CRITICA

 

“ Vanitas vanitatum”

(Ecclesiaste)

 

Lo scrittore Aldo Gabrielli, dopo avere avuto in visione alcune opere di Giuseppe Martorino (fra i quali i volumi “Solitudine”, “Il Mariolo”, “Il Diario” ed altri), per una critica, ha espresso questo giudizio:”Sono opere molto belle, ma anche molto personali”.
Arma di Taggia, 1966

“Giuseppe Martorino mostra 39 opere ispirate alla sua personalità, alla sua terra di origine, la Sicilia, al mare ed ai pescatori”.
L’Azienda di Soggiorno e Turismo di Arma di Taggia ha molto gradito il regalo di un quadro del pittore: “Natura Morta”.
L’Eco della Riviera.
Sanremo, settembre 1967

“Caro Giuseppe, ho sempre apprezzato in te l’amore che hai per la cultura e l’impegno che dimostri verso l’arte, vista come analisi poliedrica e sintesi unitaria di Bellezza”.
Lo scultore ha modellato il ritratto di Martorino e gentilmentente glielo ha regalato, assieme a due bozzetti in terracotta, dal poeta battezzati : “Il Sapere” e “L’Amore”.
Giuseppe Pellitteri, scultore.
Bagheria, 1969

“Nella poesia “A Pablo Neruda” del poeta Giuseppe Martorino ho riscontrato una sintesi lirica ed un contenuto di poesia a livello universale”.
Il pittore Raoul Aiello ha eseguito un ritratto del poeta.
Bagheria, 1969

Il Figliol Prodigo-

“Nell’autore è evidente uno stile cattolico di tipo esistenzialista.
Egli è impegnato nel tentativo di dare una soluzione ai problemi della sua amata Sicilia.
In questa opera d’arte, pur dietro la serietà del fine etico, traspare un sottile umorismo, tipico della commedia nella vita”.
Vincenzo Lo Coco, poeta.
Palermo, gennaio 1971

“Giuseppe Martorino è un poeta che crede ancora nella poesia e perciò in se stesso”.
G. Mazzone, poeta ed editore di "Sicilia Tempo Presente" (in Brasile) col nome d'arte
Salvator D'Anna.
Palermo, 1971

“Martorino, in sostanza, tenta di scoprire “L’anima della Sicilia”.
Si rileva come abbia saputo rendere immagini essenziale di poesia della nostra Sicilia”. Nino Garajo , pittore, il quale ha regalato al poeta un ritratto di C. Civello, eseguito in sua presenza.
Bagheria, 17-08-1971

“Martorino è poeta e nta sta parola c’è tuttu”
Un giudizio di Ignazio Buttita su Giuseppe Martorino.
Aspra, 28- 08- 1972

Il Figliol Prodigo

“Il prof. Vincenzo Lo Coco, con poche proposizioni, presenta questo artista commediografo il quale ha inteso portare sulla scena il mondo sconosciuto e da scoprire, umano e sociale, della sua Sicilia. Una diligente opera che si legge volentieri e che ci conduce verso l’epilogo, al termine del quale il giovane traviato trova la sua redenzione.
La dialogazione è coerente all’assunto drammatico ed alla morale cattolica”.
Rivista letteraria” Il Pungolo Verde”.
Campobasso, 1972

“Molto interessanti” il pittore argentino Silvio Benedetto ha trovato alcuni disegni di G. Martorino e subito dopo ha eseguito a penna il suo ritratto, con bravura ( facendo partire dall’occhio il motivo che finisce nella firma) ed in seguito glielo ha regalato.
Condivisibile è il concetto dei critici che affermano: “ogni ritratto è un autoritratto”.
Bagheria, 1973

" IL SOGNO"
“La poesia, lirica e fiabesca in se stessa, è interpretata con una certa libertà dal flusso musicale, molto vibrante ed espressivo, pervaso dalla nostalgia di un mondo fantastico, molto lontano dal nostro tempo, violento e drammatico. La musica, nella sua dolcezza melodica, ritmica ed armonica, riesce a comunicare il senso della liberazione”.
Anita Nicoletti , musicista e pittrice.
Palermo, 1974

La poetessa Lydia Galvano (valida collaboratrice nel recital di G. Martorino all’ASLA)
ha notato “un tono epico” nel poeta, “capace di parlare al suo popolo”- Alla fine gli ha regalato il suo volume di liriche dal titolo “ Fantocci di …Esistenza” con la seguente dedica:
“Nell’afflato di simili sensazioni e nella fede di un comune ideale di fraternità nell’arte con simpatia”.
Palermo, 1974

“Nella poesia di Martorino c’e il vero volto della Sicilia di sempre”.
Ugo Zingales, critico d’arte.
Palermo, 1974

“La poesia di Martorino è essenzialmente calata nel reale, ha sfondi che potremmo definire a volte romantici- il titolo “Arianna” potrebbe essere una eloquente prova”-, ma in genere si tratta di versi che propugnano una solitaria contesa contro il mondo marcio, fratricida, delle moderne giungle di cemento.
È, questa poesia, la ribellione cosciente e serena dell’uomo realmente libero, è l’anelito ad una realtà liberamente concepita ed a misura umana”.
Vera Rochard , poetessa.
Giornale “Il Secolo”.
Palermo, 04-12-1975

“Uno stile drammatico e solenne caratterizza la “Fiaba Atomica” di Martorino e la sua musica pone in rilievo i sentimenti del cuore umano” ferito a morte”, che si intravede nei passaggi repentini da una tonalità all’altra”.
Gino Viola, musicista.
Trabia, 1976

“La musica di Martorino è ispirata al testo delle sue poesie, in forma liederistica e di romanza, con molta libertà.
A prescindere dal testo, però, questa musica tonale ha una sua bellezza, molto dolce ed intimistica, specie negli “Adagio” , soffusi di nostalgia.
Martorino nelle sue composizioni musicali, mi sembra, riesce a superare i drammi della vita nel flusso del lirismo puro.
Tanti auguri di cuore a questo compositore”.
Mario Renzi ,violinista, che ha molto gradito gli spartiti “Romanza” e “Fiaba Atomica”.
Palermo, 1976

“Ammiro il suo amore per la vita, malgrado tutte le contraddizioni”.
Rita Greco, attrice, molto brava nella parte di donna Lucia, personaggio della commedia “Il Figliol Prodigo” di G. Martorino e nella recita di alcune poesie dal volume “Arianna” dello stesso autore, nella Villa Cattolica di Bagheria, adibita a Pinacoteca Comunale.
Bagheria, 1976

Un' esperienza con il poeta Martorino

Ho avuto modo di collaborare con il poeta Martorino in due occasioni:
in teatro (nella parte di un suo personaggio nella commedia “Il Figliol Prodigo”)
ed a Villa Cattolica (durante un recital di sue poesie), assieme ad altri poeti.
Non è mia abitudine spendere parole gratuite o enfatiche perchè nutro una scarsa considerazione degli “intellettuali ufficiali”.
È con sincerità e con vera ammirazione che parlo di Martorino, il poeta solitario.
Io conosco questo poeta e lo apprezzo per quello che ha cantato della nostra Sicilia, specialmente nelle sue poesie “L’anima della Sicilia” (dove parla dei nostri morti) ed “A Pablo Neruda” (dove parla degli avvoltoi), due liriche bellissime.
Non è facile capire la Sicilia, la sua gente, la sua “anima”, perché è difficile riconoscere i propri difetti, ma egli è riuscito a farlo con la sua poesia, drammatica ed ironica.
Non cercate in Martorino un tacito consenso sugli avvoltoi che da secoli volano in Sicilia.
Martorino è un artista multiforme (musicista, pittore, poeta e commediografo) e ci appare un uomo solo forse per il suo coraggio di cantare la verità; per questo mi sembra un uomo “d’altri tempi” (come una sera ebbi a dirgli), con una fede immensa nell’uomo.
Al termine della nostra collaborazione voglio dirgli un semplice grazie, come uomo e come siciliano.
Vincenzo D’Amico, attore.
Bagheria, 1976

“La poesia di Giuseppe Martorino è piena di forza e di sentimento. Perciò egli raggiungerà
le mete più eccelse”.
Orsolina Pace Mazzarese, poetessa.
Palermo, 1976

“Caro Martorino, noto che temi cruciali ed assillanti (vedi “L’Emigrante) sono trattati con sincerità e sempre il tuo animo di lavoratore si spiega e s’invola in drammatici spunti poetici. Rimane perentorio il fulcro del problema sociale, che è sentito nel tuo animo, ma ciò è un varco per la tua Poesia, che si proietta in vasti orizzonti”.
Francesco Gagliardo, pittore.
Bagheria, 1976

“U poeta Martorino comu mia e comu tutti duna a puisia u sangu mpastatu a carni.
Un giudizio del poeta I. Buttitta sulla poesia di G. Martorino.
Aspra, 14-04-1976

“La poesia di Martorino esprime il tormento di una ricerca tutta personale e ferma nel tempo l’ansia del poeta”.
G. Battaglia, poeta.
Palermo, giugno 1976

Teatro a scuola

“A Bagheria un Figliol Prodigo siciliano. Simpatica iniziativa della Scuola media “Giosuè Carducci”.
In collaborazione con la giovane filodrammatica bagherese è stata messa in scena una commedia di un docente della stessa scuola- il prof. Martorino- che ne ha curato la regia.
Si tratta di una rielaborazione con interpretazione moderna in chiave espressionistica del “Figliol Prodigo”, ambientata in Sicilia”.
Giornale “L’ORA”.
Palermo, giugno 1976

“Alla luce della sua ultima produzione poetica il poeta Martorino mi appare come una
serena e lucida coscienza critica , radicata nella nostra epoca, ma costantemente alimentata da una potente ed arcaica azione istintiva e simbolica.
Una poesia pregna di situazioni psicologiche serie, mosse verso la verità e l’assoluto, con suoi personaggi, suoi oggetti, suoi colori particolari ed originali, a volte mistereriosi ed a volte brucianti nella loro drammatica attualità.
I suoi versi affondano le radici nella stessa genesi atemporale dell’Uomo, per denunciare con vigore poetico i millenari e tuttora irrisolti problemi dell’intera umanità”
Filippo Maggiore, pittore, il quale ha eseguito il ritratto del poeta e cortesemente glielo ha regalato, assieme ad un disegno.
Bagheria, 09/ 06/ 1976

“L’amico Martorino è poeta- pittore dalle corde sensibili e poliedricamente si affaccia al pentagramma della campagna parlando-cantando col suo cuore pieno di colore e fioriture indimenticabili nel quadro spazio del tempo che ci unisce” .
Giacomo Giardina, poeta.
Bagheria, 19/ 06/ 1976

"
All’amico Martorino”-

“Zampilli argentini,/ tra gigli e bocche canore, / scaturiscono ora dalla tastiera del pianoforte/ ora dalle corde sensibili del violino, / mosse e vibrate dalle dita, / simultaneamente, /della stessa mano/ educata all’arte. / “
Giacomo Giardina, poeta.
Bagheria, 19-06-1976

“Caro Martorino,
mi sembra che l’emarginazione dell’artista in una società fortemente politicizzata e tutta protesa alla conquista di un benessere solamente materiale sia la nota dominante ed accorata della tua poesia.
Nel ciclo vitale di questa società nella quale anche i rifiuti trovano una loro logica collocazione, noi ci chiediamo perché il poeta non riesca ad ottenere uno spazio funzionale alla sua azione.
Forse la ragione è da ricercarsi nel fatto che i poeti parlano una lingua “altra” che gli uomini da tempo sono stati disabituati ad ascoltare.
Parlare oggi di spirito, di contenuti umani, di valori, significa rendersi incomprensibili.
In una società faziosa, fanatica, condizionata, parlare un linguaggio non allineato alle ideologie dominanti, significa rendersi ostile e pertanto emarginato.
In una società borghese, consumistica, satura di non valori, parlare di riscatto, di purezza, di giustizia, di morale, di perfezione, significa rendersi noiosi come le mosche nei pomeriggi d’estate.
Oggi al poeta non resta che una speranza: diventare l’interlocutore di se stesso, essere la parte e la controparte di ogni trattativa, giocare da solo a scacchi.
Egli ha il dovere però di conservarsi depositario di valori che l’uomo tornerà a ricercare, quando scoppierà quella grande e forse ultima rivoluzione che dovrà pacificare le due anime dell’umanità: quella che legittimamente aspira alla conquista di una giustizia sociale che bandisca gli odi ed i rancori fra gli uomini e quella che altrettanto legittimamente crede che la perfezione sia individuale e vuole lasciate libere e senza condizionamento alcuno le vie che portano ad essa, in modo che ciascuno possa accedervi con il metro della propria sensibilità personale, col suo ritmo differenziato che consente di assaporare le proprie conquiste nella più ampia libertà, nella scelta dei mezzi e dei modi per accedere a quella perfezione individuale a cui l’uomo è naturalmente portato e, prima di tutti, l’artista.
Occorre aspettare il giorno in cui l’uomo, consumate le sue ultime illusioni sugli opposti altari della irrazionalità e della razionalità, del sentimento cieco e della scientificità assoluta, sugli opposti altari mistico e materialistico, torni a chiedersi quale sia questo spazio “altro” che ha sempre cercato, torni a ripercorrere i sentieri che portano alle profondità dello spirito per trovarvi consolazione e conforto ad un’amarezza che ormai l’ha consunto.
Ma l’uomo smarrito, disabituato a questa ricerca, avrà certamente bisogno dell’azione mediatrice dell’arte per riprendere i contatti con dei valori che la società che nascerà da questo tipo di rivoluzione globale dovrà avere a suo fondamento.
Una mediazione, si badi bene, che tenda a conciliare ogni uomo con se stesso, che tenda ad appagare in ognuno la sete di giustizia sociale e la conseguente legittima esigenza di un benessere materiale, senza il quale la dignità umana non può trovare la sua realizzazione da un lato; dall’altro l’appagamento delle esigenze spirituali che tendono a far vivere l’uomo in armonia con le leggi della natura, nel loro lento e progressivo evolversi verso stadi di perfezione superiore.
Può forse l’arte aspirare ad un ruolo più nobile ed elevato?
Mi sembra che la tua poesia rispecchi profondamente questa visione del mondo e delle cose e proprio tramite essa ci siamo incontrati su un piano di dialogo spirituale e non è poco.
Il tuo amico scultore Vincenzo Gennaro” .
(Nel collegamento c’è anche lo scultore Pellitteri)
L’artista ha ricambiato il dono della poesia “Il Cristo” e della poesia “Allo scultore Gennaro” di G. Martorino con un prezioso bassorilievo in bronzo.
Bagheria, 02-07-1976

“Caro Martorino, rilevo nella tua poesia note malinconiche ed accordi profondi che rispecchiano un carattere pregno di fede poetica e di speranza; inoltre, il tuo senso spiccato della musicalità fa vibrare ancora di più il dramma che vivi, intensamente, in questa società apatica e consumistica.
Senz’altro definisco la tua poesia drammatica, piena di sentimento, ma un certo pessimismo (che condivido in pieno) è superato dai valori umani ed artistici.
L’augurio più sentito per la tua Arte”.
Giovanni Bartolone, pittore, il quale ha gentilmente regalato alcuni suoi disegni al poeta.
Bagheria, 06-07-1976

“Martorino è cresciuto rapidamente (come poeta, intendiamo): il suo discorso lirico si è venuto maturando e sostanziando di umanità, piena di immagini inedite, e della trasfigurazione, che alleggerisce persino l’impegno sociale.
Anche il suo linguaggio si è fatto più elastico e rivela la padronanza dei mezzi espressivi e dei mezzi analogici, acquisita attraverso un assiduo tirocinio.
Realismo o misticismo, quello di Martorino poeta? L’uno e l’altro, che si alternano e che si intrecciano secondo la tematica”.
M. La Grua, poeta.
Cefalù, 1976

“I più nobili inviti a non dimenticare gli ideali, a non farci servi di una ideologia e di un regime ci vengono dai poeti del dissenso, che hanno sperimentato cosa significa allontanarsi dall’arte ufficiale, o per dirla in altre parole, dispiacere al padrone.
Ė da questo disprezzo di un arte intesa come chiusa interiorità, è dallo sdegno per un impegno poetico governato da un regime o dalle ideologie imperanti che rileviamo i nuovi concetti poetici di Martorino, la sua serietà ed il suo coraggio, il suo non allineamento alle posizioni della cultura ufficiale, la sua Poesia”.
Vincenzo Monforte, poeta.
Bagheria, 1976

“Giuseppe Martorino, con una vita dedicata all’Arte, ha dato il suo contributo al mondo”.
Roberto Trapani, poeta.
Palermo, 1976

“La sua voce “vince il silenzio” perché la voce del poeta è voce d’amore ed arriva dovunque. “
Critica del poeta Ignazio Buttitta sulla poesia “A Pablo Neruda” di G. Martorino, inclusa nel volume di liriche “Arianna”, a lui regalato.
Aspra, 14- 09- 1976

“Arianna” di G. Martorino- La raccolta di poesie a cura di N. Martini e con illustrazioni dello stesso autore è significativa nell’indicare il nostro mondo contemporaneo, i nostri orrori e le nostre speranze di uomini dell’ era atomica. Anche alcune sue composizioni musicali contribuiscono a questo fine estetico”
La Voce di Caccamo.
Caccamo, ottobre 1976

“La Fiaba Atomica” e la “ Romanza” in Mi bemolle maggiore composte dal prof. Giuseppe Martorino, secondo il mio parere di compositrice, sono di estrema sensibilità sia nel contenuto, fra romantico ed esistenziale, che nella forma espressiva”
E. Roccapalumba, musicista.
Bagheria, 1978

“Martorino- I suoi molteplici interessi vanno dalla pittura, alla poesia, alla musica.
Crea le sue poesie con la stessa facilità con cui ne musica i versi o dipinge le tele…
Tali componimenti, apparentemente contrapposti e polifonici, sono espressione di un unico stato d’animo e di una coerenza logica tradotti con personali moduli linguistici e sciolte tecniche poetiche”.
Critica di A. Faraone nell’antologia “Un Paese di Poeti”.
Palermo, 1978

La professoressa di musica F. Vassallo, dopo avere eseguito diverse volte la canzone “Bagariota”, ha espresso la sua impressione:” È bella sia nella melodia che nell’armonia!”
Bagheria, 1979

“Giuseppe, ho avuto il grandissimo piacere di incontrarti e di scambiare interessanti argomenti d’arte (Kandinsky nella pittura, Proust nel romanzo, assieme a Thomas Mann ed a James Yojce, il drammaturgo Pirandello) che testimoniano la tua valida sensibilità artistica.
Ti stringo la mano e, mi raccomando, un caro saluto alla tanto bella ed interessante Sicilia”.
Mario Carenzi, pittore toscano.
Firenze, 1979

Il critico Franco Grasso ha mostrato di gradire molto il regalo del volume di liriche “Arianna” e del quadro “L’Aquila”, notando che in esso “C’è tutto quanto si è detto sull’arte moderna” ed in seguito, davanti al quadro “Il Concerto”, sempre  di Martorino, ha espresso un giudizio positivo:” Ė buono!”.
Bagheria, 1979

Il critico M. De Michelis , durante una mostra di pittura alla Pinacoteca di Bagheria, ha gradito molto il regalo del volume di poesie “Arianna”, rilevando in esso il senso del “labirinto moderno” ed ha notato anche delle “analogie con Severini e Picasso” davanti al quadro di Martorino “Il Concerto”, appeso alla parete.
Bagheria, gennaio 1979

Il pittore Giambecchina, in occasione della sua mostra di pittura a Villa Cattolica, davanti al quadro " Il Concerto" di G. Martorino, ha espresso il seguente giudizio: "C'è una lirica astrazione dietro l'apparente figurativismo".
Bagheria, gennaio 1979

Lo scrittore Leonardo Sciascia,ha gradito molto il regalo del libro di poesie “Il Gioiello”, durante una sua visita a Caltanissetta, commentando: “C’è un lirismo surreale”.
Caltanissetta, 19/ 11/ 1964
In seguito, durante una mostra a Bagheria, ha ricordato con piacere quell’incontro culturale.
Bagheria, 1979

La signora Rosa Quasimodo ha gradito molto il volume “Arianna” (dove c’è una poesia che parla del fratello poeta, Salvatore Quasimodo) ed ha ringraziato cordialmente.
Messina, 12-01-1979

“Oggi l’occhio attento ci ha fatto scoprire una raccolta di liriche, dove la pagina bianca si anima di tutte le vibrazioni dello spirito.
Qui la poesia è poesia! Il poeta Martorino, che conosce bene i tormenti della creazione poetica, sa che la poesia è anche la scarna e disadorna espressione dell’animo umano, senza enfasi e senza sfoggi barocchi.
La tavolozza poetica e musicale di Martorino è sostanziata da un eletta semplicità classica nel ritmo, nella melodia e nei colori, accompagnati dalle voci del contrappunto moderno, verbale e sonoro, nell’architettura del libro.
Nella varietà delle linee melodiche, che si intrecciano contemporaneamente in forme armoniche nel poema, spicca il tema centrale dell’amore per la Sicilia e per l’umanità.
Il poeta contesta inoltre le ipocrisie ed i falsi miti, le convenzioni sociali che schiavizzano, in forme burocratiche, il cuore umano che aspira sempre alle mete più sublimi della fede e della bellezza”.

“Martorino fa ormai parte dello stellario poetico italiano”.

Al Poeta Martorino-

“Fratello, / io pellegrino sento il tuo flauto / poetico/ nelle tue sinfonie spirituali, / il tuo sogno evocato dalle note / con un vergine soffio, / in pura essenza di vita. / Poeta, / nella tua stanza canti/ le ballate della strada, il sole, / con arte viva! / Io amo la tua arte / pura, terrestre e siderale, / l’eterno poema / che tu doni ai fratelli / di tutto il mondo. / Giuseppe, / tu canti come un sacro pastore / la guerra e l’amore/ nell’Arcadia della Conca d’Oro/ sul Mediterraneo./ Io benedico le tue mani / che orchestrano i suoni della vita / e danno il pane del sapere / ai giovani della scuola, / incantati dal fiato delle trombe ./ Tu sai l’arte delle vette / e quando scrivi note o dipingi / sul foglio evochi per noi / le belle fanciulle di Palermo / o le dolci Sirene di Portofino,/ fra mille onde e luci brillanti./ Tu evochi nel canto / gli oleandri ed i pini siculi ,/ il volo delle capinere sul mare, / senza scordare mai l’eco / di vecchi miti garibaldini/ che fanno la nostra epopea, / il canto glorioso del passato./
Poeta , / il tuo canto mi imparadisa! / Io vedo nel tuo carme / il giardino che all’alba rinverdisce/ al sole, sento la dolce fisarmonica / ed i violini zigani del tuo sentimento./ Fratello, / a gara con il vento, con le stelle / e con gli abissi, / tu canti la melodia del cuore ,/ i palpiti del cosmo; / tu architetti nella scala vibrazioni, / il sogno delle anime, dei fiori, / delle farfalle iridescenti, / ed evochi le Muse nel canto, / o grande sacerdote della poesia!”.
Critica e lirica del poeta Castrense Civello, che ha molto gradito il quadro “La Bagnante” di G. Martorino.
Bagheria, ottobre 1979

“Martorino- La sua opera è tutt’ora aperta alla lacerazione, al dissidio tra mito e realtà: nasce da questo iato irrisolto una poesia che attende di comporsi in un universo più placato”.
Rivista culturale “Il Bandolo”- Critica all’antologia “Un Paese di Poeti”, con illustrazioni di R. Guttuso, a cura di Alia D’Anna e Anna Faraone.
Edigrafica Sud Europa.
Palermo, 1979

“Martorino è un raffinato musicista ed un poeta che merita tanta stima” -
“Giuseppe Martorino è un vero artista completo che ha la mia ammirazione ed una cordiale simpatia”.
Giovanni Matta, poeta.
Palermo, 19-01-1980

“Recital di poesie”

L’ultima raccolta di poesie di Martorino trae la sua ispirazione dalle miserevoli condizioni dei nostri lavoratori ed in particolare dei nostri emigrati in Germania ed in Svizzera”. Vincenzo Speciale.
Il giornale “L’ORA”.
Palermo, gennaio 1980

“I versi del poema riproducono fedelmente tutte le sensazioni riflesse sull’uomo di una campana che diffonde messaggi di festa, di richiamo all’inizio ed alla fine di un lavoro e messaggi di dolore e di morte.
Strumento di riflessione diffuso nell’aria, destinato a tanti cuori ed a tante menti, che come le rime solenni del Martorino riverberano nello spirito l’armonia ed il consenso dell’amore.
Ė la voce della verità quella del poeta Martorino, la voce della speranza”.
Gaetano Arnò, poeta. Critica al poema “La Campana” di G. Martorino.
Palermo, 1980

Il volume di poesie “Arianna” di G. Martorino.
“Se fosse musica la definerei”Andante”, ma è poesia ed è robusta”.
Il dramma “La Radura” di G. Martorino.
“Giuseppe Martorino ci ha presentato una condizione possibile, trasformata in una situazione reale dall’arte, quasi per un impatto fra due mondi carichi di sensibilità:
l’uomo handicappato e l’artista.
Egli ha impostato il suo concetto nella rappresentazione teatrale, dove è più possibile concentrare l’attenzione su un problema scottante e rileverni certi aspetti.
Questo comporta la trasformazione del problema stesso in una forte drammatizzazione ed in una dimensione metafisica ed allusiva.
Questa è “La radura”, che non è lontana dalla nostra realtà, la quale può anche dare messaggi d’amore”.
NinoBalletti, poeta.
Palermo, agosto 1980

A. R. S. P. E. L.
Accademia Romettese di Studi Poetici e Letterari

“All’Accademico Prof. Giuseppe Martorino
Molti amici, fra cui quelli dell’Accademia Romettese, mi hanno espressamente delegato, venendo a Palermo, di porgere il loro saluto augurale al poeta Giuseppe Martorino per un avvenire ricco di promesse e di porgere, altresì, l’invito a perseverare nella giusta causa che da Lui attende la cultura e gli uomini più rappresentativi di essa.
Questa nostra scoperta sapremo custodirla nei forzieri della nostra mente perché giova a tutti come esempio di virtù artistiche e come progresso culturale deciso e pronto a scoraggiare e sconfiggere tutti gli errori che ci circondano”
Il Presidente dell’Accademia, Cav. Prof. Gaetano Arnò.
Messina 16-10-1980

"La Campana”
“I versi del poemetto riproducono fedelmente tutte le sensazioni riflesse sull’uomo di una campana che diffonde messaggi di festa, di richiamo all’inizio ed alla fine di un lavoro e messaggi di dolore e di morte.
Strumento di riflessione diffuso nell’aria, destinato a tanti cuori ed a tante menti, che ne interpretano il linguaggio così come le rime solenni del Martorino riverberano nello spirito l’armonia ed il consenso dell’amore.
Comunque, è pace che si espande negli spazi aerei per poi fermarsi nella sede di tanti spiriti, che obbediscono alle regole del tempo che fugge e del tormento che incalza la vita.
Lirica solenne che si accosta in chiave religiosa alle forme poetiche del Carducci, con rinnovata serietà e classicismo di un genere letterario ancora tutto da scoprire nella sua importanza morale” .
Critica del poeta Gaetano Arnò nella copertina del poema.
Messina, 1980

"
GIUSEPPE MARTORINO E LA SUA “CAMPANA

Mi ritengo onorato di questo impegno che mi consente di presentare un poeta ed un artista della statura di Giuseppe Martorino.
Scavando nella sua personalità, da molti mesi, trovo elementi di giudizio, confesso di avere assaporato e sentito con più perfezione la sostanza del poemetto, col cuore piuttosto che con la parola, perché quei messaggi solenni vincolano al rispetto dell’arte.
Presumo poco di me e molto di Giuseppe Martorino per cui se parlo è perché mi sono arricchito di conoscenze particolari intorno alla melodia ed alla sostanza filosofica dei versi esposti nella “Campana”, oggetto della mia presentazione.
È un tema, quello della “Campana”, che torna desueto e raro nella mente di molti poeti del presente e del passato, fatti salvi gli accenni che ne fa Dante nel suo divino “Poema” e quelli di natura strettamente religiosa.
Per questo la ritengo idea originale nella bocca di un laico, che non vuole significare conformismo alle regola religiose, piuttosto tema di dimensione universale, che coinvolge tutti gli strati della collettività umana.
L’autore così come io ho motivo di interpretare, suggerisce a tutti che la voce dell’infinito ci raggiunge ovunque attraverso i rintocchi dolci, cupi e festosi di una campana, che chiama tutti a raccolta nelle ore liete e nelle ore tristi, ma sempre per celebrare il rito rispettoso del tempo che fugge e degli eventi che maturano sotto l’incalzare della vita.
Ed è una voce che ci invita a riflettere, che ci aiuta a dimenticare o a superare gli affanni della vita, voce di Dio, dunque, che si diffonde carezzevole nell’aria per confortare i cuori nel bene e nel male e disporli alla serenità.
Campana, magico nome che risveglia tutte le nostalgie dell’infinito e canta ai cuori il linguaggio di mille fluttuanti realtà.
Sempre amica la sua voce nella gioia e nel dolore, nel fragore della vita o nel turbine del temporale.
Essa parla e canta con la potenza che sa d’infinito.
Giuseppe Martorino, con questo poemetto, illustra ed interpreta il vasto tema della solidarietà umana, sempre presente nell’economia del divino Amore, ora raccolto e tradotto in versi da questo nobile spirito, che è Giuseppe Martorino.
È così che l’autore si accosta e ci consente di accostarci alle armonie arcane che per tramite della sua “Campana” giungono a noi per fortificare il significato della presenza umana in questo mondo, utile allo scopo ultimo e definitivo di prepararci all’eterno godimento.
Nino Martini, nella sua introduzione, non si discosta da questi nostri giudizi, quando afferma che il motivo della scienza deve essere equilibrato dalla fede e che solo intrecciando il tema religioso con quello esistenziale l’uomo acquista la pienezza della sua dignità.
Ma c’è dell’altro.
Qual’ è lo stile di questo poeta contemporaneo?
La vera definizione scaturisce da una somma di elementi che vi si condensano, non perché frutto di studio metrico, ma perché istinto di trascendenza che aiuta ogni altra facoltà a muoversi attraverso la parola.
C’è la solennità di un profeta, la saggezza di un filosofo, il metro dell’artista classicheggiante, la musicalità espressiva, il sogno del divino volere, la forza impetuosa del dramma umano che muta e che si rinnova in ogni epoca, per legare il passato al presente ed all’avvenire, come se il tempo non esistesse, come se la voce degli spazi siderali non cambiasse mai, come mai non cambia nella voce diffusa della Campana.
Sotto questo aspetto, il tema prescelto del Martorino, costituisce simbolo di unità universale e “termine fisso di eterno consiglio”, così come Dante l’avrebbe distinto.
Non è soltanto l’annullamento delle facoltà del tempo che si ravvisa nei versi della “Campana” ma, anche, quello degli spazi che parlano e si rivolgono al mondo per legarlo all’infinito spazio che ci sovrasta senza misura.
Cos’è, dunque, il “din- don” di una campana?
È qui che torna opportuna la citazione di alcuni versi del Martorino:

“Ora, che suona lenta la campana,
vedo la morta nuda nel silenzio
ricco di sogni, pieno di farfalle,
grembo di suoni senza la misura”.

e poi ancora:

“La scienza lotta oggi contro il Demone
con la sterile cifra di Pitagora
che vede la candela sua nel vento…”


Ma, che significa tutto ciò, se non quello dianzi detto?
La scienza senza la fede è come uno stelo che non porta in cima il suo fiore ed è una realtà contemporanea, che si allarga sempre più nella misura in cui si allungano le distanze fra la fede e la scienza.
Ma se per fortunata ipotesi queste distanze si dovessero ridurre o annullarsi, l’umanità ritroverebbe l’equilibrio di cui ha bisogno, per essere tutt'uno, parte di un corpo, come la mente ed il braccio, come la pioggia ed il sole fecondano la terra.
Giuseppe Martorino non è soltanto poeta spontaneo, ricco di sentimenti e di idee, è altresì un artista del pennello, studioso di colori e di linee ornamentali, di progetti didattici originali che proietta dalla sua cattedra con notevole profitto di discenti che da lui apprendono come bisogna amare le strutture di un artista.
I suoi veri messaggi sono messi a dimora dal costante impegno professionale e soltanto il tempo potrà rivelarsi testimonianza di efficace profitto.
Egli è un seminatore che getta la semente dei suoi frutti nei solchi profondi della gioventù, che si prepara a sostituirci ed a guidare le future generazioni.
Instancabile, Giuseppe Martorino, spinge la sua attività di espositore in vari ambienti nazionali qualificati dal prodigio della sua arte; studia musica che affina notevolmente i suoi sensi e partecipa a dialoghi interni e Sodalizi culturali di rilievo regionale e locale.
Infatti, è Membro dell’Accademia Romettese di recente costituzione, il cui apporto costruttivo si è già rivelato proficuo fra tutti gli aderenti; ha vinto numerosi premi letterari ed ha composto commedie ed altre opere letterarie.
Di ingegno fertilissimo e vivace, il Martorino si muove come missionario per bonificare vari ambienti, tormentati dalla contro cultura, quella, per intenderci, che fa dipendere lo scopo ultimo della vita nel godimento permanente.
Ai giovani insegna a soffrire più che a godere, perché la sofferenza prepara le gioie più belle della vita ed è una filosofia che pochi capiscono in quest’epoca di disgregazione morale, di risse, di violenze, di egoismi e di ricatti.
Approssimandomi alla chiusura di questa modesta presentazione, non vorrei trascurare l’invito affettuoso che rivolgo ora e per l’avvenire a Giuseppe Martorino, ed è quello di perseverare nella semina di tanto bene culturale, da buon seminatore che non teme le bufere perché il buon seme radicherà e porterà i suoi frutti con matematica certezza”.
Critica del poeta, durante la presentazione del poema “La Campana” di G. Martorino a - Il poeta ha declamato i suoi versi ed ha ricevuto, dalla Casa Editrice Thule, un Diploma di merito.
Piazza Armerina, 1980

“In Martorino l’Arte, tutta intera, ha trovato un valido alfiere.
Dalla multiforme attività sua la Poesia occupa, certamente, un posto privilegiato; in essa scopriamo l’uomo, la spiritualità più alta, i valori eterni per cui una vita diventa degna di essere vissuta.
Una ricerca continua, quella di Giuseppe Martorino, ma anche una professione di fede ormai matura e realmente consapevole.
Questo è il Martorino che ci piace e che con il volume “Arianna” ha dato una delle prove più alte della sua determinata passione poetica”.
Tommaso Romano, editore e poeta, che ha molto gradito il quadro “San Francesco” ed un ritratto, fattogli dal pittore G. Martorino.
Palermo, 1980

“Ho letto il suo poema “La Campana” ed “Il Figliol Prodigo”.
La poesia mi è piaciuta molto e la commedia l’ho trovata interessante e spiritosa.
È un riflesso del problema della vita di oggi.
Lei si è interessato delle mie poesie.
Le mando una mia lirica.
“Io ricordo del poeta Martorino le montagne, il mare, il cielo blu profondo, come un riflesso dell’infinito, dove l’anima trova il riposo trascendente”.
Suor Irene, pittrice e poetessa russa.
Roma, 06 -02- 1981

“Dell’amico Giuseppe Martorino, poeta, pittore e musico, ho sempre apprezzato i valori spirituali della sua poesia, dei suoi quadri e delle sue composizioni musicali”.
Giovanni Bartolone, pittore.
Bagheria, 13/ 04/ 1981

“Martorino è un vero artista della melodia e del contrappunto.
La “Romanza” di Martorino esprime un mondo lirico nel suono, mentre il ritmo delicato ed il dolce periodare rivelano tutta la struggente sensibilità della sua mente poetico- musicale.
Egli è un vero artista della melodia e del contrappunto”.
Gennaro Licastro, compositore.
Palermo, 1982

“Al poeta Martorino, creatore di momenti primaverili e di tensioni emotive nella lingua di Dante e di Goethe”. Michele Provenzano, poeta.
Bagheria, 08-06- 1982

A seguito del regalo dello spartito “Il Sogno” e della poesia “Morte di un Violinista” (dedicata allo scomparso maestro Cicero), una dedica di Uto Ughi , durante un suo favoloso concerto nella villa Palagonia di Bagheria: “Per Giuseppe Martorino, con molta ammirazione per il Suo lavoro di composizione”.
Bagheria, 1982

“Quando il connubio poesia-musica e pittura convergono nel talento di un artista, come il Martorino, si assiste ad una gara esaltante di virtù che innalzano il protagonista nell’altare della trascendenza e, perciò, religiosa, al di fuori del devozionale e del dogmatico.
La poesia di questo artista è ricca di risorse spirituali atte a superare la sfiducia e lo sconforto con la efficacia e la sicurezza di chi è più vicino alla verità”.
Critica alla poesia “La Festa” di G. Martorino nell’antologia “Fra due Sponde”.
Editrice Peloro
Messina, 1982

Profilo di un cantante

“Di Martorino noi abbiamo già parlato in diverse occasioni, quasi ad ogni nascita di sue opere musicali e, ad onor del vero, in positivo.
Nella presente recensione vogliamo far conoscere al pubblico un lato della sua personalità a noi prima sconosciuto, cioè quello del cantante, del’interprete delle sue canzoni, da lui anche dirette ed eseguite con maestria.
Voce di tenore lirico, quella di Martorino cantautore!
Non conoscevamo ancora le sue dote canore e quindi abbiamo avuto il piacere di ammirarle durante l’esecuzione delle sue canzoni, incise con la Casa Discografica Elyphon.
La sua interpretazione, calda e vibrante di sentimento, ha reso bene il contenuto emotivo delle sue canzoni: il rimpianto dell’amore nel “Ricordo” , il sacro terrore nel canto “L’Angelo” e la preghiera dolente in “Ave Maria”.
Queste due ultime canzoni però, in seguito, sono state eseguite per orchestra.
L’interpretazione di Martorino è molto originale, soggettiva e commossa, ma non priva di valore oggettivo e di cosciente professionalità.
Nella sua voce c’è la sincerità del poeta che crede nelle sue canzoni, espressioni della sua anima, come i suoi disegni.
Per questo egli non si perde in sofisticati melismi ed in gorgheggi classici, tipici del bel canto, melodrammatici e teatrali.
La sua voce di tenore leggero ci ricorda il timbro vellutato del clarinetto, strumento molto romantico, tanto amato da Mozart e da Weber, usato anche da Wagner da solo nel patetico secondo atto del “Tristano”.
La voce di Martorino mira ad esprimere in modo immediato il sentimento, bruciante e nostalgico, delle sue canzoni, romantiche e moderne al contempo.
Questo impegno verso i valori del contenuto (etici, religiosi, psicologici) spinge l’artista a far uso, in modo personale della tecnica dello “Sprechgesang” (il canto parlato, tipico di Schönberg), per realizzare una sua originale forma di espressionismo siculo, nei limiti di una melodiosità naturale della sua voce, sempre intonata e gradevole.
La sua voce, insomma, non mira all’edonismo “calligrafico” né al virtuosismo canoro, ma soltanto alla pura e sincera espressione dei fantasmi canori del suo incoscio, direttamente, senza gigionismi narcisistici.
Queste mie impressioni, naturalmente, sono molto personali, ma la mia competenza di compositore e di critico mi fa credere che nella mia critica ci siano anche dati oggettivi, facilmente controllabili con l’ascolto delle suddette canzoni.
La voce di Martorino ha saputo esprimere alla perfezione i sentimenti contenuti nelle sue canzoni (dolori fisici e nostalgie psicologiche, sublimate dalla fede in Maria,
"madre dell’uomo che soffre" ), canzoni che mantengono una profonda unità stilistica, pur essendo diverse e ben caratterizzate, canzoni d’amore che costituiscono un’ammirevole tetralogia sicula ed europea al contempo, come valore lirico e bellezza musicale.
Martorino, insomma, non chiede altro all’ostile mondo consumistico: “Lasciatemi cantare!”.
Gennaro Licastro, compositore e critico musicale.
Palermo, 1982

“Hino a Martorino”-

“Em poesia de bailado/ Josè Martorino dá- nos / o sentimento magoado/ dos sentimentos ciganos/ E são canticos de amor,/ e são ardorosos sonhos/ estes poemas de flor/ tristes uns, outros risonhos./ Seu coraçao se enamora/ do doce torrão natal,/ como hua ave canora/ que entretece um madrigal./ Na volúpia dos poemas,/ cheios de ardência cigana,/ fulgem belezas supremas/ de toda a beleza humana./ E na cadência das danzas,/ os corpos das raparigas/
desenham gestos de lanças/ bailando ao som de cantigas./ Não somente Martorino/ nos exalta o amor carnal:/ também outro-que é divino-./ E se versos de setim/ ele nos dá, como flores,/ um poeta sendo assim,/ só nos merece louvores./
Critica in forma poetica del poeta portoghese A. Garibaldi, che ha gradito molto le poesie di “Sueño Gitano” ed una litografia con lo stesso titolo.
Felgueiras, 1982

MUSICHE
di Giuseppe Martorino

“Il nostro amico e collaboratore Prof. Giuseppe Martorino, che risiede a Bagheria e del quale abbiamo pubblicato belle poesie, ci ha mandato due componimenti musicali per canto e pianoforte, editi dalla Casa Discografica “Elyphon” di Palermo.
“Ode all’Europa” e il “Sogno” sono i titoli dei due componimenti; il primo ha un duplice testo poetico, italiano e francese, di pregevole fattura; il secondo è dedicato a Cefalù e contiene molti elementi di liricità.
Non siamo intenditori di composizioni musicali; riteniamo, e ci sembra un complimento per l’amico Martorino, che il poeta prevalga sul musicista”.
A. M. La Grua, poeta.
Cefalù, gennaio 1983

“Ritengo, ispirato, che Giuseppe Martorino riesca a realizzare l’ideale contemporaneamente (scrivendo poesie, componendo musica e dipingendo), sempre preso dal dono dell’Arte:
inno superiore della vita interiore!”
Giacomo Giardina, poeta.
Bagheria, febbraio 1983

“I suoi versi racchiudono il dramma millenario delle umane genti, universalmente inteso.
Le parole, rivolte al nostro Sud che trema, coinvolgono certo atmosfere più ampie rivolte all’Uomo, inteso come umanità, in un contrasto dove sono protagonisti le ampiezze vertiginose della mente, eppure gli stretti confini in cui lo stesso Uomo è costretto a dibattersi… “.
Critica di Michele Alemanno alla poesia di G. Martorino “Terremoto”, inclusa nella “Grande Antologia del Porta dei Leoni 1983"
Reggio Calabria, 1983

“Giuseppe Martorino : “Rapsodia Gitana” (grafica) presenta un tono deciso dalla linea tesa e serpeggiante, che delineando forme contribuisce a marcare la liricità ed il motivo fantasioso della rappresentazione”.
Rivista letteraria Areopago Cirals.
Roma, dicembre 1983

“Ho avuto modo di conoscere le composizioni musicali di Giuseppe Martorino e sono rimasto ammirato per le sue qualità musicali e per le conoscenze della composizione.
Egli insegna pittura nella scuola media, ma è anche un bravo poeta, come ho potuto notare da alcuni suoi libri di poesia ( La Campana, Arianna, Inno all’Europa ed altri) ma, secondo la sua stessa affermazione, la musica è fonte della sua ispirazione artistica e della sua vita.
In questo tempo, consumistico e bruciante, spicca la completezza di un artista che unisce in un accordo perfetto poesia, musica e pittura e ci infonde speranza.
Il suo amore verso l’arte, classica e romantica, si può vedere nelle sue composizioni (Fiaba Atomica, Romanza, Inno all’Europa, Il Sogno, Cantu d’Amuri, Notturno, L’Aceddi e così via) musicali, dove il contenuto lirico è prevalente, fra gioioso e malinconico.
La Forma, pur essendo in rapporto allo schema classico, è molto personale e si libera come un gabbiano, spinta da un sogno d’amore verso il cielo.
Martorino possiede una discreta conoscenza della strumentazione, ma la cantabilità di questi suoi motivi nostalgici, dolci e struggenti, rivela la sua predilezione per gli strumenti ad arco e la sua bravura di violinista.
Negli ultimi tempi la sua arte si è aperta verso forme più moderne, in modo interessante”. Franco Del Pizzo, compositore, che ha molto gradito l’audiocassetta
“Poesie e Canzoni” di Giuseppe Martorino.
Bagheria, 1984

“Il Sogno”, composizione di G. Martorino, è un’armoniosa lode della Sicilia e dell’Amore. La musica “Ode all’ Europa” del compositore Martorino risuona per noi come un canto esaltante e dolcissimo.
La solennità dorata della sua tonalità in Fa maggiore ci comunica al principio uno slancio eroico, nato dalla visione di una grande Europa unita, mentre la seguente modulazione in Re minore ci conduce, col suo profumo di viole, nel mondo misterioso della memoria lirica, verso le ore felici dell’idillio giovanile”.
Critica al poema “Inno all’Europa di G. Martorino fatta dal musicista Francesco De Santis.
Bagheria, 1984

“Caro Giuseppe,
mille grazie per il tuo invio del 30 gennaio 1984. Tante congratulazioni per i tuoi componimenti “Ode all’ Europa” e “Il Sogno”, dove musica e poesia si incontrano e si completano.
Quando le parole diventano incapaci di dire le cose che si vogliono dire, la musica fa la muta e prolunga il pensiero all’infinito”.
Due versi della poetessa: ”Ton coeur répandra l’arôme d’un fruit mûr “.
Thèrèse De Vos.
Luxembourg, 7 febbraio 1984

Musica e Poesia

La Casa Editrice Musicale “Elyphon” di Palermo ha pubblicato in questi giorni due cassette stereo (MS- GLE. PA- PHD 01204 e MS- GLE. PA- 01206), con musiche e poesie di autori e compositori moderni.
Segnaliamo le pregevoli composizioni musicali del collaboratore del nostro giornale, Giuseppe Martorino, per la loro bellezza musicale: Arianna, Fiaba atomica, Romanza, Cantu d’amuri”.
Pregevoli sono anche le sue liriche, incise con sottofondo musicale: “Santone, L’Angelo, Il soldato, La pace”.
Per le suddette opere l’Autore ha ricevuto in premio un trofeo ed un diploma dell’Accademia Musicale A. Mozart ed un Diploma di Benemerenza Culturale.
Le due cassette sono state trasmesse da diverse radio private.
Riportiamo qui di seguito alcuni giudizi del compositore e critico musicale Gennaro Licastro.

“Sullo sfondo di un mondo atomico, crudele e tragico, minacciato dall’incubo della terza guerra mondiale, spicca il “Cantu d’amuri” di Giuseppe Martorino, canto che ci invita a tornare ai valori autentici dell’amore, alle nostre sane radici umanistiche, al sole che splende sulla Conca d’Oro.
Egli è convinto che solo un canto d’amore può scongiurare l’apocalisse atomica e darci, col suo magico esorcismo, la gioia perduta e la tanto desiderata pace.
Il poeta, nel frattempo, è come un uccello in gabbia che sogna tempi migliori, che spera nell’amore e nell’ora del tramonto ha fede nel ritorno del sole.
La musica in Re min., per orchestra, bene esprime la varietà coloristica del nostro mondo attuale ed il contenuto appassionato del testo poetico dello stesso autore.

La musica di “Arianna”, in Do magg., è un ditirambo molto dionisiaco, ebbro e solare (arricchito da una meditazione struggente e malinconica, sui “vecchi saggi”, in Re min), che ci riporta nel mondo di Arianna, in senso mitico (la principessa cretese) ed in senso autobiografico (nome della figlia dell’Autore), in modo sfumato e poetico-musicale.
Il canto di Arianna è il trionfo della luce classica della Magna Grecia, lo splendore dell'Eros innocente, bello e favoloso!
In secondo piano sentiamo, appena accennato con discrezione, l’impresa di Teseo dentro il labirinto (dipinto con melodie cromatiche ed armonie complicate), la venuta di Bacco, il grido delle baccanti durante la festa notturna, il coro dei satiri fra le capre, un grido di gioia e di amore alla vita ed al proprio destino, grido che poi si perde, gradatamente, in lontananza.
Un vero equilibrio di poesia e musica ci sembra questa composizione di Giuseppe Martorino.

La “Fiaba atomica” di Martorino ci dipinge un’atmosfera sfumata, fra lirica e tragica, gotica e moderna, un mondo che ha già conosciuto l’orrore dello scoppio della bomba atomica, a Hiroshima, per cui la nostra umanità è rimasta sbigottita e disorientata, quasi incapace di credere ai vecchi valori tradizionali, etici e religiosi, poetici.
Il musicista mostra un atteggiamento disincantato e malinconico verso il mondo fiabesco, spiegando in musica il motivo del suo pessimismo: “Il cuore ferito a morte dalla realtà della guerra”.
Il ricordo di Hiroshima ritorna, nel mondo lirico della favola, come un motivo bruciante, minaccioso e come un presagio lontano, e con esso ritornano i simboli del mondo industriale e militarizzato: l’orologio, la scacchiera, le bombe ed il Nulla.
Il poeta, pur essendo convinto che la nostra fiaba è atomica (concetto espresso con efficacia mediante melodie dolci ed inquietanti) crede anche nella rinascita della poesia dell’Amore nell’anima pura dei giovani e degli artisti.

La “Romanza” di G. Martorino mi sembra dolce e nostalgica, anzi dolcissima come il nome di mamma, inciso che ritorna più volte durante il corso della composizione, in modo logico e patetico, come un rimpianto struggente.
Questa romanza è molto significativa nel discorso musicale del compositore, forse più della canzone “Il sogno” (dedicato alla sposa, nello sfondo di Cefalù) e della canzone “ Ode all’Europa” (dedicata alla nostra terra, l’Europa) e forse anche più della canzone “Arianna” (dedicata alla figlia, liricamente), perché in questa canzone c’è il senso poetico di una “recherche” musicale vibrante di ricordi e profumata di violette.
Il poeta invoca la madre defunta, cercando di evocare il suo spirito mediante l’arte musicale, ma la risposta di una persona morta non può che essere musicale, come un soffio di altri mondi; così, infatti, avviene nell’introduzione.
La madre parla senza parole al cuore del compositore Martorino, si esprime con il respiro delle note ritmate dalla melodia, con tutta l’atmosfera armonica, senza bisogno di sedute spiritiche ed il musicista, nell’ascoltare una vecchia romanza, ritrova la madre ed il sogno della sua gioventù.
Dopo questa “ripresa” facciamo seguire un giudizio più articolato sulle altre canzoni del volume.
Nell’ordine in cui sono poste le canzoni possiamo notare le seguenti tonalità d’impianto:
Mib magg., Fa magg., Do magg., La min., Mib magg., Do min., Fa magg.
Ha un senso questa serie di colori per l’Autore?
Noi possiamo accennare qui, di passaggio, che si tratta d’intervalli consonanti e di qualche rara dissonanza, con la ripetizione del Mib magg., come nesso.
Nei “Canti siculi” di Martorino (già recensiti da noi, altrove), abbiamo una diversa gamma di tonalità: Re min., Do min., Lab magg., Sol magg.
In questa “melodia di timbri” c’è un rilievo maggiore ed un evidente equilibrio fra i due modi musicali.
Noi troviamo sottili affinità fra queste canzoni in dialetto (recupero personale del folclore siculo) e le “Romanze d’amore” (recupero ideale della romanza italiana ed europea), le quali risaltano nel discorso generale, a paragone, come il modo maggiore sul minore.
In entrambi i motivi (siculi e italici) si nota la stessa personalità e lo stesso centro d’ispirazione:l’Amore.
In contrasto ad esso c’è il senso tragico della morte, rilevabile sia in “Fiaba atomica” che nella dolente “Ballata du pueta”, motivo insinuato anche nelle altre composizioni, in modo ambiguo, stregato e musicale, come l’altre faccia della medaglia.
“Il ricordo” (Mib magg.) è un idillio visto con nostalgia, da lontano, nell’ansia di una memoria elegiaca.
Tutta la musica sembra contenuta in quello sguardo malinconico sulle ceneri del primo amore defunto.
Il ricordo che segue alla vista del grande amore scomparso, tradito, nasce pensoso e smarrito: è facile sentire il pianto dietro il sorriso!
Non si capisce bene perché l’amore finisce all’interno di una coppia (accordo logorato?), ma è evidente che il rimpianto di esso diventa musica nel cuore del musicista:
“Noi ci siamo ricordati/ della dolce primavera/ che per sempre si è perduta/ poi che il nostro amor finì/”.
La canzone “L’Angelo” (Mib magg., lo stesso di “Romanza”) ha un contenuto lirico e mistico, fondato sulla venuta dell’angelo dell’amore e della morte.
Il leitmotiv
"Quando verrà il mio Angelo”si ripete otto volte, con diversi sviluppi, per condurci all’ansiosa domanda finale, metafisica.
L’arte può esorcizzare la morte?
Nella Bibbia c’è scritto che il vento dello Spirito “soffia dove vuole”, misteriosamente.
“L’Angelo” si presenta “bello e triste” verso il crepuscolo, col “passo leggero” ed un “folle sussurro” e con la “spada di fuoco” in mano.
L’impressione? Un angelo sterminatore, barbarico più che decadente (forse di biblica memoria) “nel fondo del giardino”.
Simbolismo? Non ci sembra qui una figura astratta l’Angelo, in quanto possiede una sua personalità:
sogni, occhi assenti, ricordi, baci, rimpianti ed ira nostalgica.
Una lontana eco di questo Angelo possiamo trovarla nella rievocazione del fantasma della madre, fatta dal moderno Orfeo.
Non per nulla si dice che “La madre è l’Angelo della casa”.
Diversità possibile fra i due fantasmi?
L’Angelo è terrificante e la madre e consolante.
Logica conclusione del discorso musicale è l’evocazione di un terzo fantasma, sublime e religioso: la Madonna.
Nella canzone “Ave Maria” (Fa magg.) c’è il superamento della madre realistica e dell’Angelo ideale.
Le figure mitiche di Europa e di Arianna (cantate prima) sono un contrappunto classico alle figure cristiane dell’Angelo e della Madonna.
L’Ave Maria vuole esprimere tutto il dolore del mondo attraverso il lamento ed il singhiozzo, ma al contempo far sentire la gioia esaltante della fede, come si potrebbe vedere a Lourdes o sopra un campo di battaglia, dopo un massacro.
Con questo canto di speranza oltre la morte si chiude il discorso poetico e musicale dell’artista, religiosamente”.
Gennaro Licastro, compositore e critico musicale.
Palermo, luglio 1984

“La “Deutschtetralogie” del poeta e compositore Giuseppe Martorino è una lirica ballata che abbraccia tre secoli circa di storia tedesca: dalla classicità di Goethe e dalla sonata di Mozart alla barbarie di Hitler e alla dodecafonia di Schönberg, maestro dell’espressionismo viennese”. “Condividiamo questo giudizio del critico Nino Martini ed aggiungiamo che l’opera (assieme ad “Inno Gitano”) è molto attuale, in quanto si colloca nell’aria dell’odierna distensione fra la Russia e l’America, impegnati a superare il contrasto fra la realtà socialista e l’ideologia del capitalismo.
Il tono delle canzoni, fra canto lirico e recita da cabaret tedesco, risulta appropriato.
“Inno gitano” (rapsodia zingaresca ed impegno umano contro ogni bellicoso razzismo) si pone sulla stessa prospettiva lirica, unificante.
Le liriche “Ad Emilia” (romantica nel sentimento e fiabesca nel paesaggio), “Donne russe” (festosa armonia di amicizia e cultura europea), “A Santa Rosalia” (confessione elegiaca del negativo e speranza di salvezza), fanno parte di un quadro generale dove la tragedia storica è illuminata dalla fiaccola della fede.
Ci piace concludere questa breve recensione citando a memoria le parole dell’amico Martorino: “Deutschtetralogie” è il sogno dell’Europa unita dagli ideali classici di cultura e di giustizia, mentre “Inno gitano” è il desiderio di libertà poetica e di fratellanza”.
Le poesie “Donne russe” ed “A Santa Rosalia” completano l’accordo dell’amore umano con quello divino, in piena armonia.
“È evidente, in questo discorso, l’idealismo dell’artista, veramente dignitoso nella sua lotta contro il consumismo generale”.
Gennaro Licastro, compositore e critico musicale.
Palermo, 1984

A seguito del regalo del libro di poesie “Il gioiello” , del volume di liriche “Arianna”, del disco Elyphon L.P. 01198 con “Ode all’Europa” e della lirica “A Joannes Paulus II” , una dedica di Renato Guttuso: “Al poeta e all’artista Martorino, molti auguri di buon lavoro!”.
Nel collegamento c’è il pittore Filippo Maggiore ed il poeta Giacomo Giardina.

Interessante incontro culturale con Guttuso.
Bagheria, gennaio, 1985

Il poema “Inno all’Europa” ha destato” vivo interesse” nel Presidente del Parlamento Europeo, nell’occasione della “Giornata Europea 1985” (come precisa il signor Enrico Vinci, Direttore del Gabinetto del Presidente) ed è stato presentato anche nella TV8 bagherese, con la collaborazione degli allievi della Scuola Media “G. Carducci” .
Nino Martini, critico d'arte
Palermo, 1985

“Martorino presenta una valida lirica esistenziale, una lirica d’amore e di meditazione sulla Morte, per l’interposta persona dell’Angelo”.
Critica alla poesia “L’Angelo” di Giuseppe Martorino nell’antologia “Alternanze 2”.
Milano, 1985

“La lirica dal respiro vasto e dal tema gagliardo e acceso del poeta- pittore siciliano, Giuseppe Martorino, fa risuonare in toni vibranti la maschia fierezza morale del vecchio presidente Pertini”.
Antologia “Una Poesia per il Presidente Sandro Pertini.
Frosinone, 1985

“Bagheria, un “Inno all’Europa”

“Nel salone degli Specchi di villa Palagonia a Bagheria è stato presentato ufficialmente “Inno all’Europa” del poeta Giuseppe Martorino di Martorano, in riferimento alla
”Giornata Europea”.
Ha letto la relazione di Franco Del Pizzo e del critico d’arte Nino Martini, Giuseppina Di Giacinto, la quale ha messo in luce i diversi interessi dell’artista (poesia, musica, pittura, teatro, saggistica) il quale ha recitato parti essenziali del suo poema, liriche delle antologie letterarie dove è inserito, ed eseguito una sua canzone con il violino: “Canto d’amore”.
Il balletto “Ratto di Europa” , eseguito dalle allieve della scuola media “G. Carducci” (con coreografie e musiche di Martorino) ha completato la manifestazione, a chiusura della quale l’assessore alla P.I. Salvatore Aiello, ha conferito all’artista un “Diploma di benemerenza culturale” .
Giornale di Sicilia.
Palermo, 1985

“Martorino Giuseppe – Scrittore, poeta e compositore. Pluriaccademico. Come poeta è tra l’altro presente in molte antologie, tra cui quella italo-brasiliana “ Sicilia Tempo Presente”,
nonché in vari L.P. della casa discografica “Elyphon Co” di Palermo, recitate dagli attori Giorgio Styner e Marisa Calaciura. Compone musica classica e neorealistica.
Le sue romanze “Il Sogno” e “Inno all’Europa” sono state incise dal cantante Fabio Novelli, con l’orchestra e coro dell’Elyphon.
Come pittore ha tenuto diverse mostre in Italia e all’estero, riscuotendo notevoli successi di pubblico e di critica.
Annuario dello Spettacolo 1985-‘86
S. Salvo Marina, 1986

Musica e Poesia

“Canti Siculi” di Giuseppe Martorino-

Nel presentare i “Canti Siculi” di Martorino mi viene in mente il “Gesamtkumstwerk”, ossia il progetto di opera d’arte totale, tipica dei greci e di molti artisti romantici.
Questo perché Martorino ama scrivere i testi delle sue musiche, commentandoli con pregevoli disegni, nonché per il suo impegno di regista nel fare rappresentare le sue opere.
Il progetto può sembrare donchischiottesco in Sicilia (considerato il materialismo dominante, poco attento al mitico folclore, specie se lirico e religioso), ma in ogni caso è lodevole.
Mi chiedo pensoso: la tetralogia sicula di Martorino, dove si potrebbe rappresentare?
Risposta semiseria: nella spiaggia di Cefalù, durante l’estate.
La battuta scherzosa non vuole essere insolente, ma espressione di simpatia per l’autore, realmente impegnato. Qui non si mette in dubbio l’originalità dello stile lirico, molto romantico ed esistenziale, ma viene considerata problematica la possibilità di fare dell’arte, nel nostro mondo consumistico, dove tutto è industrializzato per fini commerciali.Dagli spartiti che ho potuto vedere, dalle musiche e dalle liriche incise su cassette e dischi Elyphon, dalle critiche che risultano in diversi giornali, ho avuto l’impressione che la vera intenzione del compositore sia questa: una personale “recherche” , lirica e musicale, non priva di un certo impegno etico e civico, encomiabile in questo oscuro tempo di “riflusso”.
Martorino ha pubblicato molti volumi di poesie, commedie e spartiti; realizzato mostre di pittura e recitals di poesie, in Italia ed all’estero; è incluso in diverse antologie poetiche; sue opere figurano in collezioni pubbliche e private, per cui è evidente sia la forza creativa della sua personalità che l’impegno estetico.
A me sembra che la dialettica artistica di Martorino sia fondata sul rapporto fra Spirito e materia, un rapporto drammatico ed in divenire, non privo di una sua lirica forma di catarsi, armoniosamente.
L’ispirazione gli nasce da motivi autobiografici (è il caso dei romantici), ma l’espressione formale raggiunge una sua definizione chiara (tipica dei classici) e vuole avere un concreto rapporto storico e sociale, per sublimarsi nella bellezza della forma universale.
Cerchiamo qui di fare una breve descrizione dei “Canti Siculi” che formano un solo discorso logico e musicale, dove non si nega la tragedia, ma si spera anche nella liberazione dell’Amore.
Il discorso di apre con il “Cantu d’amuri” (Re min.) che ci ricorda il nostro mondo atomico e le rare possibilità di poesia che offre all’uomo; segue la “Sirinata” (Do min.), protesta contro il gioco edonistico, quando tradisce la sacralità dell’amore; continua con “La ballata du pueta” (La bem. Magg.), espressione della solitudine del’artista moderno, “in cerca di l’Amuri” ; si conclude con una “Tarantella” drammatica nella sua allegria, ma al contempo evocazione di una Sicilia magica, surreale ed arcaica, la quale aspira ad un riscatto completo, fisico e spirituale, come si nota nella preghiera finale, fatta alla Madonna dai tarantolati. “O Matri, fanni guariri!”.
Siamo convinti che l’artista Martorino ha vinto la sua artistica battaglia, con serietà, e lo dimostra il presente libro di “Canti Siculi”, frutto maturo della sua personalità”.
Critica del compositore Gennaro Licastro, pubblicata nel “Corriere delle Madonie”, Settembre 1986, anno della pubblicazione della cassetta “Poesie e Canzoni” con la Casa Editrice Musicale Elyphon- PA- Sigla “MC- GLE 01224 Mar- Stereo 7 con bollo SIAE-
Diploma di onore dell’Acc. dell’Arte Wolfgang Amadeus Mozart- 1° premio per il compositore G. Martorino.
Palermo, 1986

“Il ritornello “Ora pro nobis” ci immette con efficacia e con significativa realtà nella vita del convento, ai tempi della grande Santa.
Lirica notevole, per la singolarità delle immagini”.
Critica di A. M. Piazza alla poesia “Santa Teresa” di G. Martorino. Antologia ”Divina Luce”.
Palermo, 1986


“La figura del Papa ci appare evidente nella sua immagine ideale di rappresentante di Cristo ed anche nella concretezza di uomo che ama l’arte, la poesia e la pace”.
Critica di N. Martini alla poesia di G. Martorino “A Joannes Paulus II “ nell’antologia “Poesie per il Papa”. L’autore ha ricevuto ringraziamenti da parte del Santo Padre.
Bologna, 1986

“Triste visione del passato, ma che getta ombre misteriose sul nostro futuro per la bomba al neutrone. È un avvertimento di profezia che solo un Poeta riesce a dare”.
Critica di Gino Parenti alla poesia “Pompei” di G. Martorino- Antologia “Poesia del Sud”.
Bologna, 1987

“Un’esigenza di dare un significato metaforico ad ogni “modo d’essere” muove questa penna verso una causale grazia di ogni “elemento”.
La ricerca di un’intimità, in ogni manifestazione affettiva, anche la più semplice, pone il poeta nella condizione di alterare la realtà, di sminuire la drammaticità dell’evento per regalare una parvenza di favola.
Una penna che tratta il tema della mediazione con abili e toccanti accenti su temi satirici”.
Critica alla poesia “Pollicino” di G. Martorino nell’antologia “I Contemporanei”.
Venezia, 1987

“La lirica di G. Martorino esprime passione e nostalgia, l’anima gitana” .
Critica di N. Martini alla poesia “Sueño Gitano, pubblicata nel giornale “Lo Studente” di Palermo e nel giornale del Venezuela “ El Universal” .
Venezuela, sabato 25 aprile 1987

“Nel racconto “Sinfonia d’amore” qui presentato, lo scrittore Giuseppe Martorino mostra brillantemente come ritmo e contenuto possono non essere affatto antitetici, quando il narratore sente in partenza l’effetto che vuole ottenere”
Antologia”Poeti del Ventesimo Secolo”, Casa Editrice Seledizioni.
Bologna, 1988

“Lirica interessante questa di Martorino, sia per il verso scarno ed essenziale, sia per il misto di sacro e di profano, che la pervade tutta.
È l’invocazione di un uomo che, consapevole dei suoi peccati, della sua dedizione ai piaceri del mondo, chiede perdono, attraverso la poesia, “catarsi al Male”.
Critica della poetessa A. M. Piazza alla lirica “Santa Rosalia” inclusa nell’ antologia “Cieli Aperti”.
Palermo, 1989

Antologia di “Poesie e Canzoni”
La Casa Editrice Musicale Elyphon di Palermo ha pubblicato recentemente le “Poesie e Canzoni” di Giuseppe Martorino, in cassetta stereo 7 (MC. GLE-091224- MAR) della durata di 90 minuti, con disegno dello stesso autore sulla copertina: “Il Santo”.
L’antologia contiene dodici canzoni, appassionate e nostalgiche, due versioni orchestrali (“L’Angelo” e “Ave Maria”) e ventiquattro poesie, liriche ed impegnate, espressive.
I testi sono cantati e recitati da diversi artisti, fra i quali lo stesso autore.
Abbiamo già avuto occasione di parlare del talento poetico e musicale di G. Martorino, in altre puntate del nostro giornale, e adesso questa pregevole opera ci spinge a ribadire la nostra opinone positiva.
Ci congratuliamo con l’autore, a cui vanno i nostri sinceri auguri”.
A. M. La Grua, poeta.
Il Corriere delle Madonie
Cefalù, giugno 1989

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Intensa attività artistica di Martorino

Rendiamo omaggio all’instancabile attività artistica di Martorino, pubblicando una recensione al suo recente libro “Poesia e Mafia” e una sua “Romanza” con il corredo del testo musicale.
Il libro “Poesia e Mafia”, del poeta Giuseppe Martorino, si pone davanti ai nostri occhi di lettori come un dramma religioso, in prospettiva storica: un paladino europeo in lotta contro la mafia. Il mostro policromo dalla campagna è passato nelle città di varie nazioni, incarnandosi in diverse figure diaboliche e pervenendo ad alcune forme di pentitismo problematico.
Nella ghirlanda l’autore ha intrecciato cinque sue canzoni (incise su cassette Elyphon) che, musicalmente, indicano il cammino dell’uomo dal dolore alla speranza, e cinque disegni che si armonizzano con esse, graficamente.
La prima poesia “I Vespri Siciliani”, rievoca la famosa rivolta che nel Duecento segnò l’origine bellicosa della mafia in Sicilia. Il termine mafia deriva forse da “mahyas”: protezione. Il poeta ci mostra dopo lo sviluppo storico del tema, in alcune liriche:
“I Beati Paoli” (Settecento), “L’Onorata Società”(Ottocento), “Mafia e Droga” (Novecento), “Il Pentito”.
La lirica “Muro di Berlino” amplifica il tema della violenza mafiosa sul piano dell’ideologia nazista ed accenna al motivo del perdono, che sarà sviluppato nell’ultima lirica, in modo drammatico, e sfocerà nella musica.
La Sicilia non è avulsa dal contesto europeo, dove l’ideale cristiano del perdono deve superare le classiche Furie della vendetta e la paranoia del terrorismo, di stato o anarchico. Lo scetticismo dei “gattopardi” rispecchia solo fatalismo greco, arabo e decadente.
La musica “Il Figliol Prodigo”, di Martorino, traspone il motivo poetico dell’amore nel regno melodico, con armonia, ed orchestra un gioco di voci a specchio dove la poesia trionfa sulla mafia, moralmente”.
Nella stessa pagina è stato pubblicato uno spartito col titolo “Romanza” ed il testo poetico.Nino Martini, critico.
Il Corriere delle Madonie.
Cefalù, 30 giugno, 1989

“Ogni verso di Martorino evidenzia la lotta, il dolore, il coraggio dell’uomo di fronte alla Morte.
Il poeta si sofferma sulle vicende emblematiche del Mondo dove il tempo storico dell’Umanità sembra scandito da un fatalismo spietato.
Pare non ci sia un rimedio per mitigare le pene del Mondo dominato dall’irrazionalità. La Morte è l’unica a trionfare, specie se provocata dall’uomo stesso, dalla sua egoistica irrazionalità”.
Critica della poetessa Liliana Cavone Fagbohun alla poesia di Giuseppe Martorino
"Trionfo della Morte”nell’antologia “Dossier Poesia”.
Bologna, 1989

“Il poeta Giuseppe Martorino esprime, nella tetralogia pubblicata in questa antologia, le proprie riflessioni sull’arte, sull’amore, sulla morte e sull’eternità.
In questo modo affetti e dolori -le condizioni sempiterne che caratterizzano l’uomo e la vita- emergono dall’ordito letterario con una cristallina evidenza là dove egli dice che “Sogna il poeta…la sposa nel giardino fra le viole” e ancora “Thanatos è forse l’atteso editore…”, in un gioco di attrazione-repulsione che diventa enigmatica risposta al bisogno di amare senza precipitare in troppo facili illusioni, alla consapevolezza della sofferenza, come prova di mantenimento di un equilibrato senso della realtà”.
Antologia “Poesia degli Affetti e del Dolore”.
Casa Editrice Seledizioni .
Bologna, 1990

“Giocando su un oggetto del quotidiano (Il Ritratto), un poeta preparato come Giuseppe Martorino sa ricavare immagini di altissima definizione poetica: “il mio viso, lo specchio del mio stile”.
Antologia “Poeti del Secondo Millennio”.
Bologna, 1990

Il compositore Nunzio Ortolano ha gradito molto il regalo di alcuni spartiti e della cassetta “Poesie e Canzoni” di Giuseppe Martorino, notando “la dolcezza della melodia, troppo arricchita dall’armonia”, auspicando una maggiore semplicità armonica, specialmente nelle canzoni.
Canzone da lui preferita nell’antologia: ”Cantu d’Amuri” .
Bagheria, 1996

L’insegnante di di musica Gigliola Perniciaro, dopo avere ascoltato l’audio cassetta “Poesie e Canzoni” di Giuseppe Martorino, ha riscontrato “echi mahleriani” e pure “echi bizetiani”, in qualche tratto.
Canzone da lei preferita nell’antologia: “Tarantella”.
Bagheria, 1996

“Ero svagato-svogliato: leggevo un libro si e no, irriflessivo, mentre le parole sbandavano dalle righe…
Un nome, il dolce nome “Arianna” ora mi attrae e il cielo si rasserena rileggendo“ Martorino, poeta che vive di poesia; la gode, la offre generosamente.
Il libro è dedicato, appunto, alla figliola Arianna: cavalieri, fate, castelli, mondo e sogni di ieri…
Oggi altra favola abbiamo “nel cuore ferito a morte dalla realtà della guerra: Hiroshima”, come dice il poeta nella sua canzone “Fiaba Atomica” , eseguita al pianoforte e cantata in mia presenza”.
Giacomo Giardina, poeta.
Bagheria, luglio 1996

“Martorino è il poeta di oggi e del domani. Egli ha tutta la mia stima”
Giovanni Girgenti, poeta, che ha molto apprezzato il volume di liriche “Arianna” .
Palermo, 26 agosto 1996

Raul Aiello,pittore, il quale ha eseguito il ritratto del poeta e, gentilmente, glielo ha regalato.
Bagheria, 03- 05 - 2000

Molto gradito è stato il dono del poema “La Campana “ e del poema “Inno all’Europa” da parte del pittore, Carlo Puleo , che ha ricambiato con una sua monografia ed un’antologia di poesie con dedica ”Al poeta Martorino”.
Bagheria, 22-04-2000
In seguito il pittore poeta Puleo ha dedicato al poeta Martorino una lirica dal titolo: "Poesia, Musica e Pittura"
Bagheria, 08-06-2000

PROFILO DI UN POETA

Sul numero di febbraio-bis 2000 sono state presentate ai nostri lettori sette poesie di Giuseppe Martorino, un poeta che ha tante di quelle idee da annoverarlo tra gli esponenti più incisivi della letteratura moderna.
Le sue poesie che si distinguono maggiormente per la forma metrica compatta e, si potrebbe dire, di sua creazione, si riconoscono per l’alta classicità che mai viene meno.
Una poesia che si potrebbe definire lo specchio di un pensiero che ha affascinato i padri della letteratura mondiale.
Una poesia dopo l’altra, con le stesse cadenze e la stessa forma scenica.
Un complesso di forme che si fanno vive ed appaiono con un’eleganza persistente in ogni situazione della vita.
È accertato che per Giuseppe Martorino la poesia fa parte della sua vita quotidiana.
Senza di essa i suoi giorni sarebbero vuoti.
Questo mondo poetico che affascina e che dice molto di più di quello che si potrebbe pensare, scaturisce dal suo intimo e resta in ognuno di noi come se fosse stato radicato nella nostra immaginazione.
Un mondo che riesce a far felici, perché in esso c’è soltanto bellezza, amore e spiritualità.
Ogni cosa, che riesce a sollevarsi dal fango, ha sapore di speranza e nella speranza matura quel senso di fede reciproca che ci avvicina non solo all’autore, ma anche a tutto quello che non sa di polvere e non ha sapore di terra.
Antonio Pesciaioli, poeta.
Nordrach (D), giugno 2000

Pubblicazione di n° 2 CD contenenti rispettivamente "Canzoni" e "Poesie" di G. Martorino.

“La nuova edizione delle suddette opere, a mio avviso, ha migliorato la qualità della ricezione, per cui il contenuto lirico e drammatico risalta con più evidenza e diventa più fruibile”.

Nino Martini, critico d’arte.
Bagheria, dicembre 2000

 

IMPEGNO POETICO

La poesia di Giuseppe Martorino è forte, drammatica, e colpisce il lettore immediatamente.

Martorino ha in sé la piena consapevolezza del suo compito: allertare, protestare, esaltare, evocare, ricondurre sul retto binario ciò che sta debordando.

La sua poesia è ispirata, classicheggiante, e rievoca in noi barlumi romantici.

Vi si evidenziano considerazioni personali sulla realtà contingente; si analizzano personaggi consacrati dalla storia per raccordarli con una modernità sempre presente.

Si tratta di una poesia fatta di precise constatazioni, di esplicazioni che danno senso alle cose, utili a delucidare il pensiero.

In essa c’è una costante attenzione metrica, che si sviluppa conferendo ai versi un senso musicale.

Martorino predilige espressioni scultoree, taglienti, epigrammatici.

Scorrendo le sue composizioni si incontrano forme espressive di elevato contenuto etico, che simboleggiano la realtà:

“Piove sui vivi, qui deboli e forti, / piove sul campo che la spiga porta, / piove sui giusti e sui fratelli torti, / piove sul corpo della bimba morta.”

Non poteva essere usata fraseologia più efficace per focalizzare una realtà molto evidente, cioè quella che scaturisce dalle guerre assurde, dimostrazione dell’irrazionalità umana:

“Quando la rabbia qui sarà passata/ e questa nube in pianto sulle tombe, / sembrerà assurda la guerra cercata, / il genocidio e il fuoco delle bombe.”

Pacifista convinto, Martorino, stigmatizza la violenza che è foriera di lutti e sventure.

Ne stiamo vivendo oggi la veridicità.

Egli auspica il ritorno della pace, la serenità:

“Ritorneranno al sole i fiori belli, / il canto degli zingari, il sorriso, / darà la pace amore qui ai soldati.”

Nelle sue poesie si diffonde il desiderio di un’umanità concorde, magari purificata dal misticismo nel fiume Gange.

Riaffiorano allora accenni di esotismo che arricchiscono i suoi versi molto espressivi.

Gli argomenti seri (come il dolore e la morte) si alternano ritmicamente, riproposti nel loro crudo realismo come la conseguenza di guerre, di violenze, di vergogna per gli stupri, di onore violato che spinge al suicidio.

C’è anche il rammarico per l’oblio futuro che minaccia ogni poeta, angosciato da questo pensiero:

“Che fine qui faranno i cari versi, / quando sarò defunto al cimitero?”

È un po’ l’assillo di tutti!

Martorino vede giocare sulla scacchiera del tempo i destini umani, l’esistenza che si dipana fra il cinismo e la tirannia, la guerra ed il dolore, come si legge nella sua poesia:

“Dal pianto delle vittime è sconfitto/ chi lancia bombe e cinica al cristiano/ appare la ragione contro i mali.”

Disarmante constatazione!

L’idealismo dell’artista si estrinseca nel volere “il mondo poetizzare” , ma egli si chiede pure: “Da quanti evi la battaglia dura?”

Egli sintetizza la lotta improba del Poeta “contro sorte avversa” e prosegue dicendo:

“Felicità nel cielo ha qui per meta?/ Obliando il fango, stelle va cantando, / ma sorte lo deride: “Che follia!”

Un soffuso senso di pessimismo leopardiano emerge, a mio avviso, da questi suoi versi istintivi.

Il nostro autore però dimostra un senso diverso della spiritualità:

“Peccando Adamo tutti ha rovinato, / ma Cristo amando ci donò la pace, / stelle mettendo e  l’iride nel patto.”

Il tema sublime della fede cristiana non manca nel fondo della sua poesia.

Giuseppe Martorino esterna la sua vocazione anche nella pittura (al suo attivo ha molte mostre di pittura) e nella musica (è autore di molti spartiti e canzoni, pubblicate dalla Casa Editrice Elyphon di Palermo, dalla Casa Editrice Thule e dal Mulino Letterario di Nordrach); esprime una filosofia realistica con evidente ricchezza poetica.

Egli possiede la capacità di amalgamare modernità e tradizione, presente e passato, con evidente senso morale, nella sua poesia.

Gli endecasillabi dell’autore hanno una dolce musicalità, una metrica gradevole, al punto di richiamarci reminiscenze dantesche.

Le sue perifrasi sintetizzate, le analogie ricorrenti, i simboli allusivi, sono elementi che accrescono la validità di una concreta poetica, mai evasiva o fatua, ma tesa alla immediata  puntualizzazione del suo concetto poetico.

Indiscutibile mi sembra il bagaglio culturale di questo poeta che mostra, nei voli pindarici, naturalezza encomiabile.

 

Pacifico Topa, critico d’arte

Cingoli, 25 ottobre 2001

 

ARTE E RELIGIOSITÀ

 

Giuseppe Martorino è un artista poliedrico che esprime la sua creatività nella poesia, nella musica e nella pittura,

con stile realista e senza barocchismi, proteso verso l'ideale della Bellezza.

In una recensione precedente ho avuto modo di far rilevare come egli sia un vero poeta della realtà, un attento osservatore della vita in senso lirico.

Egli non disdegna tuffarsi nella mitologia con spirito moderno nel contenuto.

Anche gli spunti erotici vengono temperati nella versificazione contegnosa, come nella sua lirica “Salomè” :

“Dell’odalisca il nudo favoloso / traspare, sotto i veli, nella danza.”

Lo stile dignitoso, adeguato al tema, è un altro pregio di Martorino che ha sempre occhi attenti verso la realtà nel suo divenire.

Non gli sfugge, ad esempio, nella sua poesia “Scacchi umani” , che “Ostaggio dei razzisti nel conflitto / è lo straniero, messo a scudo umano.”

Chiara allusione alla drammaticità dei conflitti del nostro tempo.

Martorino si pone anche il problema dell’arte pura che “vuole il mondo poetizzare” , ma subito sorge in lui un dubbio sulla durata della forma e dell’artista moderno, in senso esistenziale.

Realismo quindi, tanto sentito realismo!

Il tema della guerra gli torna allora davanti gli occhi con la scena terrificante degli stupri e della morte nella sua lirica “La vendetta” :

“Appare più violenta la risposta / della ferita donna che si uccide / per vendicare il suo perduto onore?”

Dove Martorino tocca i vertici del sentimento è senza dubbio nella poesia “La pace” .

Si tratta di versi semplici, ma veri, che dicono tutto sulla nostra esistenza  piena di conflitti e di nevrosi, dove il danno cade su tutti, senza distinzione:

“Perché negare ai poveri fratelli / casa e lavoro in terra, il paradiso?”

Il canto si chiude con la speranza della pacificazione dei popoli in piena libertà.

La poesia di Martorino mi sembra fortemente sentita, lirica e tragica, ritmica nella versificazione, con il pregio di essere subito intuita e condivisa perché è una voce che si leva contro l’ingiustizia, la violenza, la sopraffazione e la sperequazione sociale.

È una lirica che presuppone una ricchezza d’ispirazione umana, un sentimento elevato e vaghi accenni di musicale romanticismo.

Martorino ha dalla sua la piena condivisione di chi lo incontra, leggendolo con attenzione e sensibilità, perché il fondo delle sue creazioni è ricco di eticità.

Egli ci ricorda, nella sua lirica “La sventura”, un messaggio d’amore:

“Cristo amando ci donò la pace.”

La sua poesia rivela una fede profonda nell’arte ed una religiosità realmente vissuta con piena convinzione.

 

Pacifico Topa, critico d’arte

Cingoli, maggio 2002

 

 

 

 

 

 

 

 




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