Storia del Cilento

Intorno al 963, apparve per la prima volta il toponimo Cilento, in una pergamena riguardante una donazione fatta al Monastero di Sant'arcangelo di Perdifumo. Da quella data, il toponimo si ripeterà semper più e sarà esteso a tutti i luoghi, siti intorno al Monte Stella. Verso il 1005, nascerà l'actus Cilento, ossia un amministrazione territoriale di un'area intorno al monte Stella e che, assieme a Novi, Capaccio e Policastro, smembrerà lo storico Gastaldato di lucania, fondato dai longobardi nell'840 a Benevento.
I normanni, intorno al 1046, consolidarono il loro dominio con Roberto il Guiscaldo, che fece di Salerno una città dotta che affidò i feudi del Cilento a baroni e a principi saggi e pacifici. Dopo alterne vicende storiche, arrivò anche la dominazione Sveva con federico II, figlio di Costanza d'altavilla. Sotto di lui le Università, fondate dai Normanni, ebbero gli Statuti. nacquero le prime avvisaglie di lotte tra i Baroni e i Re, lotte che si conclusero con la congiura di Capaccio  e la distruzione di tale città nel 1242. Con la morte di Manfredi a benevento, avvenuta il 26 febbraio 1266, finì la dominazione della Casa Sveva  ed ebbe inizio quella dei D'angiò.
la politica di celo D'Angiò fu quella di aver favorito e aiutato i Baroni e di aver dato  più autonomie  alle   comunità locali, ristrutturandole in piccole democrazie attraverso gli Statuti, ossia forme di costituzione democratiche locali. Tali  autonomie locali furono chiamate Università  e allineate a quelle più complete dei Comuni   dell'Italia centrale e settentrionale. In quel periodo  si delineò  più   mercata la  fisionomia del popolo cilentano, diversificandosi da altri popoli del Principato di Salerno. Il territorio ebbe una lingua, una economia, un costume di vita e un folkore diverso da altri della stessa regione Campania.
Il popolo cilentano si distinguerà  sempre più per attaccamento a certi valori di libertà e di democrazia. Incominciò la gente ad amare la cultura classica e a tornare alla poesia dell' Ellade e di Roma, mentre non  trascurò le culture  acquistate con le denominazioni longorbarde, normanne e arabe. Mentre avfveniva tutto ciò, scoppiò la guerra del Vespro, con la rivolta di Palermo del 30 marzo 1282, guerra che subito   contaggiò la Calabria e il Cilento. Il popolo di Roccagloriosa si rifiutò   di prestare giuramento al nuovo feudatario.
Così pure, i cilentani che dovevano presentarsi ad Eboli e mettersi agli ordini di tommaso Sanseverino il 12 agosto 1292, e marciare verso Castellabate  per combattere gli aragonesi, ivi  attestati, non si  presentarono. In molti centri vi fu l0'invasione di terre baronali e a Capaccio vi fu l'uccisione del Vescovo nella cattedrale. La guerra che divampò per mare e per terra, dal 1284 al 1299, provocò danni incalcorabili in tutto il Cilento, tanto che la popolazione, ai primi del 1300 risultò decimata "per guerre, carestie e peste". L'altalena dell'occupazione si avvicendava: nel 1309, buona parte del Cilento fu di nuovo occupata dagli Angioini, con nuove e cruente lotte.
Con la morte di Re Roberto e con l'avvento al trono di Giovanna I i disordini e la guerriglia  si   intensificarono. I paesi, Acquavella, Casalvelino, San Mango, Castellabate, Tresino, Pioppi e Castelnuovo si ribellarono e armati marciarono contro Novi, centro di tutta la Baronia. In questa confusione non mancarono atti di atrocità commessi dagli Ungheresi al seguito di Carlo III di Ungheria, successore di Giovanna I. E' di questo periodo, il fiorire di uno stile architettonico, detto Durazzesco, stile che troviamo in molti palazzi del Cilento.Dopo alterne vicende, il ramo durazzesco, successero gli Aragonesi, intorno al 1142.
Iniziò il periodo più nefando e più esoso per le popolazioni del Cilento. Rinacque il baronaggio con tutte le sue abberranti storture, non escluso in alcuni paesi l'esercizio del diritto di prima notte. Il Cilento piombò nell'oscurantismo e nell'abbandono e maturarono fatti e vicende che porteranno ad altre rivolte. Nel 1505, iniziò la dominazione spagnola che ancora una volta, si riflrtterà negativamente su tutto il territorio cilentano. I Viceré, assetati dal denaro, rendettero migliore offerenti feudi e paesi, con conseguenze assai negative sulle popolazioni del Regno. Intorno agli inizi del 1600, le comunità locali si rafforzarono attraverso la creazione di alcune associazioni, dette Congreghe. Queste Assaciazioni erano rette da un Priore, regolarmente eletto, e ogni attività associativa veniva regolata da uno statuto.
Novi.jpg (75595 byte) Anche se queste congreghe ebbero un carattere religioso, tuttavia erano formate da laici, desiderosi di tutelare  certe tradizioni e certi diritti civili, ricalcando, in parte, le costituzioni delle corporazioni delle città del Nord Italia. I Borboni malvidero queste associazioni, poichè limitavano il loro potere ma, essendo sotto la protezione della Chiesa, furono costretti ad accettarle e a sottoporle. molyo si deve a queste organizzazioni nella formazione civica delle popolazioni cilentane nelle rivolte antibaronali del decennio 1640-1650, che imperversarono nel terrirorio. Infatti, si ebbero fatti sangue in molti paesi del Cilento, principalmente a Casalvelino, detto Casalicchio, detto a Camerota, a rofrano, a Novi, a Pellare e ad Angellara. Tutte queste rivolte sortirono effetti positivi per le popolazioni cilentane in quanto servirono a limitare o a distruggere il potere baronale.
  Furono, così, cambiati gli Statuti o i Capitoli in quasi tutte le comunità locali, chiamate Università, creando le premesse di un vivere civile e democratico, più consono alla dignità umana. Infatti, basterebbecitare il capitolo V degli Statuti di Camerota, ottenuto con la rivolta del 24 luglio del 1647, per avere un'idea chiara di quanto il popolo ottenne. Si può dire che anche in queste terre, si facevano strada quegli ideali di libertà codificata 70 anni più tardi nei diritti dell'uomo al congresso di Filadelfia nel 1713. " Parimenti ai detti carcerati o carcerandi non si possono porre ferri ceppi o manette o altri mezzi di restaurazione, se non dopo la condanna di morte e il tutto conforme alle norme di detta scrittura".
Peccato che questo documento è ignorato dalla storia ufficiale! ciò meriterebbe molta più pubblicità e diffusione poichè farebbe onore al Cilento a alla sua eroica gente. Gli ideali di libertà della stirpe eleatica, incarnatisi nel popolo cilentano, non si arrestarono ai soli rigurgiti di rivolte antibaronali, ma continuarono nel tempo ed esplosero ancora più violente nelle lotte risorgimentali d'Italia. In queste splendide vicende, si tinsero di eroismo e di gloria, illuminando la via che portò all'Umanità d'Italia.

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