La chiave di lettura delle opere di Davide De Luca si può
facilmente comprendere, prendendo in considerazione uno dei titoli delle sue opere, il
più intrigante forse: "Apocatastasi" 1998.
Analizziamo quindi questo titolo. Apocatastasi. Nella serie delle teorie questa è
quella che indica il movimento ciclico dell'universo.
Si tratta quindi della teoria dell'eterno ritorno, vuoi nel senso di ritorno alla
perfezione primitiva, vuoi il compimento finale delle promesse di Dio. In particolare
designava la dottrina di Origene con l'assunto che tutti gli esseri torneranno a Dio, e
tutte le anime rientreranno nella primitiva innocenza.
In altre dottrine filosofiche antiche indica il ricostituirsi della natura e del
suo mondo, in ciascuna delle infinite volte in cui i cicli si ripetono nelle identiche
forme e caratteri.
Attraverso questa chiave di lettura, diventa molto più semplice avvicinarsi ad
altri quadri dell'artista, dai titoli "Sorgente della vita" oppure
"Rarefazione" o ancora " Ignoto siderale".
In particolare in "Sorgente della vita" dove una vibrante lingua di luce,
quasi un bianco lampeggiare dardeggia a colpire nel centro di una nebulosa, un invisibile
ovulo spaziale per fecondarlo con tutti i ricordi, i trascorsi, le epopee e le epoche che
ha attraversato nel suo lungo peregrinare immersa negli spazi e nei tempi, dopo averli
misurati dapprima in anni luce e poi in eoni.
E questo baluginare, lampeggiare, vibrare della materia, dove scrosci di colore si
alternano a squarci spaziali e grumi nebulari, danno origine alle prime stelle, che da
giganti bianche diverranno lentamente nane rosse sino all'implosione finale che
trasformandole in buchi neri darà il via all'antimateria, forse anticamera di quella
nuova esplosione, un nuovo Big-Bang, che rigenerando il tutto darà il via ad un nuovo
ciclo vitale, purificato nell'animo, autorizzando nuovamente l'uso di quel titolo.
APOCATASTASI.
Tonino Caputo