CRITICA
“ Vanitas
vanitatum”
(Ecclesiaste)
Lo scrittore Aldo
Gabrielli, dopo avere avuto in visione alcune opere di Giuseppe Martorino (fra i
quali i volumi “Solitudine”, “Il Mariolo”, “Il Diario” ed altri), per una
critica, ha espresso questo giudizio:”Sono opere molto belle, ma anche molto
personali”.
Arma di Taggia, 1966
“Giuseppe Martorino mostra 39 opere
ispirate alla sua personalità, alla sua terra di origine, la Sicilia, al mare ed
ai pescatori”.
L’Azienda di Soggiorno e Turismo di Arma di Taggia ha molto
gradito il regalo di un quadro del pittore: “Natura Morta”.
L’Eco della
Riviera.
Sanremo, settembre 1967
“Caro
Giuseppe, ho sempre apprezzato in te l’amore che hai per la cultura e l’impegno
che dimostri verso l’arte, vista come analisi poliedrica e sintesi unitaria di
Bellezza”.
Lo scultore ha modellato il ritratto di
Martorino e gentilmentente glielo ha regalato, assieme a due bozzetti in
terracotta, dal poeta battezzati : “Il Sapere” e “L’Amore”.
Giuseppe
Pellitteri, scultore.
Bagheria, 1969
“Nella poesia “A Pablo Neruda”
del poeta Giuseppe Martorino ho riscontrato una sintesi lirica ed un contenuto
di poesia a livello universale”.
Il pittore Raoul Aiello ha eseguito un
ritratto del poeta.
Bagheria, 1969
Il
Figliol Prodigo-
“Nell’autore è evidente uno stile cattolico di tipo
esistenzialista.
Egli è impegnato nel tentativo di dare una soluzione ai
problemi della sua amata Sicilia.
In questa opera d’arte, pur dietro la
serietà del fine etico, traspare un sottile umorismo, tipico della commedia
nella vita”.
Vincenzo Lo Coco, poeta.
Palermo, gennaio 1971
“Giuseppe Martorino è un poeta che crede ancora nella poesia e perciò in
se stesso”.
G. Mazzone, poeta ed editore di "Sicilia Tempo Presente" (in
Brasile) col nome d'arte
Salvator D'Anna.
Palermo, 1971
“Martorino,
in sostanza, tenta di scoprire “L’anima della Sicilia”.
Si rileva come abbia
saputo rendere immagini essenziale di poesia della nostra Sicilia”. Nino Garajo
,
pittore, il quale ha regalato al poeta un ritratto di C. Civello, eseguito in
sua presenza.
Bagheria,
17-08-1971
“Martorino è poeta e nta sta parola
c’è tuttu”
Un giudizio di Ignazio Buttita su Giuseppe Martorino.
Aspra,
28- 08- 1972
Il Figliol Prodigo
“Il prof. Vincenzo Lo Coco, con
poche proposizioni, presenta questo artista commediografo il quale ha inteso
portare sulla scena il mondo sconosciuto e da scoprire, umano e sociale, della
sua Sicilia. Una diligente opera che si legge volentieri e che ci conduce verso
l’epilogo, al termine del quale il giovane traviato trova la sua
redenzione.
La dialogazione è coerente all’assunto drammatico ed alla morale
cattolica”.
Rivista letteraria” Il Pungolo Verde”.
Campobasso, 1972
“Molto interessanti” il pittore
argentino Silvio
Benedetto ha trovato alcuni disegni di G. Martorino e subito dopo ha
eseguito a penna il suo ritratto, con
bravura ( facendo partire dall’occhio il motivo che finisce nella firma) ed in
seguito glielo ha regalato.
Condivisibile è il concetto dei critici che
affermano: “ogni ritratto è un autoritratto”.
Bagheria, 1973
" IL SOGNO"
“La poesia, lirica e
fiabesca in se stessa, è interpretata con una certa libertà dal flusso musicale,
molto vibrante ed espressivo, pervaso dalla nostalgia di un mondo fantastico,
molto lontano dal nostro tempo, violento e drammatico. La musica, nella sua
dolcezza melodica, ritmica ed armonica, riesce a comunicare il senso della
liberazione”.
Anita Nicoletti ,
musicista e pittrice.
Palermo, 1974
La poetessa Lydia Galvano (valida
collaboratrice nel recital di G. Martorino all’ASLA)
ha notato “un tono
epico” nel poeta, “capace di parlare al suo popolo”- Alla fine gli ha regalato
il suo volume di liriche dal titolo “ Fantocci di …Esistenza” con la seguente
dedica:
“Nell’afflato di simili sensazioni e nella fede di un comune ideale
di fraternità nell’arte con simpatia”.
Palermo, 1974
“Nella poesia di
Martorino c’e il vero volto della Sicilia di sempre”.
Ugo Zingales, critico
d’arte.
Palermo, 1974
“La poesia
di Martorino è essenzialmente calata nel reale, ha sfondi che potremmo definire
a volte romantici- il titolo “Arianna” potrebbe essere una eloquente prova”-, ma
in genere si tratta di versi che propugnano una solitaria contesa contro il
mondo marcio, fratricida, delle moderne giungle di cemento.
È, questa poesia,
la ribellione cosciente e serena dell’uomo realmente libero, è l’anelito ad una
realtà liberamente concepita ed a misura umana”.
Vera Rochard ,
poetessa.
Giornale “Il Secolo”.
Palermo, 04-12-1975
“Uno stile drammatico e
solenne caratterizza la “Fiaba Atomica” di Martorino e la sua musica pone in
rilievo i sentimenti del cuore umano” ferito a morte”, che si intravede nei
passaggi repentini da una tonalità all’altra”.
Gino Viola,
musicista.
Trabia, 1976
“La musica di Martorino è ispirata al testo
delle sue poesie, in forma liederistica e di romanza, con molta libertà.
A
prescindere dal testo, però, questa musica tonale ha una sua bellezza, molto
dolce ed intimistica, specie negli “Adagio” , soffusi di nostalgia.
Martorino
nelle sue composizioni musicali, mi sembra, riesce a superare i drammi della
vita nel flusso del lirismo puro.
Tanti auguri di cuore a questo
compositore”.
Mario Renzi ,violinista, che ha molto gradito gli spartiti “Romanza” e “Fiaba
Atomica”.
Palermo, 1976
“Ammiro il suo amore per la vita, malgrado
tutte le contraddizioni”.
Rita Greco, attrice, molto brava nella parte di
donna Lucia, personaggio della commedia “Il Figliol Prodigo” di G. Martorino e
nella recita di alcune poesie dal volume “Arianna” dello stesso autore, nella
Villa Cattolica di Bagheria, adibita a Pinacoteca Comunale.
Bagheria, 1976
Un' esperienza con il poeta Martorino
Ho avuto modo di
collaborare con il poeta Martorino in due occasioni:
in teatro (nella parte di
un suo personaggio nella commedia “Il Figliol Prodigo”)
ed a Villa Cattolica
(durante un recital di sue poesie), assieme ad altri poeti.
Non è mia
abitudine spendere parole gratuite o enfatiche perchè nutro una scarsa
considerazione degli “intellettuali ufficiali”.
È con sincerità e con vera
ammirazione che parlo di Martorino, il poeta solitario.
Io conosco questo
poeta e lo apprezzo per quello che ha cantato della nostra Sicilia, specialmente
nelle sue poesie “L’anima della Sicilia” (dove parla dei nostri morti) ed “A
Pablo Neruda” (dove parla degli avvoltoi), due liriche bellissime.
Non è
facile capire la Sicilia, la sua gente, la sua “anima”, perché è difficile
riconoscere i propri difetti, ma egli è riuscito a farlo con la sua poesia,
drammatica ed ironica.
Non cercate in Martorino un tacito consenso sugli
avvoltoi che da secoli volano in Sicilia.
Martorino è un artista multiforme
(musicista, pittore, poeta e commediografo) e ci appare un uomo solo forse per
il suo coraggio di cantare la verità; per questo mi sembra un uomo “d’altri
tempi” (come una sera ebbi a dirgli), con una fede immensa nell’uomo.
Al
termine della nostra collaborazione voglio dirgli un semplice grazie, come uomo
e come siciliano.
Vincenzo D’Amico, attore.
Bagheria, 1976
“La
poesia di Giuseppe Martorino è piena di forza e di sentimento. Perciò egli
raggiungerà
le mete più eccelse”.
Orsolina Pace
Mazzarese,
poetessa.
Palermo, 1976
“Caro Martorino, noto che temi cruciali ed
assillanti (vedi “L’Emigrante) sono trattati con sincerità e sempre il tuo animo
di lavoratore si spiega e s’invola in drammatici spunti poetici. Rimane
perentorio il fulcro del problema sociale, che è sentito nel tuo animo, ma ciò è
un varco per la tua Poesia, che si proietta in vasti orizzonti”.
Francesco
Gagliardo, pittore.
Bagheria, 1976
“U poeta Martorino comu mia e comu
tutti duna a puisia u sangu mpastatu a carni.
Un giudizio del poeta I.
Buttitta sulla poesia di G. Martorino.
Aspra, 14-04-1976
“La poesia di
Martorino esprime il tormento di una ricerca tutta personale e ferma nel tempo
l’ansia del poeta”.
G. Battaglia, poeta.
Palermo, giugno 1976
Teatro a
scuola
“A Bagheria un Figliol Prodigo siciliano. Simpatica iniziativa
della Scuola media “Giosuè Carducci”.
In collaborazione con la giovane
filodrammatica bagherese è stata messa in scena una commedia di un docente della
stessa scuola- il prof. Martorino- che ne ha curato la regia.
Si tratta di
una rielaborazione con interpretazione moderna in chiave espressionistica del
“Figliol Prodigo”, ambientata in Sicilia”.
Giornale “L’ORA”.
Palermo,
giugno 1976
“Alla luce della sua ultima produzione poetica il poeta
Martorino mi appare come una
serena e lucida coscienza critica , radicata
nella nostra epoca, ma costantemente alimentata da una potente ed arcaica azione
istintiva e simbolica.
Una poesia pregna di situazioni psicologiche serie,
mosse verso la verità e l’assoluto, con suoi personaggi, suoi oggetti, suoi
colori particolari ed originali, a volte mistereriosi ed a volte brucianti nella
loro drammatica attualità.
I suoi versi affondano le radici nella stessa
genesi atemporale dell’Uomo, per denunciare con vigore poetico i millenari e
tuttora irrisolti problemi dell’intera umanità”
Filippo Maggiore, pittore, il
quale ha eseguito il ritratto del poeta
e cortesemente glielo ha regalato, assieme ad un disegno.
Bagheria, 09/ 06/
1976
“L’amico Martorino è poeta- pittore dalle corde
sensibili e poliedricamente si affaccia al pentagramma della campagna
parlando-cantando col suo cuore pieno di colore e fioriture indimenticabili nel
quadro spazio del tempo che ci unisce” .
Giacomo Giardina,
poeta.
Bagheria, 19/ 06/ 1976
"All’amico Martorino”-
“Zampilli argentini,/ tra gigli e bocche canore,
/ scaturiscono ora dalla tastiera del pianoforte/ ora dalle corde sensibili del
violino, / mosse e vibrate dalle dita, / simultaneamente, /della stessa mano/
educata all’arte. / “
Giacomo Giardina, poeta.
Bagheria, 19-06-1976
“Caro Martorino,
mi sembra che
l’emarginazione dell’artista in una società fortemente politicizzata e tutta
protesa alla conquista di un benessere solamente materiale sia la nota dominante
ed accorata della tua poesia.
Nel ciclo vitale di questa società nella quale
anche i rifiuti trovano una loro logica collocazione, noi ci chiediamo perché il
poeta non riesca ad ottenere uno spazio funzionale alla sua azione.
Forse la
ragione è da ricercarsi nel fatto che i poeti parlano una lingua “altra” che gli
uomini da tempo sono stati disabituati ad ascoltare.
Parlare oggi di spirito,
di contenuti umani, di valori, significa rendersi incomprensibili.
In una
società faziosa, fanatica, condizionata, parlare un linguaggio non allineato
alle ideologie dominanti, significa rendersi ostile e pertanto emarginato.
In
una società borghese, consumistica, satura di non valori, parlare di riscatto,
di purezza, di giustizia, di morale, di perfezione, significa rendersi noiosi
come le mosche nei pomeriggi d’estate.
Oggi al poeta non resta che una
speranza: diventare l’interlocutore di se stesso, essere la parte e la
controparte di ogni trattativa, giocare da solo a scacchi.
Egli ha il dovere
però di conservarsi depositario di valori che l’uomo tornerà a ricercare, quando
scoppierà quella grande e forse ultima rivoluzione che dovrà pacificare le due
anime dell’umanità: quella che legittimamente aspira alla conquista di una
giustizia sociale che bandisca gli odi ed i rancori fra gli uomini e quella che
altrettanto legittimamente crede che la perfezione sia individuale e vuole
lasciate libere e senza condizionamento alcuno le vie che portano ad essa, in
modo che ciascuno possa accedervi con il metro della propria sensibilità
personale, col suo ritmo differenziato che consente di assaporare le proprie
conquiste nella più ampia libertà, nella scelta dei mezzi e dei modi per
accedere a quella perfezione individuale a cui l’uomo è naturalmente portato e,
prima di tutti, l’artista.
Occorre aspettare il giorno in cui l’uomo,
consumate le sue ultime illusioni sugli opposti altari della irrazionalità e
della razionalità, del sentimento cieco e della scientificità assoluta, sugli
opposti altari mistico e materialistico, torni a chiedersi quale sia questo
spazio “altro” che ha sempre cercato, torni a ripercorrere i sentieri che
portano alle profondità dello spirito per trovarvi consolazione e conforto ad
un’amarezza che ormai l’ha consunto.
Ma l’uomo smarrito, disabituato a questa
ricerca, avrà certamente bisogno dell’azione mediatrice dell’arte per riprendere
i contatti con dei valori che la società che nascerà da questo tipo di
rivoluzione globale dovrà avere a suo fondamento.
Una mediazione, si badi
bene, che tenda a conciliare ogni uomo con se stesso, che tenda ad appagare in
ognuno la sete di giustizia sociale e la conseguente legittima esigenza di un
benessere materiale, senza il quale la dignità umana non può trovare la sua
realizzazione da un lato; dall’altro l’appagamento delle esigenze spirituali che
tendono a far vivere l’uomo in armonia con le leggi della natura, nel loro lento
e progressivo evolversi verso stadi di perfezione superiore.
Può forse l’arte
aspirare ad un ruolo più nobile ed elevato?
Mi sembra che la tua poesia
rispecchi profondamente questa visione del mondo e delle cose e proprio tramite
essa ci siamo incontrati su un piano di dialogo spirituale e non è poco.
Il
tuo amico scultore Vincenzo Gennaro”
.
(Nel collegamento c’è anche lo scultore Pellitteri)
L’artista ha
ricambiato il dono della poesia “Il Cristo” e della poesia “Allo scultore
Gennaro” di G. Martorino con un prezioso bassorilievo in bronzo.
Bagheria,
02-07-1976
“Caro Martorino, rilevo nella tua poesia note malinconiche ed
accordi profondi che rispecchiano un carattere pregno di fede poetica e di
speranza; inoltre, il tuo senso spiccato della musicalità fa vibrare ancora di
più il dramma che vivi, intensamente, in questa società apatica e
consumistica.
Senz’altro definisco la tua poesia drammatica, piena di
sentimento, ma un certo pessimismo (che condivido in pieno) è superato dai
valori umani ed artistici.
L’augurio più sentito per la tua Arte”.
Giovanni
Bartolone, pittore, il quale ha gentilmente regalato alcuni suoi disegni al
poeta.
Bagheria, 06-07-1976
“Martorino è cresciuto rapidamente (come
poeta, intendiamo): il suo discorso lirico si è venuto maturando e sostanziando
di umanità, piena di immagini inedite, e della trasfigurazione, che alleggerisce
persino l’impegno sociale.
Anche il suo linguaggio si è fatto più elastico e
rivela la padronanza dei mezzi espressivi e dei mezzi analogici, acquisita
attraverso un assiduo tirocinio.
Realismo o misticismo, quello di Martorino
poeta? L’uno e l’altro, che si alternano e che si intrecciano secondo la
tematica”.
M. La Grua, poeta.
Cefalù, 1976
“I più nobili inviti a
non dimenticare gli ideali, a non farci servi di una ideologia e di un regime ci
vengono dai poeti del dissenso, che hanno sperimentato cosa significa
allontanarsi dall’arte ufficiale, o per dirla in altre parole, dispiacere al
padrone.
Ė da questo disprezzo di un arte intesa come chiusa interiorità, è
dallo sdegno per un impegno poetico governato da un regime o dalle ideologie
imperanti che rileviamo i nuovi concetti poetici di Martorino, la sua serietà ed
il suo coraggio, il suo non allineamento alle posizioni della cultura ufficiale,
la sua Poesia”.
Vincenzo Monforte, poeta.
Bagheria, 1976
“Giuseppe
Martorino, con una vita dedicata all’Arte, ha dato il suo contributo al
mondo”.
Roberto Trapani, poeta.
Palermo, 1976
“La sua voce “vince
il silenzio” perché la voce del poeta è voce d’amore ed arriva dovunque.
“
Critica del poeta Ignazio Buttitta sulla poesia “A Pablo Neruda” di G. Martorino, inclusa nel volume di liriche
“Arianna”, a lui regalato.
Aspra, 14- 09- 1976
“Arianna” di G.
Martorino- La raccolta di poesie a cura di N. Martini e con illustrazioni dello
stesso autore è significativa nell’indicare il nostro mondo contemporaneo, i
nostri orrori e le nostre speranze di uomini dell’ era atomica. Anche alcune sue
composizioni musicali contribuiscono a questo fine estetico”
La Voce di
Caccamo.
Caccamo, ottobre 1976
“La Fiaba
Atomica” e la “ Romanza” in Mi bemolle maggiore composte dal prof. Giuseppe
Martorino, secondo il mio parere di compositrice, sono di estrema sensibilità
sia nel contenuto, fra romantico ed esistenziale, che nella forma
espressiva”
E. Roccapalumba, musicista.
Bagheria, 1978
“Martorino-
I suoi molteplici interessi vanno dalla pittura, alla poesia, alla
musica.
Crea le sue poesie con la stessa facilità con cui ne musica i versi o
dipinge le tele…
Tali componimenti, apparentemente contrapposti e polifonici,
sono espressione di un unico stato d’animo e di una coerenza logica tradotti con
personali moduli linguistici e sciolte tecniche poetiche”.
Critica di A.
Faraone nell’antologia “Un Paese di Poeti”.
Palermo, 1978
La professoressa di musica F.
Vassallo, dopo avere eseguito diverse volte la canzone “Bagariota”, ha espresso
la sua impressione:” È bella sia nella melodia che nell’armonia!”
Bagheria,
1979
“Giuseppe, ho avuto il grandissimo piacere di incontrarti e di
scambiare interessanti argomenti d’arte (Kandinsky nella
pittura, Proust
nel romanzo, assieme a Thomas Mann ed a James
Yojce, il drammaturgo Pirandello) che testimoniano la tua valida sensibilità
artistica.
Ti stringo la mano e, mi raccomando, un caro saluto alla tanto
bella ed interessante Sicilia”.
Mario Carenzi, pittore toscano.
Firenze,
1979
Il critico Franco Grasso ha
mostrato di gradire molto il regalo del volume di liriche “Arianna” e del quadro
“L’Aquila”,
notando che in esso “C’è tutto quanto si è detto sull’arte moderna” ed in
seguito, davanti al quadro “Il Concerto”,
sempre di Martorino, ha espresso un
giudizio positivo:” Ė buono!”.
Bagheria, 1979
Il critico M. De
Michelis ,
durante una mostra di pittura alla Pinacoteca di Bagheria, ha gradito molto il
regalo del volume di poesie “Arianna”, rilevando in esso il senso del “labirinto
moderno” ed ha notato anche delle “analogie con Severini e Picasso” davanti al
quadro di Martorino “Il Concerto”, appeso alla parete.
Bagheria, gennaio
1979
Il pittore Giambecchina, in occasione della sua mostra di pittura a
Villa Cattolica, davanti al quadro " Il Concerto" di G. Martorino, ha espresso
il seguente giudizio: "C'è una lirica astrazione dietro l'apparente
figurativismo".
Bagheria, gennaio 1979
Lo scrittore Leonardo
Sciascia,ha gradito molto il regalo del libro di poesie “Il Gioiello”, durante una
sua visita a Caltanissetta, commentando: “C’è un lirismo surreale”.
Caltanissetta, 19/ 11/ 1964
In seguito, durante una mostra a Bagheria,
ha ricordato con piacere quell’incontro culturale.
Bagheria, 1979
La
signora Rosa Quasimodo ha gradito molto il volume “Arianna” (dove c’è una poesia
che parla del fratello poeta, Salvatore Quasimodo) ed ha ringraziato
cordialmente.
Messina, 12-01-1979
“Oggi l’occhio attento ci ha fatto
scoprire una raccolta di liriche, dove la pagina bianca si anima di tutte le
vibrazioni dello spirito.
Qui la poesia è poesia! Il poeta Martorino, che
conosce bene i tormenti della creazione poetica, sa che la poesia è anche la
scarna e disadorna espressione dell’animo umano, senza enfasi e senza sfoggi
barocchi.
La tavolozza poetica e musicale di Martorino è sostanziata da un
eletta semplicità classica nel ritmo, nella melodia e nei colori, accompagnati
dalle voci del contrappunto moderno, verbale e sonoro, nell’architettura del
libro.
Nella varietà delle linee melodiche, che si intrecciano
contemporaneamente in forme armoniche nel poema, spicca il tema centrale
dell’amore per la Sicilia e per l’umanità.
Il poeta contesta inoltre le
ipocrisie ed i falsi miti, le convenzioni sociali che schiavizzano, in forme
burocratiche, il cuore umano che aspira sempre alle mete più sublimi della fede
e della bellezza”.
“Martorino fa ormai parte dello stellario poetico
italiano”.
Al Poeta
Martorino-
“Fratello, / io pellegrino
sento il tuo flauto / poetico/ nelle tue sinfonie spirituali, / il tuo sogno
evocato dalle note / con un vergine soffio, / in pura essenza di vita. / Poeta,
/ nella tua stanza canti/ le ballate della strada, il sole, / con arte viva! /
Io amo la tua arte / pura, terrestre e siderale, / l’eterno poema / che tu doni
ai fratelli / di tutto il mondo. / Giuseppe, / tu canti come un sacro pastore /
la guerra e l’amore/ nell’Arcadia della Conca d’Oro/ sul Mediterraneo./ Io
benedico le tue mani / che orchestrano i suoni della vita / e danno il pane del
sapere / ai giovani della scuola, / incantati dal fiato delle trombe ./ Tu sai
l’arte delle vette / e quando scrivi note o dipingi / sul foglio evochi per noi
/ le belle fanciulle di Palermo / o le dolci Sirene di Portofino,/ fra mille
onde e luci brillanti./ Tu evochi nel canto / gli oleandri ed i pini siculi ,/
il volo delle capinere sul mare, / senza scordare mai l’eco / di vecchi miti
garibaldini/ che fanno la nostra epopea, / il canto glorioso del passato./
Poeta , / il tuo canto mi imparadisa! / Io vedo nel tuo carme / il giardino
che all’alba rinverdisce/ al sole, sento la dolce fisarmonica / ed i violini
zigani del tuo sentimento./ Fratello, / a gara con il vento, con le stelle / e
con gli abissi, / tu canti la melodia del cuore ,/ i palpiti del cosmo; / tu
architetti nella scala vibrazioni, / il sogno delle anime, dei fiori, / delle
farfalle iridescenti, / ed evochi le Muse nel canto, / o grande sacerdote della
poesia!”.
Critica e lirica del poeta Castrense Civello, che ha
molto gradito il quadro “La Bagnante” di G. Martorino.
Bagheria, ottobre
1979
“Martorino- La sua opera è tutt’ora aperta alla lacerazione, al
dissidio tra mito e realtà: nasce da questo iato irrisolto una poesia che
attende di comporsi in un universo più placato”.
Rivista culturale “Il
Bandolo”- Critica all’antologia “Un Paese di Poeti”, con illustrazioni di R.
Guttuso, a cura di Alia D’Anna e Anna Faraone.
Edigrafica Sud Europa.
Palermo, 1979
“Martorino è un
raffinato musicista ed un poeta che merita tanta stima” -
“Giuseppe Martorino
è un vero artista completo che ha la mia ammirazione ed una cordiale
simpatia”.
Giovanni Matta, poeta.
Palermo, 19-01-1980
“Recital di
poesie”
L’ultima raccolta di poesie di Martorino trae la sua ispirazione
dalle miserevoli condizioni dei nostri lavoratori ed in particolare dei nostri
emigrati in Germania ed in Svizzera”. Vincenzo Speciale.
Il giornale
“L’ORA”.
Palermo, gennaio 1980
“I versi del poema riproducono
fedelmente tutte le sensazioni riflesse sull’uomo di una campana che diffonde
messaggi di festa, di richiamo all’inizio ed alla fine di un lavoro e messaggi
di dolore e di morte.
Strumento di riflessione diffuso nell’aria, destinato a
tanti cuori ed a tante menti, che come le rime solenni del Martorino riverberano
nello spirito l’armonia ed il consenso dell’amore.
Ė la voce della verità
quella del poeta Martorino, la voce della speranza”.
Gaetano Arnò, poeta.
Critica al poema “La Campana” di G. Martorino.
Palermo, 1980
Il volume
di poesie “Arianna” di G. Martorino.
“Se fosse musica la definerei”Andante”,
ma è poesia ed è robusta”.
Il dramma “La Radura” di G.
Martorino.
“Giuseppe Martorino ci ha presentato una condizione possibile,
trasformata in una situazione reale dall’arte, quasi per un impatto fra due
mondi carichi di sensibilità:
l’uomo handicappato e l’artista.
Egli ha
impostato il suo concetto nella rappresentazione teatrale, dove è più possibile
concentrare l’attenzione su un problema scottante e rileverni certi
aspetti.
Questo comporta la trasformazione del problema stesso in una forte
drammatizzazione ed in una dimensione metafisica ed allusiva.
Questa è “La
radura”, che non è lontana dalla nostra realtà, la quale può anche dare messaggi
d’amore”.
NinoBalletti, poeta.
Palermo, agosto 1980
A. R. S. P. E.
L.
Accademia Romettese di Studi Poetici e Letterari
“All’Accademico
Prof. Giuseppe Martorino
Molti amici, fra cui quelli dell’Accademia
Romettese, mi hanno espressamente delegato, venendo a Palermo, di porgere il
loro saluto augurale al poeta Giuseppe Martorino per un avvenire ricco di
promesse e di porgere, altresì, l’invito a perseverare nella giusta causa che da
Lui attende la cultura e gli uomini più rappresentativi di essa.
Questa
nostra scoperta sapremo custodirla nei forzieri della nostra mente perché giova
a tutti come esempio di virtù artistiche e come progresso culturale deciso e
pronto a scoraggiare e sconfiggere tutti gli errori che ci circondano”
Il
Presidente dell’Accademia, Cav. Prof. Gaetano Arnò.
Messina
16-10-1980
"La Campana”
“I versi del poemetto riproducono fedelmente
tutte le sensazioni riflesse sull’uomo di una campana che diffonde messaggi di
festa, di richiamo all’inizio ed alla fine di un lavoro e messaggi di dolore e
di morte.
Strumento di riflessione diffuso nell’aria, destinato a tanti cuori
ed a tante menti, che ne interpretano il linguaggio così come le rime solenni
del Martorino riverberano nello spirito l’armonia ed il consenso
dell’amore.
Comunque, è pace che si espande negli spazi aerei per poi
fermarsi nella sede di tanti spiriti, che obbediscono alle regole del tempo che
fugge e del tormento che incalza la vita.
Lirica solenne che si accosta in
chiave religiosa alle forme poetiche del Carducci, con rinnovata serietà e
classicismo di un genere letterario ancora tutto da scoprire nella sua
importanza morale” .
Critica del poeta Gaetano Arnò nella copertina del
poema.
Messina, 1980
"GIUSEPPE
MARTORINO E LA SUA “CAMPANA”
Mi ritengo
onorato di questo impegno che mi consente di presentare un poeta ed un artista
della statura di Giuseppe Martorino.
Scavando nella sua personalità, da molti
mesi, trovo elementi di giudizio, confesso di avere assaporato e sentito con più
perfezione la sostanza del poemetto, col cuore piuttosto che con la parola,
perché quei messaggi solenni vincolano al rispetto dell’arte.
Presumo poco di
me e molto di Giuseppe Martorino per cui se parlo è perché mi sono arricchito di
conoscenze particolari intorno alla melodia ed alla sostanza filosofica dei
versi esposti nella “Campana”, oggetto della mia presentazione.
È un tema,
quello della “Campana”, che torna desueto e raro nella mente di molti poeti del
presente e del passato, fatti salvi gli accenni che ne fa Dante nel suo divino
“Poema” e quelli di natura strettamente religiosa.
Per questo la ritengo idea
originale nella bocca di un laico, che non vuole significare conformismo alle
regola religiose, piuttosto tema di dimensione universale, che coinvolge tutti
gli strati della collettività umana.
L’autore così come io ho motivo di
interpretare, suggerisce a tutti che la voce dell’infinito ci raggiunge ovunque
attraverso i rintocchi dolci, cupi e festosi di una campana, che chiama tutti a
raccolta nelle ore liete e nelle ore tristi, ma sempre per celebrare il rito
rispettoso del tempo che fugge e degli eventi che maturano sotto l’incalzare
della vita.
Ed è una voce che ci invita a riflettere, che ci aiuta a
dimenticare o a superare gli affanni della vita, voce di Dio, dunque, che si
diffonde carezzevole nell’aria per confortare i cuori nel bene e nel male e
disporli alla serenità.
Campana, magico nome che risveglia tutte le nostalgie
dell’infinito e canta ai cuori il linguaggio di mille fluttuanti
realtà.
Sempre amica la sua voce nella gioia e nel dolore, nel fragore della
vita o nel turbine del temporale.
Essa parla e canta con la potenza che sa
d’infinito.
Giuseppe Martorino, con questo poemetto, illustra ed interpreta
il vasto tema della solidarietà umana, sempre presente nell’economia del divino
Amore, ora raccolto e tradotto in versi da questo nobile spirito, che è Giuseppe
Martorino.
È così che l’autore si accosta e ci consente di accostarci alle
armonie arcane che per tramite della sua “Campana” giungono a noi per
fortificare il significato della presenza umana in questo mondo, utile allo
scopo ultimo e definitivo di prepararci all’eterno godimento.
Nino Martini,
nella sua introduzione, non si discosta da questi nostri giudizi, quando afferma
che il motivo della scienza deve essere equilibrato dalla fede e che solo
intrecciando il tema religioso con quello esistenziale l’uomo acquista la
pienezza della sua dignità.
Ma c’è dell’altro.
Qual’ è lo stile di questo
poeta contemporaneo?
La vera definizione scaturisce da una somma di elementi
che vi si condensano, non perché frutto di studio metrico, ma perché istinto di
trascendenza che aiuta ogni altra facoltà a muoversi attraverso la
parola.
C’è la solennità di un profeta, la saggezza di un filosofo, il metro
dell’artista classicheggiante, la musicalità espressiva, il sogno del divino
volere, la forza impetuosa del dramma umano che muta e che si rinnova in ogni
epoca, per legare il passato al presente ed all’avvenire, come se il tempo non
esistesse, come se la voce degli spazi siderali non cambiasse mai, come mai non
cambia nella voce diffusa della Campana.
Sotto questo aspetto, il tema
prescelto del Martorino, costituisce simbolo di unità universale e “termine
fisso di eterno consiglio”, così come Dante l’avrebbe
distinto.
Non è soltanto l’annullamento delle facoltà del tempo che si
ravvisa nei versi della “Campana” ma, anche, quello degli spazi che parlano e si
rivolgono al mondo per legarlo all’infinito spazio che ci sovrasta senza
misura.
Cos’è, dunque, il “din- don” di una campana?
È qui che torna
opportuna la citazione di alcuni versi del Martorino:
“Ora, che suona lenta la campana,
vedo la morta nuda
nel silenzio
ricco di sogni, pieno di farfalle,
grembo di suoni senza la
misura”.
e poi
ancora:
“La scienza lotta oggi contro
il Demone
con la sterile cifra di Pitagora
che vede la candela sua nel
vento…”
Ma, che significa tutto ciò, se
non quello dianzi detto?
La scienza senza la fede è come uno stelo che non
porta in cima il suo fiore ed è una realtà contemporanea, che si allarga sempre
più nella misura in cui si allungano le distanze fra la fede e la scienza.
Ma
se per fortunata ipotesi queste distanze si dovessero ridurre o annullarsi,
l’umanità ritroverebbe l’equilibrio di cui ha bisogno, per essere tutt'uno, parte
di un corpo, come la mente ed il braccio, come la pioggia ed il sole fecondano
la terra.
Giuseppe Martorino non è soltanto poeta spontaneo, ricco di
sentimenti e di idee, è altresì un artista del pennello, studioso di colori e di
linee ornamentali, di progetti didattici originali che proietta dalla sua
cattedra con notevole profitto di discenti che da lui apprendono come bisogna
amare le strutture di un artista.
I suoi veri messaggi sono messi a dimora
dal costante impegno professionale e soltanto il tempo potrà rivelarsi
testimonianza di efficace profitto.
Egli è un seminatore che getta la semente
dei suoi frutti nei solchi profondi della gioventù, che si prepara a sostituirci
ed a guidare le future generazioni.
Instancabile, Giuseppe Martorino, spinge
la sua attività di espositore in vari ambienti nazionali qualificati dal
prodigio della sua arte; studia musica che affina notevolmente i suoi sensi e
partecipa a dialoghi interni e Sodalizi culturali di rilievo regionale e
locale.
Infatti, è Membro dell’Accademia Romettese di recente costituzione,
il cui apporto costruttivo si è già rivelato proficuo fra tutti gli aderenti; ha
vinto numerosi premi letterari ed ha composto commedie ed altre opere
letterarie.
Di ingegno fertilissimo e vivace, il Martorino si muove come
missionario per bonificare vari ambienti, tormentati dalla contro cultura,
quella, per intenderci, che fa dipendere lo scopo ultimo della vita nel
godimento permanente.
Ai giovani insegna a soffrire più che a godere, perché
la sofferenza prepara le gioie più belle della vita ed è una filosofia che pochi
capiscono in quest’epoca di disgregazione morale, di risse, di violenze, di
egoismi e di ricatti.
Approssimandomi alla chiusura di questa modesta
presentazione, non vorrei trascurare l’invito affettuoso che rivolgo ora e per
l’avvenire a Giuseppe Martorino, ed è quello di perseverare nella semina di
tanto bene culturale, da buon seminatore che non teme le bufere perché il buon
seme radicherà e porterà i suoi frutti con matematica certezza”.
Critica del
poeta, durante la presentazione del poema “La Campana” di G. Martorino a - Il
poeta ha declamato i suoi versi ed ha ricevuto, dalla Casa Editrice Thule, un
Diploma di merito.
Piazza Armerina, 1980
“In Martorino l’Arte, tutta
intera, ha trovato un valido alfiere.
Dalla multiforme attività sua la Poesia
occupa, certamente, un posto privilegiato; in essa scopriamo l’uomo, la
spiritualità più alta, i valori eterni per cui una vita diventa degna di essere
vissuta.
Una ricerca continua, quella di Giuseppe Martorino, ma anche una
professione di fede ormai matura e realmente consapevole.
Questo è il
Martorino che ci piace e che con il volume “Arianna” ha dato una delle prove più
alte della sua determinata passione poetica”.
Tommaso Romano, editore e
poeta, che ha molto gradito il quadro “San Francesco” ed un ritratto, fattogli
dal pittore G. Martorino.
Palermo, 1980
“Ho letto il suo poema “La
Campana” ed “Il Figliol Prodigo”.
La poesia mi è piaciuta molto e la commedia
l’ho trovata interessante e spiritosa.
È un riflesso del problema della vita
di oggi.
Lei si è interessato delle mie poesie.
Le mando una mia
lirica.
“Io ricordo del poeta Martorino le montagne, il mare, il cielo blu
profondo, come un riflesso dell’infinito, dove l’anima trova il riposo
trascendente”.
Suor Irene, pittrice e poetessa russa.
Roma, 06 -02-
1981
“Dell’amico Giuseppe Martorino, poeta, pittore e musico, ho sempre
apprezzato i valori spirituali della sua poesia, dei suoi quadri e delle sue
composizioni musicali”.
Giovanni Bartolone, pittore.
Bagheria, 13/ 04/
1981
“Martorino è un vero artista
della melodia e del contrappunto.
La “Romanza” di Martorino esprime un mondo
lirico nel suono, mentre il ritmo delicato ed il dolce periodare rivelano tutta
la struggente sensibilità della sua mente poetico- musicale.
Egli è un vero
artista della melodia e del contrappunto”.
Gennaro Licastro,
compositore.
Palermo, 1982
“Al poeta Martorino, creatore di momenti
primaverili e di tensioni emotive nella lingua di Dante e di Goethe”. Michele
Provenzano, poeta.
Bagheria, 08-06- 1982
A seguito del regalo dello
spartito “Il Sogno” e della poesia “Morte di un Violinista” (dedicata allo
scomparso maestro Cicero), una dedica di Uto Ughi ,
durante un suo favoloso concerto nella villa Palagonia di Bagheria: “Per
Giuseppe Martorino, con molta ammirazione per il Suo lavoro di
composizione”.
Bagheria, 1982
“Quando il connubio poesia-musica e
pittura convergono nel talento di un artista, come il Martorino, si assiste ad
una gara esaltante di virtù che innalzano il protagonista nell’altare della
trascendenza e, perciò, religiosa, al di fuori del devozionale e del
dogmatico.
La poesia di questo artista è ricca di risorse spirituali atte a
superare la sfiducia e lo sconforto con la efficacia e la sicurezza di chi è più
vicino alla verità”.
Critica alla poesia “La Festa” di G. Martorino
nell’antologia “Fra due Sponde”.
Editrice Peloro
Messina,
1982
Profilo di un cantante
“Di Martorino noi abbiamo già parlato in diverse
occasioni, quasi ad ogni nascita di sue opere musicali e, ad onor del vero, in
positivo.
Nella presente recensione vogliamo far conoscere al pubblico un
lato della sua personalità a noi prima sconosciuto, cioè quello del cantante,
del’interprete delle sue canzoni, da lui anche dirette ed eseguite con
maestria.
Voce di tenore lirico, quella di Martorino cantautore!
Non
conoscevamo ancora le sue dote canore e quindi abbiamo avuto il piacere di
ammirarle durante l’esecuzione delle sue canzoni, incise con la Casa
Discografica Elyphon.
La sua interpretazione, calda e vibrante di
sentimento, ha reso bene il contenuto emotivo delle sue canzoni: il rimpianto
dell’amore nel “Ricordo” , il sacro terrore nel canto “L’Angelo” e la preghiera
dolente in “Ave Maria”.
Queste due ultime canzoni però, in seguito, sono
state eseguite per orchestra.
L’interpretazione di Martorino è molto
originale, soggettiva e commossa, ma non priva di valore oggettivo e di
cosciente professionalità.
Nella sua voce c’è la sincerità del poeta che
crede nelle sue canzoni, espressioni della sua anima, come i suoi
disegni.
Per questo egli non si perde in sofisticati melismi ed in gorgheggi
classici, tipici del bel canto, melodrammatici e teatrali.
La sua voce di
tenore leggero ci ricorda il timbro vellutato del clarinetto, strumento molto
romantico, tanto amato da Mozart e da Weber, usato anche da Wagner da solo nel
patetico secondo atto del “Tristano”.
La voce di Martorino mira ad esprimere
in modo immediato il sentimento, bruciante e nostalgico, delle sue canzoni,
romantiche e moderne al contempo.
Questo impegno verso i valori del contenuto
(etici, religiosi, psicologici) spinge l’artista a far uso, in modo personale
della tecnica dello “Sprechgesang” (il canto parlato, tipico di Schönberg), per
realizzare una sua originale forma di espressionismo siculo, nei limiti di una
melodiosità naturale della sua voce, sempre intonata e gradevole.
La sua
voce, insomma, non mira all’edonismo “calligrafico” né al virtuosismo canoro, ma
soltanto alla pura e sincera espressione dei fantasmi canori del suo incoscio,
direttamente, senza gigionismi narcisistici.
Queste mie impressioni,
naturalmente, sono molto personali, ma la mia competenza di compositore e di
critico mi fa credere che nella mia critica ci siano anche dati oggettivi,
facilmente controllabili con l’ascolto delle suddette canzoni.
La voce di
Martorino ha saputo esprimere alla perfezione i sentimenti contenuti nelle sue
canzoni (dolori fisici e nostalgie psicologiche, sublimate dalla fede in Maria,
"madre dell’uomo che soffre" ), canzoni che mantengono una profonda unità stilistica,
pur essendo diverse e ben caratterizzate, canzoni d’amore che costituiscono
un’ammirevole tetralogia sicula ed europea al contempo, come valore lirico e
bellezza musicale.
Martorino, insomma, non chiede altro all’ostile mondo
consumistico: “Lasciatemi cantare!”.
Gennaro Licastro, compositore e critico
musicale.
Palermo, 1982
“Hino a
Martorino”-
“Em poesia de bailado/ Josè
Martorino dá- nos / o sentimento magoado/ dos sentimentos ciganos/ E são
canticos de amor,/ e são ardorosos sonhos/ estes poemas de flor/ tristes uns,
outros risonhos./ Seu coraçao se enamora/ do doce torrão natal,/ como hua ave
canora/ que entretece um madrigal./ Na volúpia dos poemas,/ cheios de ardência
cigana,/ fulgem belezas supremas/ de toda a beleza humana./ E na cadência das
danzas,/ os corpos das raparigas/
desenham gestos de lanças/ bailando ao som
de cantigas./ Não somente Martorino/ nos exalta o amor carnal:/ também outro-que
é divino-./ E se versos de setim/ ele nos dá, como flores,/ um poeta sendo
assim,/ só nos merece louvores./
Critica in forma poetica del poeta
portoghese A.
Garibaldi, che ha gradito molto le poesie di “Sueño Gitano” ed una
litografia con lo stesso titolo.
Felgueiras, 1982
MUSICHE
di Giuseppe
Martorino
“Il nostro amico e collaboratore Prof. Giuseppe Martorino, che
risiede a Bagheria e del quale abbiamo pubblicato belle poesie, ci ha mandato
due componimenti musicali per canto e pianoforte, editi dalla Casa Discografica
“Elyphon” di Palermo.
“Ode all’Europa” e il “Sogno” sono i titoli dei due
componimenti; il primo ha un duplice testo poetico, italiano e francese, di
pregevole fattura; il secondo è dedicato a Cefalù e contiene molti elementi di
liricità.
Non siamo intenditori di composizioni musicali; riteniamo, e ci
sembra un complimento per l’amico Martorino, che il poeta prevalga sul
musicista”.
A. M. La Grua, poeta.
Cefalù, gennaio 1983
“Ritengo,
ispirato, che Giuseppe Martorino riesca a realizzare l’ideale contemporaneamente
(scrivendo poesie, componendo musica e dipingendo), sempre preso dal dono
dell’Arte:
inno superiore della vita interiore!”
Giacomo Giardina,
poeta.
Bagheria, febbraio 1983
“I suoi versi racchiudono il dramma
millenario delle umane genti, universalmente inteso.
Le parole, rivolte al
nostro Sud che trema, coinvolgono certo atmosfere più ampie rivolte all’Uomo,
inteso come umanità, in un contrasto dove sono protagonisti le ampiezze
vertiginose della mente, eppure gli stretti confini in cui lo stesso Uomo è
costretto a dibattersi… “.
Critica di Michele Alemanno alla poesia di G.
Martorino “Terremoto”, inclusa nella “Grande Antologia del Porta dei Leoni
1983"
Reggio Calabria, 1983
“Giuseppe Martorino : “Rapsodia Gitana”
(grafica) presenta un tono deciso dalla linea tesa e serpeggiante, che
delineando forme contribuisce a marcare la liricità ed il motivo fantasioso
della rappresentazione”.
Rivista letteraria Areopago Cirals.
Roma,
dicembre 1983
“Ho avuto modo di
conoscere le composizioni musicali di Giuseppe Martorino e sono rimasto ammirato
per le sue qualità musicali e per le conoscenze della composizione.
Egli
insegna pittura nella scuola media, ma è anche un bravo poeta, come ho potuto
notare da alcuni suoi libri di poesia ( La Campana, Arianna, Inno all’Europa ed
altri) ma, secondo la sua stessa affermazione, la musica è fonte della sua
ispirazione artistica e della sua vita.
In questo tempo, consumistico e
bruciante, spicca la completezza di un artista che unisce in un accordo perfetto
poesia, musica e pittura e ci infonde speranza.
Il suo amore verso l’arte,
classica e romantica, si può vedere nelle sue composizioni (Fiaba Atomica,
Romanza, Inno all’Europa, Il Sogno, Cantu d’Amuri, Notturno, L’Aceddi e così
via) musicali, dove il contenuto lirico è prevalente, fra gioioso e
malinconico.
La Forma, pur essendo in rapporto allo schema classico, è molto
personale e si libera come un gabbiano, spinta da un sogno d’amore verso il
cielo.
Martorino possiede una discreta conoscenza della strumentazione, ma la
cantabilità di questi suoi motivi nostalgici, dolci e struggenti, rivela la sua
predilezione per gli strumenti ad arco e la sua bravura di violinista.
Negli
ultimi tempi la sua arte si è aperta verso forme più moderne, in modo
interessante”. Franco Del Pizzo, compositore, che ha molto gradito
l’audiocassetta
“Poesie e Canzoni” di Giuseppe Martorino.
Bagheria,
1984
“Il Sogno”, composizione di G. Martorino, è un’armoniosa lode della
Sicilia e dell’Amore. La musica “Ode all’ Europa” del compositore Martorino
risuona per noi come un canto esaltante e dolcissimo.
La solennità dorata
della sua tonalità in Fa maggiore ci comunica al principio uno slancio eroico,
nato dalla visione di una grande Europa unita, mentre la seguente modulazione in
Re minore ci conduce, col suo profumo di viole, nel mondo misterioso della
memoria lirica, verso le ore felici dell’idillio giovanile”.
Critica al poema
“Inno all’Europa di G. Martorino fatta dal musicista Francesco De
Santis.
Bagheria, 1984
“Caro Giuseppe,
mille grazie per il tuo
invio del 30 gennaio 1984. Tante congratulazioni per i tuoi componimenti “Ode
all’ Europa” e “Il Sogno”, dove musica e poesia si incontrano e si
completano.
Quando le parole diventano incapaci di dire le cose che si
vogliono dire, la musica fa la muta e prolunga il pensiero
all’infinito”.
Due versi della poetessa: ”Ton coeur
répandra l’arôme d’un fruit mûr “.
Thèrèse De Vos.
Luxembourg, 7 febbraio 1984
Musica e Poesia
La
Casa Editrice Musicale “Elyphon” di Palermo ha pubblicato in questi giorni due
cassette stereo (MS- GLE. PA- PHD 01204 e MS- GLE. PA- 01206), con musiche e
poesie di autori e compositori moderni.
Segnaliamo le pregevoli composizioni
musicali del collaboratore del nostro giornale, Giuseppe Martorino, per la loro
bellezza musicale: Arianna, Fiaba atomica, Romanza, Cantu d’amuri”.
Pregevoli
sono anche le sue liriche, incise con sottofondo musicale: “Santone, L’Angelo,
Il soldato, La pace”.
Per le suddette opere l’Autore ha ricevuto in premio un
trofeo ed un diploma dell’Accademia Musicale A. Mozart ed un Diploma di
Benemerenza Culturale.
Le due cassette sono state trasmesse da diverse radio
private.
Riportiamo qui di seguito alcuni giudizi del compositore e critico
musicale Gennaro Licastro.
“Sullo sfondo di un mondo atomico, crudele e
tragico, minacciato dall’incubo della terza guerra mondiale, spicca il “Cantu
d’amuri” di Giuseppe Martorino, canto che ci invita a tornare ai valori
autentici dell’amore, alle nostre sane radici umanistiche, al sole che splende
sulla Conca d’Oro.
Egli è convinto che solo un canto d’amore può scongiurare
l’apocalisse atomica e darci, col suo magico esorcismo, la gioia perduta e la
tanto desiderata pace.
Il poeta, nel frattempo, è come un uccello in gabbia
che sogna tempi migliori, che spera nell’amore e nell’ora del tramonto ha fede
nel ritorno del sole.
La musica in Re min., per orchestra, bene esprime la
varietà coloristica del nostro mondo attuale ed il contenuto appassionato del
testo poetico dello stesso autore.
La musica di “Arianna”, in Do magg., è
un ditirambo molto dionisiaco, ebbro e solare (arricchito da una meditazione
struggente e malinconica, sui “vecchi saggi”, in Re min), che ci riporta nel
mondo di Arianna, in senso mitico (la principessa cretese) ed in senso
autobiografico (nome della figlia dell’Autore), in modo sfumato e
poetico-musicale.
Il canto di Arianna è il trionfo della luce classica della
Magna Grecia, lo splendore dell'Eros innocente, bello e favoloso!
In secondo
piano sentiamo, appena accennato con discrezione, l’impresa di Teseo dentro il
labirinto (dipinto con melodie cromatiche ed armonie complicate), la venuta di
Bacco, il grido delle baccanti durante la festa notturna, il coro dei satiri fra
le capre, un grido di gioia e di amore alla vita ed al proprio destino, grido
che poi si perde, gradatamente, in lontananza.
Un vero equilibrio di poesia e
musica ci sembra questa composizione di Giuseppe Martorino.
La “Fiaba
atomica” di Martorino ci dipinge un’atmosfera sfumata, fra lirica e tragica,
gotica e moderna, un mondo che ha già conosciuto l’orrore dello scoppio della
bomba atomica, a Hiroshima, per cui la nostra umanità è rimasta sbigottita e
disorientata, quasi incapace di credere ai vecchi valori tradizionali, etici e
religiosi, poetici.
Il musicista mostra un atteggiamento disincantato e
malinconico verso il mondo fiabesco, spiegando in musica il motivo del suo
pessimismo: “Il cuore ferito a morte dalla realtà della guerra”.
Il ricordo
di Hiroshima ritorna, nel mondo lirico della favola, come un motivo bruciante,
minaccioso e come un presagio lontano, e con esso ritornano i simboli del mondo
industriale e militarizzato: l’orologio, la scacchiera, le bombe ed il
Nulla.
Il poeta, pur essendo convinto che la nostra fiaba è atomica (concetto
espresso con efficacia mediante melodie dolci ed inquietanti) crede anche nella
rinascita della poesia dell’Amore nell’anima pura dei giovani e degli
artisti.
La “Romanza” di G. Martorino mi sembra dolce e nostalgica, anzi
dolcissima come il nome di mamma, inciso che ritorna più volte durante il corso
della composizione, in modo logico e patetico, come un rimpianto
struggente.
Questa romanza è molto significativa nel discorso musicale del
compositore, forse più della canzone “Il sogno” (dedicato alla sposa, nello
sfondo di Cefalù) e della canzone “ Ode all’Europa” (dedicata alla nostra terra,
l’Europa) e forse anche più della canzone “Arianna” (dedicata alla figlia,
liricamente), perché in questa canzone c’è il senso poetico di una “recherche”
musicale vibrante di ricordi e profumata di violette.
Il poeta invoca la
madre defunta, cercando di evocare il suo spirito mediante l’arte musicale, ma
la risposta di una persona morta non può che essere musicale, come un soffio di
altri mondi; così, infatti, avviene nell’introduzione.
La madre parla senza
parole al cuore del compositore Martorino, si esprime con il respiro delle note
ritmate dalla melodia, con tutta l’atmosfera armonica, senza bisogno di sedute
spiritiche ed il musicista, nell’ascoltare una vecchia romanza, ritrova la madre
ed il sogno della sua gioventù.
Dopo questa “ripresa” facciamo seguire un
giudizio più articolato sulle altre canzoni del volume.
Nell’ordine in cui
sono poste le canzoni possiamo notare le seguenti tonalità d’impianto:
Mib
magg., Fa magg., Do magg., La min., Mib magg., Do min., Fa magg.
Ha un senso
questa serie di colori per l’Autore?
Noi possiamo accennare qui, di
passaggio, che si tratta d’intervalli consonanti e di qualche rara dissonanza,
con la ripetizione del Mib magg., come nesso.
Nei “Canti siculi” di Martorino
(già recensiti da noi, altrove), abbiamo una diversa gamma di tonalità: Re min.,
Do min., Lab magg., Sol magg.
In questa “melodia di timbri” c’è un rilievo
maggiore ed un evidente equilibrio fra i due modi musicali.
Noi troviamo
sottili affinità fra queste canzoni in dialetto (recupero personale del folclore
siculo) e le “Romanze d’amore” (recupero ideale della romanza italiana ed
europea), le quali risaltano nel discorso generale, a paragone, come il modo
maggiore sul minore.
In entrambi i motivi (siculi e italici) si nota la
stessa personalità e lo stesso centro d’ispirazione:l’Amore.
In contrasto ad
esso c’è il senso tragico della morte, rilevabile sia in “Fiaba atomica” che
nella dolente “Ballata du pueta”, motivo insinuato anche nelle altre
composizioni, in modo ambiguo, stregato e musicale, come l’altre faccia della
medaglia.
“Il ricordo” (Mib magg.) è un idillio visto con nostalgia, da
lontano, nell’ansia di una memoria elegiaca.
Tutta la musica sembra contenuta
in quello sguardo malinconico sulle ceneri del primo amore defunto.
Il
ricordo che segue alla vista del grande amore scomparso, tradito, nasce pensoso
e smarrito: è facile sentire il pianto dietro il sorriso!
Non si capisce bene
perché l’amore finisce all’interno di una coppia (accordo logorato?), ma è
evidente che il rimpianto di esso diventa musica nel cuore del
musicista:
“Noi ci siamo ricordati/ della
dolce primavera/ che per sempre si è perduta/ poi che il nostro amor
finì/”.
La canzone “L’Angelo” (Mib magg.,
lo stesso di “Romanza”) ha un contenuto lirico e mistico, fondato sulla venuta
dell’angelo dell’amore e della morte.
Il leitmotiv "Quando verrà il mio Angelo”si ripete otto volte, con diversi sviluppi, per condurci
all’ansiosa domanda finale, metafisica.
L’arte può esorcizzare la
morte?
Nella Bibbia c’è scritto che il vento dello Spirito “soffia dove
vuole”, misteriosamente.
“L’Angelo” si presenta “bello e triste” verso il
crepuscolo, col “passo leggero” ed un “folle sussurro” e con la “spada di fuoco”
in mano.
L’impressione? Un angelo sterminatore, barbarico più che decadente
(forse di biblica memoria) “nel fondo del giardino”.
Simbolismo? Non ci
sembra qui una figura astratta l’Angelo, in quanto possiede una sua
personalità:
sogni, occhi assenti, ricordi, baci, rimpianti ed ira
nostalgica.
Una lontana eco di questo Angelo possiamo trovarla nella
rievocazione del fantasma della madre, fatta dal moderno Orfeo.
Non per nulla
si dice che “La madre è l’Angelo della casa”.
Diversità possibile fra i due
fantasmi?
L’Angelo è terrificante e la madre e consolante.
Logica
conclusione del discorso musicale è l’evocazione di un terzo fantasma, sublime e
religioso: la Madonna.
Nella canzone “Ave Maria” (Fa magg.)
c’è il superamento della madre realistica e dell’Angelo ideale.
Le figure
mitiche di Europa e di Arianna (cantate prima) sono un contrappunto classico
alle figure cristiane dell’Angelo e della Madonna.
L’Ave Maria vuole
esprimere tutto il dolore del mondo attraverso il lamento ed il singhiozzo, ma
al contempo far sentire la gioia esaltante della fede, come si potrebbe vedere a
Lourdes o sopra un campo di battaglia, dopo un massacro.
Con questo canto di
speranza oltre la morte si chiude il discorso poetico e musicale dell’artista,
religiosamente”.
Gennaro Licastro, compositore e critico
musicale.
Palermo, luglio 1984
“La “Deutschtetralogie” del poeta e
compositore Giuseppe Martorino è una lirica ballata che abbraccia tre secoli
circa di storia tedesca: dalla classicità di Goethe e dalla sonata di Mozart
alla barbarie di Hitler e alla dodecafonia di Schönberg, maestro
dell’espressionismo viennese”. “Condividiamo questo giudizio del critico Nino
Martini ed aggiungiamo che l’opera (assieme ad “Inno Gitano”) è molto attuale,
in quanto si colloca nell’aria dell’odierna distensione fra la Russia e
l’America, impegnati a superare il contrasto fra la realtà socialista e
l’ideologia del capitalismo.
Il tono delle canzoni, fra canto lirico e recita
da cabaret tedesco, risulta appropriato.
“Inno gitano” (rapsodia zingaresca
ed impegno umano contro ogni bellicoso razzismo) si pone sulla stessa
prospettiva lirica, unificante.
Le liriche “Ad Emilia” (romantica nel
sentimento e fiabesca nel paesaggio), “Donne russe” (festosa armonia di amicizia
e cultura europea), “A Santa Rosalia” (confessione elegiaca del negativo e
speranza di salvezza), fanno parte di un quadro generale dove la tragedia
storica è illuminata dalla fiaccola della fede.
Ci piace concludere questa
breve recensione citando a memoria le parole dell’amico Martorino:
“Deutschtetralogie” è il sogno dell’Europa unita dagli ideali classici di
cultura e di giustizia, mentre “Inno gitano” è il desiderio di libertà poetica e
di fratellanza”.
Le poesie “Donne russe” ed “A Santa Rosalia” completano
l’accordo dell’amore umano con quello divino, in piena armonia.
“È evidente,
in questo discorso, l’idealismo dell’artista, veramente dignitoso nella sua
lotta contro il consumismo generale”.
Gennaro Licastro,
compositore e critico musicale.
Palermo, 1984
A seguito del regalo del libro
di poesie “Il gioiello” , del volume di liriche “Arianna”, del disco Elyphon
L.P. 01198 con “Ode all’Europa” e della lirica “A Joannes Paulus II” , una
dedica di Renato Guttuso: “Al poeta e
all’artista Martorino, molti auguri di buon lavoro!”.
Nel collegamento c’è il
pittore Filippo Maggiore ed il poeta Giacomo Giardina.
Interessante incontro culturale
con Guttuso.
Bagheria, gennaio, 1985
Il poema “Inno all’Europa” ha
destato” vivo interesse” nel Presidente del Parlamento Europeo, nell’occasione
della “Giornata Europea 1985” (come precisa il signor Enrico Vinci, Direttore
del Gabinetto del Presidente) ed è stato presentato anche nella TV8 bagherese,
con la collaborazione degli allievi della Scuola Media “G. Carducci” .
Nino
Martini, critico d'arte
Palermo, 1985
“Martorino presenta una valida
lirica esistenziale, una lirica d’amore e di meditazione sulla Morte, per
l’interposta persona dell’Angelo”.
Critica alla poesia “L’Angelo” di Giuseppe
Martorino nell’antologia “Alternanze 2”.
Milano, 1985
“La lirica dal
respiro vasto e dal tema gagliardo e acceso del poeta- pittore siciliano,
Giuseppe Martorino, fa risuonare in toni vibranti la maschia fierezza morale del
vecchio presidente Pertini”.
Antologia “Una Poesia per il Presidente Sandro
Pertini.
Frosinone, 1985
“Bagheria, un “Inno
all’Europa”
“Nel salone degli Specchi di villa Palagonia a Bagheria è
stato presentato ufficialmente “Inno all’Europa” del poeta Giuseppe Martorino di
Martorano, in riferimento alla
”Giornata Europea”.
Ha letto la relazione
di Franco Del Pizzo e del critico d’arte Nino Martini, Giuseppina Di Giacinto,
la quale ha messo in luce i diversi interessi dell’artista (poesia, musica,
pittura, teatro, saggistica) il quale ha recitato parti essenziali del suo
poema, liriche delle antologie letterarie dove è inserito, ed eseguito una sua
canzone con il
violino: “Canto d’amore”.
Il balletto “Ratto di Europa” , eseguito dalle
allieve della scuola media “G. Carducci” (con coreografie e
musiche di Martorino) ha completato la manifestazione, a chiusura della quale
l’assessore alla P.I. Salvatore Aiello, ha conferito all’artista un “Diploma di benemerenza
culturale” .
Giornale di Sicilia.
Palermo, 1985
“Martorino Giuseppe – Scrittore,
poeta e compositore. Pluriaccademico. Come poeta è tra l’altro presente in molte
antologie, tra cui quella italo-brasiliana “ Sicilia Tempo Presente”,
nonché
in vari L.P. della casa discografica “Elyphon Co” di Palermo, recitate dagli
attori Giorgio Styner e Marisa Calaciura. Compone musica classica e
neorealistica.
Le sue romanze “Il Sogno” e “Inno all’Europa” sono state
incise dal cantante Fabio Novelli, con l’orchestra e coro dell’Elyphon.
Come
pittore ha tenuto diverse mostre in Italia e all’estero, riscuotendo notevoli
successi di pubblico e di critica.
Annuario dello Spettacolo 1985-‘86
S.
Salvo Marina, 1986
Musica e Poesia
“Canti Siculi” di Giuseppe Martorino-
Nel presentare i “Canti Siculi” di Martorino mi
viene in mente il “Gesamtkumstwerk”, ossia il progetto di opera d’arte totale,
tipica dei greci e di molti artisti romantici.
Questo perché Martorino ama
scrivere i testi delle sue musiche, commentandoli con pregevoli disegni, nonché
per il suo impegno di regista nel fare rappresentare le sue opere.
Il
progetto può sembrare donchischiottesco in Sicilia (considerato il materialismo
dominante, poco attento al mitico folclore, specie se lirico e religioso), ma in
ogni caso è lodevole.
Mi chiedo pensoso: la tetralogia sicula di Martorino,
dove si potrebbe rappresentare?
Risposta semiseria: nella spiaggia di Cefalù,
durante l’estate.
La battuta scherzosa non vuole essere insolente, ma
espressione di simpatia per l’autore, realmente impegnato. Qui non si mette in
dubbio l’originalità dello stile lirico, molto romantico ed esistenziale, ma
viene considerata problematica la possibilità di fare dell’arte, nel nostro
mondo consumistico, dove tutto è industrializzato per fini commerciali.Dagli
spartiti che ho potuto vedere, dalle musiche e dalle liriche incise su cassette
e dischi Elyphon, dalle critiche che risultano in diversi giornali, ho avuto
l’impressione che la vera intenzione del compositore sia questa: una personale
“recherche” , lirica e musicale, non priva di un certo impegno etico e civico,
encomiabile in questo oscuro tempo di “riflusso”.
Martorino ha pubblicato
molti volumi di poesie, commedie e spartiti; realizzato mostre di pittura e
recitals di poesie, in Italia ed all’estero; è incluso in diverse antologie
poetiche; sue opere figurano in collezioni pubbliche e private, per cui è
evidente sia la forza creativa della sua personalità che l’impegno
estetico.
A me sembra che la dialettica artistica di Martorino sia fondata
sul rapporto fra Spirito e materia, un rapporto drammatico ed in divenire, non
privo di una sua lirica forma di catarsi, armoniosamente.
L’ispirazione gli
nasce da motivi autobiografici (è il caso dei romantici), ma l’espressione
formale raggiunge una sua definizione chiara (tipica dei classici) e vuole avere
un concreto rapporto storico e sociale, per sublimarsi nella bellezza della
forma universale.
Cerchiamo qui di fare una breve descrizione dei “Canti
Siculi” che formano un solo discorso logico e musicale, dove non si nega la
tragedia, ma si spera anche nella liberazione dell’Amore.
Il discorso di apre
con il “Cantu d’amuri” (Re min.) che ci ricorda il nostro mondo atomico e le
rare possibilità di poesia che offre all’uomo; segue la “Sirinata” (Do min.),
protesta contro il gioco edonistico, quando tradisce la sacralità dell’amore;
continua con “La ballata du pueta” (La bem. Magg.), espressione della solitudine
del’artista moderno, “in cerca di l’Amuri” ; si conclude con una “Tarantella”
drammatica nella sua allegria, ma al contempo evocazione di una Sicilia magica,
surreale ed arcaica, la quale aspira ad un riscatto completo, fisico e
spirituale, come si nota nella preghiera finale, fatta alla Madonna dai
tarantolati. “O Matri, fanni guariri!”.
Siamo convinti che l’artista
Martorino ha vinto la sua artistica battaglia, con serietà, e lo dimostra il
presente libro di “Canti Siculi”, frutto maturo della sua
personalità”.
Critica del compositore Gennaro Licastro, pubblicata nel
“Corriere delle Madonie”, Settembre 1986, anno della pubblicazione della
cassetta “Poesie e Canzoni” con la Casa Editrice Musicale Elyphon- PA- Sigla
“MC- GLE 01224 Mar- Stereo 7 con bollo SIAE-
Diploma di onore
dell’Acc. dell’Arte Wolfgang Amadeus Mozart- 1° premio per il compositore G.
Martorino.
Palermo, 1986
“Il ritornello “Ora pro nobis” ci immette con
efficacia e con significativa realtà nella vita del convento, ai tempi della
grande Santa.
Lirica notevole, per la singolarità delle immagini”.
Critica
di A. M. Piazza alla poesia “Santa Teresa” di G. Martorino. Antologia ”Divina
Luce”.
Palermo, 1986
“La figura del Papa ci
appare evidente nella sua immagine ideale di rappresentante di Cristo ed anche
nella concretezza di uomo che ama l’arte, la poesia e la pace”.
Critica di N.
Martini alla poesia di G. Martorino “A Joannes Paulus II “ nell’antologia
“Poesie per il Papa”. L’autore ha ricevuto ringraziamenti da parte del Santo
Padre.
Bologna, 1986
“Triste
visione del passato, ma che getta ombre misteriose sul nostro futuro per la
bomba al neutrone. È un avvertimento di profezia che solo un Poeta riesce a
dare”.
Critica di Gino Parenti alla poesia “Pompei” di G. Martorino-
Antologia “Poesia del Sud”.
Bologna, 1987
“Un’esigenza di dare un
significato metaforico ad ogni “modo d’essere” muove questa penna verso una
causale grazia di ogni “elemento”.
La ricerca di un’intimità, in ogni
manifestazione affettiva, anche la più semplice, pone il poeta nella condizione
di alterare la realtà, di sminuire la drammaticità dell’evento per regalare una
parvenza di favola.
Una penna che tratta il tema della mediazione con abili e
toccanti accenti su temi satirici”.
Critica alla poesia “Pollicino” di G.
Martorino nell’antologia “I Contemporanei”.
Venezia, 1987
“La lirica
di G. Martorino esprime passione e nostalgia, l’anima gitana” .
Critica di N.
Martini alla poesia “Sueño Gitano, pubblicata nel giornale “Lo Studente” di
Palermo e nel giornale del Venezuela “ El Universal” .
Venezuela, sabato 25
aprile 1987
“Nel racconto “Sinfonia
d’amore” qui presentato, lo scrittore Giuseppe Martorino mostra brillantemente
come ritmo e contenuto possono non essere affatto antitetici, quando il
narratore sente in partenza l’effetto che vuole ottenere”
Antologia”Poeti del
Ventesimo Secolo”, Casa Editrice Seledizioni.
Bologna, 1988
“Lirica interessante questa di
Martorino, sia per il verso scarno ed essenziale, sia per il misto di sacro e di
profano, che la pervade tutta.
È l’invocazione di un uomo che, consapevole
dei suoi peccati, della sua dedizione ai piaceri del mondo, chiede perdono,
attraverso la poesia, “catarsi al Male”.
Critica della poetessa A. M. Piazza
alla lirica “Santa Rosalia” inclusa nell’ antologia “Cieli Aperti”.
Palermo,
1989
Antologia di “Poesie e
Canzoni”
La Casa Editrice Musicale Elyphon di Palermo ha pubblicato
recentemente le “Poesie e Canzoni” di Giuseppe Martorino, in cassetta stereo 7
(MC. GLE-091224- MAR) della durata di 90 minuti, con disegno dello stesso autore
sulla copertina: “Il Santo”.
L’antologia contiene dodici canzoni,
appassionate e nostalgiche, due versioni orchestrali (“L’Angelo” e “Ave Maria”)
e ventiquattro poesie, liriche ed impegnate, espressive.
I testi sono cantati
e recitati da diversi artisti, fra i quali lo stesso autore.
Abbiamo già
avuto occasione di parlare del talento poetico e musicale di G. Martorino, in
altre puntate del nostro giornale, e adesso questa pregevole opera ci spinge a
ribadire la nostra opinone positiva.
Ci congratuliamo con l’autore, a cui
vanno i nostri sinceri auguri”.
A. M. La Grua, poeta.
Il Corriere delle
Madonie
Cefalù, giugno 1989
"Intensa
attività artistica di Martorino”
Rendiamo omaggio all’instancabile attività
artistica di Martorino, pubblicando una recensione al suo recente libro “Poesia
e Mafia” e una sua “Romanza” con il corredo del testo musicale.
Il libro
“Poesia e Mafia”, del poeta Giuseppe Martorino, si pone davanti ai nostri occhi
di lettori come un dramma religioso, in prospettiva storica: un paladino europeo
in lotta contro la mafia. Il mostro policromo dalla campagna è passato nelle
città di varie nazioni, incarnandosi in diverse figure diaboliche e pervenendo
ad alcune forme di pentitismo problematico.
Nella ghirlanda l’autore ha
intrecciato cinque sue canzoni (incise su cassette Elyphon) che, musicalmente,
indicano il cammino dell’uomo dal dolore alla speranza, e cinque disegni che si
armonizzano con esse, graficamente.
La prima poesia “I Vespri Siciliani”,
rievoca la famosa rivolta che nel Duecento segnò l’origine bellicosa della mafia
in Sicilia. Il termine mafia deriva forse da “mahyas”: protezione. Il poeta ci
mostra dopo lo sviluppo storico del tema, in alcune liriche:
“I Beati Paoli”
(Settecento), “L’Onorata Società”(Ottocento), “Mafia e Droga” (Novecento), “Il
Pentito”.
La lirica “Muro di Berlino” amplifica il tema della violenza
mafiosa sul piano dell’ideologia nazista ed accenna al motivo del perdono, che
sarà sviluppato nell’ultima lirica, in modo drammatico, e sfocerà nella
musica.
La Sicilia non è avulsa dal contesto europeo, dove l’ideale cristiano
del perdono deve superare le classiche Furie della vendetta e la paranoia del
terrorismo, di stato o anarchico. Lo scetticismo dei “gattopardi” rispecchia
solo fatalismo greco, arabo e decadente.
La musica “Il Figliol Prodigo”, di
Martorino, traspone il motivo poetico dell’amore nel regno melodico, con
armonia, ed orchestra un gioco di voci a specchio dove la poesia trionfa sulla
mafia, moralmente”.
Nella stessa pagina è stato pubblicato uno spartito col
titolo “Romanza” ed il testo poetico.Nino Martini, critico.
Il Corriere delle
Madonie.
Cefalù, 30 giugno, 1989
“Ogni verso di Martorino evidenzia la
lotta, il dolore, il coraggio dell’uomo di fronte alla Morte.
Il poeta si
sofferma sulle vicende emblematiche del Mondo dove il tempo storico dell’Umanità
sembra scandito da un fatalismo spietato.
Pare non ci sia un rimedio per
mitigare le pene del Mondo dominato dall’irrazionalità. La Morte è l’unica a
trionfare, specie se provocata dall’uomo stesso, dalla sua egoistica
irrazionalità”.
Critica della poetessa Liliana Cavone Fagbohun alla poesia di
Giuseppe Martorino
"Trionfo della
Morte”nell’antologia “Dossier Poesia”.
Bologna, 1989
“Il poeta Giuseppe Martorino
esprime, nella tetralogia pubblicata in questa antologia, le proprie riflessioni
sull’arte, sull’amore, sulla morte e sull’eternità.
In questo modo affetti e
dolori -le condizioni sempiterne che caratterizzano l’uomo e la vita- emergono
dall’ordito letterario con una cristallina evidenza là dove egli dice che “Sogna
il poeta…la sposa nel giardino fra le viole” e ancora “Thanatos è forse l’atteso
editore…”, in un gioco di attrazione-repulsione che diventa enigmatica risposta
al bisogno di amare senza precipitare in troppo facili illusioni, alla
consapevolezza della sofferenza, come prova di mantenimento di un equilibrato
senso della realtà”.
Antologia “Poesia degli Affetti e del Dolore”.
Casa
Editrice Seledizioni .
Bologna, 1990
“Giocando su un oggetto del
quotidiano (Il Ritratto), un poeta preparato come Giuseppe Martorino sa ricavare
immagini di altissima definizione poetica: “il mio viso, lo specchio del mio
stile”.
Antologia “Poeti del Secondo Millennio”.
Bologna, 1990
Il compositore Nunzio Ortolano
ha gradito molto il regalo di alcuni spartiti e della cassetta “Poesie e
Canzoni” di Giuseppe Martorino, notando “la dolcezza della melodia, troppo
arricchita dall’armonia”, auspicando una maggiore semplicità armonica,
specialmente nelle canzoni.
Canzone da lui preferita nell’antologia: ”Cantu
d’Amuri” .
Bagheria, 1996
L’insegnante di di musica Gigliola
Perniciaro, dopo avere ascoltato l’audio cassetta “Poesie e Canzoni” di Giuseppe
Martorino, ha riscontrato “echi mahleriani” e pure “echi bizetiani”, in qualche
tratto.
Canzone da lei preferita nell’antologia: “Tarantella”.
Bagheria,
1996
“Ero svagato-svogliato: leggevo un libro si e no, irriflessivo,
mentre le parole sbandavano dalle righe…
Un nome, il dolce nome “Arianna” ora
mi attrae e il cielo si rasserena rileggendo“ Martorino, poeta che vive di
poesia; la gode, la offre generosamente.
Il libro è dedicato, appunto, alla
figliola Arianna: cavalieri, fate, castelli, mondo e sogni di ieri…
Oggi
altra favola abbiamo “nel cuore ferito a morte dalla realtà della guerra:
Hiroshima”, come dice il poeta nella sua canzone “Fiaba Atomica” , eseguita al
pianoforte e cantata in mia presenza”.
Giacomo Giardina, poeta.
Bagheria,
luglio 1996
“Martorino è il poeta di oggi e del domani. Egli ha tutta la
mia stima”
Giovanni Girgenti, poeta, che ha molto apprezzato il volume di
liriche “Arianna” .
Palermo, 26 agosto 1996
Raul
Aiello,pittore, il quale ha eseguito il ritratto del poeta e,
gentilmente, glielo ha regalato.
Bagheria, 03- 05 - 2000
Molto gradito
è stato il dono del poema “La Campana “ e del poema “Inno all’Europa” da parte
del pittore, Carlo
Puleo , che ha ricambiato con una sua monografia ed un’antologia di poesie
con dedica ”Al poeta Martorino”.
Bagheria, 22-04-2000
In seguito il
pittore poeta Puleo ha dedicato al poeta Martorino una lirica dal titolo: "Poesia, Musica e
Pittura"
Bagheria, 08-06-2000
PROFILO DI UN POETA
Sul numero di febbraio-bis 2000 sono state
presentate ai nostri lettori sette poesie di Giuseppe Martorino, un poeta che ha
tante di quelle idee da annoverarlo tra gli esponenti più incisivi della
letteratura moderna.
Le sue poesie che si distinguono maggiormente per la
forma metrica compatta e, si potrebbe dire, di sua creazione, si riconoscono per
l’alta classicità che mai viene meno.
Una poesia che si potrebbe definire lo
specchio di un pensiero che ha affascinato i padri della letteratura
mondiale.
Una poesia dopo l’altra, con le stesse cadenze e la stessa forma
scenica.
Un complesso di forme che si fanno vive ed appaiono con un’eleganza
persistente in ogni situazione della vita.
È accertato che per Giuseppe
Martorino la poesia fa parte della sua vita quotidiana.
Senza di essa i suoi
giorni sarebbero vuoti.
Questo mondo poetico che affascina e che dice molto
di più di quello che si potrebbe pensare, scaturisce dal suo intimo e resta in
ognuno di noi come se fosse stato radicato nella nostra immaginazione.
Un
mondo che riesce a far felici, perché in esso c’è soltanto bellezza, amore e
spiritualità.
Ogni cosa, che riesce a sollevarsi dal fango, ha sapore di
speranza e nella speranza matura quel senso di fede reciproca che ci avvicina
non solo all’autore, ma anche a tutto quello che non sa di polvere e non ha
sapore di terra.
Antonio Pesciaioli, poeta.
Nordrach (D), giugno
2000
Pubblicazione di n° 2 CD contenenti
rispettivamente "Canzoni" e "Poesie" di G. Martorino.
“La nuova edizione delle
suddette opere, a mio avviso, ha migliorato la qualità della ricezione, per cui
il contenuto lirico e drammatico risalta con più evidenza e diventa più
fruibile”.
Nino Martini, critico
d’arte.
Bagheria, dicembre 2000
La poesia di Giuseppe
Martorino è forte, drammatica, e colpisce il lettore immediatamente.
Martorino ha in sé la
piena consapevolezza del suo compito: allertare, protestare, esaltare,
evocare, ricondurre sul retto binario ciò che sta debordando.
La sua poesia è ispirata,
classicheggiante, e rievoca in noi barlumi romantici.
Vi si evidenziano
considerazioni personali sulla realtà contingente; si analizzano personaggi
consacrati dalla storia per raccordarli con una modernità sempre presente.
Si tratta di una poesia
fatta di precise constatazioni, di esplicazioni che danno senso alle cose,
utili a delucidare il pensiero.
In essa c’è una
costante attenzione metrica, che si sviluppa conferendo ai versi un senso
musicale.
Martorino predilige
espressioni scultoree, taglienti, epigrammatici.
Scorrendo le sue
composizioni si incontrano forme espressive di elevato contenuto etico, che
simboleggiano la realtà:
“Piove sui vivi, qui
deboli e forti, / piove sul campo che la spiga porta, / piove sui giusti e sui
fratelli torti, / piove sul corpo della bimba morta.”
Non poteva essere usata
fraseologia più efficace per focalizzare una realtà molto evidente, cioè
quella che scaturisce dalle guerre assurde, dimostrazione dell’irrazionalità
umana:
“Quando la rabbia qui
sarà passata/ e questa nube in pianto sulle tombe, / sembrerà assurda la
guerra cercata, / il genocidio e il fuoco delle bombe.”
Pacifista convinto,
Martorino, stigmatizza la violenza che è foriera di lutti e sventure.
Ne stiamo vivendo oggi la
veridicità.
Egli auspica il ritorno
della pace, la serenità:
“Ritorneranno al sole i
fiori belli, / il canto degli zingari, il sorriso, / darà la pace amore qui
ai soldati.”
Nelle sue poesie si
diffonde il desiderio di un’umanità concorde, magari purificata dal
misticismo nel fiume Gange.
Riaffiorano allora accenni
di esotismo che arricchiscono i suoi versi molto espressivi.
Gli argomenti seri (come
il dolore e la morte) si alternano ritmicamente, riproposti nel loro crudo
realismo come la conseguenza di guerre, di violenze, di vergogna per gli
stupri, di onore violato che spinge al suicidio.
C’è anche il rammarico
per l’oblio futuro che minaccia ogni poeta, angosciato da questo pensiero:
“Che fine qui faranno i
cari versi, / quando sarò defunto al cimitero?”
È un po’ l’assillo di
tutti!
Martorino vede giocare
sulla scacchiera del tempo i destini umani, l’esistenza che si dipana fra il
cinismo e la tirannia, la guerra ed il dolore, come si legge nella sua poesia:
“Dal pianto delle
vittime è sconfitto/ chi lancia bombe e cinica al cristiano/ appare la
ragione contro i mali.”
Disarmante constatazione!
L’idealismo
dell’artista si estrinseca nel volere “il mondo poetizzare” , ma egli si
chiede pure: “Da quanti evi la battaglia dura?”
Egli sintetizza la lotta
improba del Poeta “contro sorte avversa” e prosegue dicendo:
“Felicità nel cielo ha
qui per meta?/ Obliando il fango, stelle va cantando, / ma sorte lo deride:
“Che follia!”
Un soffuso senso di
pessimismo leopardiano emerge, a mio avviso, da questi suoi versi istintivi.
Il nostro autore però
dimostra un senso diverso della spiritualità:
“Peccando Adamo tutti ha
rovinato, / ma Cristo amando ci donò la pace, / stelle mettendo e
l’iride nel patto.”
Il tema sublime della fede
cristiana non manca nel fondo della sua poesia.
Giuseppe Martorino esterna
la sua vocazione anche nella pittura (al suo attivo ha molte mostre di
pittura) e nella musica (è autore di molti spartiti e canzoni, pubblicate
dalla Casa Editrice Elyphon di Palermo, dalla Casa Editrice Thule e dal Mulino
Letterario di Nordrach); esprime una filosofia realistica con evidente
ricchezza poetica.
Egli possiede la capacità
di amalgamare modernità e tradizione, presente e passato, con evidente senso
morale, nella sua poesia.
Gli endecasillabi
dell’autore hanno una dolce musicalità, una metrica gradevole, al punto di
richiamarci reminiscenze dantesche.
Le sue perifrasi
sintetizzate, le analogie ricorrenti, i simboli allusivi, sono elementi che
accrescono la validità di una concreta poetica, mai evasiva o fatua, ma tesa
alla immediata puntualizzazione
del suo concetto poetico.
Indiscutibile mi sembra il
bagaglio culturale di questo poeta che mostra, nei voli pindarici, naturalezza
encomiabile.
Pacifico
Topa, critico d’arte
Cingoli, 25 ottobre 2001
ARTE E RELIGIOSITÀ
Giuseppe Martorino è un artista poliedrico che esprime la sua creatività nella poesia, nella musica e nella pittura,
con stile realista e senza
barocchismi, proteso verso l'ideale della Bellezza.
In una recensione
precedente ho avuto modo di far rilevare come egli sia un vero poeta della
realtà, un attento osservatore della vita in senso lirico.
Egli non disdegna tuffarsi
nella mitologia con spirito moderno nel contenuto.
Anche gli spunti erotici
vengono temperati nella versificazione contegnosa, come nella sua lirica
“Salomè” :
“Dell’odalisca il nudo
favoloso / traspare, sotto i veli, nella danza.”
Lo stile dignitoso,
adeguato al tema, è un altro pregio di Martorino che ha sempre occhi attenti
verso la realtà nel suo divenire.
Non gli sfugge, ad esempio,
nella sua poesia “Scacchi umani” , che “Ostaggio dei razzisti nel
conflitto / è lo straniero, messo a scudo umano.”
Chiara allusione alla
drammaticità dei conflitti del nostro tempo.
Martorino si pone anche il
problema dell’arte pura che “vuole il mondo poetizzare” , ma subito
sorge in lui un dubbio sulla durata della forma e dell’artista moderno, in
senso esistenziale.
Realismo quindi, tanto
sentito realismo!
Il tema della guerra gli
torna allora davanti gli occhi con la scena terrificante degli stupri e della
morte nella sua lirica “La vendetta” :
“Appare più violenta la
risposta / della ferita donna che si uccide / per vendicare il suo perduto
onore?”
Dove Martorino tocca i
vertici del sentimento è senza dubbio nella poesia “La pace” .
Si tratta di versi
semplici, ma veri, che dicono tutto sulla nostra esistenza piena di conflitti e di nevrosi, dove il danno cade su tutti,
senza distinzione:
“Perché negare ai poveri
fratelli / casa e lavoro in terra, il paradiso?”
Il canto si chiude con la
speranza della pacificazione dei popoli in piena libertà.
La poesia di Martorino mi
sembra fortemente sentita, lirica e tragica, ritmica nella versificazione, con
il pregio di essere subito intuita e condivisa perché è una voce che si leva
contro l’ingiustizia, la violenza, la sopraffazione e la sperequazione
sociale.
È una lirica che
presuppone una ricchezza d’ispirazione umana, un sentimento elevato e vaghi
accenni di musicale romanticismo.
Martorino ha dalla sua la
piena condivisione di chi lo incontra, leggendolo con attenzione e sensibilità,
perché il fondo delle sue creazioni è ricco di eticità.
Egli ci ricorda, nella sua
lirica “La sventura”, un messaggio d’amore:
“Cristo amando ci donò
la pace.”
La sua poesia rivela una
fede profonda nell’arte ed una religiosità realmente vissuta con piena
convinzione.
Pacifico Topa, critico
d’arte
Cingoli, maggio 2002
|