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Una nuova politica per l'ordine pubblico: Tony Blair

di Mariateresa Gammone

 

  1. La Terza Via di Tony Blair 

La cultura inglese della devianza è in linea con il pragmatismo tipico della tradizione anglosassone. I più importanti esperimenti in tema di giustizia minorile sono propri di questa cultura giuridica e di quella inglese in particolare. Una pietra miliare della giustizia minorile internazionale è il Juvenile Offenders Act che viene proclamato in Inghilterra nel 1847: autorizza il magistrato a rimproverare il minore, invece che a condannarlo. La sospensione della sentenza di colpevolezza e della relativa applicazione della pena vengono presto allargate anche al mondo degli adulti, attraverso un Summary Jurisdiction Act del 1879 e un Probation of First Offenders Act del 1887, che vogliono evitare alcuni tipi di pene detentive attraverso un impegno a tenere buona condotta (on probation of good conduct). Gli istituti alternativi alla pena hanno in Inghilterra una tradizione importante; particolarmente significativa è anche la critica radicale agli istituti custodialisti.

Il pragmatismo della Terza Via di Tony Blair è in linea con alcune caratteristiche della sua tradizione culturale, ma per certi aspetti innova profondamente. Blair, nato nel 1953, entra in parlamento per la prima volta nel 1983; nell’arco dei due anni dal 1992 al 1994 si impone nel suo partito e poi nel sistema politico britannico, che sembrava avere chiuso la porta ai laburisti per l’eternità. Il New Labour di Blair per certi aspetti è una risposta alla New Right di Ronald Reagan e soprattutto della signora Thatcher, che aveva introdotto novità importanti, come la trasformazione della classe operaia in classe media, ad esempio rendendola proprietaria delle azioni delle aziende privatizzate e della casa in cui viveva.

Quando prende la guida del partito laburista, nel 1994, Blair prende la direzione di un partito che era stato sconfitto alle elezioni per la quarta volta consecutiva e sembrava destinato ad un declino inarrestabile. Quando la Thatcher viene costretta a dimettersi da una congiura di palazzo, nel novembre 1990, era stata sostituita da John Major che aveva continuato a vincere le elezioni grazie anche alla inaffidabilità dei laburisti.

Per riportare alla vittoria i laburisti occorreva dunque rinverdire la tradizione di primi ministri britannici con una grande personalità. Blair si presenta cominciando in parte a scegliere le prime e più obbligate parole d'ordine: una decisa presa di distanza rispetto al marxismo e all’esperienza dell’Unione sovietica, accettando contemporaneamente l’importanza del libero mercato e l’intervento nel libero mercato per tutelare l’interesse pubblico. In tema di politica economica e di filosofia sociale egli lancia l'idea di una Stakeholder economy, dove lo stakeholder non è soltanto colui che detiene una partecipazione azionaria di un’azienda, ma la persona che compartecipa, come un azionista, a tutta la comunità alla quale appartiene, con un sentimento di grande responsabilità nei confronti di questa comunità, sentita come propria, allo stesso modo appunto di come un azionista sente di essere compartecipe della società di cui è azionista.

Questo è uno degli aspetti più qualificanti della Terza Via di Blair: egli rifiuta quella ricetta keynesiana che era indiscutibile per tutta la sinistra europea, fondata sul binomio tasse ed investimenti pubblici: una politica che scegli di tassare forte per poter fare forti investimenti pubblici. Per Blair invece questa impostazione andava rovesciata: soltanto attraverso la diminuzione delle tasse è possibile fare funzionare una economia competitiva. Perché il governo sia ricco, deve fare diminuire le tasse, non le deve aumentare. In parte questa filosofia era una continuazione dei principi precedentemente sbandierati dalla Thatcher.

Un altro aspetto qualificante della Terza Via di Blair è il grande rilievo accordato ai valori del socialismo cristiano, che si richiama sia ai classici della cultura democratica inglese sia a tendenze attive e operanti in tutta Europa. Anglicano praticante, Blair è anche da questo punto di vista un erede della Thatcher, che, seppure arrivando a conclusioni partitiche differenti, aveva sottolineato in vari casi l’importanza di un orientamento morale e dell’eredità cristiana. Distanziandosi sia dal vecchio socialismo collettivista, sia dal vecchio liberalismo individualista, Blair sottolinea l’importanza di alcuni valori cristiani che si ritrovano nella tradizione socialista (ma spesso alterati da un estremismo radicale). In particolare, uguaglianza e compassione sono visti da Blair come valori autenticamente cristiani e autenticamente socialisti, che insieme si ritrovano a fondamento del suo socialismo cristiano: <<Il messaggio Cristiano è che la realizzazione di sé avviene in un modo più completo attraverso la comunione con gli altri. L’atto della santa comunione è un simbolo di questo messaggio…Così i valori del cristianesimo democratico, fondati sulla convinzione che la società e la solidarietà verso gli altri siano valori importanti, sono intimamente legati ai valori della cristianità e ciò non dovrebbe stupire affatto>>.

Ma è misurandosi sui problemi dell'ordine pubblico che il giovane Blair guadagna le genuine simpatie degli elettori e le attenzioni vistose dell'opinione pubblica. All’inizio degli anni Novanta si registra in Gran Bretagna un’ondata di crimini di minorenni, che destarono acuta sensazione. Grande rilievo ebbe ad esempio la vicenda di un ragazzino undicenne di Leeds, arrestato 68 volte per furto. Inoltre, in tutto il mondo suscitò scalpore il caso dei due ragazzini undicenni di Liverpool che, ripresi dalle telecamere a circuito chiuso (che avevano consentito la loro individuazione), avevano adescato dentro un supermercato un bimbo di due anni, poi ucciso a sassate e a sprangate, infine buttato sui binari perché il treno lo tagliasse in due. L’episodio sembrò un segno dei tempi e fece nascere interminabili diagnosi e discussioni, dovunque e soprattutto ovviamente in Gran Bretagna, dove la stampa aveva inoltre seguito dettagliatamente il processo dei due miniassassini, che avevano raccontato l’omicidio con una grande freddezza e ostentando anche la propria <<scocciatura>> per la partecipazione al processo, concluso con una condanna a tempo indeterminato (destinata ad essere determinata in conseguenza dei comportamenti futuri dei due ragazzini).

Cominciando, da capo dell'opposizione, la lunga traversata che lo porterà al governo, Blair sceglie la sua Terza Via presentando una prospettiva che supera le impostazioni tradizionali, ma condivide le diagnosi più pessimistiche: <<Esaminiamo la Gran Bretagna di oggi. Crimine e vandalismo sono diffusi. La droga è disponibile anche per i ragazzini, qualche volta anche nel giadino di scuola. Gli insegnanti sono attaccati dagli studenti. I giovani vagano per strada senza dimora. Autisti di autobus siedono dietro a schermi di vetro per proteggersi nei loro viaggi quotidiani. …Considerate i vostri figli ed il modo in cui stanno crescendo: quali genitori non si sentirebbero insicuri?>>. 

 2. Comunità, doveri, responsabilità

 Tre concetti centrali e ricorrenti nel programma politico laburista sono comunità, doveri, responsabilità. La fortissima enfasi sul senso del dovere (duty), definito da Blair <<il fulcro della creazione di una comunità forte>>, è assolutamente inusuale nella cultura politica europea, dove, come abbiamo sottolineato sin dall’inizio di queste pagine, domina invece il concetto dei diritti. Il dovere, nel senso usato da Blair, non ha assolutamente una giustificazione di ordine giuridico: è un fatto intimamente morale, che deve scaturire da un processo educativo correttamente impostato. Tutta la politica suggerita dai laburisti in tema di devianza minorile sarebbe incomprensibile se non si facesse riferimento a questo punto di partenza, che sottolinea l’importanza dell’educazione come educazione morale, ovvero come educazione ad un mondo di doveri moralmente motivati. Non è una grande scoperta, ma è l’uovo di Colombo, che permette di rovesciare le impostazioni preminenti in tanta cultura e in tanta legislazione europea, che politicamente sembrerebbe vicina alle posizioni di Blair, e che invece ne è lontanissima nelle radici e nell’enfasi.

Anche il concetto di comunità appare con grande rilievo sin dai primi scritti di Blair sulla stampa britannica. In piena era thatcheriana e reaganiana, Blair si differenzia dall'individualismo ruggente di quegli anni. Egli appartiene a quella tendenza a condannare gli eccessi dell'individualismo, che si sviluppa soprattutto alla fine degli anni Ottanta; una tendenza che non è tipica soltanto della sinistra, tanto è vero che ad esempio si nota anche nei repubblicani moderati americani (Bush soprattutto). Ma, di questa tendenza internazionale, diventa subito l’alfiere e il più esplicito esponente.

Blair riprende inoltre il concetto di citizenship (cittadinanza), che è centrale in tutta la cultura politica britannica; egli insiste sull’idea che il concetto di cittadinanza è distinto dall’individualismo: essere cittadino significa essere parte di una comunità come membro intimamente e praticamente responsabile, cioè moralmente orientato a rispondere delle proprie azioni. Sulla base di una forte sovrapposizione del concetto di cittadinanza con il concetto di comunità, egli bada a distinguersi sia dal vecchio collettivismo, sia dal nuovo individualismo. Nella sua Terza Via, la comunità rappresenta l’interesse pubblico che si incontra con l’interesse individuale.

Il concetto di comunità è intimamente collegato con l’idea dei doveri e della responsabilità dell’individuo verso la comunità alla quale appartiene. La trattazione dei temi della criminalità sarebbe secondo Blair impossibile se non si tengono presenti i doveri dell’individuo verso la collettività. Su queste basi egli può recepire e contemporanemente scavalcare la tradizionale cultura conservatrice, che aveva fatto del motto Legge e Ordine, il primo comandamento del suo credo politico.

Quando era un dirigente dell’opposizione, spiega in questi termini l’ondata di atti criminali che desta le più vive preoccupazioni in Gran Bretagna all’inizio degli anni Novanta: <<Abbiamo sviluppato un forte senso di tolleranza nei confronti di ciò che è sbagliato e la nostra abilità come comunità di sistemare le cose è troppo diminuita. Permettetemi di portare un altro esempio. Ultimamente è stato fatto molto per riformare le forze di polizia nel tentativo di combattere il crimine. Senza dubbio la polizia, come tutte le istituzioni (e persino i partiti politici), necessitava di una riforma. Ma i cambiamenti nel comportamento della polizia riflettono i cambiamenti della società in cui viviamo.

Molti anziani della mia circoscrizione elettorale sono atterriti dal livello raggiunto della criminalità: non possono nemmeno più lasciare aperta la porta sul retro come facevano un tempo o camminare per strada senza essere maltrattati. Essi ricordano i "vecchi tempi"- a dire il vero non si tratta di cosi tanto tempo fa- quando il poliziotto di ronda era in grado di porre fine a questo fastidio con uno scappellotto dietro l’orecchio>>.

Sin dai suoi primi interventi sull'argomento, Blair non si sottrae ad un'analisi controcorrente rispetto alle idee fino a quel momento prevalenti nel suo partito. Nel testo appena citato, egli continua giustificando la nostalgia dei "vecchi tempi" in cui la polizia veniva trattata con rispetto. Dopo questa apparente concessione ad un tema sollevato in quasi tutta la società inglese, Blair sottolinea però che a suo parere l’aumento della criminalità è innanzitutto un sintomo di un grave fallimento nella capacità di costruire una vera comunità. L'individualismo deiconswervatori apre la strda ad una società atomizzata; è un approccio, sostiene, che non funziona perché <<basato su di una visione incompleta e parziale sia della natura umana che della società. Per avere successo dobbiamo cooperare. Dobbiamo riconoscere che la nostra prosperità è intimamente legata alla prosperità di coloro che ci stanno attorno. Dobbiamo capire che condividere un senso di appartenenza è una parte essenziale per risolvere problemi comuni.

Non che non abbiamo bisogno di imprenditori di successo. Ma abbiamo bisogno anche di insegnanti di successo, di medici, di volontari e, sebbene ciò possa sembrare fuori moda, di impiegati statali di successo. Se il concetto di impiego pubblico è svalutato, non c’è da sorprendersi se i giovani non ne siano attratti. La ricchezza materiale diventa l’unica prova di successo>>.

Per Blair, in termini di ordine pubblico, la conseguenza più importante di questa situazione è la nascita di quel che gli inglesi chiamano una sottoclasse (underclass) composta da persone che si sentono escluse dal contesto sociale. Le persone che appartengono alla sottoclasse sono innanzitutto degli alienati, <<interessati solo a sé, in modo distruttivo, e, nel vero senso della parola, irresponsabili>>. I problemi della sottoclasse non rimangono soltanto sulla spalle della sottoclasse, avverte Blair; il resto della società inevitabilmente dovrà affrontare le conseguenze sociali dell’esistenza della sottoclasse. La ricchezza è solo una barriera parziale, che facilmente viene superata da problemi destinati a travolgere ogni barriera e ogni tentativo di barricarsi nelle proprie case e nei propri quartieri.

Insieme al concetto di una comunità compassionevole, che deve farsi carico dei problemi di tutti; Blair mette al centro della sua Terza Via i concetti di responsabilità e di dovere, in esplicita polemica con i suoi avversari politici della destra (che non davano grande spazio alle responsabilità e ai doveri verso la comunità) e della sinistra (che accentuavano invece le opportunità che la comunità avrebbe dovuto offrire ai singoli). Nel suo primo grande discorso in un congresso di partito, come capo dell’opposizione, Blair esalta questi temi e queste differenze: <<Per i conservatori, il linguaggio della responsabilità è quello che, dall’alto, predicano alla gente, sebbene essi stessi lo ignorino. Hanno sottovalutato il concetto di responsabilità e di dovere ed era ora che noi capissimo quanto questo sia fondamentale per noi stessi.

I genitori dovrebbero essere responsabili dei propri figli. I padri pure.

Le imprese lo dovrebbero essere nei confronti dei loro impiegati e della loro comunità.

I ministri del culto nei confronti della verità.

I cittadini nei confronti l’uno dell’altro>>.

In questo discorso Blair lancia potentemente i temi che saranno sempre al centro della sua proposta politica e che gli varranno ancora minuti e minuti di applausi nei successivi congressi di partito, e in particolare in quello che successivamente terrà come Primo Ministro, a Brighton nel 1997. Nel discorso precedentemente citato, Blair sottolineava che a ragione il Partito laburista doveva essere considerato il vero Partito della Legge e dell’Ordine, perchè fondato su un nuovo approccio: duro nei confronti del crimine e duro nei confronti delle cause del crimine.

A questo punto egli espone i punti qualificanti di un programma dettagliato per la lotta contro la criminalità e contro la nascita di quella underclass che originariamente era nata negli Stati Uniti, ma che stava diventando un fenomeno molto preocupante anche in Gran Bretagna. E' evidente che Blair tenta di formulare un programma in grado di recepire sia i temi tradizionali della destra, sia i temi tradizionali della sinistra, fusi in un insieme nuovo e più adatto ai tempi. Infatti egli spiega in questo modo i suoi termini fondamentali: il New Labour intendeva essere duro nei confronti del crimine, perché intendeva lanciare misure per contrastare le lotte giovanili, contrastare la diffusione delle armi da fuoco illegali, punire i crimini violenti (inclusa la violenza razziale), dare alle vittime il diritto di una consultazione prima di formulazioni e di cambiamenti alle sentenze. Inoltre, il New Labour intendeva essere duro nei confronti delle cause del crimine, perché intendeva puntare alla prevenzione globale della criminalità, attraverso misure a lungo termine contro la cultura della droga, l’instabilità familiare, l’alta percentuale di disoccupazione e il degrado delle periferie cittadine.

La lotta alla criminalità sarebbe impossibile, secondo Blair, senza un forte appello alla responsabilità personale, valore cardine insieme agli obblighi comunitari e al senso del dovere: <<La responsabilità è un valore che va condiviso. Se non si può riferire a ciascuno di noi, non si riferisce a nessuno.

Una società senza responsabilità è nemica della società costruita sul merito e sul lavoro>>.

Con il suo forte appello ai concetti di comunità, responsabilità, doveri, Blair fa appello a temi che sono centrali in quella nuova cultura del controllo sociale che lentamente si sta formando in Gran Bretagna, lasciandosi dietro il vecchio modello (fondato su una delega alle istituzioni statali). In questa nuova cultura del controllo sociale sono decisivi gli aspetti relativi al controllo locale, invece che a quello statale.

Una sorta di decentramento complessivo riguarda sia le strutture, sia i singoli che sul piano morale sono caricati di responsabilità, siano essi operatori, genitori, figli, e così via. Con questa impostazione Blair mirava a differenziarsi dai suoi compagni di partito e dai conservatori, ai quali tuttavia non voleva lasciare spazio sui grandi temi, come ad esempio le tasse. Davanti ai sostenitori di riduzioni fiscali sempre crescenti, Blair sottolinea il rapporto tra tassazione e spirito di appartenenza comunitaria, insistendo anche in questo caso sui temi della sicurezza: <<Non mi interessa se pago le tasse per la scolarizzazione, per la salute e per la polizia. Quello che non voglio è pagare le tasse per avere in cambio disoccupazione, crimine e squallore sociale>>. Stesso approccio nei confronti del problema della famiglia. I conservatori, egli dice, <<si sono proposti troppo a lungo come il partito della famiglia. Essi non sono il "partito della famiglia" più di quanto noi non siamo il "partito della legge e dell’ordine". In questo paese hanno fatto di più per minare la stabilità familiare che qualsiasi altro governo. La visione Tory della famiglia è uguale alla loro idea dell’individuo: si è soli. Ma l’essenza della vita familiare è che non si è soli. Viviamo assieme in essa>>.

I problemi della devianza minorile sono visti totalmente in questa ottica. Blair riprende i toni critici che non soltanto i laburisti, ma una larga parte della cultura inglese aveva adoperato contro la politica sociale della signora Thatcher, accusata di avere tagliato troppo drasticamente le spese sociali, dunque di aver fatto nascere una generazione di disadattati, vittime dei tagli di bilancio. Blair sottolinea che l’istruzione pubblica sarebbe stato un obiettivo principale del suo governo, ma sottolineava anche che la riuscita non poteva basarsi esclusivamente sull’impegno del governo. Ancora fino al Children Act del 1989 erano stati sottolineati nella legislazione i diritti del bambino e gli obblighi delle autorità pubbliche; i genitori erano poco considerati. Blair cambia tutta questa prospettiva, sottolineando sia i doveri dei genitori sia i doveri degli adolescenti: <<Anche i genitori hanno un dovere, verso i propri figli e verso le persone che hanno dei rapporti con essi. Lasciate che porti alcuni esempi.
Pensate alla scuola: il "marinare" è un problema crescente in molte zone, soprattutto nelle città dell’interno, e per questo alcune classi si svuotano fino al 20 o 30%. Che cosa fanno questi ragazzi? Sono in balia di cattive compagnie o anche peggio.

Ciò che troppa gente dimentica è che il nostro sistema educativo è fondato su due principi: il dovere dell’Autorità Locale per l’Istruzione di provvedere ai ragazzi della propria area di competenza; l’obbligo legale dei genitori di mandare i figli a scuola.

La responsabilità è assoluta e i L.E.A.(Local Education Autority) hanno autorità di portare in tribunale i genitori i cui figli siano colpevoli di non avere frequentato in maniera continuativa la scuola. Per molti anni questo potere è caduto in disuso ma il problema è così serio che alcune autorità locali lo stanno ora utilizzando con buoni risultati. Il numero dei genitori direttamente coinvolti è basso ma il segnale lanciato è molto forte. Le autorità locali stanno in pratica dicendo che non tollereranno la mancata frequentazione della scuola>.

Sottolineiamo ancora una volta che l'enfasi posta da Blair su questi temi non era frutto di un calcolo elettorale, ma rispondeva ad una scelta strategica ed intimamente sentita come buona e giusta. Per il Primo ministro britanncio il diritto dei bambini all’istruzione è sacrosanto; lo Stato ha un dovere assoluto di difendere questo diritto. Su questa base i genitori vengono responsabilizzati e coinvolti nella scolarizzazione dei propri figli. Nel nuovo sistema educativo progettato dal governo laburista, c'è un'attenzione importante per i programmi di computerizzazione, ma c'è anche una convinzione di fondo: gli alunni ed i genitori non sono dei semplici clienti delle scuole, ma produttori associati in un progetto educativo di importanza sociale preminente. Addirittura preminente su tutti gli altri, tanto da essere stato additato in più occasioni dal capo del governo come la sua prima priorità.

Molte citazioni qui presentate erano relative alle intenzioni programmatiche di un dirigente dell'opposizione. Per alcuni propositi è stato nottato un immediato impegno (come nel caso degli enormi finanziamenti ai setori dell'istruzione), ma alcune speranze di un parte dell'opinione pubblica sono state di difficile traduzione nella realtà, come nel caso degli zingari, sottoposti dai governi conservatori a misure severamente repressive, che tendevano a criminalizzare una larga parte dei gruppi nomadi. Si sperava che il nuovo governo avrebbe avuto un atteggiamento molto più comprensivo, come avevano fatto i laburisti negli anni Sessanta. Invece, il governo Blair è risultato molto deludente per le organizzazioni degli zingari e per i loro simpatizzanti.

3. Duri con il crimine, duri con le sue cause

Questo slogan, Duri con il crimine, duri con le sue cause, è stato il più fortunato in tutta la politica di Blair e quello che meglio riassume il rinnovamento degli schemi tradizionali. Sin dalla sua formulazione (quando egli era agli inizi della carriera) ha un successo straordinario, che continua nel tempo, fino a diventare la prima parola d’ordine della sua vittoriosa campagna elettorale del 1997.

Una delle prime enunciazioni viene svolta nel 1993 da Blair sulle pagine di un giornale popolare, sostenendo con grande enfasi che la lotta contro il crimine non era soltanto un problema partiti o di specialisti, ma il banco di prova della possibilità per la società inglese di poter ancora essere una comunità: <<Sono le persone più vulnerabili, deboli ed anziane a soffrire più profondamente della criminalità: la vecchina che siede impaurita nella sua casa popolare; la donna che non può rincasare a piedi di notte; i giovani continuamente presi d’assalto quando passano fuori una nottata nel rispetto delle regole. Poi aggiungiamo a questi milioni di proprietari di autovetture e di immobili che soffrono terribili angosce per timore di scassi e furti. Infine, naturalmente, ci sono incidenti di vandalismo, piccoli abusi e molestie che nemmeno vengono riportati nelle statistiche ufficiali ma che possono accadere virtualmente in tutte le città o paesi in lungo ed in largo per la Gran Bretagna.

Incidenti come questi fanno pensare al tipo di società in cui viviamo: in mezzo a noi c’è una malattia che dobbiamo ora cercare di curare.

Lasciatemi comunque cominciare da un necessario atto di umiltà politica. Non ci sono risposte facili o pronte e certamente non esiste un monopolio di saggezza politica. Sebbene io critichi duramente alcune decisioni politiche dei conservatori, talune loro misure sono state giuste e giustificate anche se, fino ad ora, non hanno funzionato. Attualmente questo sistema sta cigolando al punto che collasserà quasi ovunque. C’è scarsa fiducia nella giustizia ed una fiducia non maggiore sia nella capacità delle forze dell’ordine di arrestare i criminali sia nella prevenzione o riduzione del livello della criminalità>>.

Dopo questa diagnosi che era già fortemente innovativa (perché rovesciava il tradizionale stereotipo della cultura laburista, incline a minimizzare i problemi di ordine pubblico), Blair compie un ulteriore passo in avanti, scavalcando la destra britannica e impadronendosi di uno dei suoi cavalli di battaglia: la rivendicazione della legge e dell’ordine. Questo aspetto della politica di Blair è stato ovviamente molto criticato dagli autori di destra, che lo hanno tacciato di appropriazione indebita, rivolta principalmente a guadagnare i favori dell’opinione pubblica. La critica è però ingenerosa. Probabilmente ci saranno anche stati calcoli di opportunità politica nella scelta strategica di Blair, ma soprattutto dietro questa scelta c’era una convinzione profonda. Tanto è vero che questa scelta di fondo non è stata abbandonata dopo la vittoria elettorale, ma è stata approfondita sotto molteplici profili.

Anche da un punto di vista teorico Blair era perfettamente consapevole dei problemi drammatici di una parte della società britannica e della nuova strada sulla quale si stava incamminando all’inizio degli anni Novanta: <<Per dirlo chiaramente, sostengo che noi, come fautori della politica, abbiamo bisogno di un nuovo approccio verso il problema della legge e dell’ordine. Tradizionalmente ci sono state due scuole di pensiero sul crimine: quelli che semplicemente chiedono punizioni più severe e quelli che considerano il collegamento esistente tra crimine e condizioni in cui il criminale è cresciuto. In parole spicce, alcuni pensano che sia sufficiente prendersela con il criminale, altri condannano invece l’ambiente in cui il criminale è vissuto. Tale alternativa è invece completamente sbagliata. Solo un folle scuserebbe la perpetrazione di un crimine sulle basi del modo in cui è stato allevato il delinquente; e solo un bigotto ignorerebbe l’influsso dell’ambiente sul comportamento dell’individuo.

Un approccio assennato non scuserebbe ne ignorerebbe. Sarebbe duro con il crimine e con le sue cause; cercherebbe di punire e prevenire; sarebbe una strategia per tutta una generazione, non una serie di iniziative saltuarie solo atte ad accaparrarsi i titoli dei giornali>>.

Dopo avere formulato il suo slogan più fortunato, Blair lo accompagna e lo sorregge con una serie di indicazioni pratiche. Sin dalla sua prima formulazione, lo slogan Duri con il crimine, duri con le sue cause, viene presentato insieme ad una serie di misure di intervento nel sociale. Blair sostiene ad esempio che gli istituti rieducativi non dovrebbero essere soppressi, ma costruiti più vicini alle comunità locali; inoltre, egli si schiera a favore dei corpi di polizia comunali, il classico bobby inglese, impegnato a fare la ronda, disarmato, e rispettato da tutti gli abitanti del quartiere. L'idea di una forte collaborazione tra polizia e cittadini diventa centrale, in una prospettiva in cui si ritiene intollerabile che solo un crimine su cinquanta venga condannato. Per il giovane dirigente laburista, i costi iniziali di un forte investimento pubblico nella lotta alla criminalità sarebbero stati piccoli se confrontati con le cifre enormi che comunque la criminalità richiedeva ai cittadini e ai contribuenti, sia sotto forma di danni personali sia sotto forma di somme spese per la repressione. Spese per la prevenzione, impegno per la responsabilizzazione e per l'educazione andavano insieme: <<dobbiamo sferrare un duro assalto alle cause del crimine. Chi commette un’infrazione non dimostra rispetto né senso di responsabilità verso gli altri. Tale disciplina fondamentale e tale valore morale sono essenziali ma non nascono per caso: devono essere insegnati ed imparati a casa, a scuola e, per esteso, in tutta la società.

Il governo non ha la possibilità di legiferare in favore di tale comportamento ma può, attraverso una politica creativa, aiutare soprattutto i giovani a costruirlo, per dare loro opportunità e speranza nella nostra società e per fare in modo che, in cambio, dimostrino rispetto.

Se permettiamo che cresca una cultura al di fuori della corrente principale -dove la droga, il "marinare" la scuola ed il comportamento asociale diventino un modo di vita-, tutte le misure di giustizia criminale del mondo saranno di poco aiuto…

La reazione principale della maggior parte della gente all’aumento del crimine è la rabbia. E’ un sentimento naturale, come io stesso posso testimoniare, quando un vostro parente stretto è aggredito e derubato>>.

Dovrebbe essere normale che questa impostazione raccolga un notevole interesse, o almeno un poco di quella curiosità che invece è mancata, forse perché l’attenzione si è soprattutto concentrata sui successi maggiori, ma probabilmente più discutibili dell’esperienza di Giuliani a New York.

Secondo alcuni osservatori, l’attenzione si è concentrata soprattutto su Giuliani, invece che su Blair, perché l’esperienza di Giuliani era facilmente attaccabile e smontabile, troppo lontana rispetto ad una situazione italiana così diversa socialmente, istituzionalmente, culturalmente. Invece, l’esperienza di Blair pone interrogativi più ardui e complessi, che riguardano da vicino le ferite ancora aperte della società italiana.

 

 

 

 

 

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