Storia degli Ebrei nell'Italia degli anni del Fascismo |
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Il fascismo, fino dal
suo avvento, trova molti ebrei all’opposizione: professori universitari
rifiutano fedeltà al Regime, il presidente della Corte Suprema Ludovico
Mortara si dimette; il senatore Vittorio Polacco pronuncia un coraggioso
discorso, che ha una vasta risonanza nel paese; fra i più fieri oppositori si
pongono i socialisti Treves e Modigliani; e quanto verrà in seguito
rimproverato agli ebrei, durante la campagna razziale, di essere antifascisti,
corrisponde a verità. Dopo il Concordato
col Vaticano del 1929, l’anno seguente Mussolini fa elaborare la Legge Falco
sulle Comunità israelitiche italiane. In seguito a questa legge le piccole
Comunità vengono assorbite dalle grandi, che hanno il compito di custodire il
patrimonio storico e artistico di quelle. In tal modo diverse Comunità :dei
piccoli centri, ormai molto assottigliate in -seguito al costante esodo degli
ebrei verso le grandi città, nel 1930 hanno cessato di vivere di vita autonoma
(Pesaro, Senigallia, Urbino, Cento, Lugo, che ha avuto una plurisecolare storia
gloriosa, varie Comunità del Piemonte).
Ma con questa legge
il fascismo, col suo governo accentratore, ha voluto soltanto assicurarsi un
controllo: Mussolini, che dichiara apertamente allo scrittore Emil Ludwig che in
Italia un problema ebraico non esiste, che rassicura al riguardo il rabbino di
Roma Sacerdoti, vuol servirsi degli ebrei per la sua politica. Il rabbino di
Alessandria d’Egitto è un italiano; in tal modo si pensa che l’influenza
italiana nel Levante si affermi; viene aperto un Collegio rabbinico a Rodi, che
ospita una schiera molto esigua di studenti, tale da non giustificare la
fondazione di un nuovo Collegio; i consoli italiani fanno opera di persuasione
perché gli ebrei italiani all’estero non rinuncino alla cittadinanza; si
facilita l’iscrizione alle Università italiane di quegli studenti stranieri che
provengono da paesi dove vige il "numerus clausus". Il Collegio rabbinico da
Firenze viene nuovamente trasferito a Roma. Dopo l’avvento di Hitler al potere,
i profughi dalla Germania vengono accolti e il loro insediamento non è
ostacolato dalle Autorità. Infatti in un primo tempo a seguito
delle persecuzioni naziste in Germania il Ministero degli Esteri
diede il permesso a tutti gli ebrei ,che lo desiderassero, di venire
ad abitare in Italia ,a patto che non si trattasse di persone che
avessero partecipato ad attivita' dei partiti antifascisti. Venne
data assistenza per i poveri, mentre per i ricchi si crearono facilitazioni
fiscali per facilitare il trasferimento dei soldi nelle banche italiane.
Nel 1938 erano gia' presenti in Italia più di quattromila
ebrei in maggioranza tedeschi ed austriaci stanziati per la maggior
parte nelle citta' di: Bolzano ,Milano ,Roma ,Fiume e Genova. Col
decreto del 7 settembre del 1938, il governo iniziò la politica
antiebraica, decretando l'espulsione degli ebrei, con permesso di
soggiorno rilasciato dopo il 1919, dai regni italiani. Nonostante
il decreto ,il flusso si interuppe solo nel 1940 con l'entrata in
guerra dell'Italia alleata con la Germania.. Il ministero gia' dal 1939
diede l'incarico ad autorita' periferiche circa i provvedimenti
da adottare. I campi di concentramento vennero progettati nell'Italia
meridionale dove il Ministero aveva gia' rinchiuso in precedenza
i facenti parte a partiti antifascisti. Alla fine di maggio 1940 erano già pronti più di 4700 posti nei campi di concentramento.
La guerra d’Etiopia
(1935-36) mette il Governo italiano in contatto coi 30 mila Falascia che vivono
in Abissinia. Di questo nucleo di negri professante la religione ebraica, ma
vissuto per secoli in assoluto isolamento, si era occupata fin dal 1908
l’Alliance Israelite Universelle, che aveva inviato in Abissinia una
spedizione, che si era servita soprattutto della documentazione fornita
(1904-05) dal prof. Faitlovich. Il Governo italiano, ritenendo opportuno
favorire questo gruppo, dopo che i capi Falascia hanno prestato il giuramento di
fedeltà, lo mette in relazione con gli Ebrei d’Italia.
Ma molti ebrei rimangono
nemici dichiarati del Regime: anche i rabbini
italiani mantengono un contegno dignitoso di fronte alle sempre più insistenti
pressioni delle Autorità: il rabbino Castelbolognesi viene espulso da Tripoli
perché, operando secondo la legge e le tradizioni ebraiche, ha disubbidito al
vicerè Balbo; tutti i membri dell’Unione delle Comunità 1 si dimettono (1936);
all’inizio della campagna razziale (non ancora ufficiale), dopo che una
delegazione italiana ha partecipato al Congresso antisemita di Erfurt nel 1937,
viene pubblicato un coraggioso "Manifesto dei rabbini d’Italia ai loro
fratelli", aperta rampogna agli ebrei italiani che seguendo altre ideologie si
ritengono avulsi dal loro ceppo di origine. Mussolini,
autonominatosi "protettore dell’Islam", appoggia gli Arabi di Palestina,
inviando loro armi; si parla di minaccia ai luoghi santi da parte del Sionismo,
sostenuto dalla Gran Bretagna.
La situazione va
peggiorando sempre più col graduale avvicinamento del Governo fascista a quello
hitleriano; ma malgrado episodi di violenza che hanno profondamente scosso
l’opinione pubblica (nel 1936 a Tripoli i capi della Comunità ebraica vengono
fustigati nella pubblica piazza, per un ordine, degno delle più barbare
tradizioni medioevali, impartito da Graziani perché gli Ebrei di Tripoli si
rifiutano di tenere i negozi aperti di sabato), Mussolini smentisce
ufficialmente le voci, sempre più insistenti, provenienti dall’estero, di misure
antisemite che il governo italiano andrebbe elaborando. Intanto Paolo Orario,
rettore dell’Università di Perugia, pubblica turpi libelli antisemiti; ed il
falso documento, plagiato da una satira contro Napoleone III scritta nel 1865 da
un avvocato francese: "I Protocolli dei Savi Anziani di Sion" , per opera del
suo divulgatore in Italia, lo spretato Giovanni Preziosi, ha varie ristampe,
anche dopo la condanna per falso del libello, emanata dal Tribunale di Berna nel
1935 e 1937. Il giornale "Regime Fascista" pubblica regolarmente articoli
antisemiti firmati: Farinacci (correva la voce che egli, notoriamente ignorante,
firmasse articoli scritti da un altro), in cui si scagliano contro gli ebrei le
solite volgarissime calunnie e si addossa agli ebrei la responsabilità di tutte
le sciagure che hanno colpito l’umanità* nel corso dei secoli, e si chiedono
provvedimenti per mettere al bando della società questi elementi pericolosi.
Altri giornali antisemiti: "Il Tevere" , "Giornalissimo" ,," Quadrivio" vomitano
insulti e ignobili calunnie contro gli ebrei; il pi, zelante divulgatore di odio
razziale Telesio Interlandi, autore del libello "Contra Judaeos". Ed altri
libelli del genere sono stampati e diffusi in questo triste periodo.
Nel maggio del 1938 Hitler viene a Roma per ricambiare la visita di Mussolini, e dà a quest’ultimo le più ampie assicurazioni che il confine del Brennero sarà rispettato. Ben presto si saprà in cambio di che cosa: una delegazione di esperti di razzismo viene in Italia per istruire funzionari italiani su questa pseudo-scienza; ed il 14 luglio 1938 viene pubblicato il "Manifesto della razza" , firmato da un gruppo di professori, di cui il più autorevole è Nicola Pende, in cui si sostiene l’assurda teoria della purità della razza italiana, prettamente ariana: quindi, gli ebrei sarebbero estranei e pericolosi al popolo italiano. In realtà, pochi popoli sono razzialmente così misti come il popolo italiano: l’Italia è stata soggetta, nel corso della sua storia, a continue invasioni, da nord e da sud. E ancora nel febbraio dello stesso anno Mussolini aveva pubblicamente smentito che il suo Governo volesse adottare misure antisemite!Contemporaneamente al "Manifesto della razza" viene lanciata (in data: 15 luglio 1938) un’edizione speciale dei "Protocolli"; e per sostenere e diffondere l’assurda teoria razziale, nuova per gli italiani, inizia le sue pubblicazioni una rivista: "La difesa della razza" , diretta da Telesio Interlandi. Durante tutta l’estate del ‘38 tutta la stampa italiana (non esiste stampa libera in Italia in questo periodo, e molti giornalisti gareggiano in servilismo verso il Regime) pubblica articoli diffamatori contro gli ebrei per preparare l’opinione pubblica a una legge draconiana che sta per uscire: il I’ settembre 1938 esce la legge persecutoria antiebraica, di puro stampo nazista: tutti gli ebrei italiani sono messi al bando della vita pubblica; perfino le scuole sono precluse ai bambini ebrei. |
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Dopo un secolo di vita comune, senza alcuna distinzione fra Ebrei e
Italiani, durante il quale tanti eletti ingegni di stirpe ebraica avevano dato
il loro contributo alla cultura nazionale, avevano fatto onore all’Italia
tenendone alto il prestigio fra gli studiosi stranieri; e tutti gli ebrei
avevano dato costanti, indubbie prove di attaccamento alla terra natale, e tanti
ebrei avevano combattuto per l’Italia, versando il loro sangue sui campi di
battaglia, ora si ritornava alle interdizioni di prima della emancipazione,
tanto più obbrobriose per l’Italia, in quanto imposte dall’alleato di Mussolini
e disapprovate dalla stragrande maggioranza dei popolo italiano. Viene istituito un Ufficio demografico e di
protezione della razza.
Il periodo 1938-1945
è tragico per gli ebrei italiani; quelli che hanno la possibilità, emigrano: i
più verso le Americhe, molti in Palestina; si registrano molte abiure ed anche
qualche "arianizzazione", ottenuta col presentare documenti falsi e forti somme
di denaro. Invero sono ben pochi quelli che fanno valere una legge, emanata ad
hoc, secondo la quale era da considerarsi "ariano" l’ebreo che dimostrava di
essere figlio di un adulterio. Gli altri si adattano a vivere come possono, si
organizzano in seno alle stesse Comunità e continuano, malgrado le loro
peggiorate condizioni, ad aiutare i fratelli d’oltralpe che dall’avvento di
Hitler al potere sono affluiti numerosi in Italia, privi di mezzi e bisognosi di
cure.
| Vedi la Cronologia dell'antisemitismo in Italia |
Tratto da
un volume (ormai esaurito) pubblicato nel 1961 dall'Histadruth Hamorìm
(Associazione Insegnanti Ebrei d'Italia - Milano) a seguito di un seminario
organizzato nel 1959 a Vigo di Cadore.
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