SCUOLA
DI SOLIDARIETA’ 2001-2002
Lunedì
6 MAGGIO 2002
Saluzzo
- Corso Piemonte 56
“GLOBALIZZAZIONE
ED EUROPA”
intervento
di Franco Chittolina
SALUZZO – Una delle
critiche più frequenti che i cosiddetti “no global” muovono alla
globalizzazione è la mancanza di un governo della globalizzazione. In realtà,
secondo Franco Chittolina, da 35 anni funzionario dell’Unione europea ed oggi
membro della Commissone governativa presieduta da Romano Prodi in qualità di
responsabile del parternariato della società civile, ma anche impegnato nelle
attività culturali del Gruppo Abele di don Ciotti, «non
è vero che la mondializzazione non è governata, anzi; ma è governata
dall’economia, dalla finanza, realtà non democratiche, che mettono prima il
profitto e poi il lavoro».
Nel suo intervento di lunedì
6 maggio alla Scuola di solidarietà promossa dall’Osservatorio Caritas della
diocesi di Saluzzo, il dott. Chittolina (57 anni, originario di Trinità) ha
sottolineato la necessità di spostare il governo della mondializzazione nelle
mani di istituzioni democratiche, legittimate, trasparenti, partecipative.
Tra
gli strumenti di governo della globalizzazione il relatore si è soffermato su
quelli internazionali (Onu, il più importante, Unesco, Fao, Organizzazione
internazionale del lavoro, Organizzazione mondiale per la salute), tutti nati
nel secondo dopoguerra, che mostrano oggi, chi più, chi meno, il peso degli
anni ed una certa inadeguatezza rispetto ad una realtà profondamente cambiata.
Franco
Chittolina è poi passato ad elencare gli strumenti economico-finanziari, veri
“padroni” della globalizzazione: dal Fondo monetario internazionale alla
Banca mondiale, all'Organizzazione mondiale del commercio. «L’idea
è buona e gli obiettivi nobili — ha
osservato a proposito di quest’ultima — Bisogna
riconoscere che è l’unico luogo di arbitrato dei conflitti commerciali, ma
altresì che gli azionisti principali sono i Paesi ricchi e gli scambi non sono
proprio favorevoli ai Paesi del terzo mondo».
Riguardo
agli strumenti giuridici ha sottolineato l’importanza della ratifica della
Corte penale internazionale da parte di 60 Paesi, avvenuta appena un mese fa: «Nessuno
di noi si sognava di riuscire a raggiungere questa soglia (necessaria per
renderla operativa) in così breve tempo». Ma occorre aggiungere che
mancano alcuni firmatari eccellenti: Stati Uniti, Cina, India e Israele.
Dopo
questa panoramica il relatore è sceso nello specifico dell’argomento della
serata, “Globalizzazione ed Europa” evidenziando, tra le tante aggregazioni
di Paesi su base continentale, l’esperienza unica nel suo genere dell’Unione
europea, dotata di importanti competenze proprie, sovrane. L’Unione europea è
la sola ad essere andata molto avanti nel progetto di unione politica (mentre le
altre si fermano perlopiù ad obiettivi economici) e a disporre di una
significativa legittimità democratica incarnata dal Parlamento europeo. «L’unità non è un obiettivo recente ed hanno provato a realizzarla
in tanti, nel passato, con la violenza. Oggi l’Unione europea ci prova con il
consenso».
Ma
non son tutte rose… «L’Europa è una lunga pazienza e ci vorrà tempo: ci stiamo provando
da 50 anni». Chittolina ha posto l’accento in particolare
sull’allargamento verso Est che, a suo dire, porterà in Europa, entro il
2004/05, 10 nuovi Paesi. Un’espansione che non comporterà un grosso aumento
della popolazione o del territorio, né la crescita del Pil, ma piuttosto,
secondo alcune stime, una riduzione del reddito medio pari al 13%, il rischio di
grandi migrazioni prodotte dai differenziali economici tra i 15 membri attuali
ed i nuovi entrati. L’elenco dei problemi continua con la diversa familiarità
di vecchi e nuovi Stati membri con i meccanismi democratici, la fragilità delle
frontiere che in alcuni casi (come nell’Ungheria) tagliano in due una comunità
e sono difficili da difendere in quanto discendono, nel caso specifico, da
un’intesa tra Hitler e Stalin…
Di
fronte a questo scenario c’è chi (gli inglesi, per non fare nomi) vorrebbe
ridurre l’Unione ad area di libero scambio, ad un grande mercato: in fondo
l’Europa è un “gigante economico” (teatro della più larga fetta di
mercato mondiale e sede della più forte massa di risparmio), ma si rischia di
perpetuare la sua dimensione di “nano politico”, incapace di pesare sulla
scena mondiale. E i prossimi anni saranno determinanti in tal senso: l’Unione
potrebbe passare da 15 a 27-30 Stati membri, da unione economico-monetaria a
unione politica, vera e propria federazione di Stati nazione, dotata di una
propria Costituzione e di poteri in materia di politica estera, sicurezza e
difesa. E soprattutto di un modello sociale (il Welfare) «di
cui siamo molto orgogliosi. L’Europa è un’isola felice, ma è pericoloso
essere un’isola felice, accerchiata da altre ideologie, attorniata da Paesi
che praticano altre culture rispetto all’uomo. Fino a quando riusciremo a
difendere i nostri valori se non allargandoli al di fuori dei confini attuali?
— e Chittolina ha concluso — L’Europa
deve tornare ad essere più missionaria, nel rispetto delle altre culture, ma
senza transigere sui diritti umani». I diritti umani non si barattano con
l’ingresso della Cina nel Wto.
di susanna agnese
Franco Chittolina è nato a Trinità nel 1944. Si laurea in filosofia all’Università cattolica di Lovanio (Belgio). Attualmente è membro della Commissione governativa dell’Unione Europea presieduta da Romano Prodi, in cui riveste il ruolo di responsabile del Partenariato della Società Civile e per conto del quale è animatore di dibattiti organizzati da associazioni e movimenti sul tema del futuro dell’Europa. Collabora con il Gruppo Abele per le attività culturali.
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