SPETTACOLI
PRODOTTI -
INDICE
Carlo
Terron
STASERA, ARSENICO
regia
Mario Mattia Giorgetti
scene
e costumi Tiziana Gagliardi
con
Raffaella De Vita e Aldo Delaude
Esigenze
tecniche
Palco minimo 6X8 – Quadratura nera. No graticcia.
Durata
1,20 ora. Amplificazione per CD
Brevi
note di regia
Lo stesso titolo dell’opera solleva dubbi, domande. Per chi? Per
il pubblico? Per gli stessi personaggi? Oppure arsenico per tutti? Carlo
Terron ama creare scompiglio tra personaggi e pubblico. Ama risvegliare
la responsabilità di ciascuno di noi verso i valori della vita,
dell’amore, del sociale. Ama ricorrere a situazioni trasgressive,
al limite del grottesco, per sviluppare il suo teatro critico, satirico,
d’indagine, di approfondimento dei comportamenti (e delle contraddizioni)
umani. Per far ciò Terron ricorre al nucleo principale su cui
si fonda la famiglia, la società: la coppia da cui si dipartono
gioie e dolori, amori e odii. Un lui e una lei a confronto: una lotta
di vita e morte. E’ la situazione che s’incontra in questo
testo Stasera Arsenico. Una coppia, apparentemente felice, vive un "inferno"
strindberghiano. Bice e Lorenzo, lei, donna concreta, dedita agli affari,
ninfomane, - gestice una impresa di pompe funebri -; lui, intellettuale,
amante dei libri, delle introspezioni, approdato all’impotenza
sessuale per i continui attacchi di lei, partecipa alla gestione dell’impresa;
essi sono personaggi simbolo, riflettono
una situazione-limite, ma abbastanza comune. Decidono, alle feste comandate,
di dare spazio alla loro trasgressione immaginifica nella speranza di
trovare degli stimoli erotici, di ritrovare la "voglia" di
un tempo. In questo gioco, convenuto, emergono verità crudeli,
desideri inconfessabili, spaccati di vita violentata, repressa, negata,
a beneficio di squallide opportunità. I personaggi, consapevoli
del rito che compiono verso un probabile sussulto d’amore, in
realtà desiderano anche la autodistruzione, la morte; desiderano
uscire da questa prigione delle convenzioni, dalla loro solitudine nascosta
dietro il gioco dell’apparenza. Bice e Lorenzo sono consapevoli
delle rispettive personalità opposte, ma, nonostante ciò,
non riescono a separarsi. Continuano a restare prigionieri della gabbia
invisibile di una educazione borghese.