SPETTACOLI
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Lalala…
quand’ on est dans la merde jusqu’au cou il ne reste plus
qua chanter
a
cura di Mattia Sebastiano
con Benedetta Laurà
e Gianpietro Marazza (alla fisarmonica)
"Senza musica la vita sarebbe un errore" diceva il sommo Nietzsche,
"Signora - esclamava Cervantes - dove c’è la musica
non può esserci nulla di cattivo", e il grande Samuel Beckett,
riferendosi ai quei momenti della vita dove tutto va storto, coniò
la frase che fa da sottotitolo a questo spettacolo, "quando si
è nella merda fino al collo, non resta che cantare", confermando
così la funzione benefica che la musica e la canzone esercitano
sulle "angosciose-angoscie" esistenziali.
Si prestano a involontari terapeuti le canzoni di Aristide Bruant, Mistinguett,
Fréhel, Josephine Baker, Charles Trenet, Juliette Greco, Edith
Piaf, Jacques Brel, Boris Vian. Le istruzioni per l’uso sono da
leggersi tra le poesie di Queneau (in onore dello spazio che ci ha offerto
ricovero), Arp, Vian, Prévert, Picabia, Eluard, Colette, ma se
il malessere continua, è possibile annegare il tutto con il "lalaladrink",
intruglio esistenzialista che ha effetto immediato sulla psiche, e qualche
conseguenza sul fegato.
Tra gli effetti indesiderati di questa terapia, sopra a tutti, segnaliamo
lo svilupparsi (in)conscio di un percorso storico-musicale-socio-culturale,
con tendenze intellettuali, legato alla Francia, e a Parigi in particolare,
nel periodo tra i primi del ‘900 e gli anni Sessanta, che determinò
il successo del café-chantant, dell’esistenzialismo, del
teatro dell’assurdo, del secondo sesso, della patafisica e così
via. Per
curarsi basta recarsi al teatro in cartellone e allinearsi negli spazi
previsti, seri come ostriche!