INFERNO IN PARADISO
In pericolo gli Indiani Pemon

Il Parco Nazionale Canaima, in Venezuela, è una delle regioni più spettacolari del mondo. Fiumi solenni scorrono lentamente attorno ai tepui, le maestose montagne dalla cima piatta che caratterizzano il parco e che possono superare anche i 2.500 metri d'altezza. Rapide e cascate, come le Angel Fall, si infrangono nella lussuriosa e fitta foresta e nell'ampia savana. Non stupisce che INPARQUES, l'autorità venezuelana preposta alla gestione dei parchi, descriva Canaima come un paradiso. Né stupisce che nel 1994 il Parco sia stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'Umanità.

Ma qualcosa sta cambiando per Canaima e per gli indigeni Pemon che lo abitano da tempi immemorabili. Un progetto di fornitura di elettricità al vicino Brasile, che il governo venezuelano dichiara essere di "interesse strategico e nazionale", potrebbe distruggere per sempre le loro terre ancestrali.

 

Il progetto elettrico nel Parco di Canaima

Nel marzo 1994, l'ex presidente del Venezuela Caldera e il presidente del Brasile Cardoso hanno firmato un accordo in base al quale il Venezuela si impegna a fornire energia elettrica allo stato di Roraima, nel Brasile settentrionale. L'accordo, confermato anche in un memorandum sottoscritto dai due presidenti nel novembre 1997, prevede la costruzione di 1.650 Km di elettrodotti che, dalla diga venezuelana di Guri dovranno portare elettricità alla città brasiliana di Boa Vista, e possibilmente anche a Manaus. Per completare i lavori nella sola tratta venezuelana si prevede un costo di circa 90 milioni di dollari.

La costruzione dei tralicci e delle infrastrutture connesse al progetto avranno un impatto potenzialmente devastante sui Pemon e sul delicato ecosistema del Parco di Canaima. Tuttavia, l'accordo tra i due paesi è stato stipulato prima del completamento dello studio di impatto ambientale previsto per legge. I Pemon non sono mai stati consultati; in compenso, in risposta alla loro opposizione, hanno subito minacce e intimidazioni.

La costruzione dei 500 tralicci, alti dagli 80 ai 120 metri, prevista dal progetto è già stata ultimata, mentre gli altri lavori procedono senza sosta. Secondo la valutazione d'impatto ambientale effettuata, la loro area di influenza si estenderà per 8 Km su entrambi i lati dell'elettrodotto (che attraversa il Parco per 218 Km da Las Claritas, nel nord di Canaima, a Sant'Elena, nel sud). Alcuni piloni fiancheggiano i villaggi indiani. Sono in fase di costruzione 600 strade nei pressi degli alloggi e dei depositi degli operai. Globalmente, ogni traliccio disturberà un'area di circa 100 mq.

Sino ad oggi, i Pemon erano sempre riusciti a proteggere il loro territorio, mai ufficialmente riconosciuto come tale dalle autorità, proprio grazie all'iscrizione di Canaima nell'elenco dei siti protetti dall'UNESCO e al suo statuto di Parco Nazionale. Oggi, tuttavia, se i confini del parco verranno ridotti, come proposto dal governo, la maggior parte delle loro terre comuni si troveranno alla mercé di grandi interessi economici. Poiché la linea elettrica è in costruzione nel settore est del parco, è stata proposta l'esclusione dall'area protetta di tutto il settore orientale di Canaima riducendo la sua superficie di un terzo. Se ciò dovesse accadere, tra i Pemon e i loro vicini che abitano il bacino dell'alto Mazaruni, gli Akawaio, si aprirà un vasto corridoio di sviluppo e l'invasione del settore da parte delle compagnie comprometterà inesorabilmente la loro salute, i loro mezzi di sussistenza e la loro organizzazione sociale ed economica con l'introduzione di droga, prostituzione e alcoolismo.

Lo Stato di Bolivar è divenuto dal 1980 una delle mete più ambite delle compagnie minerarie, che hanno già devastato ampi tratti di terra sia a sud che a nord di Canaima. Le compagnie godono di molti benefici: non pagano tasse e non sono sottoposte a restrizioni di tutela ambientale. Dato l'incremento che l'attività estrattiva sta avendo attorno al Parco, i Pemon e molti osservatori sospettano che il vero fine del progetto elettrico non sia quello di fornire energia al Brasile, bensì all'industria che potrebbe trasformare Canaima nella prossima frontiera dell'attività mineraria.

 

L'atteggiamento delle autorità

Alle richieste di informazioni sul progetto inviate dai Pemon, la Edelca, l'azienda elettrica di stato, ha sempre risposto con un muro di silenzio fino al 6 luglio 1998, quando alcuni leader Pemon che erano riuniti per discutere i loro problemi furono portati a forza dai loro villaggi a Caracas, capitale del Venezuela, per incontrare dei rappresentanti sia dell'Edelca sia della Bolivar State Development Corporation (CVG). Durante l'incontro, i Pemon vennero minacciati di intervento militare in caso di opposizione al progetto. La tattica non ha tuttavia mai fermato le proteste. Il 27 luglio, nei pressi del villaggio indiano di San José, circa 1.000 Indiani bloccarono la strada che collega il Venezuela con il Brasile per due settimane consecutive impedendo il passaggio delle squadre degli operai. Il 10 agosto, la Guardia Nazionale attaccò il loro campo, strappando la gente dalle loro tende, usando idranti contro di loro e distruggendo le loro proprietà. Con coraggio, altre comunità di Pemon si unirono alla protesta: il 25 agosto, gli abitanti di Mapauri fermarono le squadre che costruivano i piloni sulle loro terre. Il governo rispose prontamente e brutalmente, inviando la Guardia Nazionale che picchiò, sparò e usò lacrimogeni contro la gente che protestava disarmata e pacificamente. Tre Pemon, tra cui un ragazzo di 13 anni, vennero feriti.

 

La situazione oggi

Poco dopo la sua nomina, avvenuta lo scorso mese di dicembre, il nuovo presidente del Venezuela Chavez ha rilasciato delle dichiarazioni che sembrano lasciar prevedere la revoca del decreto 1850 e un ripensamento del progetto elettrico: le linee elettriche potrebbero essere abbandonate, ritracciate o interrate. Chavez ha anche auspicato la ricostituzione del ministero dell'Ambiente e la nomina di personale specializzato sulla questione indigena e sull'ambiente. Poco dopo l'annuncio, la lobby dei minatori ha organizzato una protesta opponendosi ai cambiamenti.

Nel frattempo, i lavori proseguono e i Pemon ritengono che le pressioni debbano continuare senza sosta sino alla risoluzione dei loro problemi territoriali.

Survival ha lanciato una campagna per sostenere i Pemon e gli altri popoli indigeni. Ha anche inoltrato proteste formali al governo venezuelano e all'UNESCO per quanto riguarda la costruzione dell'elettrodotto e un esposto alla sottocommissione delle Nazioni Unite per i diritti umani.

 

Per altre informazioni

I Pemon del Venezuela difendono le loro terre dai progetti idroelettrici, Azione, Bollettino d'Azione Urgente di Survival International, Survival, luglio 1998

Venezuela: Violations of Indigenous Rights, World Rainforest Movement - Survival, 1995

UNESCO Report on Canaima: http://www.wcmc.org.uk:80/protected_areas/data/wh/canaima.html

All that glitters is not gold, World Resources Institute, 1998


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