EDITORIALE SINDACALE
Contratto: le attese non vanno
deluse
E’ necessario adeguare tutte le indennità, dal notturno agli straordinari
– Il problema degli operatori tecnici, ancora discriminati – Il “distacco” dal
pubblico impiego
La carne al fuoco è tanta. Si tratta soltanto di
verificare se anche la qualità è buona per evitare la sorpresa di una
indigestione. Quando questo giornale vedrà la luce, il nuovo contratto degli
operatori della Polizia di Stato sarà già scaduto, ma poi comincia quella
defatigante e interminabile fase delle trattative sindacali che ci farà perdere
energie e mesi di tempo. Ma tant’è. Ogni tre anni questo rito fa parte della
nostra storia e della nostra vita. Così come scontato appare il gioco della
parti. Il Governo che cerca di “risparmiare” sulla pelle dei poliziotti, i
sindacati a tentare di portare a casa un accordo decente o decoroso, scegliete
voi, di quelli cioè che non facciano perdere la faccia con i propri iscritti.
Conto questo che non sempre torna.
Prendiamo il contratto scaduto il 31 dicembre scorso. A nostro sommesso
giudizio è stato semplicemente “umiliante” per tutti gli uomini in divisa.
Poche misere lirette (meno male che adesso tratteremo con l’euro), che non
hanno certo reso più pesante la nostra busta-paga. Eppure ci sono stati dei
sindacati che, anziché respingere l’accordo, lo hanno difeso e rivendicato come
una grande conquista. Sono quegli stessi che oggi manifestano davanti al
ministero dell’Interno per protestare contro il mancato mantenimento delle
promesse fatte dall’attuale Governo alle forze dell’ordine durante la campagna
elettorale.
Noi certo non ci schieriamo con i governanti. Ma, per onestà, va detto
che la Finanziaria ha previsto stanziamenti congrui da destinare alle forze di
polizia in sede di stesura del nuovo contratto. Non sappiamo che cosa succederà
durante la trattativa. Non sappiamo nemmeno se la mutata situazione economica
di tutti i Paesi dopo l’11 settembre (attacco alle Torri Gemelle e al
Pentagono) ci costringerà a qualche ulteriore sacrificio. Ma non ci fasciamo la
testa: quando avremo le “offerte” della controparte, le valuteremo attentamente
e se riterremo che esse sono insoddisfacenti protesteremo con forza nelle sedi
appropriate e con i dovuti modi .
Le rivendicazioni da porre sul tappeto sono tante: si va dall’indennità
per il servizio notturno, al servizio esterno, i festivi, lo straordinario,
l’ordine pubblico, la reperibilità.
Per queste voci il sindacato deve battersi senza tentennamenti e senza
cercare vie di compromesso.
Per quanto ci riguarda, la nostra battaglia sarà invece incentrata sulla
situazione che interessa i ruoli tecnici. S’impone un adeguamento economico
dignitoso dell’indennità meccanografica, ma soprattutto noi chiediamo vivamente
che venga eliminata una macroscopica ingiustizia: di questa indennità, che
attualmente è umiliante e offensiva e che quindi va rivalutata, deve fruire non
soltanto il personale formalmente assegnato ai centri elettronici ma anche
tutti quei tecnici che prestano servizio nei centralini, al telegrafo, presso
le centrali telefoniche, laboratori radio e in tutti gli uffici dove si fa uso
di terminali. Questi colleghi, sia ben chiaro, non sono tecnici di serie B e
quindi hanno diritto allo stesso trattamento economico degli analisti e dei
programmatori o terminalisti.
Infine, vogliamo sottolineare la lotta sostenuta dal Sinatep perché venga
riconosciuto il “distacco” tra forze di polizia e pubblico impiego. Sembra che,
a furia di battere questo ferro, i tempi siano maturi perché il Governo operi tale
scelta. Ed è più che legittima: si tratta di ruoli e funzioni diverse e quindi
vanno diversificati i relativi trattamenti. L’età pensionabile, tanto per fare
un esempio, non può essere la stessa per un impiegato pubblico ordinario e per
un poliziotto. Chiunque capisce la differenza delle due attività. Finalmente
sembra che anche questo nodo sarà prossimamente sciolto. E noi siamo fieri di
aver contribuito, con le nostre iniziative presso tutte le sedi istituzionali
interessate, a risolvere anche questo problema.
Ora però dobbiamo concentrare tutte le nostre forze e le nostre energie sul contratto: al di là della guerra e della lotta al terrorismo (che non può essere un alibi per tenerci in secca), riteniamo che alle forze di polizia devono essere garantite condizioni di vita e stipendi accettabili. Non si può pretendere la botte piena e la moglie ubriaca: chi vuol intendere, intenda. Noi a questo gioco non ci presteremo mai.
Roma, lì 15 febbraio 2002
IL SEGRETARIO NAZIONALE
GIANNI VALERI