Gli affreschi perduti


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La parete terminale della navata sinistra era decorata con un ciclo di affreschi con storie di Abramo e di Isacco, opera di ignoto artista pisano degli anni 1235-1250.
Già nel 1913-14 si presentava in uno stato di conservazione frammentario e deperito. In seguito ai forti danni provocati dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e all'alluvione dell'arno del 1949, i resti di affreschi furono trasportati nel Museo Nazione di San Matteo, dove attualmente sono esposti nella sala dedicata al Duecento.

Frammento di affresco raffigurante Abramo e Isacco Del ciclo originario rimangono (esposti al Museo S. Matteo) rimangono solo due piccoli frammenti; il meglio conservato reca sulla cornice superiore HIC IBAT ABRAAM AD INMOL(ANDVM...) e illustra il momento in cui Abramo e Isacco, ringraziando il Signore, sacrificano un agnello sul monte Moria. Alcune vecchie foto mostrano che la scena era preceduta da altri due riquadri: nel primo si scorgevano i resti di una figura seduta su un sontuoso seggio (forse Abramo), di fronte ad una persona in piedi abbigliaa con vesti preziose e con le braccia levate in alto: oggi ne rimangono solo resti della parte inferiore.
Seguiva, quindi, un bambino in atteggiamento orante con abiti sontuosi. Più avanti si intravedevano i resti di una figura maschile, i cornicioni e il timpano di un edificio, decorati con motivi a palmette; di questa scena rimane solo un piccolo frammento con la parte inferiore della seconda figura.
La seconda scena, perduta, rappresentava l'andata di Abramo e di Isacco verso il monte Moria, e quindi il sacrificio, interrotto dalla voce di Dio, di cui era rappresentata, nell'angolo superiore destro, la mano benedicente che fuoriusciva dai cieli.

Il ciclo apparteneva forse ad un più vasto ciclo comprendente storie dell'Antico e Nuovo Testamento. La storia era illustrata col ricorso a un'impaginazione entro riquadri, disposti in sequenza narrativa sulle pareti: delle tre scene superstiti, due correvano nella zona mediana della parete ovest, e la terza sull'adiacente muro meridionale. Sul margine superiore delle cornici delle isscrizioni latine descrivevano il contenuto di ciascun episodio.

Gli studiosi hanno proposto per questi affreschi datazioni molto dissimili, sulla base dei confronti stilistici: vi è chi propende per un'esecuzione nella seconda metà del XII secolo, chi intorno al 1230-1250, datazione che è quella più accreditata.

Tra le caratteristiche più rilevanti di questi affreschi, oltre al gusto per la decorazione, c'è la forte tendenza a illuminare volti e panneggi con intensi tocchi di biacca, spesso accostata con la produzione di miniatura del XII secolo, di orientamento bizantineggiante.


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