Il polo chimico


Ore 2 del mattino. Incidente in un'azienda del territorio.

"… Era il 1947, l'anno del piano Marshall. Sotto una tettoia, in via Enrico Toti a Limito, Giacomo Falciola mette in piedi il suo piccolo generatore a carburo per la produzione di acido acetico. Le macerie della guerra sono dappertutto. Non sono state ancora abolite le tessere. Fame e povertà rappresentano la norma. Si fa un gran parlare di ricostruzione ma c'è anche chi si rimbocca le maniche. E' l'Italia della "grande speranza", il paese di De Gasperi e delle Madonne pellegrine, di Di Vittorio e di Angelo Costa, di Guareschi e edella Lambretta"…. "Giacomo Falciola fu l'industriale di quell'Italia, ricca di coraggio e di idee più che di capitali. Sarebbe toccato a imprenditori come lui, in anni di durissimi scontri ideologici e sociali, operare il "miracolo italiano" che sognava un'intera nazione, solo desiderosa di un po' di benessere"… Così Franco Brevini, poeta e scrittore, descrive in maniera alquanto agiografica la nascita del polo chimico a Pioltello. Ma l'epopea pionieristica di Giacomo Falciola non esaurisce la storia della chimica in questa città: cinquant'anni di storia industriale densa di contraddizioni e di conflitti. Una storia in chiaro e scuro, una classe operaia con forte senso di appartenenza, strettamente legata ai destini dell'insediamento, ma anche un rapporto difficile con alcune componenti significative della città. Oggi nel polo si trovano quattro aziende importanti, fortemente integrate da patti commerciali, oltre duemila dipendenti, un indotto significativo.
Nel febbraio 1994 l'Assessorato all'ambiente della Regione Lombardia intenta una causa per danni ambientali alla SISAS, Società Italiana Serie Acetica Sintetica. Oggetto alcune enormi discariche a cielo aperto accumulatesi in cinquant'anni di attività che rischiano di compromettere la purezza della falda acquifera. Enorme l'entità del danno, valutato ufficiosamente tra gli ottanta e i cento miliardi. L'autodifesa dell'azienda si basa sul fatto che il danno sarebbe stato prodotto in assenza di leggi adeguate per la salvaguardia dell'ambiente. La tesi degli enti pubblici, e soprattutto dei Comuni di Pioltello e di Rodano, costituitisi "ad adiuvandum" contro la società si basano su alcuni atti del passato cui l'azienda non avrebbe ottemperato e sul recente decreto Ronchi che in sostanza dice che "chi inquina deve pagare la bonifica".
Nell'atto di citazione presentato dal legale del Comune di Rodano si legge tra l'altro: …"il 1° luglio 1971 … il Sindaco di Rodano ordinava alla società SISAS il divieto di deposito di rifiuti solidi di processo o di altre attività conseguenti all'attività industriale nelle immediate vicinanze dello stabilimento. Inoltre ordinava la immediata rimozione di tali rifiuti, allora (ed ancora oggi) esistenti nelle vicinanze dello stabilimento. Tale ordinanza, che non risulta essere mai stata annullata, non è mai peraltro stata eseguita, come le altre che seguirono"…
Si prospetta un causa di "lunga durata", col rischio concreto del nulla di fatto, perché nel frattempo anche il promotore dell'iniziativa giudiziaria, la Regione, si defila cercando l'accordo con la società. Infatti nel dicembre 1997 i Comuni di Pioltello e Rodano vengono invitati a sottoscrivere un atto di transazione già sottoscritto da Regione Lombardia e SISAS. Inizia un nuovo, estenuante braccio di ferro: da una parte la Giunta Regionale che vuole conseguire in tempi rapidi un risultato tangibile, l'accordo dei Comuni appunto, da spendere elettoralmente, dall'altra i Comuni che intendono garantirsi non solo per l'oggi e ma anche per il domani. L'accordo fu sottoscritto il 16 luglio 1998 a Roma presso il Ministero dell'industria e, per quanto riguarda Pioltello, ratificato dal Consiglio Comunale il 15 settembre 1998. Di questa vicenda, che andrà seguita con attenzione fino alla sua conclusione, rimangono anche ricordi curiosi, le animate discussioni a colpi di pugni sul grande tavolo delle trattative al terzo piano del Ministero, la desolante disorganizzazione del Ministero stesso, tale da far rimpiangere l'efficienza un po' artigianale dei nostri uffici comunali, la pazienza del dottor Musetto, il dirigente ministeriale incaricato della trattativa che al termine di riunioni estenuanti era costretto a redigere i verbali, a fotocopiarli in decine di esemplari, a pinzarli e a distribuirli personalmente ai convenuti per la firma.
Oggi nell'area delle discariche sono stati realizzati gli sbancamenti e i monitoraggi per la messa in sicurezza. Purtroppo, però, interno alla metà del 2000 la SISAS è precipitata in una gravissima crisi finanziaria, causata anche da scelte avventate da parte della proprietà, che ne mette a rischio la stessa sopravvivenza. Oggi ci troviamo dunque ad affrontare le urgenze della bonifica e contemporaneamente i problemi derivanti dal rischio di una sospensione definitiva dell'attività. E' una situazione terribilmente complicata, in quanto si tratta di chiedere il rispetto degli accordi a chi non ha mezzi finanziari per procedere. Il tavolo di lavoro, come si dice oggi, è aperto: Comuni, Provincia, regione, Governo e forze sociali. Tutti insieme alla ricerca di una via d'uscita. Senza dimenticare, sul versante della sicurezza sociale, le tensioni legate alla possibile perdita di oltre 500 posti lavoro.
Un nuovo incontro, tenutosi presso il Ministero dell'industria il 6 dicembre 2000 ha aperto qualche spiraglio per una soluzione positiva. Il 22 dicembre successivo viene nominato il commissario giudiziale. Oggi, anche alla luce delle analisi del commissario stesso, sembra percorribile la strada dell'amministrazione straordinaria.