TESTO DA "TRADURRE" |
estensionisti a confronto
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Ogni tentativo di formulazione sistematica e di codificazione omologante si traduce così in ulteriore occasione d’investigazione della res cogitans in cui riverbera specularmene l’affresco del fenomenico, ormai scevro di legami eziologici occlusivi, proteso verso il superamento delle canoniche limitazioni dei tempi percettivi e degli spazi logici delle normali fruibilità psichiche, laddove la sospensione di un incantamento metafisico colma lo iato contemporaneo dell’afasia espressiva delle arti tecnologiche installando nella lacuna di un dimesso rituale demiurgico, il sincretismo di modulazioni metaforiche connotanti che mimano l’accostamento ai misteri ontologici nelle subitanee epifanie di un metamorfico e polivalente “pensiero estensivo”. La pregnante propensione dialettica sottesa alla vibrazione iperattiva del confronto di stilemi eterogenei purchè equipollenti nella loro precipua prerogativa statuaria di decostruzione e rielaborazione di ogni rappresentazione consueta soggiace dunque all’apologia della rarefatta ariosità di un “en plein air” dello spirito che informa questo manifesto dell’immateriale incarnato nel fulcro propositivo del movimento, nella dimensione ulteriore di un “variegato discontinuo” in cui gli apporti confluenti nel dettato programmatico di una espansione prolungata del confine di dominio si diramano a ventaglio nella circostante antinomia dell’enigma cosmico di un definito non-definito. Il ruggito di una potenza eterea echeggia sulle “tangibili inconsistenze” spumose di additati misteri in un virtuosismo di variazioni visionarie che aleggiano nelle radenti nebulose rivelatrici di verità trascendenti di Morosi, muovendosi nella sospensione onirica di un territorio mentale in cui si compie la sublimante dissoluzione di substrato sensorio convenzionale, che scarnifica l’habitus temporaneo dell’antropomorfo per accentuare il modus permanente dell’umano; così la sovranità leonina di un afflato lirico puro risuona negli agglomerati energetici di tensioni rapprese che invano il firmamento oscuro slargato nell’”etra liquido” di Moretti (che non sono io!!! n.d.r.) in cui sciamano code luminescenti di noumeno, che la deflagrazione empirica del dato esperito muta in ologrammi di realtà replicate, affrancate dalla coercizione dell’involucro materico e orbitanti nella galassia punteggiata di simbolismi archetipi attualizzati dall’accelerazione vettoriale di un nuovo infinito polifonico. Maria Claudia Simotti
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