KARATE, KOBUDO E BO

Tutti i praticanti di Arti Marziali sanno che Karate significa "mani vuote", ma pochi comprendono che questa terminologia va intesa nel suo significato più profondo ("vuoto" in senso Zen) e non si riferisce esclusivamente al combattimento senza armi. Il Karate, come creato e sviluppato nell'isola di Okinawa, è sempre stato un sistema complessivo di combattimento che solo in mancanza di armi vere e proprie ricorreva a quelle del corpo umano. L'aspetto armato del Karate è conosciuto anche come KOBUDO o OKINAWA KOBUJUTSU.

La scelta del tipo di armi è stata influenzata soprattutto da alcuni decreti del quindicesimo e diciassettesimo secolo, che proibivano agli abitanti di Okinawa di utilizzare le armi convenzionali. Gli isolani sostituirono allora alle spade, alle lance, agli archi ed alle frecce degli attrezzi di uso comune, che chiunque poteva portare con sé senza timore di venire arrestato, ed in mancanza anche di questi, alle nude mani. Il Karate senza armi e quello con le armi si svilupparono dunque contemporaneamente e parallelamente; non si tratta di due Arti Marziali diverse, ma di due aspetti della medesima disciplina. Il tipo di allenamento è, infatti, lo stesso, le posizioni sono le stesse, i principi fisici e psicologici sono gli stessi, lo spirito è lo stesso; varia solo il metodo di maneggiare l'arma, considerata come un prolungamento del corpo. Tutti i grandi maestri del Karate, Gichin Funakoschi compreso, erano esperti di Kobudo e solo negli ultimi decenni lo sviluppo dell'aspetto sportivo del Karate ha fatto trascurare la pratica e l'insegnamento delle tecniche con le armi. Come risultato in Giappone, Okinawa esclusa beninteso, gli appassionati e gli esperti di Kobudo, contrariamente a quanto si crede comunemente, sono rarissimi. Esistono sì dei karateka che ne conoscono qualche aspetto, che sanno maneggiare una o due armi, ma veramente pochi sono coloro che hanno studiato a fondo e sono in grado di insegnare le numerose armi che formano l'arsenale del Kobudo. In questi ultimi anni, più in Occidente che in Giappone , si è avuto un grande risveglio di interesse per la pratica a "mano armata", considerata come l'aspetto marziale per eccellenza del Karate. I motivi di questo risveglio sono svariati, ma il principale secondo me consiste nel fatto che l'aver trasformato un'Arte Marziale come il Karate in uno sport di gare, campionati, punteggi, ecc., ne ha si permesso una grande diffusione in tutto il mondo, ma ne ha anche alterato lo spirito originale. Ora, nei praticanti di Kobudo, noi troviamo spesso la ricerca di questa purezza originaria. Lo studio del Kobudo permette inoltre di allargare ed approfondire quello del Karate: per esempio la comprensione di numerosi kata in cui idealmente ci si difende contro avversari armati, per lo più proprio di Bo risulta molto difficile senza una base di Kobudo. L'uso delle armi permette inoltre di potenziare le tecniche eseguite a mani nude. E non dimentichiamo infine l'estrema efficacia delle armi in caso di difesa personale: chi conosce le tecniche fondamentali del Kobudo è inoltre in grado di trasformare qualsiasi oggetto: della vita di ogni giorno anche apparentemente innocuo, come per esempio un ombrello, un fazzoletto in cui sono racchiuse alcune monete, ecc. in un arma di autodifesa. Ma quante sono le armi del Kobudo? Sono circa una dozzina, di solito costituite da attrezzi usati dagli agricoltori e dai pescatori dell'arcipelago delle Ryu Kyu di cui Okinawa e l'isola principale.

Ricordiamole brevemente:

Il BO è il bastone lungo

Il TONFA è un bastone corto con un impugnatura trasversale che veniva utilizzato sia per pestare i cereali che per fare buchi nel terreno per piantare le patate.

Il NUNCHAKU è un attrezzo formato da due corti bastoni uniti da un filo di Nylon o da una catenella . Originariamente serviva per battere il riso, ed era un attrezzo tipicamente usato dalle donne.

Il SAI è un asta metallica appuntita con una speciale impugnatura. Questa è un arma vera e propria ed era in dotazione alla polizia di Okinawa.

Il KAMA è un falcetto che serviva per tagliare il riso

Il NUNTI è una specie di Sai a due punte.

Il NUNTI-BO è un bo con un Nunti inserito in cima.

Il SURICHIN è una catena con un peso alle estremità.

Il KAI è il tipico remo dell'arcipelago delle Ryu Kyu.

Il TEKU è una specie di tirapugni.

TIMBEI e ROCHIN sono scudo e pugnale che venivano utilizzati insieme.

Il SANSETSUKON è una specie di Nunchaku a tre pezzi.

Lo studio di tutte queste armi potrebbe spaventare o per lo meno scoraggiare chi si accinge all'impresa, ma in realtà solo le prime cinque sono fondamentali, le rimanenti costituiscono quasi sempre delle semplici varianti delle prime. Inoltre bisogna dire che, per chi ha una buona base di Karate, è abbastanza facile apprendere a maneggiare le armi in un tempo relativamente breve, anche se uno studio approfondito richiede, come in tutte le Arti Marziali, l'impegno di una vita.

LA STORIA DEL BO, O IL BASTONE LUNGO DI OKINAWA.

Il BO è la base di tutto il Kobudo e va studiato per primo. Il bastone è stato infatti la prima arma utilizzata dall'uomo e quindi lo studio delle sue tecniche è estremamente interessante, istruttivo e propedeutico allo studio delle altre armi. Chiamato anche ROKUSHAKU-BO ( bastone lungo sei piedi), il bastone lungo di Okinawa, nelle mani di un esperto, è un arma formidabile. È fatto di quercia rossa, un legno molto duro, resistente e flessibile, purtroppo introvabile in Occidente, La sua lunghezza è di sei piedi, ossia un metro e ottanta centimetri. Naturalmente questa non è una misura assoluta, in quanto la lunghezza del Bo deve essere proporzionale all'altezza di chi lo usa. Ma come mai non venivano utilizzati bastoni più lunghi? La risposta è semplice: l'attrezzo poteva essere impiegato non solo all'esterno, ma anche all'interno delle case di Okinawa che avevano soffitti molto bassi. Le tecniche del BO, come quelle del Karate, sono senz'altro di origine cinese come attesta il fatto che ad Okinawa il BO viene spesso ancor oggi chiamato con la parola cinese KUN ed in tutti i kata antichi permane tale terminologia; per esempio "Sakugawa no Kun", che è uno dei più famosi kata classici, significa il bastone di Sakugawa. Ma chi era Sakugawa? Fu uno dei più celebri maestri di Okinawa; nacque nella città di Shuri nel 1733 e morì nel 1815. Egli viene considerato il vero fondatore di quel tipo di Karate che noi oggi pratichiamo. Il suo più noto allievo fu Matsumura che insegnò ad Itosu ed Azato, che furono i maestri di Gichin Funakoshi. Sakugawa da giovane era piuttosto turbolento e riottoso. Un giorno vide un elegante cinese appoggiato al parapetto di un ponte della città di Shuri. La tentazione di spingere in acqua lo straniero fu per Sakagawa troppo forte, ma mal gliene incolse perché quel cinese era il famoso Kushanku, autore del kata di Karate Kanku-Dai. Avvilito, confuso e probabilmente malconcio, Sakugawa domandò scusa a Kushanku e gli chiese di diventare suo allievo. Malgrado il precedente fu accettato e dopo molti anni egli a sua volta diventò così forte, saggio e famoso che venne addirittura soprannominato "Karate". Sakugawa è entrato oggi nella leggenda, non solo come grande esperto di Karate, ma anche di Bo. Secondo l'uso di allora, l'insegnamento delle Arti Marziali era segreto e riservato a pochi allievi privilegiati. Per quanto riguardava il Bo, che aveva perfezionato viaggiando in Cina, Sakugawa era ancora più misterioso e non voleva insegnare a nessuno. Uno dei suoi migliori allievi di Karate, Ginowan Donchi, desideroso di apprendere l'arte del bastone, soleva spiare il Maestro mentre praticava ed allenarsi a sua volta in gran segreto. Un giorno Sakugawa scoprì Ginowan in azione e comprese che doveva averlo osservato ed imitato. Invece di arrabbiarsi decise di insegnarli tutti i segreti della sua arte. Divenuto celebre a sua volta, Ginowan Donchi, ci ha trasmesso un kata, il "Ginowan no kun". Un altro grande maestro vissuto più o meno in quei tempi era Sueishi. Egli ci ha lasciato un kata dal nome poetico "Cho Un no kun" che significa "bastone della nuvola del mattino". Come Sakugawa, Sueishi insegnava solo a pochissimi intimi e preferiva passare lunghe ore ad allenarsi in segreto. Egli aveva un fedele servitore di nome Chinen Shikanaka che mentre accudiva ai mestieri di casa, con fare disinteressato, osservava il padrone che si allenava. Un giorno Sueishi si rese conto che ogni qualvolta si stava allenando col Bo, Chinen aveva qualcosa da fare lì attorno. Lo chiamò e gli chiese il perché. Chinen gli rispose che avrebbe tanto desiderato imparare l'arte del Bo, ma che non osava chiederglielo data la sua posizione sociale. A Sueishi piacque la sincerità del domestico e ne fece il suo migliore allievo; il risultato fu che Chinen, diventato a sua volta maestro, creò un kata, il "Chinen Shikanaka no kun" che è stato tramandato fino a noi. Molti altri maestri vissuti tra il 1600 ed il 1800 hanno messo a punto dei kata che si praticano ancor oggi: dal famoso Sokon Matsumura soprannominato "Bushi" cioè "Samurai" (era il miglior allievo di Sakugawa ed a lui si deve il noto kata di Karate " Bassai dai") che ha creato il "Mats0umura no kun", a Myazato che, vissuto lunghi anni in Cina, ci ha trasmesso un kata molto simile a quelli cinesi, il "Myazato no kun", da Sueyoshi, contemporaneo di Gichin Funakoshi, che ci ha lasciato "Sueyoshi non ku dai" e "Sueyoshi non ku sho", fino a Chinen che ha messo a punto il "Shiu Shi no kun". Verso la fine dell'800, un grande maestro, Shinko Matayoshi, girò tutti i villaggi di Okinawa e si recò dai più noti esperti per raccogliere l'eredità di un'arte che fino ad allora era stata conservata gelosamente segreta e che egli temeva dovesse, con l'avvento dei tempi moderni, cadere nell'oblio. Oggi suo figlio, Shinho Matayoshi, che vive ed insegna nella città di Naha, la capitale di Okinawa, è considerato il più grande esperto vivente di Kobudo in generale e di Bo in particolare. Personalmente ho avuto la fortuna di apprendere l'arte del Bo e delle principali armi del Kobudo da un allievo di Matayoshi, il maestro Toshio Tamano, inviato ufficiale dello Shorei Kan di Okinawa, prima negli Stati Uniti, poi in Italia invitato dal maestro Roberto Fassi, uno dei più grossi esperti di arti marziali d'Europa

IL BASTONE IN INDIA, CINA E GIAPPONE

Il bastone lungo è popolare, oltre che ad Okinawa, in tutta l'Asia ed in particolare modo in India, Cina e Giappone. Naturalmente le tecniche ed i metodi di allenamento sono diversi da paese a paese. In India il bastone lungo si chiama LATHI ed è fatto di bambù indiano, che a differenza di quello giapponese è pieno e piuttosto pesante. Un esperto di LATHI è capace di far ruotare il bastone con estrema rapidità in tutte le direzioni e far fronte pertanto contemporaneamente a molti avversari. Esistono anche delle forme di gare e campionati. In Cina, come abbiamo già visto, il bastone lungo si chiama KUN (o KON). Esso è il diretto progenitore del BO di Okinawa e si pratica esclusivamente tramite i kata. In Giappone il BOJUTSU è una delle arti marziali tradizionali, ma lo stile giapponese è piuttosto diverso da quello di Okinawa e a differenza di quest'ultimo non è in alcun modo legato all'arte del Karate. Più popolare del BO oggi in Giappone il JO o bastone intermedio della lunghezza di circa un metro e mezzo, la cui nascita è legata alla famosa sfida fra due celebri samurai del diciassettesimo secolo, Muso Gonnosuke, esperto di BO e Myamoto Musashi l'inventore della scherma di due spade. Gonnosuke fu sconfitto dal rivale, ed allora decise di creare una nuova tecnica servendosi di un bastone più corto, leggero e maneggevole del BO: il JO il quale divenne, successivamente, d'uso nell'Aikido.

 

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