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LIMITI E PROSSIMA EVOLUZIONE DELLA PROGRAMMAZIONE
ECONOMICA A FAVORE DELLE AREE DEPRESSE
La legge 488/92
Si parla di Nuova Programmazione Economica (NPE)
in Italia per intendere linsieme di leggi e strumenti
operativi dintervento nelleconomia posti in essere
nel corso degli anni 90, dopo la chiusura dellintervento
straordinario nel Mezzogiorno. In particolare, la legge 488/92
e il successivo Decreto legislativo 96/93 hanno rivoluzionato
lintero sistema di agevolazioni pubbliche alle imprese,
sancendo formalmente la fine dellintervento straordinario
nel Mezzogiorno e sostituendolo con un intervento ordinario
che riguarda non più il solo Mezzogiorno, ma tutte
le aree depresse del paese. La legge 488/92, peraltro, è
una normativa nazionale da utilizzare per il cofinanzamento
delle misure di aiuto dellUE previste, nellambito
del Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) 2000-2006, dal Programma
Operativo Nazionale (PON) e dai Programmi Operativi Regionali
(POR).
Sinora, a valere sulla legge 488/92, sono state
emanate tre generazioni di bandi. Alle prime due appartengono
i primi quattro bandi ordinari, due bandi straordinari emessi
nel 1999 (di cui uno per le zone terremotate di Umbria e Marche
e uno per le regioni cofinanziabili del Centro-Nord: Veneto,
Liguria, Emilia Romagna, Marche ed Umbria) ed uno ordinario
riservato ai servizi turistici emanato sempre nel 1999. Alla
terza generazione di bandi appartiene lottavo bando
2000, che ha ultimato il suo iter procedurale lo scorso mese
di aprile con la distribuzione di 4.790 miliardi di incentivi
per il Sud, di cui 550 miliardi di fondi nazionali e 4.240
di risorse comunitarie.
Con questo bando si è voluto garantire
una maggiore integrazione e complementarità di questa
legge con le politiche di sviluppo locale definite nellambito
della programmazione negoziata (sino ad una riserva del 50%
dei fondi da gestire in graduatorie separate) e dei programmi
regionali di sviluppo, nonché con le politiche industriali
per lo sviluppo dei comparti ad alto contenuto tecnologico
e con gli interventi per la ricerca e lo sviluppo. Novità
assoluta di questo bando è stata lestensione
dellintervento al settore delle costruzioni. Da ultimo,
appartiene sempre alla terza generazione di bandi il nono
bando 2001, emesso con decreto del Ministero dellIndustria
nello scorso mese di marzo.
Le agevolazioni previste dalla legge 488/92
consistono in contributi in conto capitale, o meglio in conto
impianti. I risultati sinora conseguiti con i primi quattro
bandi ordinari non possono essere considerati soddisfacenti,
quanto meno in relazione alla capacità degli incentivi
concessi di attirare investimenti dallesterno delle
aree depresse. Lesposizione che segue si basa su dati
del Ministero dellindustria aggiornati al 30 aprile
2000, data in cui risultano essere state agevolate 17.150
iniziative, per investimenti complessivi pari a 55.316,6 miliardi
di lire, di cui circa 18.000 miliardi di agevolazioni, per
un incremento occupazionale previsto in 221.560 unità.
Per il solo Mezzogiorno, laggiornamento
si riferisce al 31 dicembre 1999, quando risultavano ammesse
a finanziamento agevolato 10.515 iniziative, per un totale
di 34.618,4 miliardi di investimenti (pari al 16% degli investimenti
fissi lordi nel periodo 1996-98), di cui 16.098,1 miliardi
di agevolazioni, ed unoccupazione prevista di 150.000
unità. Perciò, lagevolazione media per
ogni nuovo occupato è stata di 82 milioni di lire (107
milioni nel Mezzogiorno e 35 milioni nel Centro- Nord). Sul
totale di 55.316,6 miliardi dinvestimenti, al 30 aprile
2000 ne risultavano realizzati circa 26.000, che avevano dato
luogo ad erogazioni per 12.447 miliardi, di cui oltre 9.000
miliardi già percepiti. Al Mezzogiorno fa capo il 59%
del numero delle iniziative, il 60% degli investimenti agevolati
e l86% delle agevolazioni. La maggiore incidenza delle
agevolazioni rispetto agli investimenti si spiega con la maggiore
intensità dintervento riservata al Mezzogiorno
dallUE.
Come si è detto, la distribuzione dei
fondi del bando 2000 si è conclusa nel mese di aprile
2001. Alla Sardegna erano stati attribuiti 618 miliardi di
lire, di cui 123 miliardi erano stati riservati allOgliastra
e al Villacidrese in una graduatoria speciale. Lattribuzione
dei fondi, infatti, è avvenuta distinguendo tre tipi
di graduatorie: quella ordinaria aperta a tutte le imprese
industriali e del settore delle costruzioni, quella speciale
riservata a particolari settori e/o aree territoriali ed una
terza relativa ai grandi progetti per il Sud. Dalla graduatoria
finale ordinaria emerge che in Sardegna sono state agevolate
226 iniziative su un totale di 429 domande ammesse in istruttoria.
Nella graduatoria speciale, invece, riservata, come si è
detto, allOgliastra e al Villacidrese, sono state ammesse
a contributo iniziative su un totale di 51 domande ammesse
in istruttoria. Infine, nella graduatoria dei grandi progetti
per il Sud è stata ammessa a contributo una sola iniziativa
(LUnione Editoriale) per poco meno di 23 miliardi di
lire.
Peraltro, mentre nella graduatoria ordinaria
risulta una maggiore equidistribuzione dei contributi, nella
graduatoria speciale oltre il 70% delle disponibilità
è stato attribuito ad appena quattro iniziative, di
cui una con 22 miliardi e due con oltre 17 miliardi di contributi.
Nei primi quattro anni di operatività
della legge 488/92 in Sardegna, sono state presentate 457
domande, per un totale di investimenti pari a 2.100 miliardi,
dei quali 1.130 miliardi agevolati, con una previsione iniziale
di 7.000 posti di lavoro aggiuntivi.
A consuntivo, le iniziative ultimate alla fine
dello scorso anno sono state 154 (il 33,7%), quelle in corso
di realizzazione 124 (27%) e quelle non avviate 179 (39%).
Tra queste ultime, 17 iniziative si riferiscono ancora al
primo bando, per un totale di 200 miliardi di investimenti,
per le quali sono scaduti i termini per la realizzazione dei
programmi. La mancata utilizzazione significa sia la perdita
delle agevolazioni per le imprese, sia la perdita dei fondi
europei, che non possono essere recuperati nei successivi
bandi.
Per quanto riguarda la loro distribuzione territoriale,
il 33,6% delle domande riguarda la provincia di Cagliari,
il 29,6% quella di Nuoro, l11,3% quella di Oristano
e il 25,5% quella di Sassari. Il 70% delle agevolazioni è
andato alle piccole imprese, il 10,4% alle medie ed il restante
19,2% alle grandi.
Come si è detto, il 30 marzo scorso è
stato emanato il decreto ministeriale col nono bando 2001,
che prevede anchesso la formazione di due graduatorie,
ordinaria e speciale, oltre ai grandi progetti per il Sud,
ed ha fissato al 30 giugno i termini per la presentazione
delle domande. Alla Sardegna sono state attribuite risorse
pari a 322 miliardi di lire, di cui la Giunta ha deciso di
riservare il 25% ad una graduatoria speciale di settore. Questultima
costituisce una riserva a favore del settore della new economy,
cioè dellinformatica, dellhardware e delle
telecomunicazioni, e 36 delle biotecnologie. Di fronte ai
nuovi indirizzi di sviluppo delleconomia mondiale, la
R.A.S. ha voluto privilegiare politiche economiche orientate
a favorire la ricerca e lintroduzione di nuove tecnologie
nel tessuto produttivo regionale.
Poiché la legge 488/92 è la principale
norma dincentivazione finanziaria a favore del Mezzogiorno,
quantomeno quella che distribuisce la maggiore quantità
di risorse pubbliche, diventa decisivo il giudizio sulle sue
capacità di amplificare gli investimenti nelle aree
arretrate. Ma tale giudizio, come si è già detto,
non è positivo. Infatti, nella maggior parte dei casi,
i soggetti incentivati non solo avrebbero comunque fatto linvestimento
anche senza lagevolazione, ma lo avrebbero fatto proprio
nella stessa regione o area arretrata, per cui lagevolazione
serve solo a sostituire una parte del finanziamento che altrimenti
si sarebbe realizzata con mezzi propri e/o a ridurre la quota
parte di finanziamento per la quale ci sarebbe stato il normale
ricorso al mercato del credito.
Da unindagine campionaria svolta dallIstituto
Tagliacarne per conto del Ministero dellIndustria, emerge
che solo nel 15% dei casi lagevolazione della 488/92
è stata determinante (4%) o comunque significativa
(11%) per la decisione dinvestimento, nel senso che
senza lagevolazione lo stesso investimento non si sarebbe
effettuato oppure ne sarebbe stato stravolto il suo contenuto.
Nell80% dei casi (71% nel Mezzogiorno), invece, linvestimento
si sarebbe realizzato ugualmente anche senza lagevolazione,
nella stessa identica misura nel 41% dei casi (27% nel Mezzogiorno)
o al massimo in misura inferiore nel 39% dei casi (44% nel
Mezzogiorno). Questultima fattispecie, anzi, lascia
il dubbio che nella pratica linvestimento spesso possa
essere sovrastimato proprio per ottenere una maggiore agevolazione.
Infine, solo il 7% delle imprese intervistate
risponde di aver effettivamente deciso la localizzazione dellinvestimento
come conseguenza diretta dellaccesso allagevolazione,
mentre nell80% dei casi linvestimento si sarebbe
localizzato nella stessa area anche a prescindere dallagevolazione.
Ciò conferma che la capacità della
legge 488/92 di attrarre nuovi capitali dinvestimento
nelle aree depresse del paese è molto debole. Peraltro,
la scarsa mobilità del capitale esistente è
limitata alle imprese di maggiori dimensioni, disposte comunque
a correre i rischi che tale mobilità comporta. Pertanto
il maggiore regime di aiuti riservati al Mezzogiorno da parte
dellUE, per la cui concessione si fa riferimento appunto
alla legge 488/92, non è di per sé sufficiente
ad attirare in questarea maggiori investimenti o, quantomeno,
il volume dinvestimenti che sarebbe necessario a sostenere
uno sviluppo più accelerato di quello del Centro-Nord.
La programmazione negoziata
Uno degli strumenti cardine della NPE è
costituito dalla programmazione negoziata (contratti
darea, patti territoriali e contratti di programma),
cioè da quel sistema dinterventi ordinari provenienti
dal basso (comunità locali), che si fonda sul partenariato
sociale ed è sostenuto con particolare interesse sia
dallUE, sia dalle parti sociali; queste ultime, con
il Patto per il lavoro del settembre 1996, hanno espressamente
contemplato gli strumenti negoziali come indispensabili per
lo sviluppo delle aree arretrate.
Con questi lo Stato, attraverso i ministeri
del Tesoro e dellIndustria, finanzia fino a quasi l80%
(talvolta si va anche oltre) il costo dellinvestimento
iniziale di unazienda che sinsedia in un dato
territorio dove si vuole promuovere lo sviluppo economico,
fissa modi e tempi degli interventi, privilegiando la rapidità
di esecuzione dei progetti, ed in tal modo crea posti di lavoro.
I contratti darea
Il modesto arco temporale di operatività
dei contratti darea non consente ancora di dare una
valutazione di merito in termini di efficacia ed efficienza
relativamente alle iniziative imprenditoriali promosse. Tuttavia,
dalla situazione esistente allinizio del 2000, emerge
che nei 15 Contratti esistenti sono state realizzate 444 iniziative
imprenditoriali, localizzate prevalentemente nel Mezzogiorno,
che comportano circa 4.954 miliardi di lire dinvestimenti
ed oltre 16.000 nuovi posti di lavoro. Lammontare degli
aiuti pubblici impegnati è di 3.370 miliardi (pari
quindi al 68% degli investimenti), di cui il 15% già
erogato.
Per ogni nuovo occupato previsto, linvestimento
medio è di 306 milioni (324 nel Mezzogiorno e 181 nel
Centro-Nord), mentre lammontare medio di risorse pubbliche
impegnate è pari a 208 milioni (233 nel Mezzogiorno
e 41 nel Centro-Nord). Ma la variabilità esistente
tra un contratto e laltro è molto grande: si
va dal contratto darea Torrese-Stabiese, dove per creare
un posto di lavoro occorrono 518 milioni di lire, al contratto
di Terni-Narni-Spoleto dove invece ne occorrono solo 143 milioni.
Da unanalisi comparata delle iniziative
aventi le stesse caratteristiche tipologiche con quelle agevolate
dalla legge 488/92 (ovvero, solo con riguardo alla realizzazione
di nuovi impianti e alla conseguente creazione di nuova occupazione)
e limitatamente agli investimenti compresi nel 3° e 4°
bando della legge 488/92 (quindi, limitatamente ai progetti
presentati entro il 1° semestre 1998), emerge che linvestimento
medio per occupato nei contratti darea è di 276,1
milioni di lire (contro 152,3 milioni nel caso della legge
488/92), lagevolazione per occupato è di 193,4
milioni (contro 80,8) e lincidenza dellagevolazione
sul totale dellinvestimento raggiunge il 70% (contro
il 53% della legge 488/92), percentuale doppia rispetto allintensità
massima prevista dallUE per le imprese di grandi dimensioni
nel Mezzogiorno.
In Sardegna sono stati approvati tre contratti
darea: quello di Ottana, il contratto di Sassari- Alghero-Porto
Torres e quello del Sulcis-Iglesiente. Il contratto di Ottana
è stato promosso dallAssociazione degli industriali
di Nuoro ed è stato sottoscritto il 15 maggio 1998
dai rappresentanti della Presidenza del Consiglio, dei Ministeri
del Lavoro, del Tesoro, dellIndustria, della Regione
Sarda, della Provincia di Nuoro, dei comuni di Ottana e Bolotana,
delle organizzazioni sindacali e delle imprese titolari dei
progetti dinvestimento.
Il 18 febbraio 1999 è stato sottoscritto
il primo protocollo aggiuntivo per linsediamento
di iniziative che interessano settori produttivi caratterizzati
da innovazione tecnologica, in grado potenzialmente di innescare
un processo virtuoso di aggregazione di nuove attività
e una ripresa delloccupazione. Il Responsabile
Unico è individuato nel Presidente della Provincia
di Nuoro.
Il contratto prevede la realizzazione di 35
iniziative imprenditoriali, la maggior parte delle quali appartenenti
al settore manifatturiero, di cui 29 definite in sede di primo
protocollo aggiuntivo, e investimenti per 382,2 miliardi di
lire. Le iniziative sono finanziate in parte con fondi CIPE,
in parte con fondi della legge 488/92 e due con altre leggi
dincentivazione.
A fronte di 1.362 occupati previsti a regime,
gli investimenti programmati da questo contratto darea
ammontano a 382 miliardi di lire, di cui 306 miliardi di risorse
pubbliche (pari quindi all80% dellinvestimento
previsto) quasi interamente provenienti dai fondi CIPE. Il
costo iniziale per ogni nuovo posto di lavoro creato, perciò,
è di 281 milioni, di cui 225 milioni di risorse pubbliche.
Allinizio del 2000, le risorse pubbliche
complessivamente erogate per il contratto di Ottana ammontavano
a 79,8 miliardi di lire (pari al 26% delle risorse pubbliche
totali previste), di cui circa 14 miliardi a favore di iniziative
che hanno usufruito di leggi dincentivazione nazionale
e 65,8 a favore diniziative che hanno beneficiato di
fondi CIPE. A fronte di tali erogazioni pubbliche, però,
risultavano occupati solamente 53 addetti, pari a meno del
4% delloccupazione totale originariamente prevista.
Il contratto darea di Sassari-Alghero-Porto
Torres è stato sottoscritto il 15 maggio 1998, a seguito
della richiesta avanzata dai sindacati e dagli imprenditori
locali, e nel marzo dellanno successivo è stato
firmato il primo protocollo aggiuntivo. La situazione occupazionale
di questarea si è aggravata a seguito della crisi
del settore chimico e, in particolare, dopo la chiusura del
settore fibre del polo chimico Enichem di Porto Torres. Inoltre,
il completamento degli interventi di realizzazione della centrale
ENEL di Fiume Santo ha provocato unelevata espulsione
di manodopera dal settore delle costruzioni.
I soggetti promotori, oltre ai rappresentanti
della PA statale e regionale, sono costituiti dalla Provincia
di Sassari e dai comuni di Sassari, Alghero e Porto Torres,
dalle organizzazioni sindacali, dal Consorzio ASI di Sassari
e dalle imprese titolari dei progetti dinvestimento.Il
Responsabile Unico è individuato nel Presidente della
Provincia di Sassari.
Il contratto prevede la realizzazione di 47
iniziative imprenditoriali, di cui 40 definite in sede di
primo protocollo aggiuntivo, ed investimenti per 193,1 miliardi
di lire, di cui 132 di risorse pubbliche (68%). Delle 47 iniziative,
40 sono finanziate con fondi CIPE, due con la legge 488/92
e 5 con leggi regionali.
Nellambito di questo contratto, si prevede
unoccupazione aggiuntiva a regime di 822 unità
lavorative, per cui ciascun nuovo posto di lavoro verrà
a costare 235 milioni, di cui 161 di risorse pubbliche. Nel
corso del 2000, le iniziative comprese nel contratto avevano
realizzato totalmente od in parte il programma dinvestimenti
previsti e in alcuni casi avviato lattività produttiva.
Loccupazione agli inizi dellanno, però,
era ancora ferma a 127 unità lavorative.
Infine, il contratto darea del Sulcis-Iglesiente
è stato sottoscritto il 22 giugno 1999 a seguito della
richiesta avanzata dai sindacati e dagli imprenditori locali.
Larea del Sulcis-Iglesiente ha subito sin dagli anni
70 un forte processo di deindustrializzazione, che ha
interessato in special modo il settore minero-metallurgico,
con una forte espulsione di occupazione. La natura e la gravità
della crisi hanno imposto la necessità di identificare
specifiche azioni per avviare su nuove basi il processo di
sviluppo del territorio.
I soggetti promotori, oltre ai rappresentanti
della PA statale e regionale, sono costituiti dalla Provincia
di Cagliari e dai comuni di Buggerru, Calasetta, Carbonia,
Carloforte, Domusnovas, Fluminimaggiore, Giba, Gonnesa, Iglesias,
Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso,
SantAnna Arresi, SantAntioco, San Giovanni Suergiu,
Santadi, Siliqua, Teulada, Tratalias, Villamassargia, Villaperuccio
e dalle imprese titolari dei progetti dinvestimento.
Il Responsabile Unico è individuato nel Presidente
della Provincia di Cagliari.
Il contratto prevede la realizzazione di 14
iniziative imprenditoriali, di cui 8 finanziate con fondi
CIPE. Sono previsti investimenti totali per 116 miliardi di
lire, di cui 67 miliardi di risorse pubbliche. Poiché
loccupazione aggiuntiva prevista è di 370 unità
lavorative, il costo per posto di lavoro è di 313 milioni,
di cui 181 di risorse pubbliche.
Nel complesso, per quanto riguarda i tre contratti
darea stipulati in Sardegna, sono previsti 900 miliardi
di contributi a fronte di un investimento complessivo di 1.500
miliardi, che dovrebbe creare a regime circa 1.500 nuovi posti
di lavoro.
I patti territoriali
Esistono tre tipologie di patti, che si distinguono
per le diverse modalità procedurali. Alla prima appartengono
i cosiddetti patti i prima generazione, approvati
dal CIPE tra il 1996 e il 1997. In tutto questi patti sono
12; alla data di approvazione essi prevedevano la realizzazione
di 435 iniziative per 1.245,5 miliardi di investimenti, con
un onere a carico dello stato di 910,6 miliardi ed unoccupazione
aggiuntiva di 6.983 addetti. A seguito di rinunce e revoche,
al 31 marzo 2001, risultavano ancora in essere 335 iniziative,
per 970 miliardi di investimenti (708,4 miliardi di onere
per lo stato) ed unoccupazione prevista di 5.385 nuovi
addetti.
In Sardegna, tra i patti di prima generazione
è stato inserito quello di Nuoro, con una previsione
iniziale di 16 iniziative produttive ed una infrastrutturale,
per un investimento complessivo di 53.858,1 miliardi di lire,
quasi interamente finanziati a carico dello stato (44.371
miliardi). Di questi, gli investimenti produttivi previsti
erano solo 985 milioni, mentre i restanti 52.873 miliardi
si riferivano alla costruzione di infrastrutture. Loccupazione
aggiuntiva era prevista allorigine di 198 unità,
con un costo medio per nuovo occupato di 267 milioni di lire.
Al 31 dicembre 1999, solo 9 delle iniziative
produttive previste dal patto di Nuoro risultavano decretate,
insieme allunica iniziativa infrastrutturale, delle
quali 7 risultavano già avviate. Il 31% delle iniziative
iniziali, invece, avevano rinunciato o erano state escluse,
facendo così cadere una parte dellinvestimento
originario, per un importo superiore ai 25 miliardi di lire,
ed una corrispondente parte delloccupazione, quantificata
in 115 unità. La situazione aggiornata al 31 marzo
2001 era la seguente: le iniziative decretate risultano 12,
per 22 miliardi di investimenti (di cui 17,6 di onere dello
stato) per 83 nuovi occupati. A tale data, le erogazioni hanno
raggiunto il 58% delle risorse, che risulta essere la percentuale
di erogazione più elevata tra tutti i patti di prima
generazione.
La seconda tipologia comprende i patti
di seconda generazione, che include sia 39 patti approvati
sino al 1999, sia 21 patti approvati nel corso del 2000. Con
riferimento specifico ai primi 39 patti, 19 sono localizzati
nel Centro-Nord e 20 nel Mezzogiorno, nessuno in Sardegna.
Le erogazioni al 31 marzo 2001 risultavano pari a 404,5 milardi
di lire, pari al 16,4% delle risorse assegnate.
I 21 patti approvati nel corso del 2000 sono
tutti localizzati nel Mezzogiorno e prevedono 2.164 miliardi
di investimenti (di cui 1.441 miliardi di onere a carico dello
stato) ed unoccupazione aggiuntiva di 7.465 unità
lavorative.
In Sardegna, nellambito della seconda
generazione di patti, sono stati approvati quelli dellArea
vasta di Cagliari, del Sarrabus-Gerrei, della Marmilla-Trexenta,
dellArburese-Villacidrese e della Bassa Gallura. Tali
patti sono stati approvati dalla delibera CIPE del 15 febbraio
2000. In istruttoria, inoltre, ci sono ancora i patti di Planargia,
Nuoro (montagna) e Anglona, per i quali si prevedono investimenti
per complessivi 390 miliardi di lire, di cui 300 finanziati
con fondi pubblici, ed unoccupazione a regime stimata
in 1.100 unità lavorative.
Il patto dellArea vasta di Cagliari prevede
investimenti per 109 miliardi (di cui 76 su fondi pubblici)
ed unoccupazione di 313 unità lavorative. Il
patto del Sarrabus-Gerrei, invece, prevede investimenti per
109 miliardi (74 pubblici) e loccupazione di 366 unità;
quello della Marmilla e Trexenta, investimenti per 57 miliardi
(40 pubblici) e unoccupazione di 158 unità; quello
dellArburese e Villacidrese investimenti per 55 miliardi
(38 pubblici) e unoccupazione di 190 unità; quello
della Bassa Gallura, infine, prevede investimenti per 220
miliardi (100 pubblici) e unoccupazione di 700 unità.
Leccessiva burocratizzazione e la non
chiarezza delle procedure hanno determinato labbandono
di molte iniziative originariamente inserite nella prima categoria
di patti. Dalle risultanze delle verifiche sul campo e dallanalisi
dei rapporti semestrali inoltrati al Ministero dellIndustria
dai responsabili dei singoli patti, infatti, si rileva che
sul totale delle iniziative si è verificato il 28%
di rinunce e/o esclusioni, mentre al 1 gennaio 2000 il 15%
dei progetti era ancora in fase distruttoria. Quanto
al restante 57% delle iniziative che hanno avuto il decreto
provvisorio di concessione, un ulteriore 28% di esse non risultavano
ancora avviate. Perciò, a distanza di quattro anni
dalla loro approvazione, solo il 43% delle iniziative inizialmente
previste dai patti di prima generazione risultano essere effettivamente
avviate. In termini assoluti, dunque, risultano avviate 177
iniziative su un totale di 412.
Anche con riguardo a 12 patti di seconda generazione
sottoposti a monitoraggio dal Ministero dellIndustria,
nonostante lo snellimento delle procedure amministrative rispetto
ai patti di prima generazione, lavvio delle iniziative
procede a rilento. Dal 1998 al 2000, perciò, si sono
resi necessari numerosi provvedimenti volti a snellire ulteriormente
le procedure e a velocizzare le erogazioni, tra cui rientrano
provvedimenti volti ad accelerare lattività istruttoria,
al riutilizzo di risorse derivanti da revoche e alla revoca
delle iniziative non avviate entro 16 mesi dalla trasmissione
del decreto alla Cassa Depositi e Prestiti.
Il titolare ultimo dei controlli e delle decisioni
è il Dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione
(DPSC) del Ministero del Tesoro, ma ai controlli contribuiscono
numerosi altri organismi, tra cui il soggetto responsabile
dei patti, il Ministero dellIndustria, il CIPE e le
Unità di valutazione e verifica degli investimenti
pubblici, centrale e regionali. Le informazioni dovrebbero
confluire nel Sistema di monitoraggio degli investimenti pubblici,
in pratica una banca dati in tempo reale, e poi essere trasmesse
alla Cabina di regia e alla Sezione centrale dellOsservatorio
degli investimenti pubblici del Ministero dellIndustria
e alle amministrazioni centrale e regionali.
Il rischio è che questa costruzione burocratica
si riveli inefficiente. I controlli effettuati dalle Unità
di valutazione, infatti, sono pochissimi, per cui non è
quasi mai possibile accertare se gli investimenti realizzati
corrispondano a quelli programmati in fase distruttoria.
Secondo la Corte dei conti, il DPSC non si è neppure
posto il problema di misurazione degli scostamenti dei risultati
ottenuti rispetto a quelli preventivati. Di conseguenza, risulta
impossibile quantificare i risultati macroeconomici dei patti,
soprattutto in termini di occupazione.
Vengono segnalati, inoltre, abusi nelle erogazioni
e nellutilizzo dei fondi anche senza il regolare avvio
delle opere programmate; ciononostante, nessun provvedimento
di revoca dei finanziamenti concessi era stato emesso alla
fine del 2000 dal DPSC su un totale di circa 2000 iniziative.
Pertanto, nel complesso, i patti territoriali
di prima e seconda generazione sono in tutto 72. Essi prevedono
9.508,1 miliardi dinvestimenti (4.823,3 di oneri per
lo stato) per unoccupazione aggiuntiva di 36.128 unità
lavorative. Le iniziative sono di solito di piccola o media
dimensione (investimento medio 2,8 miliardi di lire, occupazione
media 11 addetti, con un investimento medio per nuovo occupato
di 263 milioni di lire).
Infine, la terza tipologia di patti include
i cosiddetti patti europei per loccupazione.
Si tratta di 8 patti cofinanziati dallUnione Europea,
per i quali sono stati impegnati 799,6 miliardi di lire, per
unoccupazione prevista di 5.204 unità lavorative.
A questi si aggiungono altri due patti (dellAbruzzo
e dellAppennino Centrale) finanziati solo con risorse
nazionali.
In Sardegna, il patto di Oristano è lunico
ad essere cofinanziato dallUE; esso prevede investimenti
complessivi per 147 miliardi di lire, di cui 100 miliardi
di erogazioni pubbliche, per unoccupazione prevista
di 270 unità lavorative. Al 31 dicembre del 2000, il
patto di Oristano aveva cumulato il 34,4% delle erogazioni.
I patti europei per loccupazione si stanno
rivelando essere quelli che procedono più speditamente
rispetto alle prime due categorie di patti. Nellarco
di meno di un anno dallapprovazione da parte della Commissione
europea, infatti, sono stati assunti tutti gli impegni e sono
iniziate le prime erogazioni. Ciò è dovuto allassistenza
tecnica prestata direttamente dallUnione europea nellelaborazione
dei patti e alle procedure particolarmente celeri da essi
previste, gestite direttamente dal Soggetto Intermediario
Locale.
Oltre ai patti generalisti, risultano
già finanziati con decreti emessi tra l11 aprile
e l11 maggio 2001, nove patti tematici: Medio Campidano,
Baronie, Tharros 2000, Riviera di Gallura, Basso Sulcis, Sarcidiano
Verde, Anglona Verde, Area Iglesiente, Goceano.
Tuttavia, già nelle riunioni della Conferenza
Stato-Regioni del 10 febbraio e del 3 agosto 2000 si è
stabilito, al fine di soddisfare lesigenza condivisa
di finanziamento integrale dei patti territoriali presentati
entro il 10 ottobre 1999, di utilizzare le risorse relative
al POR settore industria delle Regioni dellObiettivo
1 ed in particolare della Regione Autonoma Sardegna per il
finanziamento delle infrastrutture. Successivamente, con delibera
del 4 luglio 2001 della Giunta Regionale, si è stabilito
che anche per i patti tematici presentati entro il 15 maggio
2000 lonere relativo al finanziamento delle infrastrutture
sia posto carico della Regione Autonoma Sardegna, fermo restando
la verifica di coerenza con il POR.
A metà dellanno scorso, soltanto
il 57% delle imprese inserite in un patto tra quelli approvati
in Sardegna avevano ottenuto il decreto di concessione e beneficiato
dei finanziamenti, ma il 28% di queste non aveva ancora avviato
lattività produttiva per la quale erano stati
concessi i finanziamenti.
Il Ministero dellIndustria ha sottoposto
a verifica sul campo 92 iniziative sul totale di 781, scegliendone
48 inserite nei patti di prima generazione e nei patti di
seconda generazione. Da tale verifica, risulta che la maggior
parte delle iniziative è stata proposta da artigiani
e piccole imprese, che hanno inteso, attraverso questa forma
dincentivazione, compiere un salto di qualità.
Ma non si sono attirati nuovi investimenti dallesterno
dellarea arretrata cui il patto si riferisce. Peraltro,
sono rari i casi di aziende inserite in filiere industriali
e molto scarse le sinergie tra imprese dello stesso patto.
Si può sostenere, pertanto, che anche
questo nuovo strumento di programmazione negoziata, al pari
dei contratti darea, mentre è risultato gradito
alle amministrazioni locali, in quanto affida loro un nuovo
protagonismo istituzionale, nonché alle parti sociali,
che fanno valere le loro istanze nel momento della concertazione,
è risultato meno gradito alle imprese. Le grandi imprese
esterne allarea e, soprattutto, le imprese multinazionali
sono risultate del tutto assenti. Dove qualche risultato apprezzabile
è stato conseguito, fondamentale per il successo del
patto si è dimostrata lesperienza e la bravura
del soggetto responsabile, nonché il suo radicamento
sul territorio.
I contratti di programma
Oltre ai due contratti di programma in essere,
Saras I e II, di recente il CIPE con delibera dell8
marzo 2001 ha approvato un contratto di programma presentato
dal Consorzio Sandalia. Il progetto, che si svilupperà
nel nuorese, è proposto da un consorzio di 27 imprese
che operano nel settore del turismo. Si tratta di unoperazione
di aumento e riqualificazione dellofferta turisticoalberghiera
della zona. Sono inoltre previste otto iniziative immateriali
gestite direttamente dal consorzio quali la creazione di una
banca dati, la teleprenotazione, ladesione delle imprese
alla carta europea per il turismo sostenibile ed altro. Linvestimento
previsto è di oltre 215 miliardi, con un onere per
lo Stato di circa 70 miliardi e un cofinanziamento da parte
della regione Sardegna di circa 30 miliardi. A regime il contratto
di programma produrrà una nuova occupazione diretta
di 672 addetti, fra fissi e stagionali.
Con delibera del 4 aprile 2001 il CIPE ha inoltre
deliberato un contratto di programma presentato dal Consorzio
Latte. Linvestimento previsto è di oltre 248
miliardi, con un onere per lo Stato di circa 94 miliardi e
un cofinanziamento da parte della regione Sardegna di circa
29,4 miliardi.
Con successiva delibera del 3 maggio 2001 il
CIPE ha poi approvato altri due nuovi contratti di programma.
Il primo riguarda la reindustrializzazione dellarea
di Arbatax, di proprietà della Nuova Cartiera di Arbatax,
in amministrazione straordinaria, attraverso liniziativa
avanzata dalla Nebiolo Printech s.r.l. per la ripresa produttiva
della cartiera, nonché per la parziale riallocazione
dei lavoratori già occupati (103 unità riassorbite
su complessive 123 unità previste). La proposta è
stata avanzata di concerto con il Ministero dellindustria,
del commercio e dellartigianato ed è previsto
un cofinanziamento a carico della Regione Sardegna del 45%
delle agevolazioni ammissibili, pari a miliardi.
Il secondo riguarda la società Atlantis
e contestualmente laggiornamento del contratto Saras
II. Tali contratti hanno origine in una serie di aggiustamenti
societari che vedono la società Atlantis cedere a Saras
Lab. le proprie partecipazione relative al contratto Saras,
di cui viene chiesta la rimodulazione (il contratto Saras
prevede ulteriori investimenti in raffineria e per la Cittadella
44 tecnologica, con un onere di finanza pubblica di 100 miliardi
ed una occupazione complessiva di 335 unità). Contestualmente
la società Atlantis, con questo nuovo contratto, prevede
la creazione di un centro di eccellenza per lo sviluppo del
territorio. Le iniziative proposte riguardano un laboratorio,
un centro ed un progetto di ricerca industriale da realizzare
nei comuni di Cagliari e Sestu (CA), con un onere complessivo
a carico della finanza pubblica di 28 miliardi ed una occupazione
complessiva di 110 unità.
I risultati più recenti delle politiche
di sviluppo regionale
Oltre alle indagini sui singoli strumenti dincentivazione
si può disporre della Relazione annuale sulla valutazione
dellefficacia e del rispetto delle norme dincentivazione
alle attività economiche e produttive, curata dal Ministero
dellIndustria, dintesa coi Ministeri del Tesoro,
del Bilancio e della Ricerca Scientifica. Lindagine
ha censito 92 provvedimenti delle amministrazioni centrali
e 373 di quelle regionali. La distribuzione territoriale degli
stanziamenti riguarda per il 52% le aree depresse, per il
14% il solo Mezzogiorno e per il 30% lintero territorio
nazionale, mentre per il restante 4% riguarda interventi locali.
Gli impegni, invece, si distribuiscono nel 51% dei casi a
favore delle aree depresse/Mezzogiorno, nel 44% a favore dellintero
territorio nazionale e nel restante 5% a favore di interventi
locali. Nel Centro-Nord si concentrano il 67,2% degli investimenti
agevolati, con il 75% delle domande di agevolazione approvate,
il 46,8% delle agevolazioni ed il 40% dellincremento
occupazionale previsto. In particolare, nel quinquennio 95-99,
le iniziative complessivamente agevolate comportano la realizzazione
di investimenti per 242.467 miliardi di lire, di cui però
solo 221.384 miliardi sono distribuibili territorialmente.
Di questi, solo il 32,8%, pari a 72.629 miliardi, è
localizzato nel Mezzogiorno.
Peraltro, la tendenza a privilegiare il Centro-Nord
nella distribuzione delle agevolazioni si va accentuando col
tempo. Ciò è confermato dal fatto che nel 1999
le domande di agevolazione approvate hanno fatto riferimento
a 66 norme dincentivazione: di esse 44 intervengono
in tutto il territorio nazionale e hanno portato allapprovazione
di circa 147.000 domande (95% del totale delle approvazioni),
con unincidenza del Centro-Nord di circa il 90%. Solo
9 provvedimenti hanno interessato il Mezzogiorno/aree depresse,
con circa 6.500 domande, mentre i restanti 13 hanno riguardato
interventi a carattere locale.
Perciò, anche se lintensità
dellagevolazione nel Mezzogiorno è superiore
a quella del Centro- Nord, non vi è dubbio che lattuale
politica di sviluppo regionale di fatto continui a privilegiare
il Centro-Nord rispetto al Mezzogiorno. Il dato statistico
rivela, infatti, che anche se la legge 488/92 è orientata
decisamente a favore del Mezzogiorno, sia nella distribuzione
dei fondi dincentivazione, sia nella maggiore intensità
daiuto, esiste tuttavia una restante normativa dincentivazione
frammentata in una miriade di norme che nella sostanza si
risolve in un privilegio del Centro-Nord. Si può quindi
sostenere che la trasformazione dellintervento straordinario
in ordinario non ha certamente favorito il Mezzogiorno; peraltro,
essa ha definitivamente eliminato il carattere di aggiuntività
della politica di sviluppo a favore del Sud.
Ciò è confermato anche dallintensità
degli investimenti pro capite, data dal rapporto tra il totale
degli investimenti agevolati e la popolazione residente dellarea.
Nella media nazionale tale rapporto è di 996.000 lire,
ma il valore del Mezzogiorno (934.000 lire) è più
basso di quello del Centro- Nord (1.031.000 lire). Peraltro,
la classifica a livello regionale di questo indicatore, anche
se vede in testa due regioni del Mezzogiorno, il Molise (1.664.000)
e la Basilicata (1.571.000), trova al 3° e 4° posto
due regioni del Nord, il Friuli-Venezia Giulia (1.391.000)
e la Lombardia (1.327.000). Al 5° posto si situa la Calabria
(1.314.000), seguita ancora da due regioni del Centro, la
Toscana (1.278.000) e lUmbria (1.263.000).
Evoluzione e regionalizzazione degli strumenti
di programmazione negoziata
Con lavvio del processo di decentramento
e di trasferimento di funzioni e competenze, alle Regioni
conformemente a quanto disposto dagli articoli 18 e
19 del d.lgs 31 marzo 1998 n.112 verranno affidate
le competenze in materia di attuazione degli strumenti di
programmazione negoziata, fatti salvi i contratti di programma
relativi ad interventi di rilevanza nazionale,
che rimangono di competenza dellamministrazione statale.
In particolare, la delibera CIPE del 4 aprile 2001 indica
la data del 1 gennaio 2002 per lattribuzione alle Regioni
delle risorse aggiuntive per le aree depresse stanziate in
Finanziaria e destinate agli strumenti di programmazione negoziata.
Gli indirizzi del Ministero del tesoro in merito
al suddetto processo di regionalizzazione tengono conto dellintroduzione
del credito di imposta (legge finanziaria n.388 del 23 dicembre
2001, art.8) che modifica il ruolo degli strumenti di programmazione
negoziata, non più necessitati ad assicurare alle imprese
lincentivazione finanziaria dei loro investimenti.
Così i benefici degli strumenti di programmazione
negoziata per le imprese potranno riguardare i seguenti tre
profili:
- la possibilità di programmare e vedere attuati
"investimenti pubblici mirati" allarea di
insediamento e al rafforzamento dellagglomerazione
produttiva (di infrastrutturazione, ambientali, di formazione,
di ricerca, ecc.);
- la possibilità di programmare e vedere attuati
servizi amministrativi di qualità (per linsediamento,
lampliamento, il cambio di attività consorziali,
ecc.);
- la possibilità di concordare attraverso il ruolo
attivo dei soggetti responsabili iniziative di cooperazione,
formale e informale, fra i soggetti privati nel mercato
dei capitali, dei prodotti e del lavoro.
In questo contesto, il finanziamento pubblico
specifico degli strumenti di programmazione negoziata consisterà
nel finanziamento degli investimenti sub a) e delle spese
di gestione del patto necessarie a produrre i servizi di cui
ai punti b) e c).
Come ha indicato il Ministero del Tesoro, si
tratta di dare piena attuazione allAccordo interministeriale
sottoscritto il 27.7.1999 dalla Presidenza del Consiglio dei
ministri, dallo stesso Ministero del Tesoro, dal Ministero
dellIndustria e dal Ministero del Lavoro per laffidamento
alle Regioni di circa il 50 per cento dei finanziamenti per
lo "Sviluppo locale" del QCS 2000-2006. LAccordo
ed i successivi documenti discussi con le Regioni prevedono,
di fatto, il recepimento del metodo già impiegato,
con successo, per il sistema dei 9 patti territoriali europei,
che in particolare comporta:
- una maggiore centralità della fase di progettazione
dei Patti territoriali e la previsione che ogni proposta
di patto (o ogni sua riprogettazione) sia accompagnata da
un adeguato studio di fattibilità (da finanziare
attraverso le risorse per lAssistenza tecnica del
QCS 2000-2006);
- una netta separazione tra la fase di progettazione-valutazione
del patto nel suo complesso e il successivo momento di valutazione
dei singoli interventi;
- lesigenza di coerenza tra le iniziative proposte
e la strumentazione urbanistica vigente, o a quella preventivabile
nellambito della programmazione economico territoriale;
- la necessità di assegnare un forte ruolo ai soggetti
locali, specie per quel che riguarda le responsabilità
assegnate al soggetto responsabile relative allattuazione.
A regime, i "patti territoriali regionali"
si configurano dunque come uno strumento che prende come punto
di riferimento la normativa di attuazione dei Patti europei
per loccupazione. La sede di elezione del processo di
riassetto organizzativo e regolativo potrebbe essere la Conferenza
Stato- Regioni.
Sulla base delle esperienze e dei risultati
finora conseguiti, i punti chiave della nuova normativa dovranno:
- confermare le linee guida dellaccordo;
- definire i criteri per lindividuazione dei territori
interessati dalle nuove iniziative di Patto ovvero per la
riaggregazione di quelli già coinvolti;
- garantire un preciso indirizzo a qualificare il ruolo
del "soggetto responsabile" del Patto come ruolo
temporaneo e snello di agenzia di sviluppo loca1e;
- favorire una connotazione capace di sottolineare la netta
diversità tra questo tipo di azioni e quelle di incentivazione
imprenditoriale tout court;
- migliorare ladesione alle pratiche comunitarie,
specie per quel che riguarda i processi di valutazione,
monitoraggio e verifica, al fine di attuare forme di premialità;
- garantire una maggiore linearità procedurale i
cui principi siano omogenei per tutte le regioni; - migliorare
la capacità di innescare processi virtuosi di competizione
tra territori, basati sulla qualità progettuale.
La regionalizzazione rappresenta pertanto -
una volta chiusa la fase di sperimentazione - loccasione
per intervenire sul processo di programmazione ed attuazione
dei Patti territoriali, migliorando il grado di efficacia
dello strumento, che dopo aver superato le difficoltà
della sperimentazione e attuazione è oggi maturo per
trovare una solida collocazione tra le politiche di sviluppo
regionale.
Questo trasferimento di competenze alle Regioni
potrà inoltre concorrere a dare corpo alle iniziative
di Progetto Integrato Territoriale che, per il Mezzogiorno,
il QCS individua come uno degli elementi caratterizzanti il
nuovo ciclo di programmazione 2000-2006.
Per quanto riguarda il profilo finanziario,
il Ministero del Tesoro prevede un co-finanziamento nazionale
dei patti. Tale co-finanziamento dovrà essere assegnato
attraverso una concertazione fra Tesoro e amministrazioni
regionali che faccia riferimento ad alcuni criteri di selezione
concordali. In presenza del "favore fiscale" e dei
bandi mirati della L.488/92, il co-finanziamento sarà
limitato solo a investimenti pubblici (per infrastrutture,
assetto del territorio, ricerca ecc.).
Per i patti già progettati e in corso
di istruttoria, i rischi oggi riguardano la componente infrastrutture,
anche quando sia rimossa, dallintroduzione del credito
dimposta, la componente incentivi.
La soluzione da dare in fase di transizione
si muove fra due obiettivi tra loro in tensione:
- dare attuazione a iniziative meritorie oggi
bloccate;
- utilizzare un criterio che non sia conflittuale con la selettività
in corso di rafforzamento per lassetto di regime, anzi
che ne faciliti lintroduzione, anche attraverso laggregazione
a patti già approvati.
Per favorire tale soluzione, si può tenere
conto di tre elementi:
- lo Stato può mettere a disposizione dei patti
proprie risorse;
- il riparto tra le regioni di queste risorse deve, a tale
fine, tenere conto delleffettiva localizzazione territoriale
dei patti;
- esiste un potenziale interesse delle Regioni del Mezzogiorno
a cofinanziare i "propri" patti con i fondi strutturali
2000-2006. Così facendo, le Regioni possono infatti
dar vita, se e solo se lo ritengono coerente con i propri
indirizzi, ad iniziative di progettazione integrata (siano
esse Progetti integrati o Progetti integrati territoriali).
Linsieme di queste considerazioni suggerisce
di concertare fra Tesoro e Regioni nella prospettiva
della regionalizzazione dei patti lammissibilità
dei "patti progettati", attraverso chiari criteri.
Verrebbe così anticipata nel metodo la logica della
soluzione a regime, dando la possibilità alle Regioni
di intervenire sul parco delle proposte non finanziate, verso
cui esse potrebbero decidere di indirizzare la loro programmazione.
Analogamente da parte di ciascuna regione potrà procedersi
per quei patti che pur progettati non hanno ancora avviato
la fase istruttoria.
Nellambito del suddetto processo di regionalizzazione,
così come delineato dal Ministero del Tesoro, la Regione
Sardegna andrà a stipulare uno o più appositi
APQ finalizzati alla definizione:
a) delle azioni che le parti, direttamente per quanto di
loro competenza, o indirettamente, mediante interventi di
indirizzo, vigilanza e controllo, simpegnano a svolgere
per accelerare le procedure ed i tempi di realizzazione
del programma esecutivo di interventi di interesse comune
o funzionalmente collegati;
b) dei soggetti e degli organi responsabili delle procedure
di attuazione e di tutti gli strumenti amministrativi che
facilitano lattivazione e la realizzazione di tali
APQ, ivi compresi quelli relativi ad autorizzazioni, nullaosta,
permessi, e quantaltro condizioni gli investimenti
degli operatori pubblici e privati;
c) dei fabbisogni finanziari e della loro articolazione;
d) delle procedure e dei soggetti responsabili per il monitoraggio
e la verifica dei risultati;
e) delle modalità di acquisizione e gestione dei
patti e contratti darea già approvati, nonché
alla attivazione e realizzazione degli interventi infrastrutturali
previsti a servizio dei patti territoriali generalisti
del 10 ottobre 1999 e dei patti tematici del 15 maggio 2000;
f) dei principi di armonizzazione dei Piani Integrati dArea
(PIA) con la programmazione negoziata e con i Progetti Integrati
Territoriali (PIT).
Contratti di programma regionali
Nellambito della programmazione regionale
saranno previste delle specifiche disposizioni per la realizzazione
di contratti di programma regionali. I contratti di programma
regionali saranno utilizzati per la realizzazione di grandi
investimenti legati allo sviluppo integrato del territorio
o comunque aventi contenuto innovativo. Tali contratti verranno
stipulati dal Presidente della Regione o dallAssessore
da lui delegato, in coerenza con le linee di programmazione
regionale, anche utilizzando risorse trasferite dallo Stato.
Essi devono comportare investimenti, comprensivi anche della
quota di aiuto pubblico, di norma superiori ai 20 miliardi
di lire e devono altresì essere proposti da imprese
nazionali od internazionali di rilevante dimensione operanti
nei settori dellindustria, del turismo, dellagricoltura,
della pesca, dei servizi, dellartigianato, del commercio,
delledilizia, dellenergia, della multimedialità
e delle telecomunicazioni, con piani progettuali di contenuto
innovativo od integrati, anche di carattere intersettoriale
o di filiera, articolati sul territorio ovvero in aree definite,
atti a generare significative ricadute sullapparato
produttivo, sulleconomia locale e sulloccupazione.
I contratti di programma regionali potranno
essere altresì promossi anche da consorzi di medie
e piccole imprese, anche operanti in più settori, purché
abbiano ad oggetto iniziative facenti parte di organici piani
per la realizzazione di nuove iniziative produttive o di ampliamenti.
Le procedure della contrattazione programmata saranno definite
con decreto del Presidente della Regione, previa delibera
di Giunta.
La Regione potrà, inoltre, partecipare
ai contratti di programma statali con i fondi stanziati per
i regimi di aiuto aventi finalità analoghe.
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