Ciao, Battista

 

24 aprile 1998

Giovanni Battista Zotti oggi ci ha lasciato: dopo un breve, doloroso periodo di malattia, la sua voce si è spenta per sempre. Vogliamo qui parlarne poiché è stata una persona che, per coloro che gli sono stati amici e anche per chi ha avuto con lui solo un incontro sporadico, sarà impossibile dimenticare.

Battista non vedeva: la cecità è stata la crudele compagna di tutta la sua vita. Eppure, per chi lo ha potuto conoscere e avvicinare anche brevemente, ciò che colpiva di più in lui era la capacità di comprendere con un acume eccezionale anche ciò che con gli occhi non gli era possibile distinguere o verificare: comprendere le persone che avvicinava, comprendere gli eventi, le situazioni, ciò che accadeva intorno a lui e soprattutto, lucidamente, la storia e le vicende politiche e sociali che hanno interessato e interessano il nostro Paese: a questo proposito, in più di una occasione il tempo gli ha dato perfettamente ragione: aveva compreso e interpretato il senso degli avvenimenti, dei comportamenti, delle dichiarazioni con lungimiranza e con molto anticipo.

Aveva soltanto 24 anni, era studente al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, quando – con altri suoi compagni e alcuni insegnanti – rifletté sul fatto che le aule di quella scuola, frequentate di giorno ma deserte la sera, avrebbero potuto essere degnamente utilizzate a fini sociali proprio durante le ore serali, per insegnare musica a chi, soprattutto per questioni di ceto di appartenenza e quindi con possibilità economiche limitate, non aveva potuto, prima, accostarsi a questa arte. Era il 1977 e furono anni di lotte durissime in molti ambiti e anche al Conservatorio Giuseppe Verdi: ovviamente, coloro che reggevano le sorti di quella istituzione non erano sensibili a un discorso di "apertura". Ma quelle aule furono occupate, giorno e notte – Battista fu tra gli occupanti e tra coloro che tentarono di trovare un accordo con il Conservatorio –, e vennero istituiti corsi di musica autogestiti, che tuttora, a distanza di oltre vent’anni, vivono.

Poi Battista si diplomò, prima in pianoforte poi in composizione e musica elettronica: ha insegnato pianoforte, composizione e teoria musicale presso i Corsi Popolari Serali di Musica fino a quando, lo scorso settembre, è iniziato il suo calvario che si è concluso il 24 aprile. Oltre a ciò, dai primi anni Ottanta, insegnava Educazione musicale nella scuola media dell’obbligo. Inoltre, teneva concerti e si dedicava alla composizione. Qualcuno ricorda in particolare una mostra di pittura, tenutasi a Ferrara e organizzata da quel Comune: il pittore gli descrisse i propri dipinti, Battista scrisse le musiche che ne avrebbero costituito l’"illustrazione sonora": mai furono più appropriati, talché parve che immagini e commento musicale fossero nati da una stessa mente e da una stessa emozione. È solo un esempio emblematico di quali fossero la sua intelligenza, la sua sensibilità, la sua professionalità.

Un altro suo grande interesse era l’informatica: aveva compreso subito con entusiasmo che, per un non vedente, disporre di un computer significava poter leggere e scrivere agevolmente e rapidamente, poter fare musica e non solo questo: affrancarsi da condizioni di oggettiva difficoltà quali quelle che lui stesso viveva. Nel 1983 aveva già un computer con il quale scriveva e... disegnava. Poi continuò ad aggiornarsi: il "calcolatore" iniziava a diffondersi massicciamente e lui si adeguò ai continui progressi dei sistemi e dei programmi.

Era stupefacente il livello di informazione di cui disponeva sempre, anche in campo informatico, e sapeva trasmettere a chi gli stava attorno i propri interessi e i propri entusiasmi. Ebbe un sintetizzatore vocale, si collegava a Internet e leggeva i quotidiani. Compilò una sua pagina web, primo non vedente in Italia a farlo. Ultimamente aveva anche tenuto corsi di informatica per disabili, cosa che lo rendeva orgoglioso, convinto com’era che un semplice computer potesse costituire uno dei mezzi più potenti di emancipazione per un disabile e in particolare per un non vedente: anche in una pausa della sua degenza ospedaliera di questi ultimi mesi aveva tenuto lezioni. In questo come in altri campi, amici e allievi erano prodighi di aiuti e consigli almeno quanto lui era disponibile a offrirne a sua volta.

Giovanni Battista Zotti, "il Maestro", come spesso era chiamato, è stato un grande insegnante: lo testimoniano centinaia di allievi, ragazzi e adulti, che da lui, nel corso degli anni, hanno appreso a suonare, oppure hanno compreso attraverso le sue parole e il suo esempio, a conoscere, e amare la musica e a considerarla una insostituibile compagna per la vita di un essere umano. Ha sempre messo a disposizione di chi lo circondava le sue conoscenze, la sua rara preparazione, il suo gusto sicuro, le sue idee.

Era una persona con una grandissima sensibilità, che sapeva anche celare molto bene, con immenso pudore e discrezione, i propri sentimenti: tutti noi, suoi amici e compagni, lo sapevamo e, a nostra volta, resta nel nostro cuore la certezza che egli abbia compreso fino in fondo quanto gli volessimo bene, e quale sarebbe stato il vuoto che la sua mancanza avrebbe provocato nella vita di tutti e di ciascuno di noi.

Come faremo, Battista, senza di te?

I tuoi amici

Alberto Ganda, Alberto Villa, Andrea Libretti, Angela Molteni, Emilia Fadini, Fiorenza Muti, Francesco Rampichini, Franco Marchetti, Giancarlo Bussandri, Giancarlo Muti, Graziella Molteni, Lorenzo Ruggiero, Marilisa Marchetti, Massimo Bendinelli, Matteo Bendinelli, Michele Costabile, Mino Saccone, Nicola Saluzzi, Paola Ortenzi, Paolo Saladino, Pino Distaso, Valentina Linda, Paola Terenzio.

24 aprile 1998