca, è un film diligente e inamidato,
più che emozionante, di una grigia eleganza in doppiopetto,
in cui la freddezza non riesce a diventare una cifra espressiva. 3 temi
(l'amicizia, la divisione in classi, l'antisemitismo) non approfonditi.
Il terzo dà origine, però, a una breve scena di
bella intensità: il suicidio dei genitori ebrei di Henry
Strauss. Sceneggiato da Harold Pinter e tratto da un romanzo di Fred
Uhlman. Efebo d'oro 1990. (Morandini, Dizionario film 2002)
L’orologiaio (Georg Elser) di Klaus Maria Brandauer
Germ.-Austr.-USA (1991)
REGIA: Klaus Maria Brandauer
ATTORI: Klaus Maria Brandauer; Rebecca Miller; Brian Dennehy; Marthe
Keller; Elisabeth Orth
GENERE: Drammatico
DURATA: 102'
AUTORE LETTERARIO: Stephen Sheppard
L'8 novembre 1939 al Bürgerbräukeller di Monaco
– dove ogni anno, in commemorazione del putsch della birreria
del 1923, Hitler teneva un discorso ai compagni della vecchia guardia
– esplose una bomba, uccidendo 7 persone e ferendone altre
33. L'aveva messa Georg Elser, carpentiere comunista. Ma 7 minuti prima
Hitler e gli altri capi nazisti avevano già lasciato il
locale. Persuasiva ricostruzione d'epoca, sapienti tocchi descrittivi
per spiegare il consenso della borghesia tedesca al regime, una forte
scena di ignominia nazista e un Brandauer, esordiente nella regia e
attore una volta tanto sobrio, sebbene poco attendibile come
proletario. Diligente e modesto, il film – tratto da un
romanzo di Stephen Sheppard che l'ha adattato – manca di
suspense ed evita il problema etico di fondo: se l'uccisione del
tiranno è lecita, fin dove lo è quella degli
altri che gli sono vicini, suoi complici o cittadini qualsiasi? Titolo
inglese: Seven Minutes. (Morandini, Dizionario film 2002)
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