L'arte spontanea della subacquea.


Un pesce andò da un pesce regina e gli domandò: Sento sempre parlare del mare, ma cos'è questo mare? Dov'è? Il pesce regina spiegò Tu vivi, ti sposti, e hai la tua esistenza nel mare. Il mare è dentro di te, e tu sei fatto di mare, e finirai nel mare. Il mare ti circonda come il tuo proprio essere. Storia Indù (1)

Il nostro ambiente

Tutti noi viviamo la nostra vita normale, cosciente, senza avere la sensazione fisica di viverla. Solamente se ci soffermiamo a riflettere sul nostro respirare, camminare, dormire, ci rendiamo conto delle nostre comuni, ma vitali, attività. L'Uomo non vede l'aria in cui è immerso. Le creature del cielo volano nello stesso elemento, senza sapere dell'esistenza di miriadi di molecole d'aria fluttuanti intorno ad essi. Nelle profondità del mare nuotano multiformi esseri viventi, la loro sensazione di movimento nell'elemento liquido è totalmente inconsapevole. Così l'Uomo, uscito da milioni di anni di evoluzione, vive sulla terra ferma senza apprezzare la sensazione di esservi. Cammina senza più percepire, la sensazione dei sui piedi che premono sul terreno; respira senza pensare di farlo. La naturalezza dei nostri movimenti nasce dal pieno coinvolgimento del nostro essere con l'ambiente a cui apparteniamo. Si ha una quasi totale assenza di percezione della separazione tra il nostro essere ed il mondo circostante, tra essere e oggetto (del nostro agire). Se provassimo a comandare coscientemente tutti i movimenti più elementari, necessari a compiere anche un semplice passo, ci accorgeremmo di quanto difficile è muoversi, camminare, e quante complicate azioni riusciamo a compiere automaticamente. Il risultato sarebbe quello di rimanere bloccati, incapacitati al movimento. E' ciò che accade al bambino che impara a camminare, o allo scolaro che impara a tenere in mano una penna per scrivere, dovendo eseguire una moltitudine di movimenti consapevoli, diretti cioè dalla nostra anima razionale. Proviamo ad ordinare ogni singolo respiro, ogni singolo passo, ogni movimento. Saremmo presto impossibilitati al movimento, al respiro, bloccati da noi stessi! Il completo coinvolgimento di noi stessi, con l'ambiente esterno, di cui facciamo parte, rende possibile la nostra vita normale, così come rende possibile il volo degli uccelli, o il nuotare dei pesci. Il coinvolgimento è prodotto dall'assenza di ogni percezione di separazione tra soggetto e oggetto, tra l'individuo e il mondo circostante. Un altro mondo Le difficoltà in cui l'Uomo si imbatte nel momento in cui lascia la terra ferma (che assumiamo essere il suo ambiente naturale) per muoversi in un altro ambiente, a lui meno familiare, e spesso ostile, come il mare, lo spazio cosmico, o i ghiacci polari, lo portano, all'inizio, a comportamenti non più spontanei, perchè guidati passo dopo passo dalla ragione. I passi goffi ed insicuri del comandante Armstrong sulla superficie lunare, priva di gravità, sono nei ricordi di tutti. La stessa esperienza di disagio sarà stata provata da tutti, quando ci si è spinti alla conquista del nuoto o dello sci, o semplicemente sulla sella di una bicicletta. In tali circostanze il dualismo tra individuo e mondo esterno si manifesta in tutta la sua drammaticità.

Sott'acqua

L'attività subacquea, alla quale questo articolo è più interessato, ci porta a considerare più da vicino questo dualismo, tra il subacqueo e l'elemento in cui opera, l'acqua (mare, lago, ecc.). Quel magico equilibrio in cui si trova dapprima il feto, nel liquido materno, racchiuso nella placenta della madre, poi il neonato nei primissimi giorni di vita, durante i quali riesce a nuotare liberamente sott'acqua senza annegare, presto si rompe. Quella nostra esperienza primordiale viene spinta nel profondo della nostra coscienza, dimenticata, per far posto all'adattamento a quell'ambiente terrestre, faticosamente conquistato nel corso dei millenni, dai primi mammiferi durante l'Evoluzione.

Un equilibrio da ritrovare

Come può l'Uomo Acquatico ottenere quella spontaneità di movimenti propria del suo agire terrestre? Come ritrovare quell'equilibrio perduto? La semplice risposta, ma difficile da raggiungere nei fatti, potrebbe essere: far agire il corpo senza la presenza della mente, rompere il dualismo tra noi e l'acqua, facendoci sentire di appartenere a questo elemento, pur nel rispetto dei nostri limiti umani. Si può quindi parlare della Subacquea come di un'Arte Spontanea ? Cioè del vivere l'esperienza dell'immersione in maniera naturale e spontanea. Tutto ciò può sembrare ovvio, ma sfortunatamente non ci sono regole da seguire per essere naturali e spontanei, pena il non esserlo più, divenendo improvvisamente forzati nell'azione.

L'apprendimento della tecnica

La via per riconquistare la spontaneità in acqua (o acquaticità) è una via difficile che richiede un grande impegno ed una grande dedizione, ed è l'oggetto della didattica subacquea. Tale via richiede l'adesione ad una disciplina, che tramite una serie di esercizi, spesso non mirati ad un particolare compito pratico o, addirittura, semplicemente rituali, porta l'individuo (l'allievo) alla perfetta padronanza della tecnica subacquea. Ma la tecnica è solo il mezzo per raggiungere lo scopo. Per far sì che ci sia la piena padronanza del corpo e della mente in immersione, la tecnica dovrà scaturire direttamente dall'inconscio, in maniera, quindi, spontanea. Solo allora la subacquea diventa un'Arte Spontanea, permettendo di superare quella barriera tra noi ed il mare, che ci rende due entità separate. Così l'allievo che si presenta ogni anno presso le nostre scuole, apprende i primi rudimenti di quest'Arte, che, sopratutto nella parte svolta in piscina, è fatta di una serie di esercizi (movimenti) da effettuarsi senza sforzo, con semplicità e accuratezza, quasi senza una finalità precisa. Si è in presenza di un rituale che ci riporta a quello descritto da Eugene Herrigel nel suo famosissimo "Lo Zen e il tiro con l'arco",(2) nel quale viene descritto il processo di apprendimento dell'Arte Spontanea che porta l'Arciere a fondersi, al massimo della sua perfezione, insieme all'arco, la freccia e il bersaglio, in un'unica entità, che porta la freccia a lanciarsi da sola verso il bersaglio. Così nell'Arte Subacquea, l'Uomo Acquatico sarà di nuovo parte del mare, insieme al suo corpo e le sue attrezzature, verso la sua dimensione primordiale.

1 Rif. Mumon, La porta senza porta. Ed. Adelphi
2 Rif. Herrigel, Lo Zen e il tiro con l'arco. Ed. Adelphi
L'arte spontanea della subacquea - Silvio Pastore Stocchi - Silvio Pastore Stocchi (c) 30/10/1991