Intervista ad Armando Nizzi [estratto da una tesi di laurea]

D: Quale tipo di formazione professionale ha avuto?

R: Per quanto riguarda l'arte non figurativa (diciamo da Mondrian in poi) sono autodidatta anche perchè nel 1950 mancavano i libri adatti.

D: Quando ha cominciato l'attività di gallerista?

R: Nel 1967, da quando dirigo il Centro Culturale Sincron ed organizzo per gli artisti italiani e stranieri mostre anche fuori sede e fuori Europa.

D: Per quale motivo?

R: Furono gli artisti non figurativi con i quali ero a contatto dai primi anni cinquanta a chiedermi di aprire un centro culturale adatto alle loro ricerche. Ho resistito a queste richieste fino al 1966 poi è nata la Sincron. Fare cultura nella capitale del tondino e delle armi da fuoco è stata una "follia programmata" tenendo presente che la città è stata definita (non da me) il "fanalino di coda della cultura in Italia".

D: Con la sua attività si occupa di artisti già affermati o di artisti da lanciare?

R: Posso dire serenamente e dimostrarlo che ho organizzato decine di mostre primo in Italia, in Europa e talvolta al mondo.

D: Chi sono questi artisti?

R: Qualche decina. Tra quelli che si stanno affermando a livello mondiale metterei Munari, Horacio Garcia Rossi, Ludwig Wilding, Alberto Biasi, Le Parc (vinse la Biennale di Venezia nel 1966!), Sato Satoru, Jiri Kolar. Tra i 30 e i 70 anni ci sono artisti di grande qualità che lentamente stanno prendendo il loro giusto posto. Ne cito alcuni: Guido Zanoletti, Yves Millecamps, Hugo Demarco, Fulvio Belmontesi, Riccardo Guarneri, Hsiao Chin, Paolo Minoli, Leonardo Mosso, Klaus Staudt, Manfred Mohr, Luciano Ghersi, Koichi Kozoru, Giorgio Ulivi, Jacques Palumbo, ecc.

D: Che tipo di rapporti ha con gli artisti?

R: Generalmente buoni, particolarmente nei primi tempi. Noi comuni mortali abbiamo spesso idee molto rigide per quanto riguarda la dignità. Molti validi artisti hanno un concetto diverso della dignità, dovuto probabilmente al fatto che la loro dignità la concentrano tutta nelle loro opere, perenni testimoni.
Noi invece possiamo averla solo nei comportamenti. Da questa differenza nascono spesso molti contrasti.
Personalmente mi sforzo di far capire agli artisti che io non lavoro PER loro ma CON loro, solo però a parità di diritti e di doveri. Troppo spesso gli artisti sanno tutto sui diritti e poco del resto, così il rapporto diventa difficile.

D: In genere sono gli artisti che contattano la galleria?

R: Specializzandomi nell'arte concreta, sia come collezionista che come organizzatore di mostre, è chiaro che in 40 anni sono abbastanza conosciuto anche fuori Italia. Alla Sincron gli artisti arrivano se operano nel settore dell'arte geometrica, cinetica, concreta. Un artista figurativo può capitarci per sbaglio ma sarà sempre accolto gentilmente. Per lui ci sono migliaia di gallerie. La Sincron è il posto per gli artisti che tutti ignorano o rifiutano. Non è facile "vedere" la qualità se si pensa solo al denaro. Per chi opera nel campo dell'arte concreta il mondo è piccolo, sappiamo tutto di tutti in tutto il mondo.

D: Ha rapporti con altre gallerie qui a Brescia o fuori? Quali?

R: Qualche rapporto non di lavoro in Italia, parecchi fuori confine.

D: Quale tipo di clientela frequenta la galleria?

R: La Sincron è frequentata da amatori d'arte, spesso giovanissimi. I giovani sono più disponibili, non hanno blocchi culturali, sanno ancora meravigliarsi, hanno il coraggio di domandare. Chi sa tutto (o credo di saperlo) non fa domande. Josef Albers affermava: "Learning never ends" ovvero "Imparare non ha mai fine".

D: In che modo propaganda la galleria?

R: Con la qualità delle mostre. Poi la fanno anche gli artisti, parlando bene (o male) della Sincron. Qui non ci sono prodotti da propagandare ma da mostrare. Dato che ognuno vede quello che sa, noi siamo sempre pronti a dare una mano a chi vuole imparare. E' logico che dall'altra parte occorre disponibilità ed un po' di modestia, difficili da trovare in uomini economicamente affermati che generalmente danno giudizi-sentenze tipo: "Quelle cose lì le sa fare anche mio figlio che ha cinque anni!"

D: Chi si occupa dell'editoria?

R: Quasi sempre gli artisti, qualche volta io.

D: Che rapporto ha con i critici?

R: Per 22 anni la critica locale ha ignorato il lavoro della Sincron. Da un paio d'anni qualcuno s'azzarda ad entrare...
Devo dire che la critica nazionale ed internazionale hanno seguito i nostri sforzi con attenzione ed interesse. Il critico d'arte (si fa per dire...) del maggiore quotidiano locale, una donna che per anni ha imperversato a Brescia causando notevoli danni culturali con la sua critica letterario-romantica, scrisse pochissime volte e sempre in modo negativo definendo i lavori (ad esempio di Munari) dei "giochetti da bambini". Risparmio cosa disse di Fontana!

D: Chi sono?

R: Personalmente ho scarsi rapporti con i critici d'arte. Il prof. Floriano De Santi da un po' s'interessa d'arte concreta in modo specifico. In Italia stimo Guido Montana, Arturo Quintavalle, Luciano Caramel, Lisa Belotti, Bruno D'Amore e pochi altri.

D: Cosa ne pensa del futuro dell'arte?

R: Sarà un futuro interessante ma pieno di pericoli, perchè chi ha in mano i sempre più potenti mezzi di informazione sta già condizionando le scelte ed imporrà soltanto le opere degli artisti che accetterranno le regole del sistema. Saranno perciò pochi gli artisti di qualità che riusciranno a sopravvivere ma saranno loro a continuare la storia dell'arte.
Il problema dell'arte futura dovranno come sempre risolverlo gli artisti, non è compito dei critici o d'altri addetti ai lavori. Personalmente ritengo che l'arte del futuro agirà in due direzioni. Un'arte sempre più legata alla scienza, come affermava Leonardo cinque secoli fà e prima ancora Euripide ("possenti sono i numeri, uniti all'arte, irresistibili"). La seconda via, un'arte come prodotto preponderante della fantasia, dal segno al sogno, come rifiuto istintivo della tecnologia più esasperata e disumanizzante.

Brescia, luglio 1990

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