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Fino al 1947, anno in cui il Pakistàn divenne uno Stato indipendente, la storia delle attuali regioni pakistane si identifica con quella dell'India.

Tuttavia, per un arco di tempo di circa un millennio, fu il dominio islamico che condizionò le vicende storiche di tutta l'India.

Ecco perchè molti Pakistani, orgogliosi di questo periodo, lo considerano come rappresentativo più della storia dell'Islam che non di quella indiana.

In realtà il periodo islamico in India si inserisce nel grande e complesso mosaico della storia indiana. E ciò perché i dominatori musulmani non si preoccuparono tanto di imporre all'India la civiltà araba quanto di tenerla unita sotto il loro potere conservando la cultura e le tradizioni dei precedenti imperi indú.

3500-1500 a. C. Viene civilizzata la valle dell'Indo.

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Moenjo-Daro

 

Nel III millennio a.C. nella pianura dell’Indo si sviluppa una civiltà, detta appunto civiltà dell'Indo o di Harappa che rimane per noi misteriosa, perché di essa possediamo solo pochissime fonti scritte e alcuni reperti archeologici. Riuniti forse in un solo regno, quegli abitanti vivono di agricoltura, allevano il bestiame (bufali e galline, animali allora sconosciuti nel bacino del Mediterraneo) e costruiscono alcune grandi città come Harappa (nel Punjab) e Mohenjo-Daro (nel Sind), in cui le vie si intersecano ad angolo retto e ampi spazi e grandi edifici sono riservati ai mercati. Abili artigiani lavorano l’avorio, l’oro e le pietre dure (lapislazzuli e turchesi), creando raffinati gioielli. Tra il 1700 e il 1500 questa civiltà scompare in modo repentino e misterioso, distrutta forse da apocalittiche inondazioni e dalla violenta invasione degli Arii.

1500 a. C. Invasione degli Arii attraverso il passo Khyber

Gli Indoeuropei: le caste e i paria

 All’ inizio del II millennio a. C. altri Indoeuropei, penetrati nel Pakistan attraverso il Passo Kyber, calano nella Valle dell’Indo e sottomettono le genti di Moenjo-Daro e di Harappa. Si tratta di cavalieri che allevano bovini e parlano una lingua affine a tutte le successive lingue indoeuropee. Anch'essi si dedicano in un secondo momento all'agricoltura, sedentarizzandosi ed espandendosi fino a occupare tutta la parte settentrionale degli odierni Pakistan e India. Essi costituiscono il gruppo dominante della popolazione e sono liberi e ricchi, perché possiedono abbondante bestiame e molte terre. Il loro libro, il Rig Veda, è una raccolta di inni da cui emerge come la lingua degli Ari derivi dal grande ceppo linguistico indo-europeo e sia una forma primitiva del sanscrito classico.
 Il loro culto, la religione vedica, precorre l'
induismo e così pure la rigida divisione del lavoro può essere considerata un'anticipazione del sistema delle caste. Per loro volontà la società viene divisa in sacerdoti, guerrieri, contadini e servi,.

A questi vanno aggiunti i paria, gli intoccabili: mendicanti e uomini che praticano lavori ritenuti "immondi"(macellai, boia, becchini).
Le caste sono rigide, ossia non è possibile per nessuno passare dall’una all’altra, e sono rimaste invariate per millenni.
Solo nella seconda metà del XX secolo d.C. il governo indiano le ha ufficialmente abolite.

530 a. C.  I Persiani guidati da Ciro il Grande conquistano il Punjab.
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Nel VI secolo a. C. il Gandhara e quasi tutta la valle dell'Indo, caddero sotto il dominio dell'impero persiano di Ciro il Grande. Per un paio di secoli la terra pakistana rimase frazionata in satrapie persiane. La città di Taxila, nel Gandhara, diventa un noto centro di cultura.
 Le rovine di Taxila: un vasto complesso di templi, di torrioni cilindrici e di fortezze che testimoniano i valori dell'originalissima arte del Gandhara, sorta dall'incontro dell'Ellenismo con il Buddismo e di cui la stessa Taxila fu uno dei più importanti centri.

 

330 a. C.  Invasione da parte di Alessandro Magno

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Nel 330 a. C. fa la sua comparsa nella Valle dell'Indo Alessandro Magno, spinto fin qui dall'ambizioso sogno di creare un impero universale. Fu un'apparizione breve (il grande macedone, dopo un solo anno, vinti i Persiani, dovette ritirarsi a causa delle immense fatiche sostenute dai suoi soldati)ma che lasciò ricordi indelebili nelle fortezze ancora oggi esistenti, e, soprattutto, nelle leggende del Pakistan settentrionale: vi sono tribù che pretendono di discendere da Alessandro o dai suoi generali rimasti nella regione. I resoconti degli storici greci sono ricchi di racconti sulle tradizioni di questa società, come il rito del rogo (sati) con cui le vedove sacrificavano la loro vita alla morte del marito, o la pratica della vendita delle bambine al mercato, a cui erano costretti i poveri per sopravvivere

 

 

II secolo d.C. L'impero kushana

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Nel II secolo d.C. la tribù dei Kushana era riuscita a stabilire un impero che andava dall'attuale Uzbekistan al Beluchistan e al Gange, con Peshawar come capitale. Il periodo kushana fu un'epoca fiorente per il buddhismo, che trovò espressione nella fusione di arte indiana e greca detta arte del Gandhara e si diffuse da lì verso l'Asia centrale, la Cina e in seguito nel Tibet. Il Gandhara divenne così non solo centro commerciale ma anche sede di studi religiosi e meta di pellegrinaggi, quale "terra santa" del buddhismo.
Tuttavia l'impero gradatamente si dissolse, riducendosi verso la metà del III secolo d.C. a poco più del Gandhara e del Kashmir.
711 d. C. Penetrazione dei Musulmani nei territori indiani

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Nel IV secolo d.C. tutta l'India (Pakistan compreso) era stata unificata in un impero che durato due secoli, coincise con uno dei più luminosi periodi della civiltà indù.

Poi il potente stato cominciò a decadere e a sfaldarsi in staterelli. Tale frazionamento facilitò a cominciare dall'VIII secolo, la penetrazione dei Musulmani nel subcontinente; penetrazione che s'ingrandì sempre più riversandosi ad ondate nella valle dell'Indo attraverso il solito passo Kyber che è stato la tradizionale via di invasione tra l'Asie centrale e il subcontinente indiano.

Nel 709 una nave araba fu catturata dai pirati della costa del Sind e una spedizione punitiva guidata nel 711 da un comandante non ancora ventenne di nome Muhammad ibn Quasim, portò alla conquista di varie città del Sind. Anche attraverso l'Afghanistan giunse un esercito arabo e dal 724 la valle dell'Indo fino a Multan si trovò sottoposta a un governatore arabo.

 

1000 d.C. Lahore diventa un importante centro di cultura islamica
Passarono però diversi secoli prima che l'Islam riuscisse a metter radici. Il Punjab subì le incursioni periodiche del sultano Mahmud di Ghazni, che distrusse gli stati indù locali e costrinse con la violenza la popolazione a convertirsi. A lui spetta tuttavia il merito di aver fondato nel Pakistan il primo grande centro di cultura islamica: la città di Lahore.

 

 

 

 

 

 

1206 d. C. Il Pakistan diventa parte integrante del sultanato di Delhi

Alla dinastia dei Ghaznavidi, si susseguirono quelle dei Selgiuchidi e dei Ghoridi (che estesero fino al Bengala il dominio islamico), dei Mamelucchi che nel 1206 costituirono il sultanato di Delhi che si estese all'India settentrionale. Di qui i musulmani tentarono di conquistare l'intero paese ma non ci riuscirono. Essi infatti erano poco numerosi e si insediarono solo in alcune città più importanti, dalle quali regnarono sul paese attraverso una spietata politica di terrore. I templi indù furono distrutti per lasciar posto alle moschee e, per ostentare la sopraffazione, con i pezzi di templi indù demoliti veniva costruito a Delhi un alto minareto. Talvolta la conversione fu imposta con la forza. Ad ogni ribellione, si rispose con una repressione immediata e selvaggia.

 

 

 

 

1526-1857 L'impero del Gran Mogol
Babur.jpg (53287 byte) L'impero del Gran Mogol riunisce sotto il suo scettro tutta l'India, Pakistan compreso. L'India musulmana conobbe un nuovo splendore solo quando l'avventuriero Babur, che si vantava di essere discendente di Gengis Khan, fondò l'impero del Gran Moghul.
Nel 1524 il sultano Babur, discendente di Tamerlano, avanzò attraverso il Punjab e conquistò Lahore. Due anni dopo sconfisse l'ultimo sultano di Delhi, i cui soldati non avevano mai visto armi da fuoco, e nella prima metà del secolo XVI fondò in India il grande regno islamico noto col nome di Gran Mogol, i cui più famosi sovrani (Akbar, Jahangir, Shah Jahan, Aurangzeb) diedero uno straordinario impulso alla cultura e profusero di tesori d'arte tutto il subcontinente indiano: meravigliose moschee, fastosi palazzi, mausolei, fortezze…. Anche il Pakistan si arricchì di tali  monumenti
I più famosi sovrani moghul  
 

Akbar, che regnò dal 1556 al 1605, il più grande imperatore moghul. Egli introdusse riforme giuridiche e sociali, dimostrando grande apertura verso tutte le religioni. Incoraggiò studiosi, poeti, artisti e musicisti. Espanse il dominio dei Moghul nel Kashmir, in Afghanistan, nel Sind e nel Beluchistan orientale e fece costruire il famoso palazzo-forte.

Jahangir(1605-1627) continuò la politica iniziata dal padre: fiorirono l'arte e la letteratura e così pure l'architettura, sorta dalla fusione dell'architettura islamica con quella indiana.

Shah Jahan (1628-1658), costruttore dei giardini di Shalimar di Lahore, accrebbe nella sua nuova capitale, Lahore. ulteriormente l'opulenza della corte. Le eleganti aggiunte marmoree del forte di Lahore sono opera sua. Il "trono del pavone", tempestato di gemme, è probabilmente il mobile più kitsch della storia.

Aurangzeb (1658-1707) è noto soprattutto per aver riportato lo Stato all'ortodossia islamica e per la sua fanatica e distruttiva discriminazione nei confronti dei non musulmani.

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1757 Il dominio britannico si consolida attraverso la Compagnia delle Indie Orientali

A partire dal 1498, quando il portoghese Vasco da Gama sbarcò sulle coste del Malabar, insediandovi la prima di una vasta rete di sedi commerciali, iniziò la conquista europea.

Un secolo più tardi l'India era sotto il controllo del colonialismo europeo. Inglesi (1600), Olandesi (1602) e Francesi (1664) diedero vita alle Compagnie Commerciali delle Indie Orientali in forte concorrenza tra loro. La crescente rivalità commerciale alla fine portò Inglesi e Francesi allo scontro armato: prevalsero i primi, grazie all'aiuto ricevuto dall'imperatore indiano. Solo le regioni montuose riuscirono a mantenere l'indipendenza per quasi un altro secolo.

A partire dalla seconda metà del XVIII secolo, gli inglesi, grazie alla potenza della Compagnia delle Indie Orientali, che indebolì e frazionò l'impero Moghul, piegarono tutta l'India al loro dominio, i rapporti commerciali cioè cedettero il passo all'imperialismo.

Il governo inglese, che aveva fino ad allora sostanzialmente mantenuto le distanze, creò la carica del Governatore Generale dell'India, pur lasciando gli incarichi commerciali alla Compagnia. Nel 1849 l'impero coloniale britannico era ormai un dato di fatto: le ultime regioni annesse dopo grandi stragi furono il Punjab e il Sind.

 

1857 Ammutinamento nell'esercito del Bengala

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Nel 1857 ci fu un episodio di ammutinamento nell'esercito del Bengala, una ribellione vera e propria contro gli inglesi, espressione della xenofobia di quanti vedevano negli inglesi degli oppressori del paese dal punto di vista non solo economico e politico ma anche religioso, morale e sociale.

La causa occasionale fu la rivolta dei soldati mercenari della Compagnia, che si rifiutarono di usare le nuove cartucce in dotazione di fucili Enfield in quanto ricoperte di grasso di maiale o di vacca che bisognava lacerare con i denti; ciò comportava un problema di inosservanza ai precetti della religione sia per i musulmani (il maiale è per essi un animale immondo) sia per gli indù (per i quali la vacca è sacra).

Questo episodio di ammutinamento fu il primo tentativo di liberazione dal giogo inglese. Dopo un anno di campagna militare sanguinosa e crudele, gli inglesi poterono nuovamente controllare l'India.

Compagnia delle Indie

Nel 1600 la regina Elisabetta I aveva garantito il monopolio dei diritti commerciali inglesi in Asia a un piccolo gruppo di mercanti, la Compagnia delle Indie Orientali (East India Company). La Compagnia si sviluppò fino a divenire una sorta di amministrazione statale, con i suoi burocrati, i suoi giudici e il suo esercito. Mentre l'impero Moghul si indeboliva, la "John Company" acquistava sempre più forza. Dopo una sconfitta del viceré moghul del Bengala, da parte di un governatore inglese, i rapporti commerciali cedettero il passo all'aperto imperialismo. Il governo inglese, che aveva fino ad allora mantenuto le distanze, creò la carica del Governatore Generale dell'India, pur lasciando gli incarichi commerciali alla Compagnia.

 

1858   Nasce  l'impero coloniale britannico.  

La Corona inglese decise lo scioglimento della società commerciale East India Company per gestire direttamente i domini indiani, la Corona britannica assunse il controllo su tutti gli affari della Compagnia in India e rappresentata da un vicerè, detenne ufficialmente il potere sul "Raj" o Impero Indiano, comprendente la maggior parte dell'attuale India più il Sind, il Punjab, il Kashmir e le odierne aree settentrionali. Il viceré aveva quasi il potere assoluto sulla colonia.

Dopo l'ammutinamento, molti ceti sociali indiani manifestarono e offrirono fedeltà assoluta al Raj britannico.

Gli inglesi vararono una politica di graduale occidentalizzazione dell'intera società indiana, a cominciare dalla diffusione delle conoscenze e delle tecnologie europee che permisero di introdurre in India l'industria e la meccanizzazione, per finire con l'istruzione e l'apertura di colleges e università privati (le prime università vennero fondate nelle principali città: Bombay, Calcutta, Madras e Lahore), che avvicinarono il paese alla cultura occidentale. Per i musulmani del continente indiano, l'incoraggiamento della lingua urdu e delle lingue locali, oltreché l'introduzione nelle università dell'inglese come lingua ufficiale e come lingua dell'amministrazione, rappresentò una minaccia per le tradizioni tanto esaltate dall'impero moghul.

Oltre a questa minaccia, il fermento cominciò a diffondersi anche per altre ragioni. Gli inglesi infatti, convinti di dar razionalità a quello che consideravano un mondo di caos e di arretratezza, erano decisi a smantellare l'intera struttura sociale e statale costruita dai regnanti Moghul.

Emerse un'élite di nuovi ricchi, sostenitori della dominazione britannica che gradualmente si sostituì alla vecchia classe dirigente e al sistema sociale dei funzionari, dei militari e degli artigiani, i quali persero di colpo lavoro e posizione. Nei centri abitati spuntarono i "cantonment", distretti amministrativi e militari, una sorta di città autonoma per burocrati e ufficiali, con viali ombreggiati, chiese, parchi, in un misto di architettura moghul e gotica. Sul territorio si diffusero reti ferroviarie e stradali.

1875 Mohammed Ali Jinnah, fondatore del Pakistan, nasce a Karachi, il 25 dicembre.
Muhammad Ali Jinnah (1875-1948) è un avvocato nato e cresciuto a Karachi.Nel 1891 parte per Londra dove si laurea in Legge. Al suo ritorno in India nel 1896, inizia la sua militanza politica nel Congresso, dove sostiene con forza la necessità dell'unione politica tra musulmani e indù.

 

 

 

 

 

 

1885 Viene fondato il Congresso Nazionale Indiano allo scopo di ottenere riforme politiche

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Il Congresso era una sorta di parlamento non ufficiale che si pose l'obiettivo dell'autogoverno. In questo primo stadio della lotta per l'indipendenza, musulmani, cristiani e indù parteciparono insieme allo sforzo comune. In seguito si verificò una divisione: sebbene vi aderissero parecchi musulmani, tuttavia era guardato con sospetto dalla maggior parte di essi in quanto lo consideravano un gruppo politico di impostazione induista che rappresentava solo gli interessi di una parte.

Il suo leader più rappresentativo divenne Mohandas Gandhi, detto Mahatma ("Grande Anima"), eletto nel 1924 alla Presidenza del Congresso, destinato a diventare ben presto il simbolo dell'indipendenza indiana, che fu raggiunta nel 1947.

1906 Viene fondata la Lega Musulmana panindiana (All-India League Muslim)

Dalla divisione con il Congresso Nazionale Indiano nacque la Lega musulmana, che rivendicava il diritto degli individui alla libertà religiosa e di promuovere gli interessi delle varie comunità islamiche.

1913 Viene eletto presidente della Lega Islamica Mohammed Alì Jinnah

Jinnah venne a trovarsi su posizioni diverse rispetto al movimento di Gandhi, fondato sul metodo della non cooperazione e della non-violenza, dello sciopero e della disobbedienza civile, che stava mobilitando l'intero paese ormai in aperta rivolta contro gli inglesi. E nonostante Gandhi avesse trascinato nella lotta anche i musulmani, Jinnah non condivideva i metodi del Mahatma e l'approccio da lui considerato di matrice politica induista.
Abbandonò allora nel 1920 il Partito del Congresso che qualche anno dopo ignorò completamente le richieste dei musulmani relativamente al numero dei seggi nel futuro parlamento. Jinnah decise allora di abbandonare la politica e si trasferì in Inghilterra, dove rimase cinque anni. Ritornò in India nel 1935 nel nuovo ruolo di politico musulmano. Non credeva più nell'unità indo-musulmana, ma sperava che il Congresso avrebbe rispettato e tenuto in considerazione le esigenze e le aspettative della parte musulmana.

1919 Truppe britanniche reprimono duramente una manifestazione pacifica, provocando una strage.

Il 13 aprile 1919 si svolse ad Amritsar, nel Punjab, una dimostrazione pacifica; le truppe britanniche la repressero duramente: fu un massacro (379 morti).
Questo fatto provocò il rafforzamento del movimento nazionalista e molti indiani, sostenitori del regime britannico, persero la loro fiducia in esso.

 

1930 Mohammed Iqbal,il padre spirituale del Pakistan

Il grande poeta e filosofo Mohammed Iqbal (1873-1938), la figura forse più rappresentativa della letteratura pakistana, svolse un ruolo di primo piano in questo periodo. Mohammed Iqbal nel 1930 infatti propose la creazione di uno stato musulmano separato nel nordovest dell'India. Per questa ragione, è tuttora considerato " il padre spirituale del Pakistan".

1933
Nasce il nome Pakistan

Il nome Pakistan nasce quando i nazionalisti indiani già aspiravano a creara uno stato islamico indipendente sia dalla Gran Bretagna sia dall'India. Uno di questi nazionalisti,il giovane musulmano Chauduri Rahmat Ali e un piccolo gruppo dell'Università di Cambridge coniano il nome Pakistan utilizzando la lettera P di Punjab, la A di Afghanistan, la K di Kashmir e la S di Sind, seguite dal suffisso di origine persiana "Stan" che significa paese, terra. Il nuovo nome inoltre significa nella lingua urdu "la terra dei puri".

1940
Jinnah
sostiene  il diritto all'autogoverno dei musulmani

Nel marzo del 1940 Jinnah rende pubblica la sua Risoluzione Pakistana, dove si descrive quale deve essere la natura del nuovo stato. Alla proposta di separazione si oppongono Gandhi, Nehru e il Congresso.

1946 La Lega Musulmana di Ali Jinnah rifiuta di collaborare col Congresso Indiano

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La Lega Musulmana di Ali Jinnah rifiuta di collaborare col Congresso Indiano alla creazione di uno stato indiano indipendente unitario. La tensione tra musulmani e induisti raggiunge in qualche caso delle punte di terribile violenza alimentata dall'incertezza della prospettiva. A Calcutta nel giro di tre giorni, muoiono più di cinquemila persone nel giro di soli tre giorni. Gli inglesi dovettero accelerare la partenza per evitare altri spargimenti di sangue.

 

 

 

 

14 agosto 1947 Partono gli inglesi dall'India
Il giovane paese si trovò subito di fronte a difficoltà enormi, urgenti e rese ancora più gravi dalla lontananza fra i due territori dell'Ovest e dell'Est.
Erano problemi che investivano diversi campi: da quello amministrativo (che richiedeva la creazione di una capitale, di uffici, di edifici pubblici) a quello economico; da quello della scuola, delle comunicazioni, dell'assistenza sanitaria a quello dell'ordine pubblico.
C'era da trasformare un'espressione geografica qual era il nuovo Pakistan, in un Paese omogeneo non solo per la religione ma anche socialmente, culturalmente ed economicamente.
Gravissimo e drammatico, inoltre, si profilò subito il problema di trasferire dal Pakistan all'India e viceversa le popolazioni musulmane e induiste che, dopo la spartizione dei due paesi, erano rimaste da una parte o dall'altra.
Le regioni del Beluchistan, della provincia di Frontiera del Nordovest e del Sind aderirono immediatamente al Pakistan e lo stesso fecero Gilgit e Hunza, sebbene appartenenti alla regione induista del Kashmir, che però non riuscì a decidere nei tempi richiesti.

Altro problema inquietante e immediato, fu quello della definizione dei confini nelle zone di frontiera fra il Nord del Pakistan occidentale e l'India, in particolare del Kashmir.

Agli inglesi fu affidato l'ingrato compito di tracciare le nuove frontiere nel Bengala e nel Punjab: l'operazione provocò una delle maggiori migrazioni della storia umana, perché sette - otto milioni di musulmani abbandonarono l'India mentre altrettanti indù lasciarono il territorio divenuto pakistano.

Le migrazioni costarono spargimenti di sangue, perdite di vita umane, sofferenze e amarezze. In molte regioni infatti, vecchi rancori tra le popolazioni di opposta fede erano esplosi in violentissime manifestazioni con saccheggi, devastazioni, massacri.

Il Punjab visse la situazione peggiore: il 55% della popolazione era musulmana e il 30% induista, mentre il resto era costituito dai Sikh. I treni carichi di musulmani che si dirigevano a ovest furono assaltati dagli induisti e dai Sikh, e lo stesso destino toccò a coloro che si rifugiavano a est. Secondo alcune stime i morti sarebbero stati 250 000 ma è probabile che la cifra reale si aggirasse sul mezzo milione.

 

1947-1949 Conflitto con l'India per il Kashmir
Il confine tra Pakistan e India, creato nel 1947, ha arbitrariamente tagliato la regione in due settori, assegnandoli ai due diversi Stati. Il Kashmir indiano conta una popolazione a maggioranza musulmana, che non gradisce l’appartenenza a una Nazione di religione indù. D’altra parte, mentre il Pakistan ambirebbe all’annessione del Kashmir indiano (da cui traggono origine i fiumi che alimentano l’Indo e che potrebbero essere deviati o regimati con dighe a suo danno), l’Unione Indiana non è disposta a cedere il possesso del territorio. Tre conflitti armati (nel 1947-1949, nel 1965 e nel 1971) non sono riusciti a risolvere la contesa.

La contrapposizione tra i due Paesi ha esasperato le misure di controllo e repressione, facendo scoppiare tendenze indipendentistiche nella regione (sulla base di una risoluzione dell’ONU, che nel 1948 riconosceva al Kashmir il diritto all’autodeterminazione). I conflitti per il Kashmir si riaccendono dopo il 1988, quando i kashmiri musulmani separatisti attaccano gli ufficiali e le truppe indiane insediate nello stato. L'India reagisce rafforzando i suoi contingenti e la tensione aumenta sfociando, nel 1990, in violenti scontri fra esercito indiano e sostenitori dell'indipendenza. Nel luglio dello stesso anno l'India impone allo stato un governo presidenziale. La situazione mette ulteriormente in crisi i rapporti fra India e Pakistan: l'allora primo ministro pakistano Benazir Bhutto si pronuncia a favore dei ribelli. Fallito ogni tentativo di negoziato, nel 1994 e nella prima metà del 1995, si verificano altri episodi di guerriglia, ai quali le truppe indiane rispondono adottando severe misure. L’instabilità del territorio è una spina nel fianco per il governo indiano, anche perché gli indipendentisti si riforniscono di armi e si addestrano in Pakistan con l’aiuto dei rifugiati afghani.

 

1958-1969
Colpo di Stato e regime dittatoriale

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Colpo di Stato e regime dittatoriale di Ayyub Khan. Tra il 1959 e il 1960 si avviano la riforma agraria e il piano di industrializzazione(1960-1965); avviene un enorme sviluppo economico e la crescita di una opposizione di sinistra. In seguito ad agitazioni operaie e studentesche, il Ayyub Khan si dimette(1969). Il successore, Yahya Khan, impone la legge marziale

1965
Seconda guerra con il Pakistan per il Kashmir: la contesa non si risolve.

1971-
Conflitto India Pakistan per l'indipendenza del Pakistan orientale

Il Pakistan orientale si proclama indipendente come Bangladesh. Sconfitta militare del Pakistan contro l'India, che appoggia i secessionisti. Cade Yahya Khan, sostituito da Ali Bhutto, capo del progressista Partito Popolare(PPP).

1977-1988

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Regime dittatoriale del generale Zia ulHaq, che fa giustiziare Ali Bhutto(1979).
Nel paese avviene un processo di radicale islamizzazione, che diviene la base dei mujahedin afghani (1980).

 

1988
L' aereo del dittatore Zia esplode in volo; vengono indette nuove elezioni
Benazir Bhutto, figlia di Ali Bhutto, leader del PPP, vince le nuove elezioni.

1990
Benazir Bhutto viene destituita con l'accusa di corruzione dal presidente Ghulam Ishaq Khan, legato ai militari e ai conservatori.

1993
Un incruento colpo di Stato destituisce il governo e indice nuove elezioni.

Agosto 1997
L'eclisse dei diritti

La legge antiterrorismo è la più grave sospensione dei diritti costituzionali mai operata in Pakistan
Nel mese di agosto 1997 è stata approvata dal parlamento la legge antiterrorismo, alla vigilia del cinquantesimo anniversario dell'indipendenza. Si tratta di una legge che permette alla polizia di perquisire un'abitazione senza mandato e di sparare sulla base di sospetti; la nuova legge inoltre crea tribunali speciali per accelerare i processi, istituisce la pena di morte per fatti di terrorismo che comportino sangue. E' la più grave sospensione dei diritti costituzionali mai operata in Pakistan da un governo civile, in quanto la nuova legge dà ingiustificati poteri alla polizia.

Il governo del primo ministro Nawaz Sharif (Lega Musulmana) ha presentato queste norme come lo strumento indispensabile a reprimere un'ondata di violenza che in effetti preoccupa tutti in Pakistan. La nuova legge è stata approvata nonostante l'opposizione del Partito Popolare di Bhutto, grazie alla schiacciante maggioranza che il governo ha nelle due camere del parlamento.

 

1997
Celebrazioni per il cinquantenario dell'Indipendenza

Nelle celebrazioni svoltesi nel 1997 per il cinquantenario dell'indipendenza, si auspica un avvio di soluzione negoziata tra New Delhi e Islamabad sul tema del Kashmir, fatto questo che incoraggerebbe la normalizzazione piena dei rapporti fra le due comunità, legate peraltro da interessi economici e spesso da legami familiari.
In India, come in Pakistan, la celebrazione è ora vissuta in chiave di cooperazione regionale. "I problemi - afferma a Delhi l'attivista per i diritti civili H.D. Shorie, già alto dirigente dello Stato - sono gli stessi per i due Paesi. Da tutte e due le parti è essenziale un impegno per sconfiggere corruzione, analfabetismo e miseria, anche rilanciando il controllo demografico. Solo così nel prossimo secolo la battaglia per la democrazia sarà
vinta.

 

Maggio 1998  Il Pakistan ha fatto esplodere sei bombe atomiche in una settimana.

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Tra il 28 e il 30 maggio 1998 il Pakistan ha compiuto ben sei test nucleari nella regione desertica del Baluchistan.Questi esperimenti sono stati interpretati come la "risposta" pakistana ai cinque test nucleari condotti dall'India l'11 e il 13 maggio.
 Tra India e Pakistan infatti non c'è mai stata amicizia vera già fin dalla nascita, cinquant'anni fa, quando il Pakistan venne creato soltanto dal fanatismo intransigente di Jinnah, che fu uno strenuo avversario del disegno politico unitario del Mahatma Gandhi e rimase sordo alle sue suppliche di tener unite le due religioni.


Venne così creata una nazione, la prima ad essere fondata non su un territorio storico o su un'etnia, ma solo e semplicemente su un credo religioso. Nessun altro motivo poteva giustificare la secessione: il Pakistan era la parte più povera dell'India del Nord, senza risorse economiche e capacità produttive. Fu dunque soprattutto la paura dell'emarginazione e il timore di diventare cittadini di serie B che portò alla divisione dall'India. E da allora la ferita non si è più rimarginata, come dimostrano i diversi conflitti che hanno accompagnato questi due paesi a partire dal '47 e il contenzioso ancora aperto sui confini del Kashmir. In entrambi i paesi infatti l'esplosione atomica è stata accompagnata da manifestazioni di esultanza. In Pakistan in particolare, migliaia di persone hanno manifestato a favore degli esperimenti nucleari, inneggiando ad Allah. Probabimente, quelle scene di giubilo segnalano un nazionalismo nefasto.

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La carta nazionalista viene giocata dai regimi in crisi per mascherare la loro bancarotta sociale e la corruzione dilagante:
il Pakistan non fa certo eccezione, se si considerano le condizioni sociali in cui versa questo paese (dei 130 milioni di abitanti, metà vive senz'acqua in casa!). Nawaz Sharif, il primo ministro, conosce assai bene quali grosse difficoltà di bilancio abbia il suo governo, che senza i sei miliardi di dollari di aiuti dall'estero non riuscirebbe a far quadrare i conti di fine anno, ma qui la bomba atomica indiana aveva scatenato un'ondata di follia collettiva che ha certamente travolto la moderazione di Sharif: "Ho buttato via la ciotola del mendicante", ha detto riferendosi alla sfida lanciata ai principali fornitori di aiuti al paese, gli USA e il Giappone, che avevano chiesto moderazione e che hanno deciso le sanzioni. E' da tener presente infatti che in questo paese i veri padroni sono i militari oltranzisti e lo stesso primo ministro Sharif deve ai militari e ai burocrati il fatto di poter governare e anche la possibilità di aumentare i suoi poteri. A tenere tutto assieme in Pakistan è infatti l'alleanza tra alti gradi militari, oltre a una nuova casta di commercianti ricchissimi, burocrati potentissimi e baroni terrieri, corporazioni queste che controllano il paese e che poco ha a che vedere con l'utopia dei suoi ideatori, il poeta e filosofo del Punjab, Sir Mohamed Iqhal e le speranze del fondatore Mohamed Ali Jinnah.

Reazioni internazionali

 Atteggiamento cinese.

La Cina è legata al Pakistan da lunga amicizia, anche in funzione antindiana (s’è combattuta anche una guerra).
La Cina si è rammaricata per i test nucleari compiuti da Islamabad e ha lanciato un appello sia al Pakistan sia all'India perchè desistano immediatamente dai rispettivi programmi nucleari, esprimendo " profondo rammarico".
USA-GIAPPONE: sospensione degli aiuti economici

Benazir Bhutto

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Leader politico pakistano, prima donna ad aver ricoperto la carica di primo ministro in un paese musulmano (1988-1989; 1993-1996). Figlia del primo ministro Zulfikar Ali Bhutto, studiò filosofia ed economia all'università di Oxford; nel 1977 rientrò in Pakistan. Pochi giorni dopo, il generale Muhammad Zia Ul-Haq organizzò un colpo di stato e depose suo padre. Dopo che Zulfikar Ali Bhutto venne condannato a morte e giustiziato, nel 1979, Benazir e sua madre assunsero la guida del partito di opposizione democratica, il Partito del popolo pakistano (PPP). Per la sua azione di protesta contro il nuovo regime militare, nel 1981 venne costretta agli arresti domiciliari e nel 1984 fu "invitata" a lasciare il paese. Si ritirò in esilio in Inghilterra fino al 1986, quando in Pakistan venne revocata la legge marziale e i partiti politici furono nuovamente legalizzati. Sostenuta da una serie di manifestazioni popolari, Benazir Bhutto si batté perché fossero indette nuove elezioni, ma dovette scontare un altro breve periodo di carcere. La sua azione fu resa più difficile anche da disaccordi nelle stesse file dell'opposizione. Nel 1988 Zia morì in un incidente aereo; nelle elezioni successive (novembre 1988) il PPP ottenne una larga maggioranza in Parlamento e nel dicembre dello stesso anno Benazir venne nominata primo ministro.

Nell'agosto del 1990, tuttavia, il presidente Ghulam Ishaq Khan la costrinse a rassegnare le dimissioni con l'accusa d'incompetenza e corruzione. Nel corso delle elezioni che seguirono, il suo partito subì una grave sconfitta, e la Bhutto in Parlamento passò all'opposizione. I suoi tentativi di osteggiare il partito al governo le causarono la deportazione nella città di Karachi (1992) e la temporanea messa al bando dalla capitale federale pakistana, Islamabad. Nel 1993, a seguito delle dimissioni rassegnate da Ishaq Khan e dal primo ministro Nawaz Sharif, Benazir Bhutto fu rieletta primo ministro, in un periodo di grande instabilità e forti tensioni del paese, aggravate da una disastrosa situazione economica, da conflitti etnico-religiosi, dall'avanzata dell'integralismo islamico e dalle lotte tra fazioni e partiti per il potere. Nel corso del 1994 e soprattutto nel 1995 il Pakistan è stato teatro di violenze, attentati e durissime repressioni da parte della polizia che sono costati al governo del primo ministro le critiche della comunità internazionale. Nella notte tra il 4 e il 5 novembre 1996 Benazir Bhutto è stata deposta dal presidente Leghari, accusata di corruzione e nepotismo; le sue speranze di ritornare al potere sono rimaste deluse: le ultime elezioni del 3 febbraio 1997 hanno visto trionfare la Lega musulmana dell'ex primo ministro Nawaz Sharif.