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Da "La Settimana parrocchiale in S. Barbara":

ZIA PAOLA VIVE

Maria Paola con i bambini di strada

  Ho ancora di zia Paola un ricordo che non è solo un ricordo, ma una presenza forte e tenera, nitida e reale, non la sento lontana, è qua con me. Lei è una presenza ogni volta che vedo e sento qualcuno ridere, sinceramente felice, e mi ritorna in mente la sua risata, oppure ogni volta che una mamma abbraccia teneramente il figlio e la rivedo abbracciare i bambini delle favelas come fossero i suoi, o quando vedo un fiore, anche semplice, di campagna, e la rivedo mentre lo coglie ammirata e ti dice “non è bellissimo?”.

     Era sempre contenta, non perché ignorasse la realtà, ma perché la viveva in modo vero, e perché, per lei, è evidente, che della realtà Dio abbraccia tutto. Per questo aveva sempre quel sorriso che mi è impossibile dimenticare. Aveva uno sguardo contemplativo su tutto, di tutto sapeva cogliere il bello e il buono, aveva “un altro modo di guardare”, non vedeva solo il limite, il male a cui l’altro si sentiva inchiodato, ma il buono, ed è così che tutto il bene e la luce scaturivano da un suo sguardo di perdono, di misericordia, l’altro si sentiva amato con pazienza e perciò perdonato.
    Anche ora che sono più grande, quando cerco di capire la Misericordia di Dio la penso così, uno sguardo d’amore che non mi inchioda al mio male, ma mi permette di rialzarmi. Anche di questo, della Misericordia di Dio, lei per me è presenza. Ricordo che già da piccola, guardandomi negli occhi, prendeva sul serio ogni cosa che le dicevo, perché era davvero interessata al rapporto con gli altri, era semplice notarlo anche nei piccoli gesti, quando chiedeva “come stai?”, voleva una risposta sincera ed era veramente interessata alla risposta.
    Quando nel 2007 siamo stati in Brasile, ci hanno riservato un’accoglienza perfetta in ogni dettaglio, circondati di cure e affetto ovunque andassimo, bastava dire che eravamo della famiglia di Maria Paola per diventare speciali ed essere posti al centro dell’attenzione; questo perché si percepiva concretamente che zia era speciale per tutte quelle persone. Ricordo che questo mi fece un’impressione grandissima: quanto fosse amata da tutti, vecchi, giovani, bambini, poveri, ricchi, missionari e non. Mi sentivo anch’io importante e fiera di essere sua nipote. Ora capisco quanto doveva aver dato per diventare così speciale nel cuore di tutte quelle persone. Eppure con tutto questo, zia era una persona assolutamente normale, lei stessa se ne vedeva fin troppi di limiti, ma gioiva perché ne era libera, riteneva di aver ricevuto talmente tanto amore da non poterlo tenere solo per se.
    Tutto in lei “annunciava Dio”: l’amore per gli altri, i gesti di accoglienza e di attenzione, la gioia, il sorriso e soprattutto il cercare di educare attraverso la bellezza. Questo era un pensiero a cui teneva moltissimo, che tutti ci rivestissimo di bellezza, che vedessimo il bello nelle cose e nelle persone, non dovevamo fermarci all’apparenza, ma dovevamo “alzare lo sguardo” finché non trovavamo il bello. Più tardi ho capito che la bellezza per lei alla fine è Dio, che il bello che devo trovare nell’altro è Dio, che se alzo lo sguardo trovo Dio. Per questo era sempre così luminosa da rendere partecipi di quella bellezza che viveva anche gli altri. Alla fine posso dire che anche di Dio, per me, lei è presenza.

Anna




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