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Sindacato Nazionale Autonomo C.R.I.

- Segreteria Generale -

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RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE SNACRI

ALLA 1^ CONVENTION DEI COMITATI LOCALI ED UNITA’ PERIFERICHE

ROMA, 27 – 28 – 29 SETTEMBRE 2002

 

E’ con molto piacere che ho accettato l’invito che il Presidente del Comitato Provinciale di Roma mi ha inoltrato e, di ciò, lo ringrazio pubblicamente, in quanto, con tale atto, riconosce le nostre continue azioni propositive miranti a far sì che l’Ente si affermi sempre di più in questo Paese, soddisfacendo con professionalità i bisogni sanitari della collettività, come Ente ausiliario della Sanità pubblica.

E’ per questo motivo che cerchiamo di essere di stimolo affinché la CRI, uniformi la propria struttura ed organizzazione alla sua figura giuridica, per poter operare correttamente nell’ambito delle leggi che ne disciplinano il funzionamento.

Mi auguro che chi governa questo Paese a qualsiasi livello, prenda atto che la CRI è la più vecchia istituzione sanitaria italiana ed, in quanto tale, merita rispetto e gli deve essere concesso di operare al meglio.

E’ anche per questo motivo che chi è in condizione di farlo, si deve adoperare affinché la figura giuridica dell’Ente venga perfezionata con urgenza, conferendogli deleghe pubbliche che possono contribuire ad alleggerire il grave deficit della Sanità pubblica.

Fra le tante deleghe che potrebbero essere assegnate, vi è quella dei centri profughi di accoglienza, che già l’Ente gestisce con grande professionalità da alcuni anni e che sono incombenze tipiche di un Ente quale la CRI, è che potrebbe essere conferita con urgente immediatezza.

Ultimamente il Governo ha sancito che, quando si applica una legge che non ha la relativa copertura economica, necessita che la stessa venga rifinanziata prima che essa venga applicata.

Molti politici, si ricordano che esistono delle leggi inapplicate da decenni e ne chiedono la loro applicazione quando politicamente fa comodo senza che dispongono delle risorse economiche necessarie alla loro applicazione, contribuendo così ad aumentare il deficit sanitario, creando confusione nei servizi, penalizzando così i cittadini utenti con tagli  sempre maggiori ai loro primari bisogni sanitari.

La CRI, nel nostro Paese, può contribuire, in quanto Ente pubblico, se opportunamente utilizzato, a far diminuire il deficit sanitario attualmente esistente concorrendo alle esigenze della sanità pubblica. Per ottenere questo risultato necessita che chi ha il compito di governare, sappia varare idonei progetti finalizzati tendenti ad ottenere questo risultato. In mancanza di progetti è molto più facile varare tasse facendo pagare sempre i cittadini utenti.

Dico questo, perché alcune proposte e progetti tendenti al risparmio delle risorse sono state fatte sia a livello regionale che nazionale, senza successo.

La CRI oltre ad essere un Ente pubblico è anche un’Associazione di volontariato. Il volontariato è un bene prezioso e necessario per i bisogni di una Nazione. Per il nostro Paese è una risorsa importantissima che deve essere ulteriormente valorizzata, stimolata, difesa, professionalizzata e tutelata, anche con ulteriori norme giuridiche che ne prevedono sia la loro razionalizzazione che maggiori compiti.

Il volontariato CRI, ha riscosso unanimi riconoscimenti sia per la professionalità, che per la loro proficua attività, con cui svolge il proprio compito, ha bisogno di essere ricondotto nell’ambito delle leggi che lo regolano, per poter operare con più scioltezza, prontezza e senza vincoli burocratici, che ne rallentano l’azione. Esso dovrebbe operare, fermo restante  la sua importantissima funzione nell’ambito dell’Ente, come Agenzia del volontariato della CRI con regole ed organizzazioni liberamente determinati, onde affrontare in modo agevole e svincolato dal peso della normativa pubblicistica, la normale routine; in caso di calamità nazionali ed estere dovrebbe operare nell’ambito della normativa vigente inerente la protezione civile.

Oggi si assiste, nell’intendimento di razionalizzare le risorse ed essere maggiormente competitivi, ad una serie di fusioni ed accorpamenti che riguardano gran parte delle attività produttive del nostro Paese.

Mi chiedo se è il caso che anche il volontariato CRI pensi seriamente a promuovere azioni atte ad unificare le varie componenti, che spesso agiscono in concorrenza fra di loro pur facendo parte dello stesso Ente. La mia paura è che se non riflettiamo seriamente su tale eventualità, alla fine potrebbe essere imposta senza che nessuno abbia concorso per plasmarla secondo le esigenze e la tradizione del volontariato operativo dell’Ente.

Questa convention non deve finire con la sua naturale programmazione, ma deve avere la funzione di esportare le tematiche trattate all’intera CRI nazionale.

Necessita che tutti riflettano ed apportino, in modo disinteressato, il loro fattivo contributo costruttivo.

La CRI è un patrimonio della Nazione e spetta a chi vi opera elaborare proposte e strategie serie miranti alla tutela ed alle garanzie sanitarie dei cittadini; quando realmente si opera nell’interesse della gente che ha bisogno, difficilmente la politica, di qualsiasi estrazione si porrà di ostacolo alla sua crescita.    

E quindi, per quanto detto, doveroso plaudire a questa manifestazione e ringraziare gli organizzatori che ne hanno consentito lo svolgimento, perché ciò consente, attraverso dibattiti e contributi democratici di più parti, di costruire insieme la CRI del futuro, che sappia sempre più interpretare e soddisfare i bisogni degli utenti.

Formulo i migliori auguri affinché questo Convegno raccolga i frutti che si è prefisso.

Vi ringrazio per l’attenzione.