Il Crocifisso


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Descrizione e storia Una preghiera

Descrizione e storia

Il crocifisso. Clicca per ingrandireIl crocifisso (meglio sarebbe dire la Croce con il Cristo trionfante) è posto sopra l'altare, appeso a cavi d'acciaio, fluttuante in posizione eminente nella navata centrale, illuminato in modo da far sì che il visitatore, quando entra nella basilica, vi posi naturalmente lo sguardo, incontri gli occhi del Cristo morto e risorto e sia invitato alla preghiera.

Notizie orali non confermate da documenti ricordano la croce nella trecentesca chiesa di S. Giovanni Decollato, nel quartiere S. Antonio, distrutta durante la II Guerra Mondiale. E' tuttavia probabile che l'edificio di appartenenza fosse la vicina chiesa della SS. Annunziata, detta "la Nunziatina", di più antica fondazione. Comunqie, nel 1942, la croce fu traslata presso l'Arcivescovado di Pisa, dove rimase in attesa di restauro, effettuato nel 1977-79 da F. Giannitrapani, teso a eliminare ridipinture settecentesche per riportare alla luce le brillanti cromìe medioevali.
Altri studiosi avanzano l'ipotesi che la croce sia appartenuta originariamente alla chiesa dei santi Cosma e Damiano, distrutta, che pure si trovava nel quartiere di Sant'Antonio.
E' stata affidata alla nostra basilica nel 1979.

Il volto del Crocifisso La croce (m.2 x 1.7) è ormai priva della cimasa, dei terminali, dei laterali del tabellone centrale, del suppedaneo, nonché del nimbo del Cristo; un'estesa lacuna interessa inoltre la zona superiore del perizome.
Il fondo, blu intenso e oro, è contornato da due bordi, uno a minuti motivi fogliacei, l'altro a ornato geometrico. Nella tabella sommitale resta l'iscrizione REX IUDAEORUM. Le proporzioni del corpo del Cristo sono assai allungate, con fasce muscolari striate in linee scure ed evidenziate da brillanti lumeggiature bianche.
Il ventre del Crocifisso Il volto ha forti contrasti luministici, tesi a rendere più intenso lo sguardo, leggermente rivolto verso l'alto; i capelli, scriminati al centro, ricadono in sottili ciocche sulle spalle, disponendosi in lunga ansa dietro l'orecchio sinistro, mentre la barba presenta un contorno ondulato.

Tutta l'anatomia è improntata ad una sintesi calligrafica,particolarmente accentuata nel disegno del ventre, e nelle sigle delle ginocchia, individuate da un ideogramma quadrato, e dall'orecchio a mezzaluna.

Questa croce può essere inquadrata nella lunga e ricca tradizione delle croci pisano-lucchesi riferentesi al lucchese Berlinghiero, in ragione del fatto che presenta elementi ricorrenti già nel XII secolo, quali la struttura compositiva (tabelloni, terminali...) ma anche la soluzione dell'addome tripartito del Cristo.
La croce presenta elementi stilizzati, da ricondurre alla tradizione bizantina. D'altro canto gli accenni di espressione sul volto del Cristo Trionfante farebbero supporre una conoscenza delle prime prove di Giunta Pisano, il quale introduce l'attenzione all'aspetto umano del soggetto rappresentato.
La critica più recente è propensa a riportare quest'opera ad un artista chiamato Maestro della Croce di Calci, attivo a Pisa nella prima metà del XIII secolo.

Una preghiera

Il tuo Volto, Signore, io cerco...
e trovo il Volto di un Dio Crocifisso e Risorto.
Croce benedetta che incoroni, trionfante, la mia chiesa,
come diadema prezioso che colora e illumina le antiche pietre di San Michele,
accogli la mia umile preghiera.

Trono di Gloria, su cui posa l'Icona del mio Rendentore:
Volto silenzioso e accogliente, che per secoli e secoli ha accolto la preghiera
di una moltitudine immensa di volti umani: monaci, laici e miscredenti,
accogli ancora oggi la preghiera di un povero che cerca la pace, la luce e la vita.
Dio della Croce e della Vita, sono qui davanti a Te
e contemplo i tuoi occhi spalancati sulla mia esistenza.
O Dio silenzioso e Parola indicibile,
scruta il mio cuore di povero: davanti a te, nulla è nascosto!

Accogli la mia preghiera disarmata che ti chiede pace:
desiderio di un abbandono infinito come di un bimbo in grembo alla madre
e tra le mani robuste e sicure del padre.
Pace per me e per i miei cari; pace per questa mia città,
tormentata da tanta violenza, assurda e inutile.

O volto di luce infinita, che penetri nei più reconditi spiragli della vita,
allarga il mio cuore, spalanca i miei occhi,
invadi intimamente e colora la mia esistenza.
Davanti a te la notte più buia si fa più chiara del sole.
Giorno senza aurora e tramonto, arcobaleno della vita umana,
dammi la gioia di vivere fino in fondo ogni istante della mia vita.
Con le braccia spalancate, raduna la mia storia dispersa e divisa,
lacerata da mille ferite.

Croce benedetta del volto di Dio, di un Dio incarnato,
che io sappia contemplare i tuoi occhi,
occhi di padre e di madre,
occhi benedetti dell'Amore di Dio,
anche per me.

Amen.

Descrizione e storia Una preghiera


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