CENNI SUI BENI MONUMENTALI DEGLI ANTICHI CASALI DI SECONDIGLIANO, CAPODICHINO E LANCIASINO

 

Nel corso delle manifestazioni culturali del Maggio dei monumenti svoltosi anche a Secondigliano negli ultimi anni, gli alunni guidati dai docenti hanno avuto modo di visitare l’antico borgo cittadino e di scoprire testimonianze preziose dell’antica civiltà di queste nostre periferie, ormai orribilmente stravolte dai ripetuti sacchi edilizi.

Negli antichi borghi la chiesa costituiva il fulcro del villaggio e il punto di riferimento di tutti gli abitanti.

A Secondigliano l’antica parrocchia dei Santi Cosma e Damiano era oggetto di premurose attenzioni da parte degli abitanti , a Capodichino esisteva, sin dal 1615, una cappella dedicata a San Michele Arcangelo e a Lanciasino c’era la chiesa di Santa Maria la Bruna.

Del villaggio di Lanciasino si ha notizia sin dalla XV indizione, tenuta nell’anno 47 degli imperatori Basilio e Costantino, esso era situato ai confini tra i casali di Secondigliano, Arzano, Casavatore.

La chiesa di Santa Maria la Bruna sorse, quasi certamente, su un antico tempietto. La facciata, la splendida immagine della Madonna, gli angioletti, il pavimento policromo, il pulpito di marmo sono stati orribilmente deturpati.

Essa doveva essere il centro di culto per i fedeli di questo piccolo villaggio i cui abitanti si dedicavano alla cura della terra e alla raccolta del lino e del cotone. Il 23 novembre 1555 era ancora indipendente, poi , perché troppo  piccolo, fu aggregato al Casale di Secondigliano.

La chiesa si trova sulla Via del Cassano, in una zona desolata, a pochi metri dalla rotonda e da una superstrada da decenni in perenne costruzione; essa  è un tesoro ormai abbandonato e dimenticato. Nel 1978 la Curia dopo averla regolarmente sconsacrata vendette per 10 milioni l’immobile ad un privato che ne ha fatto un magazzino.

Nell’aprile del 1997, dopo una denuncia del MATTINO l’ufficio centrale per i beni archeologici, artistici e storici intervenne decretando che l’immobile fosse protetto secondo la legge 1939 n° 1029 sulla tutela delle cose di interesse storico – artistico.

La chiesa è attualmente semi abbandonata e necessita urgentemente di restauri.

Essa rappresenta l’unica preziosa testimonianza storica per il Rione dei fiori, recentemente sorto proprio nella zona dove un tempo esisteva l’antico villaggio di Lanciasino.

Sarebbe auspicabile se tutto il rione adottasse questa chiesa per conservare la memoria storica di un antico casale di cui a stento oggi si ricorda il nome.

Ripercorrendo l’itinerario del centro storico ci soffermiamo sui vicoli Censi.

Questi rappresentano il nucleo più antico del Casale di Secondigliano. La stessa parola CENSI  deriva dal latino “ census” che significa “reddito”

Esso ci dimostra che ci fu una parcellizzazione del terreno agrario  e un frazionamento fondiario.  Proprio in questa zona, pur tra degrado urbanistico, si evidenziano testimonianze di antichi palazzi appartenenti alle famiglie più nobili di Secondigliano. Tra questi si ricordano: Palazzo BRANCIA, in Via dell’Arco, Palazzo VOLPICELLI che sorge tra il Vico Parrocchia e il Vico di fronte al Campanile che apparteneva ad una delle famiglie più antiche di Secondigliano di cui si ha notizie sin dal 15° secolo.

Dall’osservazione dei corpi di fabbrica di questi edifici e pur tra l’inevitabile usura del tempo, si intravedono i resti di un ceto aristocratico di provincia a cui si affiancavano i contadini e piccoli proprietari terrieri con le loro Masserie.

Una delle dimore coloniche più importanti di questa zona è la “MASSERIA O’ MONACO”, essa apparteneva ai monaci domenicani di San Pietro Martire.

La costruzione si presenta divisa in due nuclei: quello di sinistra più antico e quello di destra fabbricato nel “700”.

Lo spiazzo largo, circondato dalle caratteristiche case a ringhiera, è la testimonianza della casa contadina tipica del nostro entroterra, quando, invece, i cortili avevano accesso diretto alla strada si denominavano “VINELLA”, un esempio tipico di questo agglomerato di case “a corte” è la VINELLA COMPARASI ,situata di fronte alla chiesa parrocchiale e la cui origine risale al 1765.         

Le vinelle degli antichi Casali costituivano lo spiazzo antistante le abitazioni , esso era il luogo comune in cui le famiglie e tutto il vicinato si riunivano in varie occasioni per i lavori domestici  come il “Fare le bottiglie “ nel mese di agosto, “Fare il vino” nel mese di settembre,  “Allargare la lana dei  materassi”, nel mese di ottobre, preparare gli altarini per le processioni  e le recite del Santo Rosario soprattutto a Maggio e a Giugno quando per la processione del Corpus Domini le donne solevano cogliere le foglie dei limoni, i fiori d’angelo, i gelsomini e le ortensie e stendere un tappeto profumatissimo al passaggio del Santissimo Sacramento che attraversava le strade di basalto protetto da  un baldacchino di broccato dorato e accompagnato dalle autorità.

Oggi camminiamo per i centri storici dei nostri Casali tra moto, motorini, auto di piccola e grossa cilindrata, case deturpate da un pessimo gusto estetico,  in aperto contrasto con la semplice bellezza della nostra trascorsa civiltà contadina e, osservando ciò che è stato costruito negli ultimi 40 anni, si fa  sempre più ferma  la convinzione di conservare la memoria storica di un passato degno di essere ricordato.

 

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