Sabato 21 settembre 2002, pagina 4

Scuola, solo posti in piedi
Tagli all'istruzione. In decine di migliaia rischiano di restare senza lavoro. Riconversioni decise senza consultare i sindacati

IAIA VANTAGGIATO


Meno di ventiquattr'ore e viale Trastevere perde la maschera. A farla cadere bastano la bozza della prossima finanziaria e l'approvazione di un decreto del consiglio dei ministri: ovvero tagli drastici del personale e fantomatiche «riconversioni professionali» fatte in barba a qualsiasi accordo sindacale. La bozza prevede la riduzione delle classi e il ritorno del maestro prevalente, tagli del 40% dei fuori ruolo e del 20% del personale ausiliario nonché una secca riduzione del numero degli insegnanti di sostegno per gli alunni portatori di handicap: per questi ultimi si passerrebbe dall'attuale 1 ogni 138 a 1 ogni 145. Solo questa «voce» comporterebbe una riduzione pari a circa 30.000 unità. Mentre su 100.000 bidelli in servizio, almeno 20.000 saranno rimandati a casa. E solo così, siamo già a quota 50.000.

Stessa sorte attende le migliaia di «fuori ruolo»: non semplici precari - il cui destino è già stato segnato dalle mancate promesse di un governo menzognero - ma docenti (di ruolo) destinati al lavoro all'estero, vincitori di concorso o professori dispensati dall'insegnamento per motivi di salute e pertanto destinati ad altri impieghi. E se poi ci dovesse scappare qualche sindacalista, è pure meglio.

«Si prepara una devastazione della scuola pubblica - allerta Enrico Panini della Cgil - già annunciata dalla finanziaria 2002 che pure aveva ridotto classi e insegnanti». Panini coglie così l'occasione per rilanciare lo sciopero del 18 ottobre, «prima grande risposta agli attacchi del governo».

Alla mobilitazione del 18 chiamano, allarmati, anche i Cobas: «Credevamo che piovesse ma non che diluviasse», dichiara sconcertato Piero Bernocchi che, in una giornata dedicata a macabri conti, tira le sue cifre: «Il massacro della scuola pubblica che si delinea dalle notizie di oggi è enorme. Se mettiamo insieme tutti i dati, siamo su una cifra che oscilla fra gli 80.000 e i 100.000 posti di lavoro in meno».

Le solite tranquillizzazioni arrivano, naturalmente, dal dicastero dell'istruzione: «Non prestate attenzione a voci allarmistiche e infondate relative a tagli sulla scuola». Sono le 13.41: alle 15,48 le agenzie diffondono i contenuti della finanziaria. Compreso quel «maestro prevalente» che il decreto sulla sperimentazione firmato due giorni fa dichiarava sepolto e che invece rappresenta - come denuncia Maria Chiara Acciarini, capogruppo Ds in commissione senato - l'unica vera novità della sperimentazione: non solo un passo indietro rispetto al team degli insegnanti specializzati ma la premessa a corposi tagli di organico.

E sono gli «esperti» di una rivista specializzata - e non certo quel temibile sindacalismo in «odor di terrorismo» - a lanciare il primo allarme. Secondo Tuttoscuola, se verranno confermati i dati della Finanziaria, saranno circa 45.000 gli organici in meno. E si parla solo di personale docente.

Ultima chicca di una giornata ricca di rivelazioni, le «misure urgenti» in materia di scuola varate dal consiglio dei ministri per «moralizzare - come benevolmente spiega Moratti - la gestione delle risorse». Un provvedimento per tutti: corsi di riconversione obbligatori per insegnanti in soprannumero, quelli cioè che per modifiche all'ordinamento scolastico restano privi di posto o il cui insegnamento viene accorpato.

Oggetto delicato, quello della riconversione, e soprattutto materia di contrattazione sindacale. «E infatti più volte - denuncia Panini - i sindacati hanno chiesto un incontro per la ridefinizione degli organici che ci è stato sempre negato».

Perché tanto interesse? Perché una decisione come quella del consiglio dei ministri - presa naturalmente senza consultare i sindacati - reintroduce il cosiddetto collocamento in disponibilità: una norma mai applicata in ambito scolastico e che «garantisce» per due anni una indennità pari all'80% dello stipendio. E dopo? Non vorremmo allarmare né spargere voci infondate: resta solo il licenziamento.