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RIFLESSIONI SUL NUOVO CONTRATTO DI LAVORO

PER LE FORZE DI POLIZIA

 

Il rinnovo contrattuale

 

Sindacati di polizia sul piede di guerra

 

Questa volta non ci sono alibi: la categoria chiede e pretende retribuzioni adeguate

Il 31 dicembre scorso è scaduto il contratto di lavoro della Polizia di Stato. I principi generali del trattamento economico del personale di polizia sono contenuti nell’articolo 43 della legge n. 121/1981, anche se va precisato che le misure delle varie voci vengono determinate con gli accordi nazionali. Esclusi i dirigenti, il trattamento economico è stabilito sulla base di accordi sindacali di durata triennale come sanciscono gli articoli 43 e 95 della legge n.121/1981 e il Dpr n.69/1984 e n. 150/1987.

La limitazione triennale dell’efficacia degli accordi collettivi è diretta ad assicurare un conveniente periodo di tempo di relazioni non contenziose tra le parti contrattuali, a consentire una revisione periodica e sufficientemente tempestiva delle disposizioni concordate, nonché a concorrere, anche attraverso l’uniforme scadenza degli accordi, al raggiungimento dei principi di omogeneità delle posizioni giuridiche, di perequazione dei trattamenti economici e di efficienza amministrativa.

Per quanto riguarda i dirigenti, il trattamento economico è regolato, invece, dalla legge n. 804/1973 e successive modificazioni ed integrazioni, nonché, specificatamente, dalla legge n.121/1981.

Fin qui, in un linguaggio “burocratese”, i termini generali del contratto che consta di una parte normativa e di una squisitamente economica. Il trattamento economico, a sua volta, si compone di due voci: retribuzione e indennità. La retribuzione, o stipendio, è l’insieme di tutti gli assegni aventi carattere fisso e continuativo che spettino in via ordinaria al dipendente per la sua prestazione.

Oltre allo stipendio, elementi costitutivi della retribuzione sono la tredicesima mensilità e tutti gli altri assegni che vanno conteggiati ai fini della misura del compenso per il lavoro straordinario. Della retribuzione, inoltre, fa parte anche la cosiddetta “indennità integrativa speciale”.

Questa indennità per l’impiego pubblico corrisponde all’indennità di contingenza dell’impiego privato e al pari di quest’ultima, ha la finalità di adeguare continuamente il livello della retribuzione alla variazione del costo della vita.

Questa volta il contratto dovrebbe aprirsi con due novità molto importanti: la prima è l’annunciato distacco delle forze di polizia dal pubblico impiego, il che consente ai sindacati di affrontare la trattativa con la controparte in condizioni diverse perché, senza nulla togliere agli impiegati pubblici ordinari, effettivamente la categoria dei poliziotti svolge un lavoro particolare ed offre prestazioni che non si possono comparare in maniera semplicistica con altri tipi di attività.

La seconda novità è rappresentata dal fatto che il Governo, oltre ad avere più volte espresso la volontà di porre rimedio alle ingiustizie sofferte dalle forze dell’ordine in materia di trattamento economico, ha in effetti stanziato – attraverso la legge finanziaria – 3.500 miliardi da destinare al miglioramento delle condizioni salariali degli operatori della sicurezza.

Si tratta in pratica di adeguare sia gli stipendi sia le altre voci dell’intera retribuzione a livelli che ci mettano in linea con il resto dell’Europa. I sindacati, pertanto, devono impegnarsi a fondo per far sì che gli aumenti riguardino anche le indennità per il lavoro notturno, per il servizio esterno, i festivi, lo straordinario, l’ordine pubblico, la reperibilità.

Si tratta di indennità che oggi hanno una remunerazione addirittura “offensiva”: è giusto che ai poliziotti sia riconosciuto e congruamente retribuito il lavoro svolto oltre il normale servizio, o in ore notturne o durante le festività così come avviene per altre categorie private. Legittima è anche l’indennità per chi svolge servizio esterno o di ordine pubblico. E legittima, infine, è l’indennità per una categoria che deve garantire di essere sempre e comunque reperibile per le emergenze. Soprattutto in un Paese dove si vive in una situazione emergenziale  e conflittuale perenne.

In questo contratto faranno sentire la loro voce anche i sindacati dei tecnici, come il Sinatep, perché da troppo tempo questa categoria si sente bistrattata: le loro rivendicazioni non possono continuare ad essere ignorate o eluse. Gli operatori tecnici svolgono un ruolo centrale all’interno del comparto sicurezza e non si vede perché debbano essere discriminati soprattutto sotto il profilo economico. Durante le trattative si vedrà come si comporteranno le grandi centrali sindacali. Il Sinatep, questo è certo, farà la sua parte e non sarà un ruolo di seconda linea.

Roma, lì 15 Febbraio 2002 

                                                                                                                                    La Segreteria Nazionale